• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

CAETANI, Gianfrancesco

di Silvana Nitti De Giovanni - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)
  • Condividi

CAETANI, Gianfrancesco

Silvana Nitti De Giovanni

Figlio di Orazio e di Porzia Astalli, non se ne conoscono né la data né il luogo di nascita. Con lui si estinse il ramo dei Caetani di Filettino. Anche le notizie sulla sua vita e le tappe della sua carriera ecclesiastica sono assai scarse. Fu governatore di Loreto dal 1642 al 1649; Innocenzo X lo nominò governatore di Fermo. Fu consigliere della Consulta e segretario dei Brevi nel 1651.

Nipote del cardinale Camillo Astalli, nel 1651 il suo nome fa fatto da questo a Innocenzo X per la carica di segretario di Stato, ma il pontefice gli preferì Fabio Chigi. Eletto arcivescovo di Rodi il 12 ag. 1652, la protezione dell'Astalli gli valse nel settembre seguente la nunziatura di Spagna. Ma in questa carica il C. doveva presto deludere la Curia. Gli si imputò soprattutto di non aver sollecitato la corte di Madrid, secondo le istruzioni ricevute, perché fossero restituite le entrate ecclesiastiche di cui il cardinale Antonio Barberini era stato privato a causa della sua condotta politica. Inoltre, come rivelava la corrispondenza dell'ambasciatore toscano a Madrid, a quanto riferisce il Pallavicino (Della vita di Alessandro VII), il C. non perdeva alcuna occasione per dichiararsi pubblicamente "inimico di Papa Innocenzo".

Così, pressato dai Barberini e inasprito dalle notizie che giungevano dalla Spagna, Innocenzo X decise di revocare il mandato al C. e di affidarlo a Camillo Massimo. Ma Filippo IV, risentito per l'appoggio del papa ai Barberini e al partito francese, rifiutò di accettare le credenziali del nuovo nunzio giudicando arbitraria la decisione pontificia presa senza tener conto del parere del governo spagnolo, in una questione che non interessava soltanto la Chiesa, ma gran parte della vita pubblica del paese.

In una lettera del 3 giugno 1654 il C. afferma di aver tentato in ogni modo di convincere il re ad accettare il nuovo nunzio, ma una lettera dello stesso Massimo (1º marzo 1654) lo accusa proprio di aver cercato protezione presso il re di Spagna contro le decisioni del papa. E in effetti subito dopo, forte di questo appoggio, il C. eseguì solo in parte l'ordine di versare al Massimo il terzo delle entrate della nunziatura; e quando il papa, accusandolo di peculato, gli sottrasse la giurisdizione, fu costretto a chiudere la nunziatura, ma non partì da Madrid, disobbedendo ormai esplicitamente all'ordine trasmessogli.

La posizione del C. era oltremodo precaria, pure sembrò per un poco che le cose potessero volgere a suo favore quando si sparse la notizia della malattia di Innocenzo X. Con la speranza di avere partita vinta, nel caso che il successore di Innocenzo fosse stato favorevole al C., il governo spagnolo infatti continuava a rinviare una soluzione dell'incidente. Ma le cose precipitarono quando il nuovo papa, Alessandro VII, negò al C. il minimo cenno di favore, ed anzi non ritenne necessario neanche confermare la sua revoca, considerandola una decisione già operativa.

A questo punto il C. fece un ultimo tentativo, rientrando a Roma e chiedendo al papa un'udienza nella quale sperava di perorare ancora una volta la propria causa. Giunse a Roma alla fine di agosto del 1655, ma Alessandro VII si rifiutò di riceverlo ed anzi gli ordinò di allontanarsi dalla città fino a nuovo ordine: "…senza dichiararsi se la chiamata dovea essere o come di nunzio per accoglierlo o come di reo per giudicarlo", commenta il Pallavicino.

Questo incidente dovette verosimilmente segnare la fine della carriera del C., della quale in effetti non si hanno altre notizie. Morì il 17 settembre del 1671 a Roma.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Caetani, Misc. 142 (64), 300; Arch. Segreto Vaticano, Nunziatura di Spagna, voll.107, 108; Biblioteca Apostolica Vaticana, Barb. lat., 9896, ff.135 s.; 9848, ff. 2-232; 9849, ff. 92-98, 107, 109, 111, 113, 115, 121, 125, 127-131, 133, 135, 145-149, 151, 153, 182-186; P. S. Pallavicino, Della vita di Alessandro VII, Prato 1839-1840, pp. 306 ss.; A. De Magistris, Historia della città e s. basilica cattedrale di Anagni, Roma 1744, p. 167; A. Meister, Zur spanischen Nuntiatur im XVI. und XVII. Jahrhundert, in Römiche Quartalschrift für christliche Alterthumskunde und für Kirchengeschichte, VII(1893), pp. 447-481; L. Karttunen, Les nonciatures apostoliques permanentes de 1650 à 1800, Genève 1912, col. 8; C. Gaetani, Caietanorum genealogia, Perugia 1920, tav. C-XLV; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 1, Roma 1931, pp. 34, 71 s.; P. Gauchat, Hierarchia catholica, IV, Monasterii 1935, p. 296.

Vedi anche
Alessandro VII papa Fabio Chigi (Siena 1599 - Roma 1667), vescovo di Nardò e inquisitore di Malta (1635), nunzio a Colonia (1639) e (1643-48) presso il congresso della pace in Münster (Vestfalia), dove, obbedendo alle istruzioni inviategli da Roma, tenne un atteggiamento nettamente intransigente che gli alienò, tra l'altro, ... Innocènzo X papa Innocènzo X papa. - Giambattista Pamphili (Roma 1574 - ivi 1655). Avvocato concistoriale, poi nunzio a Napoli (1621) e in Spagna (1626), cardinale (1629), successe a Urbano VIII nel 1644. Il suo pontificato fu caratterizzato dal nepotismo e dagli intrighi della cognata Olimpia Maidalchini. Appena eletto ... Filippo IV re di Spagna Figlio (Valladolid 1605 - Madrid 1665) di Filippo III e di Margherita d'Austria; successe al padre nel 1621 e ne continuò la tradizione dei "favoriti" onnipotenti, dando il potere al conte-duca d'Olivares e poi (1643) a L. Méndez de Haro. Filippo IV re di Spagna commise l'errore di riaccendere la guerra ... nunzio Nella diplomazia pontificia, collettore delle decime imposte dalla Chiesa; dopo il Concilio di Trento, legato pontificio preposto alla direzione di una nunziatura apostolica. È quindi il rappresentante attraverso il quale il romano pontefice esercita il diritto di legazione sia nella sua forma esterna, ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Religioni
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali