GILAN (A. T., 73-74, 92)
Una delle più piccole (11 mila kmq.), ma più ricche provincie persiane, sull'angolo SO. del Caspio, fra questo e i monti che lo dividono dalle provincie interne del regno. Il nome allude all'antica popolazione di Gelae (Γῆλαι), o deriva dal persiano ghil "fango", per le paludi e gli acquitrini della piana costiera, ampia specie in corrispondenza del delta del Sefīd Rūd. Il clima è caratterizzato da forte umidità e piovosità; malsano d'estate, specie nelle zone basse, è reso poco gradito anche d'inverno dal soffio del bād-igarm (vento caldo), che tormenta quasi tutto il litorale. Più tollerabili sono le condizioni lungo le pendici dell'Elburz e del Pusht-ikūh, rivestite fino oltre i 2800 metri da un'imponente foresta di latifoglie, nella quale trova ricetto una fauna ricca di fiere (leopardi, tigri, linci, cinghiali, ecc.).
Il suolo si presta a colture svariate: cereali (grano, orzo, riso), cotone, canna da zucchero, vite, alberi da frutta, e anche all'allevamento (bovini di razza brada e buoni cavalli), ma ciò che ha dato maggior sviluppo al paese è la sericoltura, per la quale i mercanti italiani vi si recavano periodicamente, almeno a partire dal sec. XIII. Delle copiose ricchezze minerali, solo ferro e petrolio sono sfruttati. Il commercio, dopo il 1870, è in gran parte in mano dei Russi. La popolazione, in maggioranza musulmana sciita, è formata da un fondo persiano su cui si sono sovrapposte ripetute immigrazioni turche e curde. L'unico centro notevole è Resht, la capitale (70.000 ab. secondo i risultati provvisorî del censimento 1931), sul delta del Sefīd Rūd (ma non sul fiume); gli serve da sbocco sul Caspio, al limite di un'ampia laguna, Bender-i Pahlawī (Enzeli), con 22.000 abitanti, porto tra i più attivi di quel mare.