RAIMONDI, Gianni
RAIMONDI, Gianni. – Nacque a Bologna il 17 aprile 1923, secondo di quattro fratelli e una sorella; il padre gestiva un’attività commerciale, coadiuvato dalla madre, Adelia Fava. Durante l’adolescenza si segnalò per meriti sportivi sia nell’atletica leggera sia nel calcio; la passione per il canto cominciò a manifestarsi negli anni Quaranta; su consiglio del pittore Cesare Vincenzino si fece ascoltare dal tenore Emilio Orelli, che lo introdusse alla scuola di canto del soprano Albertina Cassani. Dopo il 1943 prese lezioni da Antonio Melandri, tenore di chiara fama e di ragguardevole carriera. Tra aprile e maggio 1947, Raimondi, che aveva già all’attivo una serie di concerti nella città natale e nella provincia, conobbe Carlo Alberto Cappelli, figura di spicco tra gli addetti ai lavori e allora impresario del Duse di Bologna, che lo scritturò per Lucia di Lammermoor, 21 gennaio 1948, dopo averlo aiutato a debuttare al Consorziale di Budrio l’8 novembre 1947 come Duca di Mantova nel Rigoletto,e dopo averlo inviato per un mese a Milano ad approfondire la lettura degli spartiti con Antonio Narducci.
Prese così avvio una carriera che nel primo decennio si svolse sostanzialmente nella provincia italiana, arricchita via via dal debutto in alcuni enti della penisola. Si produsse al teatro Monteverdi della Spezia, all’Augustus di Genova, al Gentile di Fabriano, al Grande di Brescia, al Verdi di Ferrara, al Moderno di Lucca, al Goldoni di Livorno, all’Alfieri di Torino, al Verdi di Pisa e di Padova, al Sociale di Mantova, al Chiabrera di Savona, al Civico di Vercelli, al Verdi di Trieste, al Sociale di Rovigo, al Bellini di Catania, al Bonci di Cesena, al Puccini di Merano, al Regio di Parma, al San Carlo di Napoli, al Comunale di Firenze. Non mancarono anche presenze all’estero, nella maggior parte dei casi, però, in compagnie italiane impegnate in tournées straniere: nel 1949 comparve al Coliseu di Lisbona, nel 1950 al Municipale di Nizza, al Municipale di Losanna, al Teatro della Fiera di Lugano, dove cantò anche Mignon, nel 1951 a Radio City e all’Orfeo di Malta, al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi; nel 1952 fu di nuovo a Lugano, nel 1953 si esibì all’Opéra di Montecarlo, comparendo anche nella Traviata con Renata Tebaldi, all’Opéra di Algeri, in Gran Bretagna a Manchester, Croydon, Cardiff, Newcastle, Glasgow, Edimburgo, Aberdeen, Leeds, Sheffield, e all’Opéra Royal Flamand di Anversa; nel 1954 ancora ad Algeri, a Monterey, a Guadalajara, a Nizza, a Cannes; nel 1955 al Municipale di San Paolo del Brasile e a Barcellona, dove nel dicembre debuttò al Liceu. Il repertorio di Raimondi si riassumeva in Rigoletto, La traviata, Lucia di Lammermoor, talvolta La favorita e Don Pasquale, La bohème, Madama Butterfly e qualche occasionale accostamento a titoli più rari, che richiedessero una voce argentina, agile nell’acuto: La pietra del paragone e la prima esecuzione in tempi moderni di Armida di Rossini, nella piccola parte di Eustazio, con Maria Callas, al Maggio Musicale Fiorentino del 1952, La sposa venduta di Smetana al Comunale di Firenze, Linda di Chamounix di Donizetti al Donizetti di Bergamo, nel 1952, ripetuta l’anno dopo alla RAI di Milano.
Il 26 dicembre 1954 aveva sposato Gianna Dal Sommo, soprano bolognese, conosciuta fin dal suo debutto a Budrio. Con lei Raimondi si stabilì a Milano, in via Eustachi 20, per cercare di inserirsi in un giro più ampio, e intanto si perfezionò con il baritono Mario Basiola. La grande occasione venne nel 1956, quando Antonio Ghiringhelli e Victor De Sabata, rispettivamente sovrintendente e direttore artistico del teatro alla Scala, lo cercarono per sostituire Giuseppe Di Stefano che, in aperta rivalità con la Callas, decise di abbandonare la ripresa della Traviata, firmata da Luchino Visconti, già andata in scena burrascosamente l’anno precedente, quando, dopo la ‘prima’, Di Stefano venne rimpiazzato da Giacinto Prandelli. Con le 17 recite della Traviata iniziò un rapporto con il Teatro milanese destinato a fare di Raimondi una delle voci scaligere per eccellenza. Nel 1957 fu Percy nella storica Anna Bolena, con la Callas, la regìa di Visconti, la direzione di Gavazzeni, che però alleggerì con i tagli la parte del tenore; nel 1958 cantò Mignon, Madama Butterfly, la ripresa di Anna Bolena, Mosè; nel 1959 La bohème, Una vita per lo zar, Gianni Schicchi; nel 1960 Tosca, lo Stabat Mater di Rossini; nel 1961 Madama Butterfly, Lucia di Lammermoor a fianco di Joan Sutherland, con la quale il 9 maggio cantò il second’atto dell’opera di Donizetti nel Gala in onore della regina Elisabetta e del duca d’Edimburgo in visita a Milano; nel 1962 La favorita, Faust, Rigoletto, Semiramide. Nel gennaio 1963 trionfò nella nuova produzione della Bohème, Franco Zeffirelli regista e Herbert von Karajan direttore: quest’ultimo, avendolo già diretto alla Staatsoper di Vienna, lo preferì a Di Stefano e lo impose alla direzione del Teatro: divenne il Rodolfo per antonomasia, ricomparendo in questo allestimento, divenuto storico, nelle riprese del 1964, 1966, 1967, 1968, 1971. Nel 1963 cantò anche Madama Butterfly e il 7 dicembre fu Fritz nell’Amico Fritz di Mascagni, che con Cavalleria rusticana inaugurò la stagione; si trattò di una ripresa di valore storico dell’opera di Mascagni che Gavazzeni coraggiosamente riproponeva con forza all’attenzione della critica. Nel 1964 fece Lucia di Lammermoor e partecipò alla tournée della Scala a Mosca; nel 1965 Guglielmo Tell e La favorita; nel 1966 fu Ismaele nel Nabucco inaugurale della stagione, che riprese l’anno successivo; nel 1967 fu Faust nel nuovo e storico allestimento dell’opera di Gounod, regìa di Jean-Louis Barrault, direttore Georges Prêtre, ed Edgardo, in quello non meno importante della Lucia di Lammermoor con la regìa di Giorgio De Lullo e la direzione di Claudio Abbado, partecipando nuovamente all’inaugurazione della stagione; nel 1970 fu Gennaro nella Lucrezia Borgia con Montserrat Caballé, l’11 novembre cantò il secondo atto della Lucia di Lammermoor nel Gala in occasione della visita dell’imperatore d’Etiopia Hailé Selassié e inaugurò di nuovo la stagione, Arrigo nei Vespri siciliani; il 7 dicembre 1971 fu Gabriele Adorno nello storico Simon Boccanegra diretto da Abbado con la regìa di Giorgio Strehler; nel 1972 debuttò come Pollione nella Norma con Montserrat Caballé, portata in tournée al Bol’šoj di Mosca nel 1974, con la quale nella ripresa del 1975 diede l’addio al teatro milanese.
Il debutto scaligero impresse alla carriera di Raimondi un salto di qualità. Dal 1956 sparirono dai suoi impegni i teatri della provincia, mentre fu invitato regolarmente nei principali enti, producendosi anche in altri titoli rispetto a quelli sostenuti alla Scala. Al San Carlo di Napoli nel 1956 cantò Lucia di Lammermoor accanto alla Callas, nel 1957 riprese Linda di Chamounix, nel 1960 fu Arturo dei Puritani, nel 1964 cantò Un ballo in maschera, nel 1965 Guglielmo Tell, che riprese al Nuovo di Torino l’anno successivo. Si esibì al Massimo di Palermo, alla Fenice di Venezia, dove nel 1972 fu Roberto in una rara ripresa del Roberto Devereux di Donizetti con Montserrat Caballé, all’Opera di Roma, dove nel 1972 cantò I masnadieri di Verdi, al Bellini di Catania, dove nel 1979 diede l’addio alle scene, l’11 dicembre con Macbeth. Il 10 aprile 1973 fu Arrigo nei Vespri siciliani (regìa di Maria Callas e Giuseppe Di Stefano), spettacolo inaugurale del ricostruito Teatro Regio di Torino. Nel 1957 aveva debuttato con Rigoletto all’Arena di Verona, dove ritornò nel 1961, 1964, 1968, 1969 e 1977; alle Terme di Caracalla nel 1963 con Tosca, poi nel 1964 con Un ballo in maschera; nel 1973 allo Sferisterio di Macerata. Fu spesso ospite delle trasmissioni radiofoniche della RAI: nel 1956 a Milano cantò in uno dei Concerti Martini & Rossi con la Callas; nel 1960 a Torino in un Concerto con Anna de Cavalieri e poi a Milano nei Puritani, nel 1961 a Torino in concerto con Marcella Pobbe, con la quale apparve in un recital televisivo il 4 marzo 1967.
Si fece prestigiosa anche la carriera all’estero. Fu presente al Metropolitan di New York per quattro stagioni, dal 1965 al 1969, sostenendovi 44 recite: La Bohème, Faust, Lucia di Lammermoor, Madama Butterfly, Rigoletto, Tosca; nel 1956 fu a San Francisco e Los Angeles con La traviata, Lucia di Lammermoor, Madama Butterfly; vi ritornò l’anno successivo con Rigoletto; nel 1959 e nel 1960 fu a Dallas. Si produsse ripetutamente in America Latina: al Colón di Buenos Aires nel 1961 e 1962, a San Paolo e a Rio de Janeiro nel 1969 cantando La Gioconda. In Europa fu ospite della Staatsoper di Vienna nel 1957, 1958, 1962, 1963 e 1974, alla Bayerische Staatsoper di Monaco nel 1964 e 1970; in Spagna si produsse anche alla Zarzuela di Madrid; cantò al Théâtre du Casino di Vichy nel 1960 e a Montecarlo nel 1975. Lasciò il palcoscenico dopo più di trent’anni di carriera, anche se ha continuato a prodursi in concerto fino al 1991.
Morì a Pianoro, nei pressi di Bologna, il 19 ottobre 2008.
Raimondi ebbe schietta voce di tenore lirico, con bel centro, ma anche registro acuto quasi contraltino. Affrontò sia il repertorio (Edgardo, Alfredo, Duca di Mantova, Rodolfo, Pinkerton, Mario Cavaradossi), con risultati apprezzabili, specie nella Bohème, sia parti contraddistinte da un’ardua tessitura (Fernando nella Favorita, Arturo nei Puritani), compreso anche qualche titolo raro del primo Ottocento (Percy nell’Anna Bolena, Roberto nel Roberto Devereux fino all’Arnoldo del Guglielmo Tell). Raimondi avrebbe potuto prefigurare quel tipo di tenore romantico che poi la cosiddetta “belcanto renaissance” è venuta riscoprendo; Raimondi non maturò tuttavia una coscienza stilistica adeguata per compiere un’autentica operazione di recupero. Nelle opere di Donizetti e Bellini e nel Guglielmo Tell non approfondì il canto elegiaco né l’arte della sfumatura, preferendo sfoggiare acuti argentini, mentre nella Semiramide, come tutti i cantanti della sua generazione, non dimostrò di possedere la giusta preparazione per affrontare e risolvere credibilmente il canto fiorito. Con il procedere della carriera debuttò in parti più onerose, Riccardo in Un ballo in maschera, Macduff nel Macbeth (affrontato all’Arena di Verona nel 1971), Enzo nella Gioconda, spingendosi fino al Pollione della Norma. Alla lucentezza della gamma, tecnicamente ben impostata, argentina, squillante, facile nell’acuto, completata da una figura sempre credibile nel gioco scenico, non corrispose l’arte del fraseggio. L’interprete risultò inferiore al cantante, il quale stupiva sempre il pubblico per la tenuta della voce e la generosità del canto. Stretto fra Giuseppe Di Stefano (tra gli anni Cinquanta e Sessanta), Luciano Pavarotti e Alfredo Kraus (tra i Sessanta e Settanta), Raimondi finì per occupare una posizione di minor prestigio. È comunque ingiustificata la sistematica esclusione di Raimondi da taluni contributi critici importanti, in particolare da due contributi di Rodolfo Celletti, il maggiore esperto di voci del nostro dopoguerra, Voce di tenore (Milano 1989) e la Storia dell’opera italiana (Milano 2000; viene citato una sola volta a p. 726, per precisare che non va confuso con il basso Ruggero Raimondi). Non gli giovò il mancato aggancio con i grandi marchi discografici: con l’eccezione della Favorita per la Cetra, di una Traviata e di qualche tardivo recital per Ars Nova, la documentazione della voce e dell’arte di Raimondi è affidata alle registrazioni live, comprensive anche di un prezioso video DGG della Bohème scaligera diretta da Herbert von Karajan.
Fonti e bibl.: R. Celletti, Il teatro d’opera in disco 1950-1987, Milano 1988, pp. 65, 191, 215, 222, 233, 296, 379, 593, 645, 696, 741, 1037, 1039; D. Rubboli, G. R.. Felicemente tenore, Parma 1992; G. Marchesi, Canto e cantanti, Milano 1996, p. 314; K.J. Kutsch - L. Riemens, Großes Sängerlexikon, IV, Bern-München 1997, pp. 2840 s.; E. Forbes, G. R.: tenor who sang with Maria Callas during a long career at La Scala, in The Independent, 27 ottobre 2008, http://www.independent.co.uk/news/obituaries/gianni-raimondi-tenor-who-sang-with-maria-callas-during-a-long-career-at-la-scala-974434.html (16 mag. 2016); G. R.: tenor who frequently appearad with Callas, in The Times, 25 ottobre 2008, http://www.thetimes.co.uk/tto/opinion/obituaries/article2083395.ece (16 mag. 2016).