MAGGI, Gian Antonio
Nacque a Milano il 19 febbr. 1856, dal nobile Pietro Giuseppe - noto orientalista, membro dell'Istituto lombardo di scienze e lettere - e da Clara Anelli. Si laureò in fisica presso l'Università di Pavia il 7 dic. 1877, e in matematica l'8 genn. 1878; tra i suoi maestri ebbe G. Cantoni, E. Beltrami, G. Schiaparelli e F. Casorati, del quale nel 1883 sposò la figlia Eugenia. Nel 1881 fece un anno di perfezionamento a Berlino, presso la scuola di G. Kirchhoff.
Nell'ateneo di Pavia fu assistente di fisica sperimentale, poi incaricato del corso di fisica per farmacisti, e quindi libero docente di fisica matematica. Nella Scuola di magistero sorta a Pavia formò studiosi come C. Somigliana, G. Morera, G. Vivanti, G.Z. Giambelli e E. Bompiani.
Nel 1885 il M. divenne straordinario di analisi infinitesimale a Modena. L'anno successivo si trasferì a Messina come ordinario, e tenne lo stesso insegnamento fino al 1895. Per due anni fu rettore, eletto per unanime scelta dei colleghi nonostante il divieto posto sulla giovane età. Passò quindi alla cattedra di meccanica razionale a Pisa; per un trentennio beneficiò, nell'allora maggior centro matematico italiano, di costanti contatti intellettuali con figure quali U. Dini e L. Bianchi.
Nel 1924, sorta l'Università di Milano, fu chiamato a tenere lo stesso insegnamento nella città natale. Nel contempo, come già a Messina e a Pisa, tenne anche l'incarico di fisica matematica e fu primo preside della facoltà di scienze. Nel 1931, per limiti di età, fu collocato a riposo e nominato professore emerito, tuttavia proseguì l'attività di studioso, sia come direttore del Seminario matematico e dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, sia pubblicando altri importanti lavori, non pochi dei quali apparsi postumi.
Ingegno vivacissimo e multiforme, il M. ebbe vasta cultura. Dal nonno Giovanni Antonio, editore di classici, amico e collaboratore di V. Monti, ereditò la passione per le lettere.
Leggeva correntemente i classici greci e ne conosceva a memoria interi passi; tradusse dal greco in milanese una satira di Simonide di Amorgo. Amico dell'eminente grecista G. Fraccaroli, lo aiutò per la versione di passi di Platone attinenti alla matematica. Oltre alle principali lingue moderne conosceva il russo, l'ungherese, l'ebraico e il rumeno. Dal russo tradusse poesie di A. Puškin, dall'inglese The common sense of the exact sciences di W.K. Clifford (Il senso comune delle scienze esatte, Milano 1886). Gli si deve inoltre un'edizione delle poesie di Carlo Maria Maggi.
Il M. fu socio della R. Accademia nazionale dei Lincei, di quella dei XL, del R. Istituto lombardo di scienze e lettere e dell'Accademia delle scienze di Torino. Nel 1927, con il concorso dell'Università, del Politecnico e dell'Osservatorio, fondò a Milano il Seminario matematico e fisico, che diresse fino alla morte. Nutrì anche una fortissima passione per l'indagine storica: già nei primi anni della carriera, occupandosi di oscillazioni di fili flessibili, il M. approfondì quanto era stato fatto su questo tema. Evinse, così, dai più antichi atti dell'Accademia di San Pietroburgo che, prima di W. Bessel e di J.B.J. Fourier, le funzioni cilindriche di ordine zero erano già state adoperate da J. Bernoulli e da L. Euler.
I lavori scientifici del M. toccano differenti argomenti di meccanica, fisica matematica e analisi. Alcuni sono di importanza fondamentale.
La sua prima pubblicazione scientifica di rilievo fu di meccanica Sul moto di un filo flessibile ed inestensibile che si sposta di pochissimo dalla sua posizione di equilibrio, in Giornale di matematiche, XIX (1881), pp. 28-33. Seguirono le note Sull'integrazione delle equazioni differenziali del pendolo conico e Sull'equilibrio delle superfici flessibili e inestendibili (in Rendiconti. R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1884, vol. 17, rispettivamente fascicoli alle pp. 590-598 e 712-720). Un lavoro successivo pubblicato presso i Lincei stabilì le equazioni della dinamica dei sistemi anolonomi (Di alcune nuove forme delle equazioni della dinamica applicabili ai sistemi anolonomi, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, X [1901], 2, pp. 287-292). Esso precedette di ben tre anni le ricerche di P.E. Appell. Connesse con i sistemi anolonomi erano questioni relative all'attrito, da lui profondamente rivisitate in contributi nei quali, accanto a un riesame della teoria di P. Painlevé, compare la proposta innovativa di annoverare le forze di attrito tra le forza attive (Sulla teoria dell'attrito in relazione alla cinetostatica, in Il Nuovo Cimento, s. 5, X [1905], pp. 240-254). Proprio il M. introdusse in questi suoi studi la denominazione di "atto di moto" per l'insieme delle velocità proprie dei punti di un sistema materiale. Altre successive note, di carattere fondazionale, trattano invece dei concetti fondamentali della dinamica, del moto relativo, della forza centrifuga (Sulle relazioni fondamentali del movimento relativo, in Giornale di matematiche di Battaglini, s. 3, XLIX [1911], pp. 45-51). Anche l'elettromagnetismo deve al M. notevoli studi (Sull'elettrometro Mascart, in Rendiconti. R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1879, vol. 12, pp. 590-599, in collab. con M. Ascoli; Distribuzione dell'elettricità in equilibrio sopra due conduttori piani, indefiniti, paralleli, assoggettati all'induzione di un punto, situato nello spazio compreso tra essi, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Memorie, cl. di scienze fis., matem. e naturali, s. 3, VII [1880], pp. 273-286; Sopra un problema di elettrostatica, in Rendiconti. R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1880, vol. 13, pp. 384-390; Induzione elettrica su conduttori limitati da piani indefiniti, assoggettati all'azione dei coibenti, caricati simmetricamente intorno a un asse, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Memorie, cl. di scienze fis., matem. e naturali, s. 3, IX [1881], pp. 423-448), nonché la fondamentale Teoria fenomenologica del campo elettromagnetico. Lezioni di fisica matematica (Milano 1931), esposizione sintetica e personale che dai fondamenti del calcolo vettoriale giunge alla relatività einsteiniana. Il M. arricchì di risultati fondamentali anche la teoria della propagazione ondosa. Una memoria del 1887 Sulla propagazione libera e perturbata delle onde luminose in un mezzo isotropo (Annali di matematica, s. 2, XVI [1887], pp. 20-48), ripresa nel 1914 (Sul teorema di Kirchhoff traducente il principio di Huyghens, ibid., s. 3, XXII [1914], pp. 206-211), dette la dimostrazione rigorosa, poi approfondita da E. Beltrami e V. Volterra, della formula di Kirchhoff che traduce il principio di Huyghens. Una nota del 1920 (Sulla propagazione di onde di forma qualsivoglia sui mezzi isotropi, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fis., matem. e naturali, s. 5, XXIX [1920], pp. 371-378) riguardò la propagazione di onde di forma qualsivoglia introducendo - se pure per via generalizzata, che l'autore in seguito riprese e approfondì - le cosiddette "onde di Maggi". Debbono essere poi ricordate le ricerche sul raggio di luce nell'ottica fisica (Sul raggio di luce nell'ottica fisica, in Rendiconti. R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, 1926, vol. 59, pp. 652-656). Rilevanti furono inoltre i contributi alla teoria dell'elasticità, sulle distorsioni elastiche (Posizione e soluzione di alcuni questioni attinenti la teoria delle distorsioni elastiche, in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matem. e naturali, s. 5, XXVI [1917], pp. 201-206) e, nel seguito, la teoria del potenziale (Dimostrazione di una proprietà attinente alla teoria della funzione potenziale di superficie, ibid., s. 6, XIII [1931], pp. 324-327).
Docente impegnato e scrupoloso, il M. fu sempre pronto ad accogliere idee nuove che fossero espressione di un progresso della scienza, anche quando lo obbligavano a un faticoso lavoro di revisione e coordinamento delle sue conoscenze teoriche e didattiche. In tale ottica si collocano la sua esposizione critica della relatività generale del 1921 (Esposizione compendiosa dei principii sostanziali della nuova teoria della relatività generale, in Il Nuovo Cimento, s. 6, XXI [1921], pp. 5-33) e, nel 1925, un'analisi delle equazioni dinamiche della meccanica ondulatoria. La parte più importante del lavoro scientifico del M. consiste però nell'organizzazione data alla meccanica razionale, ispirata alle idee di E. Mach.
Un primo contributo fu la separazione della dinamica fisica, che attinge conoscenza dall'esperienza, dal calcolo del movimento, legato invece alla nozione di vincolo e alle conseguenti procedure analitiche di calcolo del movimento dei corpi. Un secondo fu la sostituzione dei singoli elementi di corpi naturali con la loro visione integrale, convertendo così la nozione di punto materiale con quella di figura materiale. Un terzo risultato fu il passaggio dalla nozione dinamica a priori di forza, in quanto dipendente dalle condizioni fisiche, a quella di accelerazione. Il M. realizzò il suo vasto piano di ricerca fondazionale in un trattato del 1896 (Principii della teoria matematica del movimento dei corpi, Milano) e in altri successivi (Principii di stereodinamica, ibid. 1903; Geometria del movimento, Pisa 1914 ristampata più volte; Elementi di statica e Teoria dei vettori applicati, ibid. 1914; Dinamica dei sistemi, ibid. 1917; Dinamica fisica, ibid. 1921, più volte ristampata anch'essa). Vanno poi aggiunti, oltre alla citata Teoria del 1931 e a una raccolta di scritti compresi fra il 1880 e il 1931 (Selecta, Milano 1932), le edizioni litografate di sue lezioni (Corso di fisica matematica, appunti raccolti dagli studenti G. Ricci e G. Roncali, Milano, a.a. 1923-24). Alla fine dell'Ottocento la ricerca matematica era fondata sulla profonda analisi critica condotta da K. Weiertstrass e B. Riemann. In Italia se ne erano fatti interpreti U. Dini e G. Peano per l'analisi, G. Veronese e F. Enriques per la geometria. Il M., elaborando e raccordando quest'indirizzo in modo opportuno in sei successivi trattati, lo portò nel campo della meccanica razionale, ne fissò con spirito critico i fondamenti logici e sperimentali e ne coordinò in modo conseguente l'ampia materia. In tal modo si rivelò - ancor prima che matematico in senso stretto, sulla scia delle critiche rigorose e ardite che da Mach avrebbero portato all'opera di A. Einstein - un filosofo naturale. Inizialmente, in un'epoca in cui l'asettico approccio algoritmico di J.-L. Lagrange era dominante, le sue idee stentarono a essere accettate e condivise, ma successivamente ebbero la piena accettazione loro dovuta fino a fare, per universale accettazione, della sua opera un contributo scientifico cruciale. Non a caso, del pensiero scientifico del M. scrisse G. Giorgi che "resterà come uno dei capisaldi per la storia della meccanica dei nostri tempi".
Il M. morì a Milano il 12 luglio 1937.
Fonti e Bibl.: G. Giorgi, Bibliografia dell'opera: "Dinamica fisica" di G.A. M., Pavia 1914; U. Cisotti, G.A. M., in Rendiconti. R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 3, 1937, vol. 1, pp. 169-173; B. Finzi, G.A. M., in Periodico di matematiche, s. 4, XVII (1937), pp. 184-188; A.M. Pezzagalli, G.A. M., in Atene e Roma, s. 3, V (1937), 3, pp. 18-22; A. Signorini, Commemorazione del socio G.A. M., in Atti della R. Acc. nazionale dei Lincei. Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 6, XXVII (1938), pp. 455-466; G.F. Tricomi, Matematici italiani del primo secolo dello Stato unitario, in Memorie dell'Accademia delle scienze di Torino, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 4, I (1962), ad nomen.