BUCELLI, Giannozzo
Mercante fiorentino del sec. XV. Apparteneva ad un'antica e notevole famiglia più volte rappresentata fra i Priori e i Gonfalonieri della città.
Fra gli esponenti maggiori fu, nella prima metà del Trecento, messer Talento di Lapo, che ricoprì cariche pubbliche in Firenze e altrove (nel 1325 fu podestà di Prato) e non fu estraneo ai traffici, se nel 1316 poteva fare un prestito di 1.700 fiorini al Comune di Pistoia. Suo figlio Iacopo, fra il 1335 e il 1337, era a Napoli in qualità di fattore della compagnia dei Peruzzi. Da un altro dei suoi figli, Andrea, podestà di S. Croce nel 1341, nacque probabilmente quel Talento di Andrea Bucci, socio della compagnia degli Alberti "antiqui", che era nelle Fiandre nel 1365, in Avignone l'anno successivo e a Parigi dal 1366 al 1369.
Dal ramo di Giovanni Bucelli priore nel 1284, al quale appartenne il Giannozzo gonfaloniere nel 1306 e nel 1312, discese il B., di cui tuttavia non sono noti i rapporti di parentela con i numerosi figli di Giovanni di Francesco di Naddo che erano forse gli unici Bucelli rimasti in Firenze alla metà del Quattrocento. Sembra infatti che l'avvento di Cosimo de' Medici abbia segnato il declino politico della famiglia ed è quindi possibile che l'emigrazione del B. a Montpellier, dove lo s'incontra a partire dal 1446, fósse relativamente recente. Non osta a questa ipotesi il fatto che il B., il quale viene detto nel 1454 "mercante di Montpellier" e che nel 1456 fu console della città, ne avesse la cittadinanza, dal momento che si ha notizia proprio per Montpellier di cittadinanze concesse a mercanti stranieri da poco residenti e addirittura presto rientrati in patria.
Insieme con Jacques Coeur e altri due mercanti il B. era stato, dal 1446 al 1456 arrendatario della marca di Genova. Dell'agosto 1447 era una sentenza arbitrale richiesta dal B., da Jacques Coeur e da un altro mercante per una compagnia stipulata dai tre qualche anno prima: quasi dieci anni più tardi il "procureur" Jean Dauvet doveva appunto occuparsi a Montpellier di un credito che Jacques Coeur avrebbe vantato nei confronti del Bucelli. Queste strette relazioni con il grande mercante francese già danno la misura della posizione di particolare rilievo del B. nell'ambiente commerciale di Montpellier; se ne ha conferma dalla frequenza con cui il B. venne convocato dal Dauvet nei suoi due soggiorni nella città per la liquidazione dei beni di Jacques Coeur: sappiamo inoltre che si dava particolare credito all'esperienza del B. anche perché aveva, "autresfoiz", padroneggiato delle galee. E una traccia di questa sua anteriore attività sembra esser rimasta nel libro del banco di Filippo Borromei a Londra presso cui fu cliente, nel 1438, un Giannozzo "Burelli".
Se il B. può essere identificato con il "Giovanni Bucegli" di cui parla Benedetto Dei nel suo elenco dei mercanti fiorentini all'estero, Giannozzo era ancora vivo nel 1469: comunque la famiglia Bucelli aveva messo salde radici a Montpellier perché fra i mercanti fiorentini ivi residenti il Dei elenca, accanto a Giovanni, "Giachetto e Tanachin ... e Luigi e Francesco e Taddeo", tutti dei Bucelli. Alla stessa data, inoltre, un Filippo Bucelli era in Francia al servizio dei Pazzi.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Raccolta Sebregondi,s.v.; Ibid., Signori,Responsive, f. 1, n. 97 (Andrea Bucelli, podestà di S. Croce); Arch. di Stato di Pisa, Dipl. Rosselmini Gualandi, 13 marzo 1453 (concessione della cittadinanza di Montpellier al mercante pisano Adovardo Rosselmini); G. F. Pagnini del Ventura, Della decima e di varie altre gravezze imposte dal Comune di Firenze, II, Lisbona e Lucca 1765, pp. 304 8.; S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, V. 208; G. Biscaro, Il banco Filippo Borromei e compagni di Londra, 1436-39, in Arch. stor. lombardo, XI, (1913), p. 370; M. Mollat, Les affaires de Jacques Coeur. Journal du procureur Dauvet, Paris 1952, I, pp.XIV, 198, 213, 215, 216, 219, 234; II, pp. 427, 469, 472 s.; R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, III, Berlin 1901, p. 135; IV, ibid. 1908, p. 581; R. Bevere, La signoria di Firenze tenuta da Carlo figlio di re Roberto negli anni 1326e 1327, in Arch. stor. per le prov. napol., XXXIV, 1909), p. 614; XXXV(1910), pp. 426, 626; XXXVI (1911), p. 271; Y. Renouard, Le compagnie commerciali fiorentine del Trecento, in Arch. stor. ital., XCVI(1938), p. 55; A. Sapori, Il Personale delle compagnie mercantili nel Medioevo, in Studi di storia economica, II, Firenze 1955, p. 725.