MAZZUCHELLI, Gian Maria (Giammaria)
– Nacque a Brescia il 28 ott. 1707 dal conte Federigo e da Margherita Muzio, vedova di Sciarra Martinengo.
Intraprese gli studi a sette anni, inizialmente con un precettore privato, in seguito presso la scuola dei padri Somaschi di S. Bartolomeo e nel seminario vescovile, sotto la guida di G. Bocco. Alla fine del 1721 fu mandato a Bologna, nel collegio gesuita di S. Francesco Saverio, dove rimase per quattro anni pur senza completare il corso di filosofia. Fu in quella occasione che il M. conobbe F.S. Quadrio, dal quale fu introdotto alla lettura degli autori volgari, e l’abate D. Vandelli, con cui apprese il francese e i principî della filosofia moderna. Tornato a Brescia nel 1725, approfondì da autodidatta gli studi filosofici, la geometria e la matematica. Per volere del padre si dedicò al diritto, dapprima a Brescia, seguendo le lezioni di G.B. Rodella e di D. Arici, poi, dalla fine del 1726, presso lo Studio padovano, dove fu allievo del celebre G. Alaleona. A Padova continuò a coltivare le lettere greche e latine, al seguito dell’abate D. Lazzarini.
Nel 1728 il M. rientrò a Brescia per sposare la nobile Barbara Chizzola, dalla quale avrebbe avuto dodici figli. Interrotti definitivamente gli studi giuridici, per i quali era poco versato, il M. concentrò il suo interesse sulle discipline storico-letterarie, assecondato da un vivace ambiente intellettuale che lo incoraggiò nella sua vocazione erudita. Tra i numerosi letterati e studiosi bresciani di cui il M. condivise l’amicizia e la frequentazione, furono G.B. Chiaramonti, F. Roncalli, B. Zamboni, A. Brognoli, G. Guadagnini, A.M. Querini, G.B. Rodella. Il M. intrecciò una vastissima rete di rapporti culturali anche con il resto d’Italia, come si deduce dagli intensi scambi epistolari con più di 240 tra studiosi e letterati (un elenco dettagliato è riportato da Rodella, pp. 115-119), tra i quali C.A. Tanzi, G. Tartarotti, S. Bettinelli, A. Calogerà, G. Baretti, F. Algarotti, G.A. Pujati, L.A. Muratori, A. Zeno, S. Maffei, G. Parini. Fu tuttavia soprattutto grazie all’abate P. Gagliardi, appassionato cultore di storia letteraria bresciana, che il M. concepì molto precocemente l’ambizioso disegno di un’opera biografica che raccogliesse notizie sugli autori e le opere della letteratura italiana, dalle origini ai suoi giorni. Ricerca scrupolosa del materiale bibliografico, lettura e redazione di compendi e di schede catalografiche costituirono il fondamento di un metodo di lavoro – secondo quanto avrebbe esposto nella prefazione agli Scrittori d’Italia – che gli consentì di raccogliere un copioso patrimonio documentario, progressivamente arricchito e rielaborato nell’arco degli anni. Dopo un primo saggio di traduzione nel 1736 (Vita de’ letterati italiani tradotti dalle memorie del padre Niceron con le annotazioni del conte Giammaria Mazzuchelli), rimasto però inedito per la censura ricevuta da Zeno (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 9277, n. 3), nel 1737 diede alle stampe a Brescia le Notizie storiche e critiche intorno alla vita, alle invenzioni ed agli scritti di Archimede siracusano, che gli consentì di mettere a frutto anche le conoscenze di lingua greca, di matematica e di geometria, e che gli conquistò immediati riconoscimenti, avvalorando la sua reputazione di biografo dal rigoroso metodo critico.
Vastissima la produzione biografica del M. che sarebbe approdata alle stampe negli anni successivi e che, se talora presenta caratteri di occasionalità, più spesso risulta iscritta nell’ampio progetto degli Scrittori d’Italia, per il quale molti dei saggi rappresentarono lo studio preparatorio e nel quale in seguito confluirono.
Nel 1740 le Notizie storiche e critiche intorno alla vita di Pietro d’Abano, pubblicate nella Raccolta d’opuscoli scientifici e filologici (XXIII, Venezia), inaugurarono una lunga collaborazione con il giornale del monaco camaldolese A. Calogerà, nel quale sarebbero apparsi molti altri interventi del Mazzuchelli. Nel 1741 a Padova (nel 1763 a Brescia in edizione ampliata) uscì La vita di Pietro Aretino, che causò un temporaneo raffreddamento dei rapporti tra il M. e il cardinale Angelo Maria Querini per alcuni giudizi negativi, ma infondati, espressi da quest’ultimo; per quell’opera nel 1753 il M. scrisse una Lettera al conte G. Carli Rubbi in difesa della vita dell’Aretino, pubblicata nel 1756 a Milano, nel primo tomo della Raccolta milanese. Al 1741 risale anche un Ristretto sulla vita di s. Pancrazio edito a Brescia, mentre nel 1742 apparvero nella Raccolta calogerana (XXVII), ma senza l’indicazione dell’autore, le Notizie intorno alla vita e agli scritti del canonico Paolo Gagliardi bresciano, in seguito pubblicate da G. Chiaramonti nel volume Operette e lettere di Gagliardi (Brescia 1757). Sempre nella Raccolta (XXXI) fu edita nel 1744 la Lettera intorno alla persona e agli scritti del dottor Francesco Arisi cremonese. L’anno successivo, la Vita di Luigi Alamanni fiorentino fu anteposta all’edizione veronese della Coltivazione di L. Alamanni (ulteriore edizione sarebbe uscita nel 1751 a Venezia). Nel 1746 la Vita di Iacopo Bonfadio introduceva il primo volume di opere in volgare dell’autore. Intorno alla tesi dell’origine bresciana di Bonfadio, contenuta in questo saggio, si scatenò una controversia alla quale partecipò, tra gli altri, Baretti. Il M. fu perciò indotto a replicare con una Lettera in cui si tratta della patria di Iacopo Bonfadio e dello stato antico e presente della Riviera bresciana (Brescia 1748), cui seguirono nuovi interventi apologetici, quando si riaccese la disputa all’uscita della seconda edizione delle opere di Bonfadio (Brescia 1758), contenente la Vita ampliata. Manoscritta rimase la Storia della contesa per la sua Vita del Bonfadio e per la lettera intorno alla patria del medesimo (Brescia, Biblioteca Queriniana, Di Rosa, 48), in cui il M. ripercorreva le tappe della querelle.
L’estesa produzione biografica del M. si sarebbe arricchita in seguito di numerosi altri contributi, alcuni pubblicati postumi. Rimasero manoscritte le Notizie istoriche e letterarie intorno alla vita dell’abate Domenico Lazzarini da Morro (Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat., 9271, n. 3) e le Notizie intorno alla vita e agli scritti di Basinio di Parma (ibid., 52). Di interesse biografico anche l’edizione delle Vite di uomini illustri fiorentini scritte da Filippo Villani per la prima volta data alla luce colle annotazioni del conte Giammaria Mazzuchelli (Venezia 1747), per la quale, nel 1759, il M. ricevette l’onore del conio di una medaglia a Firenze, e le Lettere quattro inserite nel volume Private disavventure di una donna di vero spirito o sia Vita della signora Paolina Rubbi contessa Carli-Rubbi (Lucca 1750).
Nel 1738 il M. diede vita a una «conversazione letteraria», l’Adunanza, aperta ai «felici e svegliati ingegni» di Brescia (Rodella, p. 15), che tre volte al mese, di giovedì, si radunavano nella sua abitazione e a turno trattavano argomenti di letteratura, filosofia e scienze. Divulgate in parte su alcune riviste dell’epoca e nella Raccolta calogerana, le dissertazioni furono riunite e pubblicate da G. Chiaramonti nei due tomi delle Dissertazioni istoriche, scientifiche, erudite recitate da diversi autori in Brescia nell’adunanza letteraria del sig. conte Giammaria M. (Brescia 1765), in cui si ripercorrono le tappe salienti della storia dell’accademia. Nel 1742 il temporaneo trasferimento a Venezia del M. per un pubblico incarico e l’insorgere di una disputa tra i due soci G. Monti e B. Schiavo determinarono una sospensione delle adunanze, che ripresero alcuni anni dopo, nel 1753, per volere del padre domenicano G. Locatelli e si protrassero, pur con qualche nuova interruzione, fino al luglio del 1763. Testimonianza diretta sull’argomento lasciò anche il M. nelle inedite Notizie intorno alla letteraria conversazione fatta privatamente in Brescia nel 1738 (Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat., 9271, n. 11).
La fama precocemente acquisita dal M. gli aprì, fin dal 1738, le porte dell’Accademia dell’Istituto delle scienze di Bologna, e negli anni successivi, a conferma di un riconoscimento sempre più vasto dei suoi meriti letterari e scientifici, il M. fu accolto nel novero di prestigiosi consessi accademici di tutta Italia.
Nel 1741 il M. entrò a far parte dell’Accademia Fiorentina e, l’anno successivo, in quella della Crusca, con lo pseudonimo di Innominato. Nel 1748 fu associato all’Accademia Etrusca di Cortona; nel 1749 alla Società Colombaria fiorentina con il nome di Pasciuto; nel 1754 all’Accademia degli Agiati di Rovereto con il nome di Dinarchide; nel 1755 a quella del Buongusto di Palermo e degli Erranti di Fermo; nel 1760 entrò fra i Risorti di Capodistria; nel 1761 nella Repubblica letteraria dell’Umbria; nel 1763 fra i Rinnovati di Asolo e nel 1764 fra gli Ipocondriaci di Reggio Emilia, con il nome di Biografo.
Parimenti crebbe il coinvolgimento del M. nella vita cittadina: gli furono assegnati numerosi e talora delicati incarichi pubblici. Per i servigi offerti alla Serenissima tra il 1748 e il 1751, ricevette l’onorificenza di una spada d’oro. Nel 1751 fu eletto pubblico deputato e l’anno successivo governatore della Pubblica Cassa. Nel 1753 ebbe l’incarico di governatore della Compagnia della Misericordia sopra i carcerati e nel 1754 intervenne a risolvere alcune questioni nel Cremonese relative al monastero di S. Giulia. Nel 1755 fu nominato presidente della Biblioteca pubblica, che era stata istituita per volontà del cardinale Querini, morto in quello stesso anno, e nel 1757 prese parte alla fondazione dell’Accademia di musica e svolse nuovi incarichi per la Repubblica veneta. Alla fine del 1764 fu eletto deputato della Fabbrica del nuovo duomo e della Sala del palazzo pubblico e l’anno seguente deputato dei contribuenti non originari di Montichiari.
Le responsabilità sempre crescenti nella vita culturale e politica non impedirono al M. di continuare a dedicarsi all’impegnativo progetto intrapreso negli anni giovanili. Fin dal 1749 risulta pattuito il contratto di stampa con l’editore G. Bossini per l’edizione dei primi due volumi dell’opera Scrittori d’Italia. Notizie storiche e critiche intorno alle vite ed agli scritti dei letterati italiani, che però videro parzialmente la luce solo alcuni anni dopo.
Tra il 1753 e il 1763 furono pubblicati a Brescia sei volumi, contenenti gli autori dalla A alla B, per un numero complessivo di circa 3000 articoli (i volumi comprendono le voci da P. d’Abano a U. Bozzuola o Bucciola). Nella prefazione il M. sottolinea la difficoltà di un’impresa i cui precedenti tentativi, che egli riconduce ai progetti di A. Aprosio di Ventimiglia, A. Oldoini, G.C. de’ Filiberti e G. Cendoni, rimasero tutti incompiuti, soffermandosi poi a illustrare il metodo di indagine e riportando l’elenco della ricca bibliografia impiegata. Il piano dell’opera comprendeva 50.000 voci, tra scrittori e accademie, a partire dal XIII secolo fino all’epoca contemporanea, ma la morte dell’autore ne impedì il completamento. Manoscritti rimasero i quattro volumi relativi alla lettera C (da G. Caballino a S. Cuzzeri; Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 9263-9267), che secondo J.G. Gussago (Notizie istorico-critiche intorno alla vita e agli scritti dell’abate Giovan Battista Rodella, Padova 1804) furono compilati da Rodella, che del M. era divenuto segretario e collaboratore; secondo E. Narducci (p. 9) furono invece da lui solo trascritti, sulla base degli appunti del conte. Dei 6048 articoli che compongono i volumi della lettera C, 1518 sono biografie già pronte per la stampa, i rimanenti contengono l’elenco delle fonti utilizzate per la stesura. Il M. aveva inoltre predisposto un volume con la bibliografia relativa alle lettere D, E, oltre a una rubrica recante l’elenco alfabetico completo degli autori di cui aveva trovato notizia, con un dettagliato inventario di fonti cui fare ricorso per la redazione dei lemmi. Il M. prevedeva inoltre un’appendice per le opere edite dopo il 1750 e lasciò un’inedita Istruzione intorno al metodo tenuto dal conte G. M. nella sua opera degli scrittori d’Italia a lume di chi fosse per continuarla (cfr. Rodella, p. 114).
I ripetuti tentativi di riprendere e continuare l’impresa del M. furono però senza esito. Nel 1818 la proposta del letterato e patriota bresciano C. Ugoni di proseguire l’opera con la collaborazione dell’Ateneo di Brescia non trovò seguito per il rifiuto del figlio del M., Filippo, di cedere i manoscritti del padre. Di tale iniziativa rimase solo un piano dell’opera che si sarebbe dovuta intitolare Biografia dei letterati e scienziati italiani, pensata in ordine alfabetico e suddivisa per secoli (cfr. Commentari dell’Ateneo di Brescia degli anni 1818-1819, Brescia 1820). Il tentativo della Biblioteca Queriniana di acquisire i manoscritti, già riordinati da Rodella, non andò a buon fine e nel 1866 essi furono donati da G. Mazzuchelli, nipote del conte, alla Biblioteca Vaticana (Vat. lat., 9260-9294) dove Narducci poté studiarli e farne un’accurata descrizione.
Il M. manifestò i suoi interessi eruditi anche attraverso una ricchissima raccolta di medaglie di letterati e scienziati d’Italia e d’Oltralpe, per la quale ricevette contributi persino dall’imperatore Francesco I di Lorena e che fu parzialmente pubblicata in due tomi con il titolo Museum Mazzuchellianum (Venezia 1761-63). Coltivò altresì la passione per le scienze – allestendo un museo privato di minerali e vegetali – e per l’architettura e il disegno. Benché poco incline alla poesia, che considerava «ornamento» e non «fondamento» degli studi dell’uomo (Rodella, p. 111), il M. si cimentò, specialmente negli anni giovanili, nella lirica in latino e volgare, ma pubblicò soltanto due sonetti (il cosiddetto «dittico Leonio», Rodella, p.111) nella raccolta La morte del Barbetta celebre ludimagistro bresciano (Brescia 1740 e 1759) e altri due nelle Rime di autori bresciani viventi raccolte da Carlo Roncalli Parolino (ibid. 1761). Scrisse la Prefazione alla raccolta poetica Componimenti detti in una letteraria adunanza nel nuovo tempio de’ padri di San Filippo Neri della Congregazione di Brescia ne’ giorni della sua solenne consecrazione fatta nell’anno 1746 (ibid. 1746) e alle Rime in lode delle dame e de’ cavalieri che in Brescia nella primavera del 1761 hanno rappresentato la tragedia intitolata Sara in Egitto (ibid. 1761) e le lettere dedicatorie ai Componimenti poetici per le nozze di s.e. Sebastian Mocenigo e Chiara Zeno (ibid. 1759) e ai Componimenti poetici per la professione di s.e. Maria Eletta Zeno nel monistero delle vergini in Venezia (ibid. 1760). Senza la sua approvazione fu pubblicato nel tomo XIII (1765) della Nuova Raccolta calogerana, con lo pseudonimo di Zaccaria Gamuzoti Melloni, un Estratto del libro intitolato De’ delitti e delle pene e giudizio.
Una malattia al fegato e, poi, una caduta da cavallo, ne prostrarono le forze a partire dal 1763.
Il M. morì a Brescia il 19 nov. 1765, pochi giorni dopo aver perso la moglie, accanto alla quale fu sepolto nella chiesa del Corpus Domini.
Opere: L’elenco completo delle opere del M. è in Rodella, pp. 86-112 (opere edite) e pp. 112-118 (opere inedite). Tra le opere manoscritte rimangono i fondamentali dieci volumi di Memorie letterarie, in Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 9271-9277, 9281-9283, gli ultimi tre dedicati ai letterati viventi nel 1754 e scritti perlopiù sotto forma di autobiografia dei letterati stessi; la tragedia La morte di Socrate (Brescia, Biblioteca Queriniana, Di Rosa, 43), composta in prosa nel 1761, poi tradotta in versi dal M. stesso (I atto) e da G. Corniani nel 1762; le commedie in prosa La moglie letterata e la Novizza alla moda, destinate alla recita nel teatro della sua villa di Ciliverghe; una Lettera a Giovanni Emo intorno al parallelo tra il cardinal Bellarmino e il cardinal Querini risalente al 1754; la Storia delle vicende tra la popolazione di Ciliverghe e la Comunità di Virle per la divisione del Comune e per la smembrazione della parrocchia; una Risposta all’abate Garbelli intorno alla vita d’Archimede; un Sommario degli affari di Aquileia trattati in Roma dall’eminentissimo cardinal Querini raccolto dalla viva voce del medesimo cardinale; la Lettera ad un prelato in cui dà varie sagge istruzioni per dirigersi nei doveri della sua carica e dignità; i Documenti per un figliuolo ch’esce di collegio, Avvertimenti per i nuovi servitori. Falsa invece, secondo Rodella, l’attribuzione al M. della Lettera d’un cittadino bresciano al signor Giammaria Biemmi. Il ricchissimo epistolario del M. registra oltre agli 11 «volumi», secondo Rodella, di corrispondenza con numerosi intellettuali del tempo, 26 volumi di lettere d’affari e 2 grossi volumi di lettere per la raccolta di medaglie e per la Biblioteca Queriniana (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 9271, 9273-9274, 9276-9278, 9284-9287; Brescia, Biblioteca Queriniana, Di Rosa, 48, 58, 64).
Fonti e Bibl.: G.B. Rodella, Vita costumi e scritti del conte Giammaria M. patrizio bresciano, Brescia 1766; E. Narducci, Intorno alla vita del conte Giammaria M. ed alla collezione de’ suoi manoscritti ora posseduta dalla Biblioteca Vaticana, in Giorn. arcadico, n.s., LII (1867), pp. 1-79; G. Bustico, G.M. M., in Rass. nazionale, LXIII (1941), pp. 528-531; C. Godi, Un equilibrio difficile: l’amicizia tra il M. e il Querini, in Aevum, XXXV (1962), pp. 83-108; U. Baroncelli, Un bicentenario da ricordare. La morte del M., in Almanacco dei bibliotecari italiani, XIV (1965), pp. 161-169; U. Vaglia, G. M., in Uomini di Brescia, a cura di F. Balestrini, Brescia 1987, pp. 421-445.