GONZAGA, Gigliola (Egidiola, Ziliola)
Prima figlia di Filippino di Luigi (I) e della sua prima moglie, Anna di Nicolino da Dovara, nacque a Mantova probabilmente verso la metà degli anni Venti del Trecento.
I coevi cronisti mantovani e gli storici più recenti collocano il matrimonio fra Filippino e Anna prima del 1328 (la maggioranza concorda sul 1322): Aliprandi (p. 122), infatti, primo fra tutti, identifica nelle attenzioni men che oneste di Francesco di Rinaldo Bonacolsi nei confronti della moglie di Filippino la causa scatenante dei contrasti che portarono al rovesciamento della dinastia bonacolsiana da parte di Luigi Gonzaga e dei suoi figli nell'agosto del 1328, e la sua versione è stata ripresa, per quanto eventualmente sfumata, dagli storici successivi che, se hanno messo in dubbio l'autenticità del contrasto fra i due, non hanno sindacato il fatto che Filippino fosse all'epoca già sposato. Vaini però ha recentemente rivisto l'intera ricostruzione sulla base di una rilettura del principale documento inedito in merito, cioè dell'elenco dei beni dotali di Anna, tradizionalmente datato al 9 giugno 1322, e in realtà datato 9 giugno 1332. Secondo questa ricostruzione, la G. sarebbe necessariamente nata dopo il 1332. La nuova proposta di termine post quem per la data di nascita della G. non è, però, del tutto convincente: non necessariamente l'elenco delle terre dovaresi venne scritto in esatta coincidenza con il matrimonio, e in diverse transazioni degli anni 1324, 1325, 1330, 1332 Anna compare in una veste che lascia evidentemente supporre che fosse già moglie di Filippino.
La tradizione storiografica milanese vuole poi la G. sposata a Matteo (II) di Stefano Visconti già alla fine degli anni Trenta (anche se il 1338, citato negli Annales Mediolanenses, sembra frutto di un errore, giacché fa riferimento all'esilio di Matteo, avvenuto in realtà un decennio più tardi) o quanto meno nel 1340, allorché Matteo venne a Mantova in rappresentanza della famiglia Visconti alla magna curia per le quadruplici nozze di Luigi (I), di suo figlio Corrado e di due suoi nipoti.
Come moglie di Matteo, la G. condivise con lui nel 1347 l'esilio a Morano in Monferrato cui Luchino Visconti obbligò il nipote (esilio mitigato dall'intercessione del padre di lei, Filippino): la coppia fece ritorno a Milano dopo la morte di Luchino, quando l'arcivescovo Giovanni richiamò i nipoti Matteo, Galeazzo e Bernabò. In mancanza di fratelli (ebbe solo una sorella, Elisabetta, sposata nel marzo 1354 con il conte Rodolfo d'Asburgo) la G., rimasta vedova nel 1355 di Matteo, avendone avuto una sola figlia, Caterina, si ritrovò alla morte del padre a esserne l'unica erede, come testimonia l'inventario dei beni di Filippino, redatto pochi giorni dopo la morte di quest'ultimo, il 20 apr. 1356.
Si trovò dunque a controllare la parte spettante a Filippino dei beni e delle prerogative sui territori controllati dai Gonzaga e il complesso dei beni dotali della madre Anna, premorta al marito e a sua volta unica erede di un'enorme porzione delle terre cremonesi dei da Dovara (Pomponesco, Correggioverde, Fossa Caprara, Vescovato, Cicognara, Sabbioneta, Commessaggio, Rivarolo, Viadana, Isola Dovarese). È evidente come la destinazione di questo importante complesso di prerogative e terre, capitato nelle mani di due eredi femminili, divenisse ben presto un fatto di importanza capitale per la famiglia Gonzaga.
La G., rientrata a Mantova alla morte del marito, venne fatta oggetto di pesanti pressioni da parte degli zii Guido e Feltrino, tanto da finire per cedere loro tutti i suoi beni il 21 luglio 1357. Nel 1359, peraltro, la G., emancipata secondo Daino (il cinquecentesco archivista dei Gonzaga) da Luigi (I) nel febbraio, ricorse all'imperatore Carlo IV perché le fosse fatta giustizia: nel maggio scriveva alla corte imperiale che Guido e Feltrino l'avevano costretta con la forza, alla presenza del padre Luigi "non propterea abilis ad dictis suis filiis resistendum" (Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga [inde Arch. Gonzaga], b. 337, 17 maggio 1357). Sempre Daino riconduce la veemente reazione della G. al fatto che era ora spalleggiata dal cugino Ugolino di Guido, che nell'ottobre 1358 aveva sposato la figlia Caterina e ne aveva avuto un figlio, Bernabò. Il processo le fu favorevole e la sentenza del 23 ott. 1359 le restituì i beni contesi. Poco dopo, la G. fece intera donazione di quanto le spettava a Ugolino, in qualità di tutore del figlio Bernabò (ibid., 1°-17 apr. 1360).
La strenua difesa dei propri diritti non era peraltro finita per la G.: con il 1360 iniziò infatti un'ulteriore, lunga causa fra lei e un altro dei figli di Luigi (I), Federico (nato dal secondo matrimonio di Luigi con Caterina Malatesta). Questi, capitano visconteo in rotta con i consanguinei mantovani, aveva occupato tra la fine del 1358 e l'inizio dell'anno successivo alcune terre cremonesi di pertinenza della G., sostenendo di averne diritto sulla base di una donazione fattagli da Anna da Dovara in caso di morte propria e del marito senza figli maschi. La questione si trascinò sino al 1375, con il ricorso di Federico a Bernabò Visconti e della G. all'imperatore: il tribunale arbitrale imperiale, presieduto dal patriarca di Aquileia, Marquardo, nel 1368 diede ragione alla G., spalleggiata ormai dallo zio Guido e dai cugini Ludovico e Francesco. Erano infatti nel frattempo scomparsi sia Ugolino (assassinato dai fratelli nel 1362), sia probabilmente il piccolo Bernabò, che Daino dice morto proprio nel 1368. La G. era tornata in balia di consanguinei interessati soltanto ad assicurarsi il controllo della quota di terre e di prerogative che spettavano a lei e ai suoi discendenti: il 27 ag. 1364 la sorella Elisabetta si lamentava da Innsbruck con Guido, Ludovico e Francesco che "soror mea Ziliola esset in captivitate vestra et reclusam et custoditam" (Arch. Gonzaga, b. 544). La G. rientrò in possesso delle terre occupate da Federico nel settembre 1375 e nell'ottobre ne fece completa donazione a Francesco, figlio di Ludovico (II) Gonzaga, ormai unico signore di Mantova.
Dopo quasi vent'anni - durante i quali le due prime generazioni dei Gonzaga avevano convulsamente definito al proprio interno gli equilibri di potere fra i diversi rami della casata e la legittimazione dei nuovi signori era passata attraverso complesse scelte di politica estera e matrimoniale in un continuo confronto incrociato con il crescente potere visconteo - la G. dunque dovette rassegnarsi a vedere, dopo la scomparsa di ogni erede diretto di Filippino, le terre e le prerogative del padre entrare definitivamente a fare parte dell'appannaggio del ramo principale della dinastia.
Dopo il 1375 non si hanno di lei ulteriori notizie; ignoriamo l'anno della sua morte.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 17, 79, 196, 333, 337-339, 416.I: G. Daino, De origine et genealogia ill. domus dominorum de Gonzaga; 544, 2881.3; Fondo D'Arco, n. 57: G. Daino, Series chronologica capitaneorum, marchionum ac ducum Mantuae usque ad annum 1550; Annales Mediolanenses, in L.A. Muratori, Rer. Ital. Script., XVI, Mediolani 1730, col. 715; B. Aliprandi, Aliprandina o cronaca di Mantova, a cura di O. Begani, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XXIV, 13, p. 122; P. Azario, Liber gestorum in Lombardia, a cura di F. Cognasso, ibid., XVI, 4, pp. 37, 92; A. Possevino iunior, Gonzaga. Calci operis addita genealogia totius familiae, Mantuae 1617, p. 306; L.C. Volta, Compendio cronologico-critico della storia di Mantova dalla sua fondazione ai nostri tempi, II, Mantova 1827, pp. 17, 21, 30, 37, 49; G. Pirchan, Italien und Karl IV. in der Zeit seiner zweiten Romfahrt, in Quellen und Forschungen aus dem Gebiete der Geschichte, Prag 1930, II, pp. 11, 26, 248; F. Amadei, Cronaca universale della città di Mantova, a cura di G. Amadei - E. Mariani - G. Praticò, I, Mantova 1954, pp. 529, 561, 565; F. Cognasso, L'unificazione della Lombardia sotto Milano, in Storia di Milano, V, La signoria dei Visconti (1310-1392), Milano 1955, pp. 324, 400; Mantova. La storia, I, G. Coniglio, Dalle origini al 1440, Mantova 1958, pp. 377, 379, 381, 407; M. Vaini, Ricerche gonzaghesche (1189 - inizi sec. XV), Firenze 1994, pp. 46 s., 49 s.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Gonzaga, tav. II.