GIANFRANCESCO Gonzaga primo marchese di Mantova
Nacque il 1395 da Francesco e da Margherita Malatesta. Rimasto orfano di padre a 12 anni, fu affidato al patrocinio della Repubblica Veneta; ma la vera tutela venne assunta dal suo congiunto Carlo Malatesta. Durante il periodo di tutela, l'alleanza con Filippo Maria Visconti e altri contro Ottobono Terzi di Parma fruttò (1409) alla signoria gonzaghesca l'acquisto di Bozzolo. Nel gennaio 1410 G. sposò Paola Agnese, figlia di Malatesta dei Malatesti e di Elisabetta Varano. Allontanatosi Carlo Malatesta dal governo, prese il posto suo il conte Albertino da Prato, che salì presto a grande potenza, e che fece ogni sforzo per attirare il G. agl'interessi imperiali e staccarlo da Venezia. Nell'ottobre G. tentò di ottenere da Sigismondo il titolo marchionale; ma l'unione con Venezia fece fallire le trattative. Nel 1413 il da Prato presentò all'imperatore il giuramento di fedeltà di G. uscito di tutela; ma i privilegi imperiali, accompagnati dalla richiesta di una somma cospicua di denaro, furono respinti. G. ottenne invece da Giovanni XXIII "l'enfiteusi perpetua e diminuzione di fitto per Ostiglia, Villimpenta e Poletto". Poco dopo, per dedizione spontanea, ebbe Ostiano, Isola Dovarese e Rivarolo e l'anno successivo anche Viadana. Il 26 marzo 1414 G. fece chiudere in prigione tutti i membri della famiglia da Prato e i loro amici, per timore che i da Prato, ormai onnipotenti, si sostituissero ai Gonzaga nel dominio. G. si accostò ancor più a Venezia. Nel 1416 guerreggiò in favore di Pandolfo Malatesta contro Braccio da Montone e fu ferito. Dal 29 ottobre 1418 al 2 febbraio 1419 ospitò Martino V di ritorno da Costanza. Nella guerra del 1426 contro Filippo Maria Visconti, alleatosi con Venezia, riportò nel Cremonese un'importante vittoria. Venezia lo ricompensò (1428) col dominio di Asola e più tardì (1431) gli confermò Lonato, Castiglione delle Stiviere, Solferino, Castelgoffredo, Redondesco, Canneto, Sabbioneta, Ostiano e Vescovato. Nel 1432, dopo la condanna del Carmagnola, fu nominato capo di tutto l'esercito della Repubblica.
Sceso Sigismondo nel 1432 in Italia, G. si procurò finalmente il titolo marchionale, sborsando 12.000 fiorini d'oro. Il 12 novembre dello stesso anno si celebrarono le nozze della nipote di Sigismondo, Barbara di Brandeburgo, dodicenne, col diciannovenne Ludovico, primogenito del marchese. Duplici nozze si pattuirono poco dopo tra i Gonzaga e gli Estensi: Lionello d'Este sposò Margherita Gonzaga; Carlo Gonzaga si unì con Lucia d'Este. Sorti dissensi tra i fratelli Carlo e Ludovico, questi irritato si allontanò da Mantova e si portò al servizio dei Visconti. Il padre, sdegnato, lo mise in bando e ottenne da Sigismondo la facoltà di far succedere al marchesato il suo secondogenito (3 novembre 1436). Da quel momento la stella di G. andò declinando. Venezia, nel 1437, pur riconfermandolo nel comando, nominò vice-capitano generale il Gattamelata. Il G., dopo molte incertezze, si schierò col Visconti contro la Repubblica (1438), nella speranza di conquistare per se Verona e Vicenza. Ma dal mutato indirizzo politico non ebbe che delusioni. Il Visconti non mantenne fede ai patti, Venezia mandò le sue navi per via fluviale nel Mantovano e il Gonzaga, sconfitto a Riva e due volte a Verona, dovette accettare nel 1441 la pace di Cremona, per cui fu obbligato a rinunciare ad Asola, a Lonato, a Peschiera, a ritirare le sue truppe da Valeggio e da tutti i luoghi occupati del Bresciano e del Veronese. Fu inoltre costretto a pagare 4000 ducati d'oro per le spese di guerra. Unico conforto per il G. fu la riconciliazione col figlio Ludovico. Per testamento lasciò diviso il territorio tra i quattro figli: Ludovico, Carlo, Alessandro, Giovan Lucido. Morì nell'ottobre 1444.
Sotto il suo governo fu edificato il campanile di S. Andrea e rifusa l'antica campana; fu fondato il monastero di S. Paola, dove nel 1444 si ritirò la figlia Cecilia; venne completato il castello, costruito il porticato ad archi nella Piazza delle erbe. Gianfrancesco chiamò alla corte artisti valenti, tra cui il Morone e Iacopino di Tradate; per lui lavorò il Pisanello. Per primo fece battere monete grosse d'argento; mandò nel 1421 l'Aurispa in Grecia, con l'incarico di cercargli manoscritti di pregio. Da Sigismondo ottenne nel 1433 il privilegio di poter aprire uno studio pubblico e n'ebbe la conferma da Alberto. Ma il vanto suo maggiore fu quello di aver chiamato per l'educazione dei figli Vittorino da Feltre (1423) il quale fondò in Mantova e perfezionò il primo grande istituto del Rinascimento. La scuola denominata la Giocosa fu frequentatissima e da essa uscirono molti uomini illustri. La città dei Gonzaga divenne così un centro di cultura umanistica di primissimo ordine.
Bibl.: F. Tarducci, G. F. G. signore di Mantova, in Arch. stor. lomb., 1902; id., Alleanza Visconti-Gonzaga dal 1438 contro la Rep. di Venezia, in Arch. stor. lomb., 1899; A. Luzio, L'archivio Gonzaga di Mantova, Verona 1922; W. Harrison Woodward, Vittorino da Feltre, nuova ed. italiana rimessa a nuovo da R. Sabbadini, trad. di M. V. Jung, Firenze s. a.