BORROMEO, Giberto
Di antica e nobile famiglia milanese, nacque da Federico verso l'inizio del sec. XVI. Ereditò in giovane età la contea di Arona, tradizionale pedina di lancio, per la posizione strategica al confine del ducato di Milano con i cantoni svizzeri, di una spericolata politica di basculla tra Svizzeri e ducali, Francesi e imperiali che agli inizi del secolo rischiò di costare cara ai Borromeo. Rompendo con la tradizione famigliare, il B. seppe tenersi lontano da ogni tentazione svizzera o francese, preferendo godere in pace dei suoi possessi al riparo della protezione imperiale. Si sa infatti che nel 1531 il cognato Gian Giacomo de' Medici marchese di Marignano, ben noto per le sue iniziative avventurose e del tutto fuori stagione in un'epoca dominata dalla presenza massiccia delle grandi potenze europee, sollecitò invano la sua adesione a una politica di inframmettenza nelle lotte interne svizzere fra cantoni cattolici e protestanti.
Fedele a Carlo V, il B. ottenne nel 1536 la conferma di tutti i privilegi della famiglia e una pensione che gli fu riconosciuta successivamente anche da Filippo II. Su questa base egli non mancò di assicurare la sua partecipazione alla vita pubblica milanese imposta dal rango eminente della famiglia, mantenendola tuttavia in proporzioni alquanto discrete. Colonnello di fanteria, fu dei Sessanta Decurioni milanesi. Nel 1543 fece parte del seguito di notabili che accompagnò Carlo V a Mantova e a Cremona. Nel 1549 accettò la carica di senatore e nel 1551 quella di governatore del Lago Maggiore. Questo atteggiamento di adesione passiva al governo spagnolo, dettato più che da calcolo politico, da una innata ritrosia verso la vita pubblica alimentata dal temperamento schivo e tendenzialmente misticheggiante, gli, valse anche il possesso indisturbato del castello di Arona che egli poté restaurare nel 1554, riparando i danni sofferti in lunghi anni di guerre e turbolenze dai predecessori. La sua presenza nella vita pubblica milanese è attestata per l'ultima volta nel 1557, quando fu incaricato di trattare con il duca d'Alba alcune questioni di interesse cittadino insieme con Carlo Visconti, Alfonso Somaglia e Ottavio Cusani.
Morì il 27 luglio 1558 a Milano e fu sepolto nella cappella di famiglia nella chiesa di S. Maria Podone.
Sposò tre volte: verso il 1530 Margherita de' Medici, sorella di Giovanni Angelo più tardi papa con il nome di Pio IV, nel 1548 Taddea Dal Verme e nel 1553 Aurelia Vistarino vedova Bolognini. Dal primo matrimonio, che pose su basi solidissime la fortuna della famiglia potenziata dalla parentela con i Medici, ebbe cinque figli, due maschi e tre femmine. Il primogenito Federico sarà capitano generale della Chiesa e preconizzato duca di Camerino, il secondogenito Carlo, cardinale e arcivescovo di Milano, finirà santo. Le tre figlie andarono spose a gentiluomini di alto rango, esponenti di alcune fra le più eminenti famiglie italiane del tempo: Camilla a Cesare Gonzaga conte di Guastalla, duca di Molfetta e principe di Ariano, Geronima a Fabrizio Gesualdo principe di Venosa. Un cenno a parte merita Anna che nel 1562 andò sposa a soli undici anni a Fabrizio di Marcantonio Colonna. Trasferitasi a Roma per essere educata in casa Colonna, fu affidata dal fratello Carlo alla guida spirituale di Filippo Neri, al quale restò legata da un fervente vincolo di devozione per tutta la vita. Anche da Palermo, dove aveva seguito il marito dopo che il suocero era stato nominato viceré di Sicilia, assicurò al Neri tutta la sua assistenza, impegnando il prestigio dei Colonna e quello del fratello, nell'opera di affermazione della Congregazione dell'Oratorio. Morì a Palermo nel 1582. Dal secondo matrimonio con Taddea Dal Verme ebbe una figlia, Ortensia che sposò Annibale di Hohenems. Del B. vanno sottolineati infine i forti interessi religiosi che non mancarono di pesare sul destino del figlio Carlo.
Bibl.: F. Medoni, Mem. stor. di Arona e del suo castello, Novara 1844, pp. 103 ss.; F. Calvi, Famiglie notabili milanesi, II, Milano 1881, tav. VIII; E. Wymann, Kardinal Karl Borromeo inseinen Beziehungen zur alten Eidgnossenschaft, Stans 1910, pp. 39 ss. Per Anna, cfr. Il primo processo per S. Filippo Neri, a cura di G. Incisa Della Rocchetta, e N. Vian, Città del Vaticano 1957-1963, ad Indicem;P. Tacchi-Venturi, Per la storia della Chiesa nuova e delle relazioni tra san Filippo Neri ed A. B., in Arch. della Soc. romana di storia patria, XXVII (1904), pp. 481-492; L. Ponnelle-L. Bordet, Saint Philippe Neri et la societé romaine de son temps, Paris 1928, ad Indicem.