giardino
Uno spazio per imitare la bellezza della natura
Il giardino è un luogo in cui l'uomo cerca di ricreare l'armonia della natura. Per coltivare un giardino occorre lavorare con continuità e precisione: preparare il terriccio, vangare, concimare sono operazioni delicate, da eseguire con attenzione. Il giardino esiste sin dai tempi più antichi, ma si è trasformato nei secoli insieme all'evoluzione dell'idea stessa di natura. Dai giardini greci e romani, attraverso i giardini all'italiana e all'inglese, si giunge a quelli d'oggi, eredi del passato ma anche ricchi di nuove soluzioni
La Bibbia racconta che Dio, creati Adamo ed Eva, mise a loro disposizione il giardino dell'Eden.
La prima dimora della specie umana, secondo il racconto biblico, è stata un giardino e dai giardini l'uomo viene da sempre attratto. Esistevano infatti giardini ‒ di questo gli archeologi sono certi ‒ già nelle più remote civiltà.
Forse il piacere di destinare uno spazio alle piante più belle o più rare nasce con l'agricoltura: scegliere uno spazio, prepararlo, seminare, curare con tecniche adatte la terra e le piante, raccogliere, preparare il terreno per l'anno successivo. Ma, in più, c'è l'ammirazione per l'ordine e l'armonia della natura di cui le piante, gli alberi, i fiori sono l'irraggiungibile espressione. Un albero si presenta, schematizzando, come un cilindro ‒ il tronco ‒ alla cima del quale si apre la chioma la cui forma può ricordare una sfera (pensiamo a un pino mediterraneo) oppure un cono (un cipresso) o un'ellisse (un pioppo): sono forme geometriche, simboli, appunto, di ordine e di armonia. A maggior ragione un fiore, che è costituito di parti disposte secondo regole esatte e in più possiede colori e profumi, fa pensare a una bellezza pura. Come avrebbe potuto l'uomo, che è disordine ma che aspira all'ordine, sottrarsi all'incanto di tali paradisi?
Tenere bene un giardino non è cosa facile. Lo sa chiunque ci abbia provato, magari limitandosi a curare le piante che crescono nei vasi di un terrazzo. Le piante, piccole o grandi che siano, chiedono molte attenzioni. La prima cosa che deve fare un giardiniere è preparare il terreno per le sue piante. Il terreno è come la casa della pianta: le dà sostegno, nutrimento, protegge i suoi semi in inverno, ma ogni pianta ne richiede uno diverso. In commercio si trova il terriccio da giardino, un terriccio universale che dovrebbe andar bene per qualunque vegetazione, ma ciò non è possibile perché ogni specie ha una sua particolare esigenza. La rosa, per esempio, chiede un terreno argilloso con poco calcio, l'azalea invece lo vuole argilloso ma senza calcio. Un terreno sabbioso è l'ideale per l'elicriso mentre risulta fatale a fagioli e piselli. L'humus che va bene per le piante con grandi foglie verdi non è gradito ad altre. Tutti i terricci, però, devono contenere sali di potassio, che favoriscono la fioritura, sali di azoto (i nitrati), che rendono verdi le foglie perché aumentano la produzione di clorofilla, e sali di fosforo (i fosfati), che rendono più forti i fusti e le radici.
Un'altra operazione fondamentale è la concimazione. Si dà il nome di concime a certe sostanze organiche di origine naturale ‒ derivate perciò dalla lenta trasformazione di resti vegetali e animali o dal letame ‒ o di origine chimica, che forniscono alla pianta materia prima per crescere e fiorire. Anche muovere il terreno con la vanga e la zappa è importante in modo da rompere i grumi di terra troppo duri e grandi che ostacolerebbero la penetrazione delle radici e per far circolare l'ossigeno che serve alla respirazione dell'apparato radicale (radice).
La parola paradiso viene dal persiano e vuol dire "recinto circolare"; per i Persiani i paradisi erano dunque giardini chiusi. In effetti un giardino senza recinto non è un giardino: se esso è il tentativo dell'uomo di imitare l'armonia della natura aldilà di qualunque scopo pratico, il giardiniere può competere con questa solo recintando uno spazio in modo da escluderla. All'interno dell'isola che si è ritagliata potrà imitare la sua rivale, copiarne i ritmi e le astuzie per cercare di produrre anche lui qualcosa che sia 'paradisiaco'.
Per i primi giardini si parla di 5.000 anni fa quando, in Cina, già si coltivavano fiori e piante in vasi di terracotta, mentre a 3.000 anni fa risalgono i giardini pensili dei Babilonesi.
In Grecia esistevano, tra gli altri, i 'giardini di Adone', dio della vita e dell'amore, che duravano però solo una settimana. Si mettevano nei vasi semi a rapida germinazione come quelli di finocchio o di lattuga, finché non nascevano le piantine che venivano portate sull'altare di Adone dov'erano lasciate al sole e senz'acqua, a seccare e morire. Sembra che in tal modo si volesse ricordare il ciclo della vita e della morte che riguarda tutti i viventi e su cui Adone vigilava. Forse, dicono gli studiosi, questa antica usanza si ritrova tutt'oggi nella pratica, comune alle popolazioni mediterranee, di tenere un gran numero di vasi fioriti alle finestre e sui balconi.
Nel settimo canto dell'Odissea, Omero ci descrive un giardino greco recintato da siepi, con piante da frutta, aiuole di ortaggi e con fontane, ma senza fiori. In quello romano si trovano gli stessi elementi con qualche variazione: c'è una fonte d'acqua ma gli alberi non sono sempre da frutta, appaiono infatti i cipressi, i pini, i lecci, piante solenni e con foglie sempreverdi. Mancano anche qui i fiori e talvolta ci sono uccelli dal bel piumaggio come i pavoni.
Nell'antichità il giardino era quindi un luogo chiuso, con poca varietà di piante, senza fiori, e con giochi d'acqua. È, quello antico, un giardino austero ma sereno, che invita a pensare all'ordine e al rigore che regnano nella natura piuttosto che alla sua vitalità, agli odori, ai colori e alle bizzarrie di cui pure è piena.
Nei secoli successivi, pur non trascurando mai di soddisfare il profondo 'bisogno di giardino' dell'uomo, gli amanti degli spazi verdi ne modificarono le caratteristiche.
Nel Cinquecento nascono i giardini detti all'italiana, progettati da grandi architetti, con le aiuole bordate di mirto e ricchi di scenari, che cercano di imitare i giardini antichi. Tali sono i giardini dei Medici a Firenze, per esempio il giardino di Boboli, o quelli delle ville dei nobili in campagna. Nel Seicento prevalgono i giardini barocchi, teatrali, con suoni, cascate, sculture verdi ricavate dalle siepi di mirto, statue spesso più strane che belle. Ne è un esempio tipico la Villa dei mostri che sorge a Bomarzo, presso Viterbo.
I fiori, invece, si affermano tardi nei giardini: tranne le rose, le viole e quelli delle piante aromatiche ‒ tutti fiori noti ai Romani ‒ i giardini antichi non amano i fiori, che sono troppo vistosi e distraggono dalla contemplazione, alludendo ai piaceri sensoriali. I fiori si cominciano ad affermare nei giardini, per non uscirne più, al tempo delle crociate (10° secolo) e poi con la scoperta dell'America, eventi che favorirono l'arrivo da oriente e da occidente di varietà vegetali mai conosciute prima.
Ma è in Inghilterra che, tra Seicento e Settecento, matura un cambiamento radicale nella progettazione dei giardini. Questi non vengono più recintati, si cerca anzi di fonderli col paesaggio spontaneo: i prati si susseguono alle colline, ai cespugli, ai boschi e boschetti. La natura non va più tenuta fuori dal paradiso, anzi va accolta e corteggiata , cercando così di domarla. I fiori entrano nel giardino inglese dove si crea un ambiente in cui possono recitare la parte adatta: abbellire con i loro colori, profumare l'aria, incantare. Pian piano il fiore vince, vengono superate le antiche resistenze nei suoi confronti (troppo languido e carnale), così che oggi un giardino senza fiori non è nemmeno immaginabile.
Al giorno d'oggi non esiste un giardino 'giusto'. Molte specie nuove, create dai coltivatori con la selezione o con le biotecnologie, occupano le nostre aiuole, e ormai piante provenienti da paesi lontani si acclimatano docili ovunque. Piccole giungle fatte di Ficus, di Monsteria, di orchidee, vivono alle nostre latitudini neanche fossimo ai Tropici.
Tuttavia il giardino, in quanto ricerca e aspirazione dell'anima a godere della natura, rimane sempre lo stesso. Giardini di guerra sono stati creati tra le macerie delle case distrutte dalle bombe della Seconda guerra mondiale o, più di recente, tra quelle di Sarajevo in Bosnia. Giardini crescono sui grattacieli, nelle ville come nelle case povere… ovunque c'è umanità non può mancare un giardino.