ANTONA TRAVERSI, Giannino
Nato a Meda (Brianza) l'8 marzo 1860, fratello di Camillo; studente, a Napoli, fondò con S. Di Giacomo un giornale, Il Liceo. Laureatosi in legge a Napoli (1882), l'A., per le sue agiate condizioni. poté restare per molti anni inoperoso; attirato dalla spensierata vita della Milano fine secolo frequentò assiduamente l'elegante ambiente mondano, conquistandone presto le simpatie. Finché, seguendo l'esempio del fratello Camillo, già noto commediografo, l'A. si mise a scrivere una commedia in un atto, La mattina dopo, che fu rappresentata con successo da E. Zacconi al teatro dei Filodrammatici di Milano (1892) e che segnò l'inizio della sua attività teatrale. In venti anni d'intenso lavoro l'A., più noto semplicemente come "Giannino", si creò nel campo del teatro una buona fama, presto non più circoscritta all'ambiente aristocratico milanese che aveva decretato il suo primo successo. Nel 1894, interrotta temporaneamente questa attività, l'A. fondò un periodico, Il Capitan Cortese, di breve durata. La prima guerra mondiale interruppe la sua produzione per il teatro: arruolatosi volontario, a cinquantacinque anni, si meritò una medaglia d'argento e alcune promozioni; cessato il conflitto, fu a capo dell'ufficio propaganda della III Armata, dedicandosi per molti anni all'organizzazione dei cimiteri di guerra. A testimonianza di questa sua opera pietosa restano oltre trentamila lettere di familiari dei caduti, gelosamente conservate nel museo di ricordi, allestito dallo stesso A., nella sua villa in Brianza; in riconoscimento di questa sua attività, nel 1929 fu nominato senatore. Falliva intanto il suo tentativo di riprendere l'attività teatrale: la grande guerra aveva segnato la fine di quel mondo frivolo e galante di cui l'A. era stato l'amabile interprete.
Si spense a Verona il 27 dic. 1939.
L'A. iniziò la sua attività quando il teatro verista aveva dato i suoi frutti migliori: gli schemi delle sue commedie ricordano, piuttosto, il primo naturalismo di Dumas e di E. Augier. Il bersaglio preferito della sua satira, a volte pungente, fu la società aristocratica del suo tempo, senza però approfondire l'analisi di quel mondo corrotto, nel quale egli visse e del quale, generalmente, condivise gusti e tendenze. Il suo ingegno brillante ma superficiale meglio si esercitò nei lavori brevi, garbatamente paradossali, dove riuscì a mascherare la debolezza di struttura delle sue commedie con la vivacità del dialogo e gli arguti motti di spirito. Tra le molte sue commedie, meritano di essere ricordate La Civetta (1893), primo suo tentativo di teatro psicologico, e La Scuola del marito (1898; la commedia fu presentata al teatro Renaissance di Parigi da E. Novelli), ove la scabrosità del tema viene trattata con delicatezza; tuttavia lo spunto drammatico mal si armonizza con la solita descrizione satirica dell'ambiente. Più felice risulta lo spunto iniziale de La Scalata all'Olimpo (1901), ma la satira sulle ambizioni aristocratiche dei borghesi arricchiti scade, dopo un promettente inizio, nella monotona descrizione della società mondana. La sua opera migliore resta I giorni più lieti (1902), commedia che è il pretesto per una leggera satira di costume: uno dei pochi tentativi dell'A. di tornare ai temi del teatro tradizionale italiano. Malgrado la consueta abilità nel dialogo, meno riusciti risultano i suoi tentativi di teatro drammatico: L'Amica (1901), Viaggio di nozze (1903), Una Moglie onesta (1907) e La Madre (1909); più clamoroso fu l'insuccesso de La Grande Ombra (1914), che non incontrò il favore del pubblico, abituato al più facile modulo comico-satirico. Ancor più infelici i suoi lavori del dopoguerra: L'Offerta (1934), l'ultima sua commedia, riflette l'incapacità dell'A. di adattarsi al nuovo clima di apparente austerità. Nelle commedie satiriche, l'A. suole identificarsi in un personaggio, preso in prestito dal teatro di Dumas, cui è affidato il compito di giudicare, spesso ironicamente, i vizi e le debolezze della società aristocratica: ma più dei personaggi, nei suoi lavori ha sempre grande risalto lo sfondo, sul quale prendono rilievo, a volte vivace, le ipocrisie e i costumi di quella classe sociale; in quest'abile descrizione di ambiente l'A. rischia,tuttavia, di disperdersi. Alcune sue commedie furono rappresentate anche all'estero: Viaggio di nozze (trad. di R. Lothar) fu recitata al teatro di Corte di Vienna, onore insolito per un autore italiano; Il Braccialetto (1897; traduzione di J. Rowalski) venne rappresentata a Praga.
Degna di essere ricordata è infine la sua raccolta di novelle, Oh!...le dame e i gentiluomini, novelle sceneggiate (Milano 1917), ove l'A. dimostra gli stessi pregi e difetti del suo teatro: anche qui si propone di mettere a nudo i vizi della classe aristocratica, ma i caratteri risultano appena abbozzati. L'A. rivela una certa finezza nel tratteggiare la vita di questi personaggi, sorpresi, spesso impietosamente, in imbarazzanti atteggiamenti: certa critica francese volle vedervi un garbo tutto parigino. Queste "novelle sceneggiate" sono una evidente derivazione dalle sue commedie, destinate, anche le migliori, a sparire insieme con la generazione che amabilmente si prestò a far da modello. Le opere complete dell'A. sono quasi tutte pubblicate con il titolo Teatro di Giannino Antona Traversi, 7 voll., Palermo 1909-1917.
Bibl.: G. De Frenzi, Candidati all'immortalità, Bologna 1904, pp. 71-89; R. di Roccabianca, Giannino Antona Traversi, in Ars et Labor, LXIII (1908), pp. 849-856; M. Muret, Le mouvemènt littéraire en Italie, in La Revue, LXXIX (1909), pp. 387-389; G. Ruberti, Storia del teatro contemporaneo, II, Bologna 1928, pp. 561-564; L. Tonelli, Il teatro contemporaneo italiano, Milano 1936, pp. 163-168; S. D'Amico, Il teatro italiano, Milano 1937, p. 10, 316; E. Possenti, Giannino Antona Traversi, in Scenario, IX(1940), pp. 62 s.; A. Fraccaroli, Il Museo di Giannino, in La Lettura, XL(1940), pp. 464-470; Encicl. dello Spettacolo, I, pp. 703 s.; Diz. univ. d. letterat. contemporanea, I, p. 147.