TERRANEO, Gian Tommaso
– Nacque a Torino, da Giacomo Lorenzo e da Marianna Marchetti, il 4 aprile 1714.
La famiglia era originaria delle valli di Oneglia, trapiantata dalla metà del secolo precedente nella capitale sabauda, dove nel 1676 era nato il padre, docente di medicina presso l’Università di Torino, e dove la madre era camerista del duca d’Aosta. Gian Tommaso non conobbe mai il padre, che morì due mesi dopo la sua nascita, il 4 giugno 1714.
La famiglia Terraneo era inserita nel circuito culturale piemontese: il padre aveva pubblicato alcune dissertazioni, orazioni latine d’occasione e l’opera medica De glandulis universim, et speciatim ad urethram virilem novis (Taurini 1702) e l’avo Pier Francesco era autore di una Cronichetta, manoscritto seicentesco dedicato alle vicende del Piemonte.
Gian Tommaso si formò alla scuola di Bernardo Lama, professore di eloquenza all’Università di Torino e figura rilevante nella riforma scolastica di Vittorio Amedeo II, il quale lo introdusse agli studi storici e alla conoscenza delle opere di Ludovico Antonio Muratori, che ebbero una grande influenza sul suo metodo di ricerca storiografica, in un campo disciplinare ancora poco esplorato nel Piemonte sabaudo. Con Muratori, Terraneo ebbe anche uno sporadico contatto epistolare del quale si conserva traccia presso l’Archivio storico dell’Accademia delle scienze di Torino. In esso, il giovane studioso chiedeva lumi al celebre Muratori, lamentando la scarsa considerazione nella quale l’ambiente torinese del tempo teneva gli studi storici: «Facoltà medica, giurisprudenza e teologia hanno il più bel pregio, e si sono con esse seco tratti i nobili maggiori, e traggonsi pur anche al dì d’oggi la miglior parte di quelli che a qualche sorta di studi si impiegano. Il resto sono, o per così dire paiono sempre loro cose frivole e da non tenerne conto veruno» (lettera di Terraneo a Muratori, s.d., in Claretta, 1862, p. 97).
L’influenza del metodo muratoriano è evidente nello studio della diplomatica e nella raccolta sistematica di fonti per la storia piemontese operata da Terraneo con le glosse agli Annali d’Italia muratoriani e la stesura di dieci volumi manoscritti in folio in quarto grande, intitolati Veterum tabularium ad Pedemontanas itaemque Sabaudicas res illustrandas collectio opera et studio Iohannis Thomae Terranei Taurinensis, andati dispersi durante l’incendio che nel 1904 colpì parte dei fondi della Biblioteca nazionale universitaria di Torino. Gaudenzio Claretta (1862), che consultò e censì minuziosamente tali manoscritti prima di quell’incendio, ne sottolineò il rilievo, scrivendo: «Basti dire che la massima parte di coloro i quali diedero opera a scrivere le vicende del nostro paese si fecero scrupolo, dirò così, di consultare questi doviziosissimi fonti di dottrina» (p. 72).
Si occupò anche della storia ecclesiastica del Piemonte, lasciando una raccolta di fascicoli manoscritti, oggi conservati presso la Biblioteca nazionale universitaria di Torino, sotto il titolo Abbazie del Piemonte e riguardanti le abbazie di S. Solutore di Torino, S. Giusto di Susa, Lucedio e Novalesa.
Al 1734 risale il Ragionamento sulla origine dei Conti Biandrate di San Giorgio, mentre nel 1737 furono composte le Lettere filologiche, saggio sulle antiche iscrizioni romane di Alba indirizzato al sindaco di quella città, Giambattista Sica. Numerose sono le dissertazioni che si conservano presso l’Archivio storico dell’Accademia delle scienze di Torino. Fu però l’Adelaide illustrata (La principessa Adelaide contessa di Torino con nuovi documenti illustrata da Giantommaso Terraneo torinese, I-II, Torino 1759), sua opera principale, a valergli il titolo di «primo che ripurgasse dalle favole Pingoniane, e d’altri, la storia della famosa contessa Adelaide» (Cibrario, 1840, Prefazione, p. XXI).
Il fine dell’opera era l’indagine storica – sulla scia di Muratori – sulle origini di Casa Savoia, in particolar modo per ciò che concerne l’unione di Oddone di Savoia, figlio di Umberto I Biancamano, con Adelaide di Susa, che portò in dote alla dinastia sabauda Torino, buona parte del Piemonte e il controllo sul valico del Monginevro, completando il percorso storico che aveva posto nelle mani dei Savoia il dominio dei valichi alpini e gettando le basi dell’inserimento a pieno titolo della dinastia nella storia italiana.
Nella prima parte, Terraneo investigò le origini della «grande e nell’undecimo secolo assai celebre, contessa Adelaide» (Proemio, p. 1), ripercorrendo le vicende di Abbone, fondatore del monastero di Novalesa, e della nascita delle contee di Susa e di Torino e giungendo sino al padre di lei, Manfredo. La seconda parte è dedicata ai fratelli e alle sorelle della contessa Adelaide. Una terza parte, rivolta ai matrimoni di Adelaide di Torino e alla storia di Umberto di Savoia e dei suoi figli, rimase manoscritta a causa della morte prematura dell’autore.
Le fonti principali sono i Rerum Italicarum Scriptores, le Antiquitates Italicae Medi Aevi egli Annali d’Italia, tutte opere muratoriane, che consentirono a Terraneo di non dipendere dalle interpretazioni dei tradizionali storici sabaudi, Filiberto Pingone e Samuel Guichenon: egli aderì decisamente alla tesi muratoriana dell’origine francese della dinastia sabauda, entrando in contrasto con la storiografia ufficiale del Piemonte del tempo, che accreditava l’origine sassone dei Savoia, per giustificarne il titolo di vicari imperiali in Italia (Ricuperati, 1975, pp. 32 s., 78). Ciò spiega probabilmente l’avversione suscitata dall’autore nell’ambiente torinese coevo, che si desume anche da una lettera del teatino Carlo Nuvoli, il quale, rivolgendosi nel 1770 a Terraneo, utilizzò per i suoi detrattori il termine «carnefici» (Claretta, 1862, p. 42).
Terraneo non si sposò mai e non ebbe figli. La sua vita appartata fu dedita allo studio, alla scrittura e al confronto intellettuale con pochi, qualificati corrispondenti, quali Gianandrea Irico, Giovan Battista Peyron, Gian Paolo Ricolvi.
Morì a Torino il 28 giugno 1771 e fu sepolto nel coretto laterale della chiesa di S. Dalmazzo, presso lo scurolo della Madonna di Loreto (Cibrario, 1846), con un’elegante epigrafe latina dettata da Giuseppe Vernazza, che lo elogia quale «padre della storiografia subalpina» (Claretta, 1862, p. 84).
Fu il capofila della storiografia piemontese del Settecento, influenzando la generazione seguente, quella di Angelo Paolo Carena, Vernazza e Gian Francesco Galeani Napione.
Fonti e Bibl.: Torino, Archivio storico dell’Accademia delle scienze, Miscellanea manoscritti, Serie 1. Manoscritti, MSS.1.3177: Estratto dalla terza parte inedita dell’opera ‘L’Adelaide illustrata’ di Giovanni Tommaso Terraneo; MSS.1.222: Memorie della famiglia Cavazza; MSS.1.656: Lettere di Gian Tommaso Terraneo al signor Giambattista Sicca sulle iscrizioni antiche di Alba; MSS.1.660: Cronichetta del signor Pier Francesco Terraneo mio avolo; MSS.1.1309-1317: Trascrizione e traduzione di iscrizioni e documenti; MSS.1.3176: De Novalicensi abbatia; MSS.1.643: La via alpina di Annibale; MSS.1.644-650: Scritti di e su Giovanni Tommaso Terraneo; MSS.1.651-655: Scritti di Giovanni Tommaso Terraneo; Manoscritti rilegati, MSR.0349, Memorie per servir alla storia del re Cozio ed alla spiegazione dell’arco di Susa diligentemente raccolte da Giantommaso Terraneo torinese; Raccolta di pergamene, documenti cartacei e trascrizioni, PERG. 123: Trascrizione del diploma con cui il conte di Savoia Amedeo III investe Guglielmo quale abate del monastero di San Solutore di Torino; Carteggi, 24203: Lettera inviata da Giantommaso Terraneo a Nitardo Celebrini; 24339: Lettera inviata da Giantommaso Terraneo a destinatario sconosciuto; 21745: Copia di corrispondenza tra Giovanni Tommaso Terraneo e Ludovico Antonio Muratori, 29 dicembre 1740, 10 gennaio 1741; Biblioteca nazionale universitaria, Fondo Terraneo, Opere (si tratta di pochi fascicoli, attualmente esclusi dalla consultazione, salvatisi dall’incendio del 1904, che ha distrutto, fra l’altro, quasi tutte le carte dei cinquantadue manoscritti censiti nel XIX secolo da Gaudenzio Claretta), Nuove accessioni, Q²II3: Abbazie del Piemonte.
L. Terraneo, De glandulis universim, et speciatim ad urethram virilem novis, Taurini 1702; G.F. Galeani Napione, Saggio sopra l’arte storica, Torino 1773, pp. 131, 176; Id., Elogio de’ cronisti piemontesi, in Id., Vita ed elogi d’illustri italiani, II, Pisa 1818, pp. 17-22; G.G. Bonino, Lorenzo Terraneo, in Biografia medica piemontese, II, Torino 1825, pp. 1-8; L. Cibrario, Storia della Monarchia di Savoia, I, Torino 1840, pp. XXI, 68, 168; Id., Storia di Torino, III, Torino 1846, p. 144; G. Claretta, Memorie storiche intorno alla vita e agli studi di G.T. T., di Angelo Paolo Carena e di Giuseppe Vernazza con documenti, Torino 1862, pp. 3-128, 133, 201; G. Ricuperati, Ludovico Antonio Muratori e il Piemonte, in La fortuna di L. A. Muratori. Atti del Convegno internazionale di studi muratoriani, Modena... 1972, III, Firenze 1975, pp. 1-88.