MUSSATO, Gianfrancesco
– Nacque a Padova il 3 settembre 1533 da Alvise, discendente del celebre preumanista Albertino.
Benché si ignori con chi abbia svolto i primi studi, è certo che ricevette una solida formazione in tutte e le tre lingue cardine: il volgare (coltivato al punto da attaccare all’impronta intere porzioni della Commedia di Dante), il latino e il greco. Accanto a esse ebbe modo di apprendere anche l’ebraico e di dedicarsi alla filosofia e al diritto canonico. Più volte gli vennero offerti incarichi di insegnamento presso lo Studio, ai quali oppose sempre un rifiuto. Tuttavia la sua vasta erudizione dovette presto acquistargli una buona fama, se il 30 novembre 1562 fu nominato fra gli esecutori testamentari dell’erudito Michele Sofianòs. In luogo della cattedra universitaria Mussato preferì esercitare il proprio magistero dalle aule di numerose accademie cittadine: nei suoi zibaldoni (Padova, Bibl. del seminario, Mss., 619, cc. n.n.) rivela di essere stato membro delle Accademie degli Eterei, degli Elevati, dei Gimnosofisti, degli Infiammati, dei Rinascenti. I biografi aggiunsero quelle degli Animosi, degli Avvinti, degli Oplosofisti, dei Ricovrati (che contribuì a fondare), nonché l’Accademia Delia, alla quale il Mussato fu eletto in tarda età. Da queste sedi formò giovani allievi che divennero personaggi di primo piano del panorama storico e culturale contemporaneo. Molti di essi arricchirono con carmi e testimonianze elogiative l’orazione funebre pronunziata da Antonio Frigimelica (1614): Alvise Lollino, insigne grecista e poi vescovo di Belluno, il letterato e bibliofilo Antonio Quarenghi, Andrea Morosini, futuro senatore e storiografo della Repubblica, Lorenzo Pignoria, Martino Sandei, Vincenzo Contarini, il giurista Ottavio Menini.
Dell’insegnamento di Mussato resta ampia testimonianza nei suoi zibaldoni manoscritti conservati in buona parte presso la Biblioteca del seminario di Padova. In particolare il ms. 619, vol. VI, ospita intere lezioni o appunti per lezioni, fra le quali si può ricordare una Oratio… de ascensu caeli ex Platonicorum doctrina, prolusione a un ciclo di relazioni tenute nell’Accademia degli Animosi, e un discorso in latino sulla dignità dello studio delle lingue greca e latina. Altre prolusioni, datate 1569, sono nella busta 747.E.1 della stessa biblioteca. Il ms. Ambrosiano N.45 sup. ospita invece appunti relativi a questioni di estetica, seguiti da un commento all’inizio della Poetica di Aristotele. Altri materiali non direttamente destinati alla docenza sono accumulati in modo disordinato nei citati codici del seminario patavino: vi si ritrovano appunti giovanili, schede linguistiche ed esercizi di traduzione dal latino. A questi zibaldoni vanno aggiunte le non poche trascrizioni di testi classici, alcune delle quali sono raccolte nel ms. 607 del Seminario di Padova: si tratta spesso di testi già editi che Mussato evidentemente trascriveva a scopo personale e per svolgervi le proprie considerazioni filologiche. Accanto alle opere da lui trascritte sembra che avesse raccolto una cospicua biblioteca a stampa, costituita principalmente di autori greci e latini, molti dei quali, postillati di sua mano, che l’abate Giuseppe Gennari (1786, p. LXIX) dichiara di avere visto nella biblioteca di Apostolo Zeno. Altri campi di studio coltivati da Mussato furono quello delle imprese, con speciale attenzione alle accademie patavine, e quello storico-genealogico, cui si deve la stesura del De Mussatorum origine: l’opera, conservata in più manoscritti, almeno uno dei quali autografo, ripercorre le vicende della famiglia Mussato risalendo fino ad Albertino, e disquisisce con dottrina su questioni di carattere onomastico.
La fama della sua dottrina permise presto a Mussato di entrare in contatto con i maggiori esponenti dell’erudizione contemporanea. Il vastissimo carteggio, in buona parte ancora inesplorato, consegna le coordinate principali di queste relazioni. Fra i nomi più importanti è quello di Antonio Riccobono che ne chiese la consulenza per il suo commento alla Retorica di Aristotele e lo lodò nella propria storia dello Studio patavino. Altro interlocutore prestigioso fu Gian Vincenzo Pinelli, con cui Mussato si consultò frequentemente in merito a questioni di carattere filologico e lessicografico, e al quale richiese spesso pareri sulla propria produzione poetica, soprattutto in greco. Non mancano tuttavia ampi squarci sul quotidiano, legati spesso alla passione botanica coltivata da entrambi. Una sezione rilevante dell’epistolario è impegnata dalle lettere scambiate con il nipote Alvise, professore di diritto prima a Salerno e poi a Roma: un colloquio affettuoso stroncato dalla prematura morte del giovane (1596). A Mussato si rivolse nel 1572 anche Alessandro Campesano, inviandogli una raccolta di carmi latini di Lazzaro Bonamico in vista della pubblicazione. Meno nota ma altrettanto interessante è la smilza corrispondenza con il polacco Alberto Andrasione, già precettore dei nipoti Alvise e Marco Antonio Mussato: sono un paio di lettere rintracciate da Pontani (1983) nel ms. 619, vol. VI.
Tratto rilevante dell’attività di Mussato fu il suo impegno in missioni e incarichi di carattere diplomatico. Un’intera sezione della busta 747.E.1 della Biblioteca del seminario di Padova è occupata da Suppliche e discorsi fatti in Consiglio. Un cospicuo numero di orazioni di ambasceria al doge e di interventi in materia legale e finanziaria è conservato nel ms. 619, vol. VI. Fra le orazioni di maggiore rilievo quella tenuta a nome della Comunità patavina per il commiato di Marino Grimani, che nel 1589 era cessato dalla carica di procuratore, quella in lode del doge Sebastiano Venier, e quella per la partenza del podestà di Padova Giovanni Cornaro. Le qualità oratorie di Mussato sono testimoniate da un aneddoto, secondo il quale, dopo che ebbe pronunziato il proprio discorso dinnanzi al doge Marino Grimani, tanto fu l’entusiasmo dei presenti per l’eloquenza esibita che il cavaliere e futuro doge Leonardo Donà non poté trattenersi dall’abbracciarlo calorosamente (Gennari, 1786, p. LXX).
Della molteplice produzione di Mussato approdarono alla stampa solo pochi epigrammi greci in raccolte encomiastiche. Un’elegia per Geronima Colonna, sorella di Marcantonio è nel Tempio della divina signora Geronima Colonna d’Aragona (Padova, L. Pasquati, 1568, sez. greca, pp. 1 s.) e una per Luigi Ancarano nel volume allestito da Livio Ferro Corone, et altre rime in tutte le lingue principali del mondo. In lode dell’illustre signor Luigi Ancarano di Spoleto (ibid. 1581). Cospicuo è il numero delle composizioni rimaste manoscritte, anch’esse per lo più in lingua greca, spesso conservate in più redazioni, che documentano un inesausto lavoro di limatura. Nel complesso Mussato mostra un’ottima padronanza di prosodia e metrica e raramente si lascia sfuggire errori. Tra i destinatari o i committenti dei suoi epigrammi emergono alcune figure non prive di rilievo, come il medico francese Claude Acantherus, il veronese Giovan Battista Pona, il grecista Ascanio Persio o il matematico e filosofo Giacomo Zabarella, che gli commissionò un epigramma di ringraziamento al re di Polonia Stefano Bathory.
Morì a Padova il 15 settembre 1613.
Solo nel Settecento l’Accademia dei Ricovrati volle ricordarlo innalzandogli una statua in Prato della Valle.
Fonti e Bibl.: A. Riccobono, De Gymnasio Patavino..., Padova 1598, c. 17v; [A. Frigimelica], Oratione del povero Academico Delio, da lui recitata nell’Academia, in morte del sig. G.F. M..., Padova 1614; G. Gennari, Saggio storico sopra le Accademie di Padova, in Saggi scientifici e litterari dell’Accademia di Padova, I (1786), pp. XXXIII, LXVIII-LXXI; G. Vedova, Biografia degli scrittori padovani, Padova 1831, pp. 631-635; G. Melzi, Dizionario di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia aventi relazione all’Italia di autori italiani, I, Milano 1848, ad nomen; A. Gloria, Territorio padovano illustrato, II, Padova 1862, pp. 139 s.; F.M. Pontani, Epigrammi umanistici inediti (Vat. lat. 9781), in Studi in onore di Anthos Ardizzoni, a cura di E. Livrea - G.A. Privitera, Roma 1978, pp. 716-718; A. Meschini, Michele Sofianòs, Padova 1981, p. 23; F.M. Pontani, Il greco di G. M. peritoso, umanista, in Rivista di studi bizantini e slavi, I (1981), pp. 131-163; Id., Un Ulisside polacco e i Mussato di Padova, in Museum Patavinum, I (1983), pp. 141-149; A. Maggiolo, I soci dell’Accademia Patavina dalla sua fondazione (1599), Padova 1983, p. 214; F. Piovan, Per la biografia di Lazzaro Bonamico, Padova 1988, p. 7 e n. 14; M. Sangalli, Università, Accademie, gesuiti. Cultura e religione a Padova tra Cinque e Seicento, Trieste 2001, p. 73; Acta graduum academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1551 ad annum 1565, a cura di E. Dalla Francesca - E. Veronese, Roma-Padova 2001, ad nomen; M. Bianco, Il «Tempio» a Geronima Colonna d’Aragona ovvero la conferma di un archetipo, in «I più vaghi e i più soavi fiori». Studi sulle antologie di lirica del Cinquecento, a cura di M. Bianco, Alessandria 2001, pp. 167 n., 181; Id., Lattanzio Persicini e l’officina bassanese, in Momenti del Petrarchismo veneto. Cultura classica e cultura volgare tra Feltre e Belluno nei secoli XV e XVI, Padova 2007, p. 75 n.; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d’Italia, LV, Firenze 1969, pp. 11, 97.