Giappone
M. fu, insieme a Boccaccio, il primo autore italiano a esser letto in Giappone. La prima traduzione fu opera di un diplomatico di stanza a Parigi, Nagai Shūhei, la cui versione del Principe (1886) derivava dal testo francese, poiché Nagai non conosceva l’italiano. Un’altra traduzione del Principe, dall’inglese, uscì nello stesso anno curata da Sugimoto Seigin. Dall’inglese era tratta anche la traduzione dei Discorsi comparsa nel 1906: ne era autore uno dei protagonisti del Rinnovamento Meiji, Hayashi Tadasu (1850-1913), ambasciatore del Giappone a Londra e poi ministro degli Esteri. Queste traduzioni erano rivolte ai responsabili politici, oltre e piuttosto che all’allora nascente mondo accademico.
Solo nell’era Taishō (1912-1926) compare la prima traduzione del Principe a opera di studiosi che si sforzano di tener conto della letteratura critica su Machiavelli. Il lavoro è condotto parallelamente sul testo originale e sulla versione inglese; a curarlo sono Yoshida Yakuni, professore presso la Scuola delle lingue straniere di Tokyo, e Matsumiya Shun’ichirō, dell’Università Gakushuin. Mentre il secondo si occupa di confrontare la resa giapponese con il testo inglese, il primo è uno dei primi specialisti della lingua italiana nel suo Paese. Pochi anni prima era stata edita un’altra versione del Principe a opera di Kanō Kizō (1887-1982). L’edizione curata da Yoshida e Matsumiya presentava un saggio introduttivo di Tanaka Yoshinari (1860-1919), celebre studioso di storia giapponese, che tracciava un doppio parallelo con la situazione dell’Italia rinascimentale: da un lato affiancandola a quella dell’Europa a lui contemporanea, squassata dalla Grande guerra, dall’altro a quella del Giappone del periodo Sengoku (letteralmente: ‘Paese in guerra’, dalla metà del 15° sec. all’inizio del 17° circa).
M. cambia volto e diventa un autore della resistenza durante il periodo fascista. Figura principale di questo periodo è Ōiwa Makoto (1900-1957), professore presso il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Kyoto, oppostosi al licenziamento per motivi ideologici del collega Takigawa Yukitoki e a sua volta licenziato. Ōiwa dà alle stampe una raccolta delle opere del Segretario fiorentino (il Principe, i Discorsi e le Istorie fiorentine) nel 1940 con lo pseudonimo di Taga Yoshihiko. Intanto, nel 1936, aveva visto la luce Machiavelli Kunshuron (il Principe di Machiavelli), una monografia di Hani Gorō (1901-1983), uno degli intellettuali giapponesi più importanti nel periodo precedente e successivo alla Seconda guerra mondiale. Gorō, intellettuale marxista e studioso dell’Italia, leggeva M. quale reazione al contesto di oppressione e violenza del Rinascimento.
Nel dopoguerra l’interesse e l’attività editoriale intorno al Segretario fiorentino si intensificano. Ulteriori importanti edizioni di opere di M. compaiono in due altri momenti topici della storia giapponese. La prima volta nel 1966, a opera di Ikeda Kiyoshi (n. 1928) e Nagai Mitsuaki (n. 1924), che traducono il Principe e i Discorsi con grande cura filologica. La seconda, a partire dal 1998, con l’edizione delle opere complete. Né manca ormai l’attenzione al lavoro critico che si viene facendo in altre parti del mondo, come mostra la traduzione delle monografie di Gennaro Sasso (1982), Quentin Skinner (1991) e Sebastian de Grazia (1996).
Bibliografia: Traduzioni del Principe: Nagai Shūhei, Kunron, Tokyo 1886; Sugimoto Seigin, Keikokusaku, Tokyo 1886; Kanō Kizō, Kenbō jussūron, Tokyo 1914; Yoshida Yakuni, Matsumiya Shun’ichirō, Kunshu Keikokusaku, Tokyo 1918. Traduzioni dei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio: Hayashi Tadasu, Rōma shiron, Tokyo 1906; Taga Yoshihiko [Ōiwa Makoto], Machiavelli senshū (Machiavelli: Opere scelte), Ōsaka 1940; Nagai Mitsuaki, Fujisawa Michio, Machiavelli zenshū (Machiavelli: Opera completa), Tokyo 1998-2000.