CAVASOLA, Giannetto
Nato l'11 dic. 1840 a Pecetto Torinese da Pier Leone ed Eletta Castellario, compì gli studi universitari a Torino e si laureò in legge nel 1861. Dal 14 marzo 1860 fu volontario e poi applicato nel ministero della Marina; dal 1° genn. 1867 fu trasferito col suo grado al ministero dell'Interno. Segretario della Commissione d'inchiesta per i fatti del macinato nelle province, dell'Emilia (1869), il 26 ott. 1875 fu nominato consigliere di prefettura e destinato a Palermo; passò nel 1876 a Catanzaro e nel 1877 a Porto Maurizio. Il C., che nel 1872 aveva sposato Pia Muratori, dalla quale ebbe sei figli, nel maggio 1878 fu promosso sottoprefetto e fu inviato a Nuoro, quindi nel 1879 a Viterbo. Nominato consigliere delegato nel febbraio 1881 fu a Massa (dove ebbe la medaglia d'argento per l'abilità con cui diresse le operazioni del censimento generale della popolazione) e dal febbraio 1882 a Napoli, dove restò a lungo, tenuto in gran conto dal prefetto A. Vimercati Sanseverino, che ne lodò la competenza, e segnalò lo zelo spiegato in occasione del terremoto di Casamicciola del 1883 e del colera del 1884.
Promosso prefetto, fu a Foggia (dal settembre 1888), a Catania (dal settembre 1890), a disposizione del ministero (dal luglio '92), ad Alessandria (dal febbraio 1893), a Roma (dal settembre 1893), a Palermo (dal settembre 1894, subito dopo il governo militare del generale Morra di Lavriano); dopo, non avendo voluto seguire le direttive troppo personali di Crispi, a Modena (dal febbraio 1895); quindi, destinato a Torino nell'aprile 1896, non raggiunse la sede perché trasferito a Napoli (maggio 1896), dove restò fino al gennaio 1900. Il C. affrontò i vari problemi cittadini, e in particolare portò a buon punto il riordinamento della beneficenza col raggruppamento dei molti istituti.
Non trovò un ambiente sereno: erano gli anni travagliati dell'amministrazione Campolattaro-Summonte, che si concluse infelicemente con lo scandalo contro la camorra amministrativa suscitato dal giornale socialista La Propaganda e con l'inchiesta Saredo.
Anche il C. fu coinvolto nelle critiche lanciate dal Saredo a quasi tutti i funzionari e gli amministratori che avevano avuto posti di responsabilità a Napoli negli ultimi decenni dell'Ottocento, ma si difese energicamente in Senato, illustrando, in polemica col Saredo, i criteri che avevano ispirato la sua azione circa i servizi pubblici e respingendo decisamente l'accusa che Napoli fosse stata per il governo "la terra incognita" (il discorso delC., la replica del Saredo ed un nuovo intervento del C. in Atti parlamentari, Senato, Discussioni, XXIlegislatura, 2ª sessione, tornata del 3 luglio 1902, pp. 1044-1060).
Dal 1º febbr. 1900 il C. fu collocato a disposizione e dal Pelloux, che apprezzava l'energia con cui aveva affrontato a Napoli la crisi del '98 (G. Volpe, Il movimento socialista a Napoli ed i moti del maggio '98, in Clio, II [1966], 4, pp. 413-455), fu chiamato a reggere la direzione generale dell'amministrazione civile presso il ministero dell'Interno, carica che conservò col Saracco. Andato agli Interni Giolitti col governo Zanardelli, preferì andare a riposo a datare dal 1º marzo 1901, aprendo a Roma uno studio legale specializzato in questioni amministrative.
Ciò non significò l'esclusione dalla vita pubblica, perché il C. nel novembre del 1900, durante la presidenza Saracco, era stato nominato senatore (nomina criticata perché era in corso l'inchiesta Saredo e non si potevano escludere rilievi a carico dell'ex prefetto) e godeva della benevolenza del re, tanto che al momento del collocamento in pensione corse voce di una sua nomina a ministro della Real Casa (Il Corriere della Sera, 18-19 febbr. 1901).
Esperto di amministrazione, studioso dei problemi economico-sociali (era anche autore di un opuscolo, L'emigrazione e l'ingerenza dello Stato, Modena 1878), di grande attività, stimato per la dirittura morale e la capacità di resistere alle pressioni politiche (ricordiamo una protesta di Menotti Garibaldi, costretto ad attendere il turno in anticamera quando il C. era prefetto di, Roma: Don Chisciotte, 20 maggio 1894), il C. partecipò con impegno alla vita parlamentare, fu assiduo alle sedute, prese spesso la parola, soprattutto sul Mezzogiorno, sui lavori pubblici, sulle bonifiche, sull'assistenza: nel marzo 1904 fu relatore sulla legge per la Basilicata; il 20 maggio 1904 pronunziò un ampio ed approfondito discorso sullo sviluppo dell'agricoltura nel Mezzogiorno (Atti parlamentari, Senato, Discussioni, XXI legislatura, 2a sessione, pp. 3840-3850); fu relatore nel giugno 1906 su modifiche alla legge per la Basilicata e nel luglio seguente su provvedimenti per le province meridionali e le isole.
Legato alle correnti antigiolittiane (era collaboratore del Corriere della Sera), ilC. nel marzo 1914 fu nominato da Salandra ministro di Agricoltura, Industria e Commercio, e conservò l'incarico nel secondo ministero Salandra, dal novembre '14 al giugno '16.
Il C. affrontò subito i problemi più urgenti, presentando progetti di legge con provvedimenti straordinari a favore della Sardegna, con modificazioni alla legge forestale e provvedimenti per la pastorizia e l'agricoltura montana, e di riforma del contratto di lavoro agricolo.
Scoppiata la prima guerra mondiale, nell'estate '14 fece pressioni su Salandra, che lo stimava molto, in favore della neutralità e del rinvio di un eventuale mtervento alla successiva primavera, dopo i necessari preparativi; a questo scopo suggerì iniziative, che non ebbero seguito, per dare impulso alle industrie ed all'economia. Le difficoltà dell'approvvigionamento diedero grande importanza al dicastero diretto dal C., e questi si trovò al centro degli attacchi sferrati alla Camera nel marzo del '16 contro il governo, accusato di aver seguito una politica economica fiacca, priva di priteri direttivi. Dal 13 marzo per vari giorni si succedettero mozioni ed interventi, quasi tutti critici.
Replicando a nome del governo (insieme con il ministro delle Finanze Daneo e col sottosegretario alla Marina Corsi), il 17 il C. illustrò in un poderoso discorso l'opera svolta, soprattutto in riferimento alla questione granaria, mettendo in evidenza le difficoltà incontrate, la bontà dei provvedimenti presi, la necessità di alcune misure impopolari adottate, la tempestività delle iniziative, intralciato da eventi di carattere internazionale, che sfuggivano al controllo delle autorità italiane; difese anche la politica del governo nei riguardi dell'agricoltura e dell'industria.
Soprattutto per merito del lucido discorso del C. il governo nella votazione conclusiva del 19 marzo superò la prova, ottenendo la fiducia con 394 voti contro 61. Non confermato quando al Salandra successe il Boselli (giugno 1916), il C., avanzato negli anni, diradò la sua partecipazione alla vita pubblica: ricordiamo che dopo Caporetto fu tra i firmatari dell'o.d.g. illustrato da Tittoni, con cui nel novembre 1917 il Senato riaffermò la fiducia nella vittoria.
Il C. morì a Roma il 27 marzo 1922, dopo lunga malattia.
Fonti e Bibl.: Per la carriera nell'amministrazione statale cfr. Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione Generale Affari Generali, Personale, Personale fuori servizio, versamento 1915-19, busta 224, fascicolo 2.605. Cfr. inoltre: V. Spreti, Encicl. storico-nobiliare italiana, Appendice, I, Milano 1935, p. 570; L. Albertini, Venti anni di vita politica, I, 1952, pp. 172 ss., 244; B. Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, I, L'Italia neutrale, Milano-Napoli 1956, pp. XLIX, 120, 326, 649; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato e prefetti del Regno d'Italia, Roma 1973, ad Indicem.