BOSSI, Gian Luigi
Dinobile famiglia milanese, nacque nella prima metà del sec. XV. Figlio del consigliere ducale Simone, compì presumibilmente studi giuridici. Nominato membro del Consiglio di giustizia il 28 dic. 1472, partì il 20 gennaio dell'anno seguente da Pavia alla volta di Ferrara inviato a Ercole I d'Este. Fu però soltanto dopo l'uccisione di Galeazzo Maria Sforza (26 dic. 1476) che l'attività diplomatica del B. divenne più intensa. Già il 28 dic. 1476 fu inviato dalla reggente Bona a Genova a fare opera di pacificazione nella città, che covava sentimenti di ribellione fin dagli ultimi anni di governo del precedente duca. Altra città in cui presto esplose il malcontento fu Parma. Ivi il B. fu inviato il 3 marzo dell'anno seguente con duecento provisionati a sedare i dissidi tra le fazioni dei Rossi e delle altre famiglie nobili parmensi e a impedire che il popolo, aizzato dagli uni e dagli altri, si sollevasse. Nello stesso anno il B. fece parte, insieme con il vescovo di Como, Branda da Castiglione, e Azzone Visconti, membri del Consiglio segreto e il segretario Fabrizio Elfiteo, di una ambasceria al re di Francia. Egli ebbe personalmente l'incarico di indirizzare l'orazione a Luigi XI.
Secondo la lettera di istruzione del 16 novembre (Arch. di Stato di Milano, Sforzesco, b. 543), gli inviati dovevano protestare al re la fedeltà del ducato e la devozione dei duchi, prospettare le difficoltà che si presentavano alla reggente, allontanare i sospetti postumi di una lega contratta da Galeazzo Maria con Carlo il Temerario l'anno prima e soprattutto rinnovare la lega con il re tanto nei riguardi del feudo di Genova quanto per ogni altro rispetto e specificatamente di rinnovare e confermare la lega contratta a Lione nel febbraio 1473, senza che questo dovesse comportare esborso di danari. Gli oratori furono licenziati il 31 dic. 1477 dal re di Francia, il quale però, anche prendendo sotto la sua protezione Roberto da Sanseverino, fuggito da Milano, dette una risposta sostanzialmente negativa; risposta che gli oratori francesi recarono a Milano nel marzo del 1478. Il B. fu presente alla replica che i duchi fecero a detti, ambasciatori il 26 marzo.
Nel giugno dello stesso anno il B. fu tra gli illustri personaggi che, con la duchessa Bona e i figli, ricevettero l'inviato francese Filippo di Commynes diretto a Firenze, il quale, appunto in questa città, stipulò nell'agosto l'auspicato rinnovo della lega del ducato di Milano con il re di Francia, oggetto dell'ambasceria anzidetta. Questa notizia il B. la ricevette da una lettera di Bona del 9 settembre, mentre era a Torino, dove era stato inviato alla duchessa Iolanda, che, gravemente ammalata, era morta il 28 agosto, senza averlo potuto ricevere. Con una lettera del 18 settembre egli dette comunicazione alla reggente di aver fatto al duca Filiberto una visita di condoglianza per la morte della madre, in compagnia di Filippo di Commynes, sulla via del ritorno in Francia.
Del 1479 è la sua iscrizione al Collegio dei nobili giurisperiti. Nel luglio dello stesso anno fu inviato a Firenze al fine di contribuire alla riconciliazione del duca di Ferrara con il marchese di Mantova, accorsi in aiuto di Lorenzo de' Medici, fra i quali era sorta una controversia, presto sedata da Lorenzo medesimo. Il 7 sett. 1480 allo scopo, non raggiunto, di concludere un'alleanza contro i Turchi il B. intraprese un viaggio che lo condusse a Ferrara, Bologna, Firenze e Venezia. Dopo che Lodovico il Moro si fu praticamente impossessato del potere, il B. fu nominato commissario a Pavia il 12 marzo 1481. Scoppiata nel maggio del 1482 la guerra di Ferrara, il nuovo reggente lo incaricò il 12 agosto di recarsi presso Guglielmo marchese del Monferrato per convincerlo a prendere le armi contro Pier Maria Rossi, il potente feudatario di Parma, che, ribellatosi agli Sforza, si era rivolto per aiuto ai Veneziani. Dal Monferrato il B. ripartì quattro giorni dopo diretto verso il teatro della guerra. Nel novembre del 1482, nei pressi di Argenta a sud di Ferrara, si radunarono le truppe veneziane guidate da Vettor Soranzo. Lì il giorno 6 Sigismondo d'Este comandante delle truppe alleate, nel tentativo di ricacciare i Veneziani, dette inizio a una sanguinosa battaglia che si concluse per lui in modo nettamente sfavorevole. In essa il B. fu ferito gravemente e morì due giorni dopo. Il suo corpo, secondo le sue volontà, fu trasferito a Milano e seppellito nella chiesa di S. Marco.
Aveva sposato la figlia di Giacomo Stefano Brivio, Zaneta, da cui ebbe un figlio, Antonio Federico.
Nel cod. 2398, c. 108r, della Österr. Nationalbibliothek di Vienna, contenente cifrari degli oratori milanesi, è conservata la chiave di una cifra a uso del Bossi.
Fonti eBibl.: D. Bossi, Chronica bossiana, Mediolani 1492, cc. s4v, s5r, s8v, s10v, t2v, t3rv; Cronica gestorum in partibus Lombardie et reliquis Italie, in Rer. Ital. Script., 2 ediz., XXII, 3, a cura di G. Bonazzi, pp. 5, 7, 20, 51, 118; Ph. de Commynes, Mémoires, a cura di B. Mandrot, II, Paris 1925, p. 33; Gli uffici del dominio sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1948, pp. 41, 318; I diari di Cicco Simonetta, a cura di A. R. Natale, I, Milano 1962, pp. 6, 205 s.; Acta in Consilio Segreto Mediolani, a cura di A. R. Natale, I, Milano 1963, pp. 18, 47, 172, 181, 196, 260; P. Morigia, Hist. dell'antichità di Milano, Venezia 1592, p. 476; G. P. Cagnola, Storia di Milano, in Archivio stor. ital., s. 1, III (1842), p. 184; F. Gabotto, Lo Stato sabaudo..., II, Torino Roma 1893, pp. 238, 241, 245 ss., 249, 251 s., 254; E. Colombo, Iolanda duchessa di Savoia, in Miscell. di storia ital., XXXI (1894), pp. 213 s.; L. Cerioni, La politica ital. di Luigi XI e la missione di Filippo di Commynes, in Arch. stor. lomb., LXXVII (1950), pp. 103, 110, 133, 142, 154; Famiglie notabili milanesi, a cura di F. Calvi, IV, Milano 1885, sub voce Brivio, tavv. II, IV.