WICK, Gian Carlo
WICK, Gian Carlo. – Nacque a Torino il 15 ottobre 1909, da Federico Carlo e da Barbara Allason.
Il padre era docente di lettere latine e greche nelle scuole superiori, oltre che eminente specialista di epigrafia e fonetica pompeiane; la madre, anch’essa docente nelle scuole superiori, dove insegnava letteratura tedesca, era soprattutto nota per la sua attività di scrittrice, saggista e giornalista. Antifascista dichiarata, Allason nel 1929 fu esonerata dall’insegnamento e anche privata della libera docenza universitaria in letteratura tedesca, per aver espresso pubblicamente la propria solidarietà a Benedetto Croce, che in Senato si era pronunciato contro i Patti lateranensi; dovette inoltre subire un periodo di carcere. Gian Carlo crebbe perciò in un ambiente culturale aperto a molti stimoli, e politicamente caratterizzato dall’antifascismo.
Conclusi gli studi ginnasiali, decise di passare al liceo scientifico Galileo Ferraris, appena aperto a Torino, dove ebbe come docente di matematica e fisica Emilio Artom: a lui Wick attribuiva la sua passione e solida preparazione in matematica, destinata a svolgere un ruolo importantissimo nella sua attività di fisico teorico. Nel luglio del 1926 conseguì la licenza liceale e nell’ottobre successivo si iscrisse al Politecnico di Torino, dove fu molto apprezzato da Guido Fubini. Nell’ottobre del 1928, all’inizio del terzo anno, decise di passare al corso di laurea in fisica dell’università, e nel luglio del 1930 si laureò con una tesi sulla teoria elettronica dei metalli. La tesi (di cui erano ufficialmente relatori Alfredo Pochettino e Carlo Somigliana) fu guidata da Gleb Wataghin, docente incaricato di meccanica razionale, che nell’istituto di fisica torinese era il più aperto verso la fisica contemporanea, in particolare verso la meccanica quantistica.
Incoraggiato da Wataghin, prese contatto con Enrico Fermi e su suo consiglio decise di utilizzare una borsa di studio, assegnatagli dalla Fondazione Ugo Fano di Torino (1930-31), per trascorrere un semestre a Göttingen e quello successivo a Lipsia: conobbe così alcuni dei principali esponenti della fisica contemporanea, tra cui Max Born e Werner Heisenberg (con il quale stabilì un duraturo legame di amicizia), e alcuni fisici italiani, tra cui Edoardo Amaldi, Franco Rasetti e Giovanni Gentile jr. Tornato a Torino, nel 1931-32 fu assistente di Somigliana, poi divenne assistente di Fermi a Roma, dal 1932 al 1937. Wick fu il teorico giovane del gruppo di fisici raccolto intorno a Fermi nell’istituto di via Panisperna, e la maggior parte delle sue ricerche fu rivolta alla teoria della diffusione dei neutroni nei materiali, che era al centro dell’attività sperimentale del gruppo. Nel 1934, tuttavia, raggiunse la notorietà scientifica con un lavoro nel quale risolveva un problema sorto dalla misura del momento magnetico del protone fatta da Otto Robert Frisch e Otto Stern, ottenendo un valore in disaccordo con la stima teorica: Wick si rese conto che la formula usata per tale stima conteneva un errore e indicò la relazione corretta. L’eleganza matematica del risultato colpì molto Fermi.
Nel 1937 vinse il concorso per la cattedra di fisica teorica a Palermo, dove dall’anno precedente si trovava Emilio Segrè. Nel 1938 fu chiamato sulla cattedra di fisica teorica di Padova, dove si trasferì volentieri per la possibilità di lavorare con Bruno Rossi, che si occupava di raggi cosmici. Tuttavia, le leggi antiebraiche del 1938 mutarono profondamente il mondo della fisica in Italia, con l’emigrazione di Segrè e Rossi negli Stati Uniti, cui seguì la partenza di Fermi. Quest’ultimo lasciava il Paese non solo per proteggere la famiglia (la moglie Laura Capon era ebrea), ma anche perché le condizioni di lavoro in Italia non gli permettevano di proseguire le sue ricerche di punta. Nel 1940 Fermi si dimise formalmente dalla cattedra romana, permettendo così la chiamata di un altro titolare per la fisica teorica: su suggerimento di Rasetti e dello stesso Fermi, la facoltà romana chiamò Wick.
A Padova, Gian Carlo era stato raggiunto dalla madre, che aveva deciso di abbandonare Torino per sfuggire alla stretta repressiva sugli ambienti antifascisti dei quali faceva parte, concentrandosi sul lavoro editoriale e giornalistico (che peraltro era costretta a esercitare sotto vari pseudonimi), e che poi lo seguì anche a Roma (Petrillo, 2016, pp. 212-215).
In questo secondo periodo romano Wick spostò i suoi interessi di teorico dalla fisica nucleare alla fisica delle alte energie, dedicandosi allo studio dei mesoni e degli sciami elettronici dei raggi cosmici. Alle ricerche svolte su questi temi contribuì non solo attraverso la teoria (risalgono a quel periodo le cosiddette curve di Wick usate da coloro che negli anni successivi lavorarono sulla componente penetrante dei raggi cosmici), ma anche partecipando alla realizzazione del laboratorio della Testa Grigia, in Valle d’Aosta, dove si sviluppò una forte collaborazione tra i diversi gruppi italiani che lavoravano sulla fisica delle particelle. Tuttavia, nel marzo 1946, insoddisfatto della situazione italiana, decise di accettare un’offerta della Notre Dame University, nell’Indiana, anche per avvicinarsi a Fermi, che lavorava a Chicago.
Dopo il trasferimento negli Stati Uniti sposò Antonella Civalleri, da cui in seguito avrebbe divorziato: dal matrimonio nacquero due figli, Julian e Lionel.
L’ambiente di lavoro trovato negli Stati Uniti lo affascinò, spingendolo a riprendere le ricerche sulla teoria dei campi e sulle interazioni nel nucleo atomico. Nel 1948 accettò l’offerta di Berkeley di succedere nella cattedra a Robert Oppenheimer: risale a questo periodo un altro suo importante contributo, il teorema di Wick (1950). Erano gli anni del maccartismo e lo Stato della California impose ai dipendenti pubblici un giuramento di fedeltà anticomunista. La reazione di Wick fu immediata: «Ero stato costretto – raccontò in seguito a Luigi Radicati di Brozolo – a prestare un giuramento in Italia per sopravvivere, e me ne ero pentito: non avrei mai potuto ripetere un atto che ripugnava ai miei principi liberali» (Radicati di Brozolo, 1993, pp. 97 s.).
Licenziato da Berkeley, Wick ricevette subito l’offerta di trasferirsi al Carnegie Institute of technology di Pittsburgh, dove rimase fino al 1957. I suoi principali lavori in questo periodo riguardarono la parità intrinseca delle particelle elementari e le simmetrie fondamentali. Il suo più rilevante contributo fu però la cosiddetta rotazione di Wick (1954). Nel 1955 prese la cittadinanza statunitense. Nel 1957 assunse la direzione del settore teorico del Brookhaven national Laboratory, che mantenne fino al 1964. Nel 1958, inoltre, iniziò una collaborazione con la Columbia University di New York, e in particolare con il giovane Maurice Jacob, sul formalismo generale dell’urto fra particelle dotate di spin, che portò alla formulazione delle ampiezze di Jacob e Wick. Nel 1963 fu eletto socio della National Academy of sciences di Washington.
Nel 1964 si trasferì alla Columbia University, dove collaborò con Tsung Dao Lee e Jacob. Da quel momento la sua attività scientifica fu totalmente dedicata allo studio dei vari aspetti della teoria dei campi. Nel corso degli anni trascorse diversi periodi di lavoro presso il CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) di Ginevra, e nel 1967 ricevette dalla American physical Society il premio Dannie Heinemann per la fisica matematica. Nel 1969 sposò in seconde nozze Vanna Chirone, alla quale rimase legato per il resto della vita. Nel 1971 ricevette a Erice il premio Ettore Majorana, e nel 1975 fu eletto socio straniero dell’Accademia nazionale dei Lincei: si preparava così il suo rientro in Italia. Nel 1978, nominato professore emerito della Columbia University, fu invitato come professore visitatore alla Scuola normale superiore di Pisa, e nel 1980 fu insignito della medaglia Matteucci dell’Accademia dei XL. Dal 1984 fece ritorno a Torino, dove l’11 aprile dello stesso anno era stato eletto socio dell’Accademia delle scienze e dove fu ospite del dipartimento di fisica dell’università; nel 1991 fu insignito del premio Circolo della stampa di Torino, assegnato dal Circolo della stampa - Sporting.
Morì a Torino il 20 aprile 1992.
Fonti e Bibl.: L’archivio personale di Wick si trova presso la Scuola normale superiore di Pisa; alle carte donate inizialmente dagli eredi è stata aggiunta in copia documentazione biografica offerta da Vittorio de Alfaro, che l’aveva utilizzata per la commemorazione presso l’Accademia delle scienze di Torino. L’archivio è ordinato, e un elenco sommario è disponibile in rete (http://centroarchivistico.sns.it/fileadmin/Risorse/Documenti/In ventari/Wick__Gian_Carlo_.pdf, 18 agosto 2020). Documentazione su di lui è anche disponibile negli archivi storici delle istituzioni per cui lavorò, in particolare la Sapienza Università di Roma, e l’Università degli studi di Padova.
Nel 1985 Wich fu festeggiato in un Convegno presso la Scuola normale superiore di Pisa, i cui atti (Old and new problems in fundamental physics: meeting in honour of G.C. W., Pisa 1986) contengono anche lo scritto autobiografico Ricordi di una fisica diversa, pp. 235-242. Dopo la scomparsa, le istituzioni accademiche di cui aveva fatto parte lo commemorarono: L.A. Radicati di Brozolo, G.C. W., in Atti della Accademia nazionale dei Lincei, s. 9, 1993, vol. 4, supplemento, pp. 93-100; V. de Alfaro, G.C. W., in Atti dell’Accademia delle scienze di Torino, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, 1993, vol. 127, pp. 139-160, che pubblica anche una bibliografia completa e un notevole repertorio sistematico dell’attività scientifica e accademica di Wick; M. Jacob, G.-C. W. 1909-1992, in National Academy of sciences. Biographical memoirs, 1999, vol. 77, pp. 3-19 (https://www.nap. edu/read/9681/ chapter/21, 18 agosto 2020). Testimonianze su di lui si trovano nelle interviste rilasciate dalla seconda moglie, Vanna Chirone Wick, e nel volume di N. Dawidoff, The catcher was a spy. The mysterious life of Moe Berg, New York 1994, dove alle pp. 177 s. e 194 si parla degli incontri di Wick con Moe Berg a Roma nel 1944, durante la missione Alsos, che aveva l’obiettivo di assumere informazioni su eventuali ricerche nucleari in Italia, e sullo stato dell’arte di tali ricerche in Germania. Su Barbara Allason con il figlio a Padova e a Roma, cfr. G. Petrillo, Zia Barbara e Anita. Due grandi traduttrici dal tedesco: Barbara Allason e Anita Rho, in Tradurre. Pratiche teorie strumenti. Un’antologia della rivista, 2011-2014, a cura di G. Petrillo, Bologna 2016, pp. 199-226.