TRIVULZIO, Gian Giacomo.
– Nacque a Milano l’8 giugno 1839 dal patrizio milanese Giorgio Teodoro (1803-1856), bibliofilo e collezionista, e dalla nobile fiorentina e letterata Anna Maria Rinuccini (1812-1880).
La coppia aveva già avuto tre figlie: Beatrice (1832-1853), che sposò il conte Carlo Taverna, Evelina (1834-1894), che si maritò con il principe spagnolo Antonio Falcò y d’Adda, e Maria Cristina, nata morta nel 1837. Gian Giacomo ereditò dal padre i titoli di marchese di Sesto Ulteriano e signore di Corte Palasio, a cui si aggiunse in seguito quello di principe di Musocco, già appartenuto a un ramo estinto della famiglia e riassegnato come diritto ereditario grazie al motuproprio del re Umberto I del 24 luglio 1885.
Ebbe una infanzia agiatissima e fu istruito privatamente a Milano. Durante le Cinque giornate il palazzo di famiglia di piazza S. Alessandro divenne rifugio per i rivoltosi e vi fu allestito un ospedale, dove prestò assistenza anche la madre, mentre il padre partecipò ai combattimenti rimanendo ferito. Al ritorno degli austriaci il palazzo fu saccheggiato e in seguito posto sotto sequestro. La famiglia si trasferì in campagna a Omate, presso Carate Brianza, dove i Trivulzio possedevano una proprietà dal XVI secolo.
Nel febbraio del 1859 Gian Giacomo si arruolò volontario nel reggimento sardo Cavalleggeri di Monferrato di stanza a Vigevano e con il grado di sottotenente partecipò alla seconda guerra di indipendenza, combattendo nelle battaglie di Montebello e di San Martino, ottenendo due medaglie d’argento al valore. Proseguì quindi la carriera nella cavalleria militare: l’11 ottobre 1859 divenne ufficiale d’ordinanza onorario del re; dall’agosto del 1862, con il grado di luogotenente, prese parte alla campagna militare contro il brigantaggio; nel 1866, durante la battaglia di Custoza, era presente nel quadrato a difesa del principe ereditario Umberto, del quale in seguito divenne buon amico. Fu quindi collocato a riposo in ottobre e dispensato il 10 dicembre 1866 dal servizio con il grado di capitano.
A Milano partecipò alla vita sociale dei gentiluomini riuniti nel circolo dell’Unione, che contribuì a rifondare nel settembre del 1859, presenziò regolarmente alle rappresentazioni del teatro alla Scala, in cui possedeva un palco di proscenio, si segnalò come organizzatore di corse ippiche, nelle quali gareggiavano anche i cavalli della sua scuderia.
Il 10 gennaio 1864, con una sontuosa cerimonia che si tenne con uno straordinario privilegio nel duomo, Gian Giacomo sposò la contessa Amalia Barbiano di Belgiojoso d’Este (1844-1923), detta Giulia. Dalla coppia nacquero Giorgio Teodoro (1865-1898) e Luigi Alberico (1868-1938), che dopo la scomparsa in giovane età del fratello ottenne per privilegio reale di ereditare i titoli nobiliari del padre, sposando poi Maddalena Cavazzi della Somaglia e continuando con la loro prole il ramo della dinastia.
Come da tradizione aristocratica Gian Giacomo si dedicò alla beneficienza, spesso in compagnia della madre e assunse incarichi nelle fabbricerie delle parrocchie del centro città.
L’impegno principale era comunque rivolto allo sviluppo e valorizzazione delle collezioni numismatiche (circa tredicimila pezzi dal I sec. d.C.), artistiche e librarie (circa settantamila volumi, tra cui numerosi codici) raccolte dalla famiglia nei secoli e già in parte riorganizzate dal padre Giorgio Teodoro, nel corso di una intera vita.
In particolare, incrementò i fondi dantesco e petrarchesco, che arricchì di edizioni quattrocentesche, e completò gli inventari delle sue collezioni, affidandosi al cugino Giulio Porro Lambertenghi (Catalogo dei codici manoscritti della Trivulziana, Torino 1884), in seguito a Carlo Ermes Visconti e quindi al ticinese Emilio Motta dal 1885. Già intorno al 1870, mentre era in corso l’opera di catalogazione, la biblioteca e la quadreria Trivulziana vennero aperte al pubblico.
Fu poi il figlio Luigi Alberico, seguendo la tradizione, a prendersi cura negli anni delle raccolte librarie e artistiche della famiglia, incrementate anche da un cospicuo lascito librario e archivistico dei nonni materni, cedendole poi nel 1935 al Comune di Milano, che costituì su quella base la Biblioteca Trivulziana.
Dopo la morte della madre Gian Giacomo si occupò di amministrare l’ingente patrimonio immobiliare della famiglia (a Milano, in Brianza e nel Lodigiano), e dal 1872, probabilmente su sollecitazione di Giulio Belinzaghi, partecipò alla creazione della Società anonima strada ferrata Mantova-Cremona, in cui ricoprì negli anni successivi la carica di consigliere di amministrazione. Fu inoltre uno dei primi finanziatori e iscritti alla Società storica lombarda, fondata nel 1873, pubblicando anche un articolo sul giornale del sodalizio (Gioje di Lodovico il Moro duca di Milano messe a pegno, in Archivio storico lombardo, III (1876), pp. 530-534).
La ‘consorteria lombarda’, a cui era vicino per amicizie e frequentazioni, lo convinse nel 1893 ad assumere la carica di presidente del comitato esecutivo delle Esposizioni riunite che si tennero a Milano l’anno successivo. Sembrava essere il primo passo per un impegno più assiduo nella vita politica e amministrativa della città, ma Trivulzio seguì questa strada solo con riluttanza. Nel febbraio del 1895 accettò di essere incluso nella lista ‘contrattata’ di impianto clerico-moderato che vinse le elezioni amministrative per il Comune di Milano, riportando la maggioranza in mano ai liberali moderati del sindaco Giulio Vigoni, dopo che il Municipio era stato retto per quattro mesi da un commissario regio; nel Consiglio comunale, comunque, rimase solo fino al 1897, quando fu escluso per sorteggio. Intanto, il 25 ottobre 1896 era stato chiamato al Senato, dove prestò giuramento l’8 gennaio 1897. Alla Camera alta fu però poco presente, né si segnalò per suoi interventi in aula. Alla scarsa propensione per l’impegno diretto in politica si erano assommate le precarie condizioni di salute, aggravatesi dopo la prematura morte del primogenito Giorgio Teodoro nel 1898. Dopo quel lutto Trivulzio abbandonò in sostanza la vita politica e diradò gli impegni pubblici.
Morì a Milano il 9 luglio 1902 per attacco cardiaco.
Dopo i funerali solenni, il corpo fu sepolto nella cappella di famiglia a Omate, presso la villa in cui Gian Giacomo era solito abitare negli ultimi anni.
Fonti e Bibl.: L’Archivio della Fondazione Trivulzio di Milano raccoglie prevalentemente documenti patrimoniali (dal XIV sec.) e araldici (dall’XI sec.) della famiglia; non esiste un inventario analitico, ma si segnalano: Corrispondenza di Gian Giacomo Trivulzio, b.10, circa duecento lettere ricevute da Gian Giacomo, perlopiù da parenti e amministratori delle proprietà (circa 1858-98); b. 11, una trentina di lettere riguardanti le Esposizioni riunite (1893-95), un centinaio di lettere riguardanti la proprietà di Omate (anni Settanta-Novanta del XIX sec.), diverse decine di altre lettere sparse, indirizzate a Gian Giacomo o alla madre (seconda metà del XIX sec.); Milano, Biblioteca Ambrosiana, Fondo G. Porro Lambertenghi, Carteggio, dieci lettere di Trivulzio (1870-80 circa); Archivio storico civico, Fondo Esposizioni e fiere 1894, bb. 2-3 (carteggi su appalti e concessioni).
Necrologi: L’improvvisa morte del principe senatore G.G. T., in Corriere della sera, 10 luglio 1902; I funerali del principe T., in La Perseveranza, 12 luglio 1902. V. Ottolini, La rivoluzione lombarda del 1848 e 1849. Storia, Milano 1887, pp. 128, 344, 521; G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, III, Pisa 1890, pp. 163-166; G.G. T., in Corriere illustrato delle Esposizioni riunite del 1894 in Milano, 28 aprile 1894, pp. 7 s.; Il discorso del principe T., in Le Esposizioni riunite di Milano 1894. Unica pubblicazione illustrata autorizzata, Milano 1895, p. 10; Le beneficenze del marchese T., in La Perseveranza, 11 luglio 1902; A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, III, Milano 1941, p. 354; R. Levi Pisetsky, La vita e le vesti dei milanesi nella seconda metà dell’Ottocento, in Storia di Milano, XV, Nell’unità italiana (1859-1900), Milano 1962, pp. 803, 809; Milano 1894. Le esposizioni riunite, a cura di R. Pavoni - O. Selvafolta, Milano 1994, pp. 131-133; Enciclopedia delle famiglie lombarde, ad nomen, https://servizi. ct2.it/ssl/wiki/index.php?title=Trivulzio (9 febbraio 2020); Archivio storico del Senato, Banca dati multimediale: I senatori d’Italia, II, Senatori dell’Italia liberale, sub voce, https://notes9.senato.it/ web/senregno.nsf/T_l2?OpenPage.