GIANNUTRI (Dianum, Artemisia)
Isoletta dell'arcipelago toscano, ricordata da Plinio (Nar. hist., iii, 81). Tranne scarsi documenti di vita nel periodo preistorico (grotta delle Capre) non ha dato resti di epoca preromana. Fino dall'epoca di Cesare appartenne, come i latifondi della prospiciente terraferma, a qualche grande famiglia romana, probabilmente ai Domizi Enobarbi, ai quali è attribuita la costruzione della villa nella parte N dell'isola.
A questa villa si accedeva da un piccolo porto (attuale Cala Maestra) salendo varie rampe di scale e giungendo in un complesso di ambienti (non ancora esplorati) che prospettavano sul mare, e avevano pavimenti in mosaico, in parte anche figurato. Da qui si passava alla zona residenziale, situata a N in un punto più elevato e dominante un vastissimo orizzonte, con un lungo viale sul cui lato interno sono resti di un edificio termale, e che termina con larghi piazzali e viridaria. Uno scalone conduce ad un elegante peristilio: a destra e sinistra di questo sono disposti, in vari piani seguendo il pendio della collina, gli ambienti della villa vera e propria: i più nobili pavimentati con opus sectile di marmi pregiati ed eleganti disegni, e con pareti rivestite pure in marmi pregiati e intonaci dipinti, sono nella zona più elevata, ed alcuni hanno i tipici impianti romani per il riscaldamento. Questa parte dell'edificio, costruita con tecnica muraria diversa, appartiene certamente ad una trasformazione della fine del I secolo. A S dell'accesso dal porto, si riconosce la domus rustica, in una serie di ambienti e di magazzini ben conservati. Intorno alla villa e in zone più elevate, sono varie cisterne e piccoli edifici non identificabili.
Altri resti di cisterne, magazzini e di installazioni portuali si notano sull'altro lato dell'isola, intorno alla Cala dello Spalmaturo, ove il porto, più riparato di quello della villa, doveva avere un traffico più intenso per il trasporto dei prodotti dell'isola.
La villa fu abitata fino alla fine del I sec. o agli inizi del II: poi pare fosse abbandonata improvvisamente: non si hanno più notizie dell'isola fino al IX sec., quando fu donata da Carlo Magno ai monaci cistercensi delle Tre Fontane.
Bibl.: J. Vaccarino, in Not. Sc., 1935, p. 127 ss.; G. A. Mansuelli, Le ville del mondo romano, Milano 1958, p. 67.