GIANNINI
Famiglia di musicisti di origine italiana, attivi tra la fine del XIX sec. e la metà del XX negli Stati Uniti, in particolare a Filadelfia e a New York, e in Europa, principalmente in Germania e in Svizzera.
Il capostipite della famiglia, Ferruccio, nacque a Ponte all'Ania di Barga, in Garfagnana, il 15 nov. 1868. Sua madre, musicista dilettante, e suo padre, architetto, emigrarono negli Stati Uniti nel 1885, e si stabilirono a Detroit. Qui Ferruccio ricevette la prima educazione musicale, entrando a sedici anni nel conservatorio della città nella classe di canto del tenore E. de Campi, a suo tempo allievo di F. Lamperti. In seguito si legò a un gruppo di musicisti itineranti, tra cui era la giovane violinista Antonietta Briglia, che divenne nel 1893 sua moglie.
Dopo il matrimonio i due si stabilirono a Filadelfia, inserendosi presto nell'attiva vita musicale della città. Antonietta suonava spesso presso il Dime Museum in Arch street, e divenne primo violino in un quartetto d'archi piuttosto noto, mentre Ferruccio partecipava a innumerevoli manifestazioni concertistiche locali e intraprendeva viaggi con diverse compagnie d'opera, tra cui quella dell'impresario inglese J. Mapleson.
L'appartenenza di Ferruccio alla compagnia Mapleson ha indotto vari studiosi a confondere il suo nome sia con quello del fratello Francisco, anch'egli tenore, il quale fece parte quasi contemporaneamente della stessa compagnia, sia con quello di Francesco Giannini, altro tenore italiano attivo negli anni Ottanta, ingaggiato da Mapleson per la stagione 1885 al Covent Garden di Londra, e successivamente inserito da questo nelle tournées americane della compagnia.
Sul finire del XIX secolo Ferruccio fece giungere dall'Italia sessanta musicisti, dando vita a un complesso che chiamò The Royal Marine Band of Italy, con cui compì tournées negli Stati Uniti, in Canada e a Cuba, apparendo nei vari concerti in qualità di tenore solista e di direttore. Dopo appena tre anni di vita, e una serie di fortunati ingaggi presso note istituzioni musicali di Filadelfia e di Atlantic City, la formazione si sciolse e molti dei suoi membri entrarono a far parte della neonata Philadelphia Orchestra. Ferruccio si dedicò allora all'attuazione di un nuovo progetto: la ristrutturazione a Filadelfia della vecchia Verdi hall in Christian street.
La sala divenne sede di un piccolo teatro, di cui Ferruccio assunse la direzione e dove allestì spettacoli di vario genere, dall'opera alla commedia dell'arte, dai concerti vocali a quelli strumentali. Questa istituzione rimase attiva fino alla vigilia della prima guerra mondiale e, nel corso degli anni Ferruccio riuscì a produrre, solo per il settore operistico, ben trentacinque spettacoli. In questi egli appariva spesso quale protagonista, ottenendo discreti successi.
A Filadelfia rimase stabilmente, continuando a esibirsi e dedicandosi all'educazione musicale dei figli, fino alla morte, avvenuta il 17 sett. 1948.
Ferruccio fu tra i primi artisti lirici a incidere dischi: in una serie di registrazioni fonografiche, realizzate con il sistema ideato da E. Berliner, tra il 1896 e il 1899 incise brani dal Rigoletto, dall'Aida (la registrazione di La donna è mobile risale al 21 genn. 1896, mentre quella di Nel fiero anelito è del 4 marzo dello stesso anno) e dal Trovatore di G. Verdi, da Cavalleria rusticana di P. Mascagni, e dalla Carmen di G. Bizet.
Si tratta di incisioni che presentano singolari particolarità: per es. il Miserere del Trovatore risulta completamente trasformato, poiché gli interventi di Leonora sono sommariamente riprodotti da un clarinetto, e tra i brani tratti dalla Carmen si trova anche una Strofa del toreador, arrangiata per tenore (de Schauensee, p. 15).
Per quanto concerne l'attività compositiva di Ferruccio, si ha notizia di un suo dramma lirico in sei atti, prodotto per l'Academy of music di Filadelfia nel 1925, dal titolo The nightingale of the mill (ibid.).
Ferruccio e Antonietta ebbero sei figli, dei quali due morirono in tenera età e tre intrapresero la carriera di musicisti; un ultimo, Francis, studiò da violoncellista, ma si dedicò alla professione medica e si stabilì nel New Jersey.
Soprano e insegnante di canto fu la primogenita, Eufemia, nata a Filadelfia l'8 nov. 1895. Dopo aver ricevuto la prima educazione musicale dai suoi genitori, si perfezionò in Italia, dove era giunta nel 1914, accompagnata dalla madre. Al conservatorio di Milano fu allieva di A. Gigola. Risale al 1916 il suo debutto sulle scene italiane, avvenuto al teatro Regio di Torino, come Mimì nella Bohème di G. Puccini. Da allora iniziò per lei una buona carriera, che la portò a farsi conoscere in diversi teatri dell'Italia settentrionale e a interpretare ruoli da protagonista in opere quali il Mefistofele di A. Boito e l'Amico Fritz di Mascagni. Il suo repertorio si definì allora, e fu rivolto in particolare modo a opere di autori della "Giovane scuola" italiana. Lo scoppio del primo conflitto mondiale interruppe la sua ascesa e nel 1917 il padre la indusse a rientrare negli Stati Uniti. A Filadelfia, Eufemia continuò a studiare e a esibirsi in vari concerti; nel 1925 fu protagonista del già ricordato dramma lirico The nightingale of the mill, composto dal padre. Risale al 1927 il definitivo ritiro dalle scene; da quel momento fino alla sua morte, avvenuta il 15 genn. 1979, Eufemia si dedicò all'insegnamento presso il Curtis Institute di Filadelfia, dove era conosciuta con il nome di Madame Gregory, assunto da sposata. Ebbe allievi famosi, tra cui Anna Moffo, J. Blegen e D. Lloyd.
Assai più nota della sorella fu Dusolina, soprano e insegnante di canto nata a Filadelfia il 19 dic. 1900. Iniziò gli studi musicali con i genitori ed esordì giovanissima nel teatro fondato dal padre a Filadelfia, interpretando canzoni napoletane.
All'età di undici anni si era già esibita in tutte le scuole pubbliche della sua città natale, e negli stessi anni comparve nei ruoli della Cieca (LaGioconda di A. Ponchielli), di Azucena (Iltrovatore di Verdi), di Santuzza (Cavalleria rusticana di Mascagni), sempre con la compagnia d'opera diretta dal padre. Dal 1918 fu allieva per quattro anni di Marcella Sembrich a New York, città in cui esordì in sede concertistica nel marzo 1923 alla Schola cantorum come sostituta di Anna Case; in quell'occasione Dusolina interpretò un programma di canzoni popolari italiane.
Dopo un concerto alla Carnegie hall con la direzione di B. Walter, ne seguirono altri in Canada, a Cuba, in Inghilterra, finché, nel settembre del 1925, debuttò all'Opera di Amburgo come protagonista in Aida, e ripeté la sua esibizione nel successivo ottobre alla Staatsoper di Berlino, ancora diretta da Walter. Da allora iniziò per lei una fortunata carriera, che la vide protagonista sui maggiori palcoscenici americani ed europei, e che ne fece una delle più apprezzate cantanti della sua generazione. In Europa apparve più volte a Berlino, a Salisburgo (dove nel 1935 fu diretta anche da A. Toscanini in Falstaff di Verdi), a Londra e a Vienna. In Italia si esibì una sola volta, nel gennaio del 1934, in occasione di un concerto a Torino. Negli Stati Uniti fece parte dal 1936 al 1941 della compagnia d'opera del Metropolitan di New York. Tra i suoi ruoli migliori si ricordano quelli di Aida, Santuzza, Tosca, Carmen, donna Anna, Alice Ford, Manon Lescaut. Notevole anche la sua interpretazione di Maliella ne I gioielli della Madonna di E. Wolf-Ferrari. Dopo il ritiro dalle scene, avvenuto negli anni Sessanta, Dusolina si dedicò all'insegnamento, stabilendosi definitivamente a Zurigo, ove morì il 29 giugno 1986.
Ultimo musicista della famiglia fu Vittorio, violinista e compositore nato a Filadelfia il 19 ott. 1903. Iniziata la sua formazione musicale con i genitori, a dieci anni vinse una borsa per studiare violino presso il conservatorio di Milano. Nel capoluogo lombardo restò per tre anni insieme con la madre Antonietta e i fratelli Francis ed Eufemia ed ebbe modo di studiare anche composizione. Dopo il rientro in America si perfezionò dal 1925 al 1931 presso la Juilliard School of music di New York, sotto la guida di H. Letz per il violino e di R. Goldmark per la composizione. Nel frattempo aveva iniziato l'attività compositiva, dedicata inizialmente a musica vocale e cameristica. Fu il Quintet per pianoforte e archi (1930; copia della partitura, edita da G. Schirmer, New York, è reperibile a Roma presso la Bibl. del conservatorio di S. Cecilia, G.B.629-13) a fargli vincere nel 1932 il Rome prize, permettendogli di studiare per quattro anni presso l'Accademia americana di Roma. Fino al 1936 Vittorio visse per lo più in Europa.
Poco dopo il suo rientro negli Stati Uniti intraprese la carriera di insegnante, ricevendo diversi riconoscimenti da parte di prestigiose istituzioni musicali; durante l'anno accademico 1939-40 ottenne il dottorato in musicologia dal New York College of music.
Successivamente ebbe altri titoli onorari da parte del Curtis Institute of music di Filadelfia, dal College and conservatory of music di Cincinnati e dalla Wake Forest University del North Carolina. Tra il 1939 e il 1956 fu docente di composizione e orchestrazione presso la Juilliard School, la Manhattan School of music di New York (a partire dal 1941), e presso il North Carolina Brevard Music Center (dal 1948). Dal 1956 al 1963 fu insegnante al Curtis Institute e dal 1964 al 1966 fu tra i fondatori, nonché primo presidente e direttore, della North Carolina School of arts, con sede a Winston-Salem.
Vittorio morì il 28 nov. 1966 a New York.
La sua produzione artistica comprende opere teatrali e composizioni orchestrali, bandistiche, cameristiche, pianistiche e vocali. Tra le opere si ricordano le tre composte su libretto di K.W. Flaster, poeta e scrittore con il quale Vittorio collaborò a lungo: Lucedia (Monaco di Baviera, 20 ott. 1934); The scarlet letter (da N. Hawthorne, Amburgo, 2 giugno 1938; il ruolo di Hester Prynne, protagonista dell'opera, fu interpretato da Dusolina); The harvest (Chicago, 25 nov. 1961). Tra le composizioni strumentali, oltre al Piano Quintet già citato, degne di nota sono il Concerto grosso per orchestra d'archi (1946), la Frescobaldiana (1948), il Prelude and fugue per archi (1955). Tra le composizioni vocali si ricordano il Madrigale n. 1 per quattro voci e quartetto d'archi (1929), un Requiem per soli, coro e orchestra (1936), il Canticle of the martyrs per coro e orchestra (1956). Nell'elenco dei songs vi sono anche trascrizioni di canzoni napoletane, per lo più edite da G. Ricordi (Ohie Menechè, 'mpruvvisata, Fenesta vascia, Luisè, Funiculì funiculà, Marechiare).
Nella sua musica, in genere legata alla tradizione, si scorgono influenze barocche, visibili in particolare nella produzione orchestrale, ma anche influssi del tardo romanticismo di J. Brahms e G. Fauré, evidenti nelle composizioni cameristiche. Le sue opere teatrali mostrano, invece, un particolare amalgama di verismo pucciniano e cromatismo wagneriano. Una discreta parte dei suoi lavori è rimasta inedita; diversi manoscritti sono conservati presso la Biblioteca della North Carolina School of arts di Winston-Salem e in collezioni private (per il catalogo completo della sua produzione cfr. TheNew Grove Dictionary of american music).
Fonti e Bibl.: Necr. in Corriere della sera, 30 nov. 1966, p. 13 (per Vittorio); I. Kolodin, The story of Metropolitan Opera 1883-1950, New York 1953, pp. 458 s., 471, 477, 481, 495, 526, 584 (per Dusolina); W.R. Moran, Dusolina G. and her recording, in Record Collector, IX (1954), pp. 29-51; R. Parris, Vittorio G. and the Romantic tradition, in The Juilliard Review, IV (1957), pp. 32-46; M. de Schauensee, The Gianninis, in Opera News, XXVIII (1964), pp. 14-16; J. Mapleson, The Mapleson memoirs, a cura di H. Rosenthal, London 1966, p. 321 (per Ferruccio); M.L. Mark, The band music of Vittorio G., in Music Educators Journal, 1969, aprile, pp. 77-80; Id., The life and work of Vittorio G. 1903-1966, tesi di dottorato, Catholic University of America, 1970; J.B. Steane, The grand tradition, Portland 1974, pp. 281 ss.; M. Scott, The record of singing, London 1977, I, p. 3 (per Ferruccio); II, p. 223 (per Dusolina); L. Rasponi, Con principio: Dusolina G., in Opera News, XLIV (1979), pp. 8-13; Dusolina G., ibid., LI (1986), pp. 28-30; Dusolina G., in Nuova Riv. musicale italiana, XXI (1987), p. 372; A. Simpson - K.W. Flaster, A working relationship: The G.-Flaster collaboration, in American Music, VI (1988), pp. 375-408 (per Vittorio); C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Suppl., p. 349 (per Dusolina e Vittorio); Die Musik in Gesch. und Gegenwart, V, coll. 81 s. (per Vittorio); Enc. dello spettacolo, V, coll. 1223 s. (per Ferruccio, Dusolina e Vittorio); Enc. della musica Ricordi, II, p. 307 (per Ferruccio, Dusolina e Vittorio); Enc. della musica Rizzoli-Ricordi, III, p. 128 (per Ferruccio, Dusolina e Vittorio); M. Honegger - G. Massenkeil, Das Grosse Lexikon der Musik, III, pp. 290 s. (per Dusolina); Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, p. 190 (per Ferruccio, Eufemia, Dusolina e Vittorio); The New Grove Dict. of music and musicians, VII, p. 349 (per Dusolina e Vittorio); The New Grove Dict. of american music, II, p. 214 (per Vittorio); The New Grove Dict. of opera, II, pp. 404 s. (per Dusolina e Vittorio).