Dionisi, Gian Giacomo
Scrittore (Verona 1734-1808). Nel gruppo degli studiosi veronesi, che primi in Italia nella seconda metà del Settecento applicarono al problema del testo dantesco le indicazioni del metodo filologico allora agli albori, tra i nomi di Scipione Maffei, Rosa Morando, Perazzini, Tiraboschi, Torelli, Pompei, Lorenzi, che segnano un momento fondamentale nell'avvio della moderna filologia dantesca, il Dionisi spicca come lo studioso che la portò a più maturo compimento. Primo si levò contro la secolare autorità del testo della Crusca del 1595, corrotto, scrive, " per difetto di erudizione e di critica ", non meno che contro la presunzione dei moderni commentatori (violentissimo fu contro la " mal composta edizione " del Lombardi) perché primo ebbe chiara visione del rapporto che condiziona reciprocamente testo ed esegesi. Il suo sforzo fu rivolto a ricostruire dai documenti originali quello che nei commenti vedeva mancare: la storia, i costumi, la cultura del tempo di D., le opere stesse del poeta. Raccolse da ogni parte, indirizzando le ricerche di amici e studiosi e recandosi lui stesso a Firenze a consultare i manoscritti, elementi validi a illuminare qualsivoglia parte sia del contenuto che della lingua. Tutte queste ricerche, condotte per più di un ventennio con minuziosa diligenza, che non tralascia nemmeno le osservazioni ortografiche e fonetiche, sono raccolte nella Serie di Aneddoti pubblicata a Verona dal 1785 al 1806, tra cui sono da ricordare l'Aneddoto II (Piano per una nuova edizione delle opere di Dante, 1790), il IV (Saggio di critica sopra Dante, 1788, che anticipa le questioni poi trattate a parte nella Preparazione istorica e critica alla nuova edizione di Dante A.), il V (De' codici fiorentini, 1790), il VI (De' blandimenti funebri o sia delle acclamazioni sepolcrali cristiane, 1794). Importanti sono poi alcune lettere inedite conservate presso le biblioteche Vaticana (ms. Vat. lat. 10021, cc. 2-49) e Nazionale di Roma (Fondo Gesuitico, ms. 563). Il Dionisi curò inoltre un'edizione del testo della Commedia (Parma, Bodoni 1795) condotta sull'esame diretto di codici fiorentini, e in particolare del Laurenziano S. Croce XXVI sin. 1, corredata di tre " Aggiunte critiche ", una per cantica, e di un'introduzione generale al poema sotto forma di lettera " a ' studiosi del Divino Poeta "; in essa entrava in polemica col Lombardi per l'edizione commentata approntata a Roma nel 1791 sulla base della stampa nidobeatina del 1748; lavoro che il Dionisi giudicò assai mal condotto (il Lombardi risponderà a queste e ad altre critiche del Dionisi con l'Esame delle correzioni che pretendeva doversi fare all'ediz. originale 1791 il veronese monsignor canonico Gio. Jacopo de' marchesi Dionisi ne' suoi Blandimenti..., probabilmente 1795). La Preparazione istorica e critica alla nuova edizione di Dante Alighieri (Verona 1806, ma in realtà pubbl. nel 1808), si apre con la proposta dei suoi principi di metodo: " Il mio primo studio (volendo per maniera principale di critica spiegar Dante con Dante) fu quello di leggere e rileggere con attenzione le altre opere stampate di lui e le inedite... né mi fallì la speranza di profittarne. Ma, oh Dio ! quanto sozze le vidi e deturpate d'ogni maniera di errori. Sicchè il secondo mio studio fu l'emendarle. A questi studi quasi totalmente negletti dagli espositori danteschi ho congiunto l'uso migliore della storia sacra e profana, quello delle scienze più gravi, della Morale cioè e della Teologia ".
Se i primi punti si risolvono in un accumulo di osservazioni, per lo più persuasive, rivolte a emendare il testo e a definire il significato delle parole, la conoscenza storica è la base a indagini di carattere generale, a un' esegesi che scenda alle idee e a una visione coerente del mondo dantesco. Tali i saggi rivolti a fissare la datazione delle cantiche, a identificare la fonte della Commedia nella visione di Alberico da Montecassino, il Veltro in Cangrande o a misconoscere in Pietro il figlio di D.: saggi tutti così ricchi d'informazioni e attente deduzioni, da sembrare scritti cento anni dopo. Non fa perciò meraviglia che il primo riconoscimento del contributo recato dal Dionisi agli studi danteschi si rinvenga proprio presso la scuola storica, nel Carducci, che, sanando l'ingiusta negazione del Foscolo - il quale in tutto il Settecento non riconobbe " giudici competenti " della poesia di D. e definì il Dionisi " atroce emulo del Lombardi " (Discorso sul testo della Commedia, p. 471) affermando inoltre che " le sue sentenze sapevano dell'autorità del prelato e della noncuranza di un patrizio italiano " - lo salutò a ragione " uno degli uomini più benemeriti degli studi danteschi, instauratore di una critica nuova su le opere del poeta ", e riconobbe nella sua opera il "primo, valido e consapevole avvio a una penetrazione filologica e storica, larga e complessiva, dei problemi del testo dantesco ". Invero dal Dionisi si può iniziare la moderna indagine storico-filologica del testo dantesco, la quale, se anche lascia scoperte molte questioni storiche, biografiche ed esegetiche, le indica tuttavia alla più chiara indagine del secolo XIX. Rispetto al quale lo fa minore solo l'insufficienza di strumenti, non certo il gusto e la passione filologica, che si documenta da una dottrina larghissima e da un'informazione che non lascia fuori nessuna parte dell'opera di Dante.
Bibl. - G. Sforza, Una lettera dantesca di G.G. Dionisi, in " Giorn. stor. " X (1887) 388-391; G. Zacchetti, Il commento del Lombardi alla D.C. e le polemiche dantesche di lui col Dionisi, Roma 1889; G. Carducci, Della varia fortuna di D., in Opere, X, Bologna 1942, 336-342; M. Zamboni, La critica dantesca a Verona nella seconda metà del sec. XVIII, città di Castello 1901, 63-69; A. Cesari, Elogio epigrafico latino di Mons. Can. G.G. Dionisi, in Biografie, elogi, epigrafi e Memorie di A. Cesari, Reggio d'Emilia 1908, pp. 112-115; G. Sforza, Viaggi di due gentiluomini del sec. XVIII, in " La Bibliofilia " XVII (1916) 430; G. Gasperoni, Gli studi danteschi a Verona nella seconda metà del Settecento, Verona 1921, 7-16 e Appendice; A. Vallone, La critica dantesca nel Settecento e altri saggi danteschi, Firenze 1961, 54-58; ID., Minori aspetti della critica dantesca nel Settecento attraverso testi inediti, in " Filologia e Letteratura " XII (1966) 128-136; L. Martinelli, D., Palermo 1966, 151-153; A. Cosatti, La riscoperta di D. da Vico al primo Risorgimento, Catalogo della Mostra per il VII centenario di D., Roma 1967, nn. 23, 33, 48, 49, 100, 154, 155, 206.