TERZI, Gian Francesco
– Nacque a Bergamo da Cristoforo Baltreschini de Tertio intorno al 1523, come si ricava dal testamento redatto il 2 luglio 1551, prima del viaggio che lo portò Oltralpe, al servizio degli Asburgo (Pistoi, 1976, pp. 593 e 597). Nulla si sa invece a proposito della madre.
Fu pittore e disegnatore; la firma «Francesco Terzi pittore e intagliatore» apposta a una lettera inviata a Niccolò Gaddi, a Firenze, il 7 aprile 1589, suggerisce che si sia dedicato anche all’attività incisoria (per questo argomento si veda ibid., pp. 604 s.). Si ignora presso chi abbia condotto l’apprendistato, che avvenne con ogni probabilità a Bergamo; suoi punti di riferimento formali furono Venezia e la pittura lombarda degli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento, con uno sguardo in particolare alla Mantova di Giulio Romano (Kropáček, 1998, p. 278). Lo stile delle sue lettere lascia intuire che avesse ricevuto anche un’educazione umanistica (Tassi, 1793, p. 173; Pistoi, 1976, pp. 593, 597).
Il primo documento che attesta la sua attività di pittore è il contratto stipulato il 25 agosto 1550 con l’intagliatore Alessandro Belli di Ponteranica, il quale s’impegnava a eseguire la cornice di una pala a cui Francesco stava lavorando, destinata alla chiesa di S. Bernardino in Lallio, a Bergamo (Pistoi, 1976, pp. 597, 622). Nell’estate del 1551 si recò a Milano, da dove l’11 luglio 1551 inviò in dono a Pietro Aretino un ritratto femminile; come si apprende dalla lettera di ringraziamento dello scrittore, il ritratto fu lodato anche da Tiziano (Tassi, 1793, pp. 176 s.; Pistoi, 1976, pp. 597 s.).
È possibile che il supporto degli amici veneziani abbia giocato un ruolo determinante nella sua entrata al servizio dell’arciduca Ferdinando II del Tirolo, avvenuta alla fine del 1551. Rimase al servizio degli Asburgo, e di Ferdinando in particolare, per circa vent’anni, spostandosi tra Innsbruck, Vienna e Praga. Nel 1553 si recò a Praga per eseguire i ritratti delle sorelle dell’arciduca, commissione alla quale si riferisce probabilmente un pagamento di 100 talleri avvenuto il 10 settembre 1554 (Ilg, 1889, p. 237; Pistoi, 1976, p. 598). Nel giro di pochi anni conquistò la stima della corte, come emerge da una lettera del 1554 indirizzata da Vienna a Girolamo da San Pellegrino, suo zio materno, a Bergamo (Tassi, 1793, pp. 178 s.; Pistoi, 1976, p. 598; la data 1554, benché accettata, non compare tuttavia nelle trascrizioni della lettera). A riprova della posizione acquisita presso gli Asburgo, il 12 dicembre 1561 Terzi ricevette dall’imperatore Ferdinando I la conferma del proprio stemma e titolo nobiliare (Ilg, 1889, pp. 255-258; Pistoi, 1976, pp. 59 s.).
Benché impegnato soprattutto come ritrattista di corte, eseguì per l’arciduca Ferdinando una vasta gamma di opere. Tra il gennaio e l’aprile del 1556 dipinse tre pale d’altare, ora scomparse, destinate alla cappella del palazzo di Linz (Ilg, 1889, p. 238; Pistoi, 1976, pp. 595, 598). Nel 1557 fece temporaneamente ritorno a Bergamo, come attestano alcuni documenti d’archivio: il 7 agosto nominò Girolamo da San Pellergino e il figlio suoi procuratori; il 15 ottobre stipulò un contratto di apprendistato con il ventenne Francesco Gozzi, che s’impegnava a seguirlo a Praga o ovunque egli risiedesse per i successivi tre anni e mezzo; il 16 ottobre delegò Orazio Malpelli, marito della sorella, a recuperare i quadri affidati a Nicola de Valentinis, pittore genovese, o a riscuotere il ricavato della loro vendita (Pistoi, 1976, pp. 598 s.). Significativamente, nei documenti datati 7 agosto e 16 ottobre Francesco si dichiarò «stipendiatus illustrissimi Arciducis Austriae» (ibid.). Durante il soggiorno bergamasco eseguì probabilmente alcune opere nel «palazzo de’ conti Grumelli» (Tassi, 1793, p. 180) e i dipinti lasciati in conto vendita a De Valentinis.
Nel 1558 l’artista era nuovamente alla corte dell’arciduca Ferdinando, per il quale, in occasione dell’entrata a Praga, avvenuta ai primi di novembre, realizzò la decorazione di un arco di trionfo (Simons, 2014). Sempre a Praga, a partire dal 1561 si occupò della decorazione del nuovo organo della cattedrale di S. Vito su richiesta dell’imperatore Ferdinando I. Come attesta una relazione datata 16 agosto 1561, i lavori includevano l’esecuzione delle ante laterali dell’organo, ora perdute; per questo intervento fu pagato a Terzi un acconto di 140 talleri il 6 luglio 1563 ed egli ricevette il saldo il 26 febbraio 1565 (Ilg, 1889, pp. 238-243; Pistoi, 1976, pp. 595, 599 s.). Nel 1562 l’artista preparò il progetto e il modello per una fontana musicale in bronzo destinata al giardino del castello di Praga, messa in opera nel 1574 (Kropáček, 1999, pp. 347 s.).
Il 26 aprile 1564 l’arciduca Ferdinando concesse a Terzi un salvacondotto per trasferirsi più vicino all’Italia insieme alla moglie e al figlio; partito il 9 maggio, per i successivi quattro anni il maestro fissò la propria residenza a Innsbruck. In occasione di questo viaggio si recò forse in Lombardia, come suggerisce la presenza del suo nome in data 16 ottobre 1564 tra i possibili candidati per la commissione delle ante dell’organo del duomo di Milano (Annali..., 1881, p. 56; Pistoi, 1976, pp. 594, 600). Il servizio presso l’arciduca Ferdinando continuò tuttavia senza interruzioni, come dimostra il fatto che Francesco compare tra gli stipendiati della corte nel 1565. Nello stesso anno si preoccupò della gestione del proprio patrimonio, dando mandato al suo procuratore di vendere alcuni terreni a Bergamo (la vendita fu conclusa il 16 luglio 1566); inoltre, il 4 ottobre 1565 prestò 1000 fiorini alla Camera del Tirolo. Nel frattempo, il 1° giugno 1566, attraverso il cognato Orazio Mapelli, reclutò a Bergamo un nuovo apprendista, Antonio Marinoni, il quale accettava di recarsi a Innsbruck e di rimanere a bottega per cinque anni (Pistoi, 1976, pp. 600 s.).
Il 24 aprile 1568 l’artista ottenne dall’arciduca Ferdinando un nuovo salvacondotto, che gli permetteva di stabilire la propria residenza a Trento. Nel 1569 servì brevemente il duca di Baviera Alberto V (Hartig, 1933). Il rapporto con gli Asburgo si interruppe di lì a poco. Nelle note contabili dell’amministrazione arciducale per l’anno 1571 l’artista è indicato già come ex pittore di corte; il 19 gennaio 1573 egli ricevette invece l’ultimo pagamento dalla corte imperiale, dove la sua permanenza è documentata sino al gennaio del 1572 (Ilg, 1889, p. 240; Pistoi, 1976, pp. 595, 601 s.). Non si conosce per quale motivo Terzi lasciò la protezione dell’arciduca Ferdinando. Contenuto e tono di alcune lettere che l’artista inviò nel 1572 a Cosimo I de’ Medici, Caterina de’ Medici e Luigi IX di Francia (Documents inédits..., 1856; La scrittura..., 1876; Pistoi, 1976, p. 602), offrendo loro i propri servigi, lasciano intuire che l’artista stava attraversando un periodo di non meglio specificate difficoltà. Dopo un soggiorno a Venezia nel 1572, in un momento imprecisato tra il 1573 e il 1577 Francesco si recò in Spagna, da dove, su richiesta della moglie, l’arciduca Ferdinando ne sollecitò il ritorno in patria con una lettera inviata il 14 marzo 1577 alla corte di Madrid (Pistoi, 1976, p. 602).
Il rientro in Italia dovette avvenire di lì a poco. Nel 1579 il pittore era attivo a Bergamo, dove eseguì una Natività e una Madonna in gloria e santi per la chiesa di S. Francesco, il cui pagamento a saldo venne versato al figlio Cristoforo solamente nel 1603, tredici anni dopo la morte del padre. Nell’agosto del 1581, probabilmente su commissione del cardinale Carlo Borromeo, Terzi portò a termine due affreschi nel presbiterio di S. Simpliciano a Milano (Pistoi, 1976, pp. 602 s., 621 s.). Forse intorno al 1580 si trasferì temporaneamente a Venezia, dove avrebbe collaborato alla decorazione della sala dello Scrutinio in palazzo ducale (pp. 595, 622 s.). Nei primi anni Ottanta è documentata la frequentazione di Francesco con Aldo Manuzio il Giovane e Torquato Tasso, che egli visitò a Ferrara nel dicembre del 1582 (pp. 595 s., 602).
Il frenetico pellegrinare degli ultimi anni portò Terzi a Venezia nel luglio del 1588; a Firenze tra il gennaio e il marzo del 1589, per collaborare agli apparati effimeri realizzati in occasione delle nozze di Ferdinando I de’ Medici con Cristina di Lorena; a Innsbruck sempre nel 1589 (Ilg, 1889, p. 237); e infine a Roma, dove nel 1590 entrò a far parte dell’Accademia di S. Luca.
Morì nella città papale il 20 agosto 1591 (Pistoi, 1976, pp. 596, 602 s.).
Durante i vent’anni di servizio presso gli Asburgo, Terzi si specializzò nella ritrattistica di corte. Il suo nome è in particolare legato all’ambiziosa impresa delle Austriacae Gentis Imagines, alla quale lavorò dal 1558 al 1569 circa, realizzando una serie di disegni con ritratti di membri della casa d’Asburgo. I disegni, accompagnati da un commento in latino, furono poi tradotti in incisione da Gaspare Ocelli e pubblicati in cinque parti tra il 1569 e il 1673 (pp. 624 s.; Scheicher, 1983; Radcliffe, 1986). Per quest’opera l’imperatore Massimiliano II concesse a Francesco un privilegio di stampa il 28 giugno 1569 (Ilg, 1889, pp. 258 s.; Pistoi, 1976, p. 601). Il suo monogramma, usato per firmare alcuni ritratti, compare anche in incisioni contenute nel Turnierbuch di Hans Francolin, pubblicato nel 1560, e nella Bibbia boema edita da Georg Melentrichius nel 1570 (Ilg, 1889, p. 241; Winkler, 1979). Ipotizzata su basi stilistiche è la sua attività di miniatore (Simons, 2014).
Fonti e Bibl.: F.M. Tassi, Vite de’ pittori, scultori e architetti bergamaschi, I, Bergamo 1793, pp. 173-181; Documents inédits sur les artistes italiens, in Revue universelle des arts, 1856, vol. 13, pp. 173-180; La scrittura di artisti italiani (sec. XIV-XVII), a cura di C. Pini - G. Milanesi, III, Firenze 1876, lettera 224; Annali della Fabbrica del Duomo di Milano dell’origine fino al presente, IV, Milano 1881, p. 56; A. Ilg, Francesco Terzio, der Hofmaler Erzherzogs Ferdinand von Tirol, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, IX (1889), pp. 235-274; O. Hartig, Die Kunsttätigkeit in München unter Wilhelm IV. und Albrecht V., 1520-1579, in Münchner Jahrbuch der bildenden Kunst, X (1933), p. 180; M. Pistoi, Francesco T., in I pittori bergamaschi dal XIII al XIX secolo. Il Cinquecento II, a cura di P. Zampetti, Bergamo 1976, pp. 591-637; G. Winkler, Das Turnierbuch Hans Francolins, in Wissenschaftliche Mitteilungen aus dem Niederösterreichischen Landesmuseum, I (1979), p. 113; E. Scheicher, Die ‘Imagines gentis Austriacae’ des Francesco Terzio, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen in Wien, LXXIX (1983), pp. 43-92; A. Radcliffe, The Habsburg Images: Cigoli, Terzio and Reichle, in The Burlington Magazine, CXXVIII (1986), pp. 103-106; J. Kropáček, Francesco Terzio. Notes on his style and iconography, in Rudolf II, Prague and the world, a cura di L. Konečný - B. Bukovinská, Prague 1998, pp. 278-280; S. Seccareccia, La serie delle “Austriacae gentis imagines” di Gaspare Osello (prima parte), in Rassegna di studi e di notizie, XXII (1998), pp. 179-222; J. Kropáček, Francesco Terzio, pittore di Bergamo e Praga, in Italia e Boemia nella cornice del Rinascimento europeo, a cura di S. Graciotti, Firenze 1999, pp. 347-352; S, Seccareccia, La serie delle “Austriacae gentis imagines” di Gaspare Osello (seconda parte), in Rassegna di studi e notizie, XXIII (1999), pp. 403-420; M. Simons, Presentation, representation and invisibility. Emperor Ferdinand I and his son archduke Ferdinand II of Austria in Prague (1547-1567), in The Habsburgs and their courts in Europe, 1400-1700. Between cosmopolitism and regionalism, a cura di H. Karner - I. Ciulisová - B.J. García García, I, 2014, p. 139, www.courtresidences.eu (25 aprile 2019).