ROSSI, Gian Vittorio
Latinista e poeta, nato a Roma nel 1577, ivi morto nel 1647. Si laureò in giurisprudenza e fu per diciotto anni (fino al 1628) segretario del cardinale Andrea Peretti. Ritiratosi a vita privata, attese alle opere letterarie, che gli procurarono fama e numerose amicizie fra gli scrittori contemporanei, anche stranieri.
Il suo nome, da lui classicizzato in Ianus Nicius Erythraeus, è affidato soprattutto a un'opera in tre volumi, che ebbe più edizioni: Pinacotheca imaginum illustrium doctrinae vel ingenii laude virorum qui auctore superstite diem suum obierunt (1643, 1645, 1648). Si tratta di quasi trecento brevi biografie, o "profili", di contemporanei grandi, piccoli e piccolissimi, che difettano spesso di senso critico e di misura, ma abbondano di dati e notizie utili, per cui sono state non di rado saccheggiate da altri biografi. Ma anche altre scritture latine del R. serbano qualche valore per il rispetto storico: così l'Eudemia (1637), arguta rappresentazione allegorico-satirica della società romana del tempo, a cui nuoce l'evidente imitazione dell'Argenis del Barklay; cosi i due libri di Dialogi (1645), varî di argomento e d'interesse; così i quattro volumi di Epistulae (alcune in versi), che costituiscono insieme un diario e una fonte pregevole per la storia di Roma e delle lettere italiane nel Seicento. Umanista in ritardo, il R. poco scrisse in volgare: qualche melodramma sacro e rime spirituali oggi irreperibili. Tutte le opere furono edite ad Amsterdam (con la falsa data di Colonia) fra il 1645 e il 1649 da Bertoldo Nihus.
Bibl.: L. Crasso, Elogi d'huomini letterati, I, Venezia 1666; P. Mandosio, Bibliotheca Romana, II, Roma 1692; J.-P. Nicéron, Mémoires pour servir à l'histoire des hommes illustres, XXXIII, Parigi 1727 segg.; L. Gerboni, Un umanista nel Seicento, Città di Castello 1890.