BORROMEO, Giberto
Appartenente ad una delle più potenti famiglie di feudatari milanesi, nacque a Milano verso il 1460 da Giovanni conte di Arona e da Cleofe Pio.
Il grande rilievo politico del padre, che era fra i principali notabili milanesi, destinava il B. a primeggiare nella vita pubblica del ducato, e un primo segno inequivocabile se ne poté cogliere già nel 1475, quando ancora in giovanissima età il duca Galeazzo Maria Sforza gli fece dono di alcuni broccati.
Il 6 maggio 1484 sposò a Mantova per procura Magdalena di Brandeburgo, figlia di Fritz d'Hohenzollern fratello di Barbara marchesa di Mantova. Questo matrimonio, sapientemente negoziato dal conte Giovanni, fruttò ai Borromeo, oltre alla cospicua dote di 5.000 ducati, la parentela con gli Hohenzollern e i Gonzaga di Mantova che comportava l'inevitabile rafforzamento del prestigio e dell'influenza politica della potente famiglia milanese.
Nel 1487 il B. fu mandato dal padre, insieme con i condottieri Renato Trivulzio e il Bergamino, contro gli Svizzeri che avevano invaso la Val d'Ossola e minacciavano i possedimenti feudali dei Borromeo. La spedizione si concluse felicemente con la battaglia al ponte della Crevola del 28 apr. 1487, nel corso della quale i contingenti svizzeri furono messi in fuga.
Alla morte del padre (1495) il B. ne assunse in qualità di primogenito tutta l'eredità, alquanto pesante in un momento che vedeva i Borromeo impegnati nella resistenza alla politica di sopraffazioni inaugurata da Ludovico il Moro contro le maggiori famiglie milanesi. In contesa con i Visconti per una disposizione testamentaria dello zio Vitaliano Borromeo che metteva in forse la cospicua eredità, il B. fu spogliato di gran parte dei suoi feudi da un intervento del Moro che decise la vertenza a favore dei Visconti. Solo nel 1498, quando la minaccia francese sul ducato indusse il Moro a cambiare rotta e a tentare di riconciliarsi il favore dei principali notabili milanesi, il B. riebbe in possesso il feudo di Angleria e la fortezza di Arona. Un tale provvedimento dell'ultima ora, che il 28 dic. 1497 era stato preannunciato dalla nomina del B. a membro del consiglio segreto, non poteva conseguire il risultato di placare definitivamente il risentimento contro lo Sforza covato in tanti anni, seppure è vero che ne mitigò le punte più aspre.
Nel settembre del 1499, all'appressarsi dell'esercito francese guidato dal capo dei ghibellini milanesi Gian Giacomo Trivulzio, il B. fu scelto dal Moro fra i sedici notabili incaricati di reggere le sorti del ducato fino all'arrivo dei Francesi. In tale veste il B. fece parte della delegazione di cinquanta milanesi che il 5 ottobre si recò a Binasco per fare atto di omaggio a Luigi XII in procinto di fare un trionfale ingresso in Milano. Il suo passato di oppositore del governo sforzesco e la buona disposizione mostrata verso il nuovo regime gli conciliarono il favore del re che gli assegnò una ricca pensione e nel novembre del 1499 lo nominò senatore per l'ordine dei cavalieri. L'adesione del B. alla dominazione francese restò tuttavia incerta e ambigua, nonostante i favori ottenuti dalla lungimirante politica di Luigi XII. In effetti egli ritrovò le vie della riconciliazione con Ludovico il Moro, tramite il suo parente Marchesino Stanga che aveva seguito lo Sforza in Germania, e nel corso dell'effimera restaurazione sforzesca del febbraio del 1500 si compromise scopertamente con il vecchio signore di Milano. Travolti gli Sforzeschi dal ritorno in forze del Trivulzio, nell'aprile del 1500 il B. fece parte di una ambasceria di quattro notabili milanesi incaricati di dichiarare la più completa sottomissione della città al re di Francia. Questo gesto non lo salvò dalle rappresaglie dei Francesi che appena ripresero il controllo del ducato gli imposero un'ammenda di 2.000 ducati. La riconciliazione con il governo del Trivulzio non dovette tardare molto, visto che il B. riacquistò il suo seggio in Senato e lo mantenne fino al 1505. Di una sua ulteriore partecipazione alla vita pubblica milanese non si ha notizia.
Morì a Milano il 27 febbr. 1508 e fu seppellito nella cappella di S. Paolo della chiesa di S. Maria delle Grazie, che era stata da lui fondata e dotata.
Fonti eBibl.: M. Sanuto, Diarii, II, Venezia 1879, coll. 1304, 1327; III, ibid. 1880, coll. 221, 306; Lettere di Galeazzo Maria Sforza duca di Milano, in Arch. stor. lomb., VI (1879), p. 259; J. D'Autun, Chronique de Louis XII, a cura di R. De Maulde La Clavière, I, Paris 1889, pp. 80, 95, 140; II, ibid. 1891, p. 357; F.Calvi, Famiglie notabili milanesi, II, Milano 1881, tav. VII; L. G. Pélissier, Louis XII et Ludovic Sforza (8 avril 1498-23 juillet 1500), II, Paris 1897, pp. 212, 234, 256, 287, 291, 310, 334, 364; A.Giulini, Nozze Borromeo nel Quattrocento, in Arch. stor. lombardo, s. 4, XIII (1910), pp. 261 ss.; C.Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco (1450-1500), Milano 1948, p. 29; G. P.Bognetti, La città sotto i Francesi, in Storia di Milano, VIII, Milano 1957, pp. 12, 30.