Vattimo, Gianni (propr. Gianteresio)
(propr. Gianteresio) Filosofo italiano (n. Torino 1936). È stato prof. di estetica (1969-82) e, successivamente, di filosofia teoretica nell’univ. di Torino. Allievo di Pareyson a Torino, studiò poi a Heidelberg con Gadamer. Studioso ed esponente dell’ermeneutica filosofica contemporanea, ne ha indagato i presupposti storici e teorici, dedicando la propria attenzione a Schleiermacher, Nietzsche, Heidegger e allo stesso Gadamer (di cui ha curato nel 1972 l’edizione italiana di Wahrheit und Methode, 1960; trad. it. Verità e metodo) e insistendo sulla centralità del linguaggio e dell’interpretazione non solo nella comprensione dell’arte, ma anche in ogni altra forma di esperienza. All’inizio degli anni Ottanta si è segnalato per la sua proposta, connessa all’orizzonte teoretico nietzschiano e heideggeriano ma anche al dibattito sul postmoderno, di un «pensiero debole» caratterizzato dall’abbandono delle pretese di fondazione della metafisica tradizionale e dalla relativizzazione di ogni prospettiva filosofica o ideologica che intenda presentarsi come definitiva o assoluta. Le sue principali opere sono: Essere, storia e linguaggio in Heidegger (1963; 2ª ed. 1989); Poesia e ontologia (1967); Schleiermacher filosofo dell’interpretazione (1968); Il soggetto e la maschera (1974, monografia su Nietzsche); Le avventure della differenza (1980); Al di là del soggetto (1981); Il pensiero debole (1983, raccolta di saggi curata in collab. con P.A. Rovatti); Introduzione a Heidegger (1987); La fine della modernità (1985); Etica dell’interpretazione (1989); Filosofia al presente (1990). In Credere di credere (1996) ha proposto una visione «secolarizzata» della fede cristiana, basata sulla carità e ritenuta adeguata all’epoca contemporanea, caratterizzata dalla dissoluzione dei progetti metafisici.