Giannini, Giancarlo
Attore cinematografico e teatrale, nato a La Spezia il 1° agosto 1942. Spiccato talento comico, energia espressiva e virtuosismo mimetico sono gli elementi che caratterizzano la personalità artistica di G., collocandolo tra le figure rappresentative del cinema italiano. Nella prima parte della sua carriera cinematografica ha interpretato personaggi comico-grotteschi di stampo popolaresco, esprimendosi con un'esuberante vitalità, mentre con il passare del tempo ha privilegiato le tonalità malinconiche affrontando ruoli drammatici con una recitazione più misurata. Ha ottenuto vari riconoscimenti tra i quali il premio come migliore attore al Festival di Cannes nel 1973 per Film d'amore e d'anarchia: ovvero "Stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza…", una nomination all'Oscar nel 1977 per Pasqualino Settebellezze (1975), entrambi di Lina Wertmüller, quattro David di Donatello e quattro Nastri d'argento.
Dopo essersi diplomato come perito elettronico, frequentò l'Accademia nazionale d'arte drammatica Silvio d'Amico, iniziando la sua carriera in teatro come attore shakespeariano (in Sogno di una notte di mezza estate, diretto nel 1963 da Beppe Menegatti, e nel ruolo del protagonista in Romeo e Giulietta, per la regia di Franco Zeffirelli nel 1964). E fu ancora in palcoscenico che negli anni Sessanta prese avvio il sodalizio artistico con la Wertmüller, proseguito poi sul grande schermo con Rita, la zanzara (1966) e con Non stuzzicate la zanzara (1967). Fu poi Ettore Scola a volerlo nel 1970 in Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) nel ruolo del pizzaiolo Nello, innamorato della fioraia Adelaide (Monica Vitti). Su quel personaggio istrionico e passionale l'attore investì tutta la propria irruenza e fantasia, creando una sorta di prototipo per le molte figure di proletario ruvido e intemperante ma quasi sempre di buona pasta che avrebbe interpretato con successo nei film della Wertmüller: l'operaio siciliano militante comunista, emigrato con la moglie a Torino in Mimì metallurgico ferito nell'onore (1972); o il giovane contadino lombardo in Film d'amore e d'anarchia, che, approdato a Roma per uccidere Mussolini, finisce con l'innamorarsi di una prostituta mandando a monte il piano; e ancora, il siciliano comunista naufragato su un'isola deserta insieme a una ricca signora milanese, sua datrice di lavoro (Mariangela Melato), in Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare di agosto (1974), o di nuovo il meridionale, ma in questo caso immorale e pronto a tutto, in Pasqualino Settebellezze. Seguirono i meno fortunati La fine del mondo nel nostro solito letto in una notte piena di pioggia e Fatto di sangue tra due uomini per causa di una vedova (si sospettano moventi politici), entrambi del 1978 e ancora diretti dalla Wertmüller. Negli anni Settanta aveva lavorato anche con Dino Risi in Sessomatto (1973), nel quale, protagonista di tutti e nove gli episodi, si muove tra i vari caratteri con la sicurezza del vero mattatore, e con Sergio Corbucci in Il bestione (1974). Sempre nel 1974, in Fatti di gente perbene, Mauro Bolognini gli affidò un ruolo drammatico, che seppe affrontare con grande naturalezza. Con assoluta padronanza delle tecniche espressive ha continuato a imprimere i suoi inconfondibili tratti ai personaggi più disparati: dal cupo Tullio Hermil, il crudele protagonista di L'innocente (1976) di Luchino Visconti, all'ipocrita e grottesco bancario di Viaggio con Anita (1979) di Mario Monicelli, dal cinico e ambiguo funzionario televisivo di Buone notizie (1979) di Elio Petri, al tragico personaggio interpretato in Lili Marleen (1981) di Rainer Werner Fassbinder, un musicista ebreo svizzero, amante della protagonista (Hanna Schygulla). In Mi manda Picone (1984) di Nanni Loy ha reso magistralmente gli accenti caricaturali e al tempo stesso tristi del protagonista, ottenendo un David di Donatello. È stato anche interprete di Bello mio bellezza mia (1982) di Corbucci e di Snack Bar Budapest (1988) di Tinto Brass, ed è apparso in diversi film statunitensi: Life without Zoe (1989; La vita senza Zoe), mediometraggio di Francis Ford Coppola inserito nel film a episodi New York stories diretto anche da Martin Scorsese e Woody Allen; Toys (1992; Toys ‒ Giocattoli) di Barry Levinson; A walk in the clouds (1995; Il profumo del mosto selvatico) di Alfonso Arau; e Mimic (1997), un horror di Guillermo Del Toro. Nel 2001 è stato scelto da Ridley Scott per interpretare in Hannibal il meschino commissario Pazzi, che a Firenze indaga sui crimini dell'assassino antropofago, ruolo al quale ha saputo conferire, al di là degli stereotipi con cui è caratterizzato il personaggio, una sorta di grandezza tragica.
In Italia, negli anni Novanta, oltre a partecipare a film come Celluloide (1995) di Carlo Lizzani, per il quale ha ottenuto il David di Donatello come migliore attore protagonista interpretando la figura dello sceneggiatore Sergio Amidei, La cena (1998) di Scola, e Milonga (1999) di Emidio Greco (dove è un singolare commissario omosessuale), ha contribuito a promuovere con la sua presenza le opere di giovani registi, come Giacomo Campiotti (Come due coccodrilli, 1994), Claudio Fragrasso (Palermo-Milano solo andata, 1995), Maurizio Zaccaro (Cervellini fritti impanati, 1996), Massimo Costa (Vuoti a perdere, 1998), Maurizio Sciarra (La stanza dello scirocco, 1998). Successivamente in Vipera (2001) di Sergio Citti è stato un fascista truce e protervo, mentre nel 2002 ha interpretato in Ti voglio bene Eugenio di Francisco José Fernandez il difficile ruolo di un portatore di handicap, per il quale ha vinto un David di Donatello come migliore attore protagonista. Ha lavorato inoltre in vari sceneggiati televisivi, tra i quali David Copperfield (1965-66) di Anton Giulio Majano, e si è misurato con la regia in Ternosecco (1987), film di cui è stato anche protagonista. Di rilievo la sua attività di doppiatore svolta prestando la voce ad Al Pacino, Robert De Niro, Jack Nicholson e Michael Douglas. *