MANETTI, Giannozzo
Uomo politico e umanista, nato a Firenze il 5 giugno 1396, morto a Napoli il 27 ottobre 1459. Iniziò il corso dei pubblici uffici in età già matura, ma dal 1437 al 1452 fu continuamente adoperato nelle magistrature interne e nelle più importanti legazioni. Fu vicario di Pescia (1440), capitano di Pistoia (1446), degli Otto di balia (1449), vicario di Scarperia (1452). La sua prima ambasceria fu nel 1437, a Genova. Andò poi oratore a Eugenio IV nel 1441, dopo l'uccisione di Baldaccio d'Anghiari; al re Alfonso; a Niccolò V per congratularsi della sua elezione (e in questa occasione il papa lo nominò segretario); a Rimini, a Venezia, a Siena; all'imperatore Federico che accompagnò a Roma (e fu allora creato cavaliere dal papa). Non sappiamo quale fosse la posizione del M. nel movimento delle fazioni durante la prima supremazia medicea; ma fin verso il 1450 egli godette certamente la fiducia di Cosimo. Il dissidio si produsse quando Cosimo, rovesciando il sistema delle alleanze fiorentine, mutò l'amicizia veneziana con quella dello Sforza, perché il M. rimase fermo nell'attaccamento ai vecchi alleati, e, a quanto sembra, esercitò, a Roma e a Venezia, un'azione politica in contrasto con quella del Medici. Questa dovette essere la ragione dell'ostilità di Cosimo, il quale, per piegare il M., usò contro il ricco avversario (le portate catastali dei M. rivelano una delle più cospicue sostanze cittadine) la sua arma preferita: le gravezze. Il M. non volle cedere, e nel 1453 se n'andò a Roma. Intimatogli di comparire dinnanzi alla Signoria, tornò con credenziali di ambasciatore pontificio; parve allora rientrato in favore, perché fu eletto dei Dieci di balia nella guerra contro Alfonso. Poco dopo però si trasferì definitivamente a Roma. Morto Niccolò V, sebbene fosse da papa Calisto III confermato segretario, preferì andare a Napoli, dove ebbe onori e cariche da Alfonso.
Il M. compose opere storiche, gran numero di orazioni, dissertazioni filosofiche e teologiche; fece traduzioni dal greco e dall'ebraico. Fra le opere storiche si segnalano l'Historia Pistoriensium, la Vita Nicolai V, preziosa ma inorganica raccolta di notizie sulle imprese architettoniche di quel pontefice e di tratti rappresentativi della sua personalità morale; e vite di Socrate, di Seneca, di Dante, del Petrarca e del Boccaccio. Le orazioni (tra le quali merita ricordo quella in morte di Leonardo Aretino) non sono che esercitazioni retoriche; giova però tener presente che egli le pronunziò per lo più in volgare e che furono tradotte poi in latino per la pubblicazione. Fra le sue scritture filosofiche è particolarmente importante, come primo tentativo di teorizzare la nuova coscienza, nata col Rinascimento, della virtù creatrice dello spirito umano, il trattato in quattro libri De dignitate et excellentia hominis, che messo a stampa a Basilea nel 1532, fu condannato dall'Indice tridentino e dai successivi. Gran parte della vasta produzione del M. è ancora inedita.
Bibl.: Vespasiano da Bisticci, Vita di G. M., in Vite di uomini illustri del sec. XV, ed. di L. Frati, Bologna 1893. La vita del M. scritta da Naldo Naldi (Muratori, Rerum Ital. Scriptores, XX) non è che un rifacimento di questa. Un catalogo delle opere di G. M., in Zeno, Dissertazioni Vossiane, Venezia 1752; un altro, più ricco di note bibl., in F. Pagnotti, La vita di Niccolò V scritta da G. M., in Arch. d. R. Soc. rom. di st. patria, XIV, 1891, p. 429 segg. Per gli studî greci del M., G. Pesenti, in Atene e Roma, n. s., XII, 1931, p. 94 segg.; per gli studî ebraici, U. Cassuto, Gli Ebrei a Firenze nell'età del Rinascimento, Firenze 1918, p. 275 segg. Sul De dignitate et excell. hominis, G. Gentile, G. Bruno e il pensiero del Rinascimento, Firenze [1920], pp. 153-78.