BRIVIO, Gian Paolino (Giovan Paolo)
Nacque nel 1370 circa da Francescolo e da Eva Birago. Nel 1393 conseguiva in Pavia la laurea in diritto civile.
Familiare dei Visconti, era testimone come "camerarius domini ducis" allo strumento notarile per il matrimonio tra Lucia Visconti, figlia di Bernabò, e Federico marchese di Misnia, trascritto in Pavia nel giugno 1399.
Da Gabriele Maria Visconti, dal 1402 signore di Pisa, era nominato il 26 apr. 1405 podestà e capitano del popolo in sostituzione del bolognese Gozzadino de' Gozzadini; la nomina era ratificata il 28 apr. 1405 dal Consiglio degli anziani, e il 1º maggio successivo il B. prestava giuramento nella chiesa maggiore di Pisa. Durante la sua podesteria si inasprirono gli scontri tra i Pisani e il Visconti, che si radicalizzarono quando si sparse la voce delle trattative per la cessione della città ai Fiorentini, fino alla insurrezione armata del 20 luglio 1405 in cui furono saccheggiate con le case dei Visconti anche quelle del B., di suo cugino Delfino, e di altri ufficiali e familiari del Visconti.
La conclusione delle trattative per la cessione ai Fiorentini si ebbe con l'atto di Livorno del 27 agosto, firmato per parte viscontea dal cugino del B., Delfino; il B. era invece assente, rimasto accanto alla madre di Gabriele Maria, Agnese Mantegazza, alla difesa della cittadella milanese.
Poiché tra gli accordi di Livorno era compreso l'obbligo per i Fiorentini di far risarcire dai Pisani i beni saccheggiati, il B. ("filius quondam nob. viri domini Franciscoli, Civitatis Mediolani portae Ticinensis parrochiae Sancti Alesandri in Zebedia") presentava al notaio milanese Vittore Panigadi, il 6 sett. 1407, un lungo e interessante elenco di beni per un valore complessivo di oltre tremila fiorini d'oro.
Non si hanno più notizie di lui fino al 1412, quando, accusato di aver partecipato alla congiura che aveva portato a morte Giovanni Mafia Visconti, venne sbandito da Milano (19 agosto) da dove si era messo in salvo con la fuga. Ma Filippo Maria già il 2 genn. 1413 lo assolveva da ogni accusa, e l'anno seguente rinnovava a lui ed ai suoi fratelli l'investitura della corte di Luzzaria e delle acque del Lambro e della Vettabia. Ancora da Filippo Maria aveva, il 17 maggio 1417, la procura per ricevere il giuramento delle città, dei castelli e delle singole persone degli episcopati di Vercelli, Novara e Pavia che dovevano essere restituiti dal marchese del Monferrato.
Dal 1425 al 1439 fu capitano della città e della cittadella di Asti; dal 1437 risulta anche deputato alla Fabbrica del duomo di Milano.
Nel 1441, su consiglio di frate Pietro de Alzate del convento di S. Eustorgio. dottore in teologia e suo "padre spirituale", e del firatello Giuseppe, dettava (il 19 aprile) testamento al notaio Lancellotto Mombrizio: in esso chiedeva di essere sepolto presso la chiesa di S. Eustorgio, dove si custodiva il capo di s. Pietro martire di Verona, e dove si sarebbe dovuta costruire col suo lascito di cinquecento fiorini una cappella; disponeva che vi fosse dipinta la Vergine col Bambino e, al di sotto, l'immagine del committente, della moglie e della figlia Ginevra in preghiera; le pareti dovevano essere affrescate con i miracoli del santo, tra i quali la guarigione del testante da una gravissima malattia, avvenuta ad Asti ("me existente infirmo de morbo cum carbonculo in cossia tibie dextre et cuni febri terribili, que infirmitas venit mihi dormiendo in citadella civitatis Ast", Biscaro, p. 387):per le pitture la somma era di duecento fiorini. Erede universale era la figlia Ginevra, moglie di Venceslao Casati; esecutore testamentario il fratello Giuseppe. Non risulta se la cappella fosse poi realmente costruita: nulla ne rimane, e l'attuale cappella di S. Pietro Martire in S. Eustorgio è quella fatta costruire (1462-68)da Pigello Portinari.
Negli ultimi anni il B. parteggiò, sembra, per Francesco Sforza, e morì intorno al 1450: infatti il 22 marzo 1452 il duca Francesco Sforza esentava da ogni imposta i beni che la figlia Ginevra possedeva in Melegnano, Usmate e Velate, in ricordo dei meriti e degli uffici che il padre Gian Paolino aveva avuto presso i Visconti.
Fonti e Bibl.:Annali della Fabbrica del duomo di Milano, II (1877), p. 71; Z. Volta, Dei gradi accad. conferiti nello "Studio Generale" di Pavia sotto il dom. visconteo, in Arch. stor. lomb., XVII (1890), p. 537; C. Romano, Contributi alla storia della ricostruzione del ducato milanese sotto Filippo Maria Visconti, in Arch. stor. lomb., XXIV (1897), p. 104; G. Biscaro, Il sognodi P. B. e la cappella di S. Pietro martire presso S. Eustorgio, in Arch. stor. lombardo, XXXVIII(1911), pp. 383-387 (pp. 387 s., testamento del B.); A. Brivio Sforza, Ilcorredo del milanese G. P. Brivio podestà e capitano del popolo di Pisa, in Arch. stor. lomb., LXXXIV(1957), pp. 346-349 (pp. 349-356 pubblica l'inventario dei beni perduti dal B. nel saccheggio a Pisa, dall'originale conservato nell'archivio Brivio); F. Calvi, Famiglienotabili milanesi, IV, Milano 1885, tav. IV.