gig-economy
(gig economy), loc. s.le f. inv. L’economia dei lavoretti, l’ingaggio saltuario per attività lavorative temporanee.
• La gig-economy, il mercato dei lavori «a gettone» prenotati su piattaforme online come Uber, ha fatto boom: 3,6 milioni di americani, secondo Intuit, si sono messi in proprio vendendo i loro servizi su queste vetrine virtuali: [...] E il contagio Usa sta arrivando pure in Europa dove la francese BlaBlaCar (passaggi in auto a pagamento) sta guidando lo sbarco del business nel Vecchio continente. (Ettore Livini, Repubblica, 23 novembre 2015, p. 28, Economia) • [tit.] Da Airbnb a Uber, la gig economy impiega 1 americano su 4 [testo] [...] Una massa crescente di americani non ha un contratto di lavoro e si arrangia come può alla base di una piramide sociale appiattita dal collasso della classe media. È la gig economy, bellezza! Un quarto dei lavoratori statunitensi ha guadagnato la qualifica di imprenditore privato scavando una piccola nicchia nell’universo dell’Internet. (Flavio Pompetti, Messaggero, 20 novembre 2016, p. 17, Economia) • I temi delle quattro proposte concrete, ha spiegato [Sergio] Gatti, riguarderanno quattro ambiti: la formazione; il nuovo lavoro, con riferimento alla cosiddetta «gig economy» e al pericolo del caporalato digitale, processi che «vanno governati, non subiti»; i nuovi modelli di vita, con la necessità di «suddividere il nostro tempo liquido, riconoscendo la distinzione tra lavoro tradizionale e lavoro di cura»; e infine l’Europa, «come nostra casa comune, unica modalità con cui possiamo realmente affrontare le sfide di un mondo sempre più globalizzato». (Gianni Cardinale, Avvenire, 24 ottobre 2017, p. 6, Primo piano).
- Espressione inglese composta dai s. gig ‘esecuzione musicale singola’ e economy ‘economia’.