Il contributo è tratto daStoria della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Ultima testimonianza del grande ruolo svolto dalla Gran Bretagna nel Mediterraneo, per la sua posizione strategica all’ingresso di questo mare, Gibilterra svolge anche nel corso della prima metà del Novecento un compito essenziale per la flotta britannica, impegnata nelle due guerre mondiali. Successivamente, mantiene un rapporto di piena integrazione con la madrepatria, come è testimoniato dai ripetuti referendum che confermano la volontà degli abitanti di rimanere sotto la sovranità britannica. Ovviamente, l’evoluzione del processo di decolonizzazione e le pressanti richieste spagnole hanno mantenuto aperto la questione della sovranità su Gibilterra, anche quando entrambi i paesi (Spagna e Gran Bretagna) sono diventati membri dell’Unione Europea.
Gibilterra, la Calpe degli antichi, è posta allo sbocco del Mediterraneo sull’oceano Atlantico. Durante la guerra di successione spagnola viene occupata dagli Inglesi e ancora oggi è considerata un dominion della corona britannica. Gibilterra è sempre stata appetibile per la sua importante posizione strategica, ecco perché nei secoli molti sono stati i tentativi di riconquista spagnoli. Gli Inglesi, temendo la minaccia della potenza navale tedesca, alla fine del XIX secolo la fortificano ulteriormente e nel corso della prima guerra mondiale se ne servono come base d’appoggio per i convogli alleati in rotta dall’Atlantico al Mediterraneo e come base di partenza per le unità da guerra. Anche nel corso della seconda guerra mondiale rappresenta un centro strategico di fondamentale importanza per il traffico navale alleato. Nonostante la sorveglianza inglese e le gravi difficoltà dovute alle forti correnti, lo stretto di Gibilterra è più volte attraversato da sommergibili italiani e tedeschi in immersione da e per l’Atlantico. Nel dopoguerra continuano le vicende politiche determinate dalla contesa riguardante gli Inglesi e gli Spagnoli; per questi ultimi Gibilterra è ancora oggetto di rivendicazioni ed essi non intendono rinunciare alla possibilità di riacquistarla. Tra il 1951 e il 1954, il governo spagnolo decide di attuare misure ostruzionistiche nei confronti del traffico commerciale per la colonia britannica. Nonostante le pretese spagnole e le pressioni dell’ONU, la popolazione di Gibilterra con il referendum del 10 settembre 1967 riafferma quasi all’unanimità la volontà di mantenere gli ormai secolari legami con la Gran Bretagna. Nel 1969 il governo spagnolo reagisce a questo risultato tagliando qualsiasi collegamento terrestre e marittimo tra Gibilterra e la Spagna. Nella risoluzione del 18 dicembre 1968 l’ONU afferma che la situazione coloniale di Gibilterra è in contrasto con la Carta e viene ingiunto al Regno Unito di cambiare la situazione entro l’ottobre del 1969. In effetti la Costituzione di Gibilterra emanata nel 1969 dà ampia autonomia al territorio e ne implica la trasformazione in dominion della corona britannica. Si prevede inoltre l’aumento dei poteri del Parlamento, formato da 15 membri, di fronte al quale il governo è responsabile. La difesa, la sicurezza e la politica estera restano, però, prerogative del governatore britannico. Anche dopo la morte del generale Franco e la fine del suo regime i negoziati intrapresi fra Spagna e Regno Unito non portano a risultati positivi. Le discussioni sullo status di Gibilterra continuano per tutti gli anni Settanta e Ottanta senza raggiungere risultati apprezzabili. Il 18 novembre 1976 l’ONU chiede alla Spagna e al Regno Unito di riprendere i negoziati. La frontiera viene riaperta nel dicembre 1982 ai pedoni. Il governo di Felipe Gonzales toglie il blocco, mentre l’Inferriata della Rocca viene aperta agli Spagnoli il 5 febbraio 1985. L’entrata del Regno Unito nella Comunità Europea nel 1973, rende possibile a Gibilterra di farne parte. Nel 1990 la Gran Bretagna non ratifica, però, la Convenzione sulle frontiere esterne dell’Unione Europea, il cosiddetto accordo di Schengen del giugno 1985 e la successiva Convenzione di applicazione del giugno 1990 per non dare l’avallo allo status di Gibilterra, e dichiara anche che la stessa non deve essere inclusa all’interno delle cosiddette “frontiere esterne” dell’Unione Europea in relazione alla libera circolazione dei cittadini comunitari. La Spagna non stabilisce collegamenti aerei, marittimi o terrestri con Gibilterra per aumentarne l’isolamento. Dalle elezioni del marzo 1988, svoltesi a Gibilterra, il Partito Laburista e l’Alleanza per la difesa dei diritti civili si assicurano la totalità dei seggi in Parlamento ed entrambi sono contrari a concessioni alla Spagna. Il leader laburista Joe Bassano subentra a Joshua Hassan alla guida del governo. Un’altra risoluzione dell’ONU del 10 dicembre 1993 sollecita ancora l’eliminazione degli ultimi aspetti coloniali presenti a Gibilterra. Nel 1999 il Primo ministro di Gibilterra rigetta la tesi spagnola dell’integrità territoriale, ritenendola in contrasto con il principio della decolonizzazione, in quanto un territorio coloniale deve poter decidere da solo il proprio destino, senza essere costretto a subire una fusione con un altro territorio. Un nuovo referendum nel 2003 respinge ancora l’ipotesi di sovranità congiunta anglo-spagnola.