BARBAROUX, Gian Battista
Nacque a Colmars (Francia, Basse Alpi) verso il 1761, da Giuseppe. Ancora giovanissimo divenne titolare, a Torino, della casa bancaria Barbaroux, una delle principali del Regno. Dimostrando straordinaria attitudine agli affari, egli ampliò la sfera di attività dell'istituto, partecipando direttamente alle più svariate iniziative.
Nel 1826 si faceva promotore, assieme ai grandi banchieri torinesi F. Nígra, G. D. Vicino e F. Capello, della prima grande impresa assicurativa degli Stati sardi, denominata Società anonima a premio fisso contro gli incendi, che doveva essere collegata con la Compagnia di assicurazio.ne di Milano, da poco istituita. Ma fallite le trattative per la resistenza opposta dalla Segreteria di Stato e respinta una seconda domanda presentata nel i 830, dovette accantonare il progetto.
Onorato dell'amicizia di Carlo Alberto, fu nominato da questo banchiere della real corte nel 1831 pochi mesi dopo l'assunzione al trono. Riprese con esito positivo le trattative per la costituzione della Compagnia anonima d'assicurazione di Torino, ne divenne il primo presidente pur non figurando nel gruppo dei promotori. Mise a disposizione della compagnia le estese relazioni di cui fruiva tanto nel Regno che all'estero, e si deve ascrivere a suo merito gran parte del successo che arrise quasi immediatamente alla non facile impresa. Ormai affermato a corte e negli affari, congiunto del ministro guardasigilli, benvoluto dal re, al quale aveva più volte concesso cospicui prestiti, si fece promotore di numerose speculazioni, dando sempre prova di notevole senso degli affari, di prudenza e di abilità.
Nel 1834, con avviso pubblicato sulla Gazzetta Piemontese del 21 giugno, si lanciava m una singolarissima operazione su titoli pubblici. Constatato che i corsi dei titoli dello Stato tendevano sempre a salire e che il rimborso dei detti titoli al loro valore nominale, attraverso le estrazioni previste dalla legge, rappresentava un danno per i detentori, offriva di assicurare chiunque versasse un premio di cinquanta centesimi per ogni titolo, contro il rischio del rimborso alla pari. L'iniziativa ebbe tanto successo che l'esempio fu presto seguito dalla "Fratelli Nigra" e dalla "Carlo Ogliani" e fu fonte di notevoli profitti; durò fino al 1846, anno in cui le oscillazioni delle quotazioni divennero tali da impedire ogni seria prevísione, tanto da dovere indurre prima la "Barbaroux", quindi la "Fratelli Nigra" e infine la "Carlo Ogliani", a desistere dalla fruttuosa operazione.
Nel 1844 il B. fece fallire le trattative condotte dal Cavour per la costituzione in Torino di una banca di sconto e di emissione, che rischiava di scuotere la posizione privilegiata delle grandi case bancarie della capitale. Nello stesso anno egli approfittò della istituzione della Banca di Genova per proporre alla medesima, in concorrenza con la ditta Mestrezat, di incaricarlo della esazione degli effetti e del cambio dei suoi biglietti di emissione in Torino.
Quando gli anuninistratori genovesi vollero rivedere i termini del contratto, il B., il quale si era opportunamente tutelato, non acconsentì ad alcuna modifica del già stipulato e realizzò cospicui guadagni, fin quando la convenzione non giunse a scadenza. La situazione divenne allora talmente tesa che il Consiglio di reggenza della Banca di Genova minacciò di chiudere l'agenzia di Torino se il contratto non fosse stato interamente rifatto. Intanto, tra la primavera e l'estate del 1846, le Regie Finanze concedevano alla Banca di Genova un prestito ragguardevolissimo di quattro milioni dì lire, da ritirare presso la Tesoreria della capitale, pel tramite dell'agenzia che avrebbe inoltre provveduto al collocamento della suddetta somma e alla sua relativa amministrazione. Ciò provocava di per se stesso un comprensibile e acuto interesse ad assumere l'appalto dell'agenzia, e nonostante si facessero avanti le pur potenti ditte torinesi Mestrezat, Long e Defemex, il B. riusciva di nuovo a portare via il contratto ai concorrenti, offrendo condizioni di gran lunga migliori. Tale convenzione, stipulata il 10 maggio 1846,doveva durare fino al 14 apr. 1848.
Riproposta intanto a Torino, tra la fine del 1846 e il principio del 1847, la costituzione di una banca di emissione analoga a quella di Genova, il B. cercò di ritardame la istituzione, tanto più che questa volta l'apertura della banca di Torino avrebbe provocato inevitabilmente la chìusura dell'agenzia di quella di Genova di cui era unico titolare. Cavour seppe allora sfruttare abilmente le rivalità delle altre banche e impedire che formassero lega come era accaduto nel 1844. Il B. per timore di rimanere tagliato fuori entrò nel gruppo dei promotori, e la banca torinese fu istituita con le regie patenti 16 ott. 1847, n. 634.
Eletto presidente del consiglio di reggenza della banca di Torino, il B. morì poco dopo a Torino, il 27 febbr. 1848.
Fonti e Bibl.: Segretariato Generale della Banca d'Italia, Arch. stor.: Verbali del Consiglio di reggenza della banca di Genova e Verbali del Consiglio di reggenza della banca di Torino (1845-1848); Carteggi di Camillo Cavour, a cura della commissione editrice, Indice generale dei Primi quindici Volumi (1926-1954), Bologna 1961. Si veda soprattutto la corrispondenza d'affari del Cavour con il banchiere genovese Emile De La Rue in C. Cavour, Nouvelles lettres inédites recueillies et publiées avec notes historiques par Amédée Bert, Torino 1889, pp. 54, 56, 60,116, 119, 139, passim. Sulla istituzione della banca di Torino e la fusione di questa con quella di Genova si veda L. Marchetti, Cavour e la banca di Torino con documenti ìnediti, Milano 1952, passìm. Di uffle consultazione su tutto il Periodo, con qualche notizia sulla banca Barbaroux: G. Prato, Risparmio e credito in Piemonte all'avvento dell'economia moderna, in La Cassa di Risparmio di Torino nel suo primo centenario,Torino 1927, passim; R. Bachi, La formazione e l'opera della banca di emissione nel Regno di Sardegna dalla restaurazione al 1859,in Riv. bancaria, XIV (1933), pp. 899 ss.;V. Pautassi, Gli istituti di credito e assicurativi e la borsa in Piemonte dal 1831 al 1861, Torino 1961, passim; G. Luzzatto, L'economia italiana dal 1861 al 1914, 1 (1861-1894), Milano 1963, p. 64.