ADRIA, Gian Giacomo
Di famiglia originaria dell'Abruzzo, nacque a Mazara negli anni intorno al 1485. Dopo aver compiuto i primi studi a Mazara, con l'umanista T. Schifaldo, e a Palermo, nel 1503 si trasferì a Napoli, nella cui università studiò filosofia e medicina con A. Nifo. Da Napoli passò quindi a Salerno, dove si perfezionò in medicina con L. Staivano e si addottorò il 29 giugno 1510. Rientrato nello stesso anno a Palermo, vi esercitò la professione medica, divenendo ben presto direttore del locale ospedale.
Ormai notissimo come medico, partecipò, in tale qualità, alla spedizione di Carlo V contro Tunisi (1535) e seguì, quindi, l'imperatore, dal quale ottenne in seguito il titolo di cavaliere imperiale (1 marzo 1538), a Roma, dove risulta che prestò le sue cure anche al pontefice Clemente VII, e a Bologna. Pare che egli sia stato anche protomedico di Sicilia.
Morì a Palermo nel 1560.
Di vasta e varia cultura, svolse una notevole attività pubblicistica. Seguace della scuola ippocratica, in Sicilia fortemente avversata, scrisse vari trattati di medicina, di cui però ci restano solo alcuni titoli (De conservatione pestilentiae, De medicinis ad varios morbos hominum, De phlebotomia, De balneis sìculis). Maggior fortuna ebbero le sue opere poetiche, De laudibus virtutis (Panormi 1515), Epistula versu elegiaco ad coniugem Antoniam Scherinam (Panormi s.d., ma stampata con ogni probabilità tra il 1528e il 1530), De laudibus Christi contra haereticos (Panormi 1529), In libeillum de laudibus Christi explanatio (s.l. e d., ma quasi sicuramente stampata a Palermo nel 1538), Liber de passione Christi (s. l. e d.), ispirate a motivi schiettamente umanistici e classicheggianti le prime due, e ad una religiosità di tipo contro-riformistico le altre.
Il nome dell'A., però, resta soprattutto legato alle sue ricerche storico-geografiche: De fluminibus Selinunti et Mazaro (Panormi s.d., ma quasi sicuramente 1513), De topographia inclytae civitatis Mazarae (Panormi 1516), Historia Sicula, inedita e perduta, ecc., condotte secondo il metodo umanistico-erudito del Biondo. Scrisse anche un'operetta agiografica, De vita Sanctorum Martyrum mazariensium Viti, Modesti et Crescentiae (Panormi 1516), con intenti decisamente municipalistici.
Bibl.: G. B. Quinci, Monografia su G. G. A. medico, poeta e storico siciliano del sec. XVI, Palermo 1922; B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, I, Città di Castello 1935, pp. 8-10.