GREMIGNI, Gilla Vincenzo
Nacque a Castagneto Marittimo (dal 1907 Castagneto Carducci, presso Livorno) il 22 genn. 1891 da Giovanni e Caterina Badalassi, entrambi di umili origini. La sua famiglia si trasferì presto a Omegna dove il G. iniziò a frequentare i missionari del Sacro Cuore attraverso il locale oratorio. Dal 1903 al 1910 fu a Roma, presso la Piccola Opera dei missionari del Sacro Cuore. A Roma, nel luglio 1910, conseguì la maturità classica presso il collegio Nazareno e incontrò padre P. Benedetti che ebbe un ruolo importante nella sua vita e fu determinante nella sua scelta di prendere i voti; tra l'altro, impegnato nella riforma disciplinare dei seminari d'Italia, Benedetti lo volle come segretario, cosicché il G. poté entrare in contatto con "tutte le diocesi e tutti i seminari d'Italia" (Cuore e testa, p. 196).
Gli anni della formazione del G. coincisero con la definitiva presa di posizione della Chiesa nei confronti del modernismo: a Roma il seminario dei missionari del Sacro Cuore a via della Sapienza, dove il G. crebbe e studiò, grazie alla personalità di padre G. Genocchi era divenuto punto importante di ritrovo del movimento. Dopo la condanna ufficiale, il G. maturò tuttavia posizioni intransigenti e strettamente allineate all'ortodossia le quali sarebbero rimaste suo tratto distintivo per tutta la vita.
Nell'agosto 1910 il G. intraprese il noviziato di un anno in Svizzera, a Friburgo, quindi, nell'agosto 1914, pronunciò i voti perpetui. Laureatosi in filosofia e in teologia, il 27 giugno 1915 fu ordinato sacerdote da mons. A. Turchi e venne quindi richiamato in guerra. Al suo rientro il Turchi, diventato vescovo dell'Aquila, lo volle come segretario, incarico che il G. ricoprì dal 1918 al 1919. Il 15 maggio 1921 assunse la direzione della parrocchia del Sacro Cuore del Suffragio da poco costruita sul lungotevere Prati.
Gli anni trascorsi alla guida della parrocchia, dove rimase fino al 1945, furono caratterizzati da una fervida opera pastorale nella quale il G. ebbe modo di mettere in luce notevoli doti di organizzatore: intraprese capillari iniziative caritativo-assistenziali (un ambulatorio medico gratuito, un segretariato parrocchiale, la colonia marina S. Maria del Mare, il segretariato della carità, particolarmente attivo durante la guerra) e dette speciale impulso all'apostolato per categorie (una sezione parrocchiale di assistenza religiosa e morale fra i portieri, la Congregazione di S. Zita per le domestiche) a ulteriore dimostrazione della sua idea di Chiesa come trama entro cui inserire tutti i fili della società, trovandosi però, in questo modo, a scavalcare spesso, o addirittura collidere, con il regime fascista.
In questo periodo ricoprì vari altri incarichi fra cui quello di direttore generale della Pia Opera di S. Dorotea per l'educazione e l'apostolato fra le giovani donne: questo specifico impegno lo portò a operare in un ambito contiguo al ramo femminile dell'Azione cattolica con cui ebbe rapporti non privi di difficoltà.
Fu segretario del collegio dei parroci di Roma e ne fu più volte camerlengo; vicino al cardinale vicario B. Pompilj, dal quale ebbe numerosi incarichi, fu anche minutante nella seconda sezione della segreteria di Stato, dove ebbe modo di conoscere G.B. Montini, sostituto della segreteria, che poi avrebbe ritrovato come arcivescovo di Milano, ma dalle cui posizioni sarebbe rimasto sempre distante.
Convinto sostenitore della necessità di mantenere l'autonomia della Chiesa all'interno di ogni regime politico, molto vicino, anche se in modo non organico, alle posizioni del Frontespizio di G. De Luca, il G., come già si è accennato, non fu in buoni rapporti con il fascismo che, soprattutto dalla seconda metà degli anni Trenta - quando le sue prediche contro le guerre coloniali risvegliarono l'interesse della polizia -, lo tenne sempre sotto controllo come "disfattista".
Durante la guerra, per non essere allontanato dalla parrocchia, operò una sorta di autocensura sulle omelie, limitandosi a leggere brani di suoi libri già editi. D'altro canto riuscì lo stesso a diffondere le sue idee soprattutto tramite la rivista Il Purgatorio visitato dalla carità dei fedeli che diresse per 23 anni.
Tale attività lo rese pienamente consapevole dell'importanza della stampa nell'esercizio dell'apostolato cattolico. In questi anni scrisse moltissime opere di carattere agiografico e divulgativo: in particolare nel 1942 pubblicò la prima biografia di E. Pacelli, asceso nel 1939 al soglio pontificio come Pio XII, biografia ricordata per il tono agiografico e profetico ma di scarso valore documentario.
Nel febbraio 1944 si verificò l'evento che dette una svolta alla vita del G.: venne infatti nominato direttore ad interim dell'Azione cattolica, carica che occupò fino al maggio 1945.
La storiografia è divisa sui motivi che portarono a questa nomina in un momento così delicato per la vita della più importante associazione del collateralismo cattolico; infatti, al di là della sua precedente partecipazione all'associazione come "maestro di propaganda" della Gioventù femminile romana, il G. era una figura di secondo piano rispetto ad altre formatisi in seno all'Azione cattolica durante il fascismo: secondo C. Falconi, la nomina del G. rispondeva al tentativo, operato da Pio XII con la riforma degli statuti, di controllare meglio l'associazione al fine di evitare problemi alla Chiesa durante la guerra e gestire dall'alto la transizione verso la nuova realtà del dopoguerra, togliendo di fatto le redini dalle mani dei laici (il G. in questa chiave sarebbe stato l'"uomo di fiducia"). Secondo F. Fonzi e M. Casella invece il G. venne scelto per la sua spiritualità, il non essere legato a specifiche "fazioni", e il suo essere inviso al fascismo. Le due tesi di fatto concordano nell'interpretare la presidenza del G. come momento di forte e importante transizione che questi guidò con fermezza e determinazione, non senza che sorgessero problemi con altre associazioni soprattutto di ambito operaio, come l'Opera nazionale assistenza religiosa e morale degli operai (ONARMO) di mons. F. Baldelli.
In poco tempo il G. non solo fece rinascere associazioni sciolte dal regime come l'Istituto cattolico di attività sociali, ma contribuì, con intenti eminentemente politici, alla genesi delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (ACLI) e del Centro femminile italiano (CIF), oltreché a quella de Il Quotidiano, diretto da I. Giordani, affiancato da un Segretariato per la stampa e la cultura e da un Ufficio stampa, voluto e diretto dal presidente della Federazione universitaria cattolica italiana (FUCI), G. Andreotti. Rigorosamente anticomunista, in questi anni ebbe inizio la forte polemica con i cattolici di sinistra, che il G. doveva portare avanti fino alla morte.
Eletto vescovo di Teramo il 28 genn. 1945, quindi di Teramo, Atri e Penne (1949), il G. lasciò, dunque, l'Azione cattolica, anche se fece parte della Commissione episcopale per la revisione dello statuto dell'associazione.
Nell'Abruzzo agitato dall'occupazione delle terre e da rivendicazioni sociali, il G. fu come sempre vivace oppositore del comunismo, attraverso la personale predicazione e una capillare opera di conoscenza delle singole parrocchie. A Teramo fece costruire l'ala nuova del seminario Pio Aprutino, quindi la chiesa di S. Bernardo, secondo una concezione moderna di chiesa come centro delle funzioni sociali di un quartiere, e un istituto per le "figlie abbandonate" dedicato a S. Maria Aprutina; ad Atri rinnovò il seminario e restaurò la cattedrale, e fu lì che, nel 1951, tenne i suoi più significativi sermoni anticomunisti.
Già amministratore apostolico della diocesi di Novara, ne divenne vescovo nel 1951.
Qui il G. fu affiancato dal suo ex allievo U. Poletti, che gli fu accanto fino alla morte. Giunto a Novara, una delle prime sue preoccupazioni fu quella relativa alla crisi delle vocazioni, cui dedicò la lettera pastorale della quaresima 1952; al fine di porvi rimedio si adoperò per l'apertura di un nuovo seminario, provocando non poche opposizioni nella Chiesa locale date le ingenti somme sottratte ad altre attività: il seminario fu comunque costruito e inaugurato nel 1956. Inoltre, in occasione della celebrazione dell'anno mariano 1954, per ricordare il centenario del dogma dell'Immacolata Concezione il G. decise di completare anche il santuario della Madonna del Sangue a Re, inaugurato nel 1957.
Celebrò due visite pastorali e tre congressi eucaristici, un sinodo diocesano, e tre missioni: la missione operaia diocesana, tendente a rovesciare l'impostazione del movimento dei preti operai (anziché operare nelle fabbriche lavorare sul tempo libero come momento di evangelizzazione); la missione permanente per il Basso Novarese per l'apostolato fra i contadini, i salariati e le mondine; infine la missione diocesana "per un mondo migliore" lanciata da padre R. Lombardi.
Favorì la costituzione della redazione novarese de L'Italia e il riordino della stampa periodica diocesana. Fu particolarmente attento alle attività artistico-culturali, cui portava un personale specifico interesse, e istituì la cattedra gaudenziana con l'intento di promuovere l'istruzione religiosa nella diocesi. Fu animatore delle celebrazioni per il centenario della nascita di Pier Lombardo e promotore di una omonima rivista.
Nell'ultima fase della vita condusse un'estrema battaglia contro il centro-sinistra, ultimo tentativo fra i tanti da lui compiuti per indirizzare la Democrazia cristiana (DC) locale. Intervenne radicalmente sull'argomento nel settembre 1962 con una nota dal titolo "Parole di chiarezza e di fede", dove condannò duramente le giunte comunali di centro-sinistra di Domodossola, Arona e Borgomanero, in aperta polemica con la segreteria provinciale della DC.
La vicenda ebbe riscontri su tutta la stampa nazionale e provocò interrogazioni parlamentari per il carattere di "ingerenza inopportuna" assunto dall'intervento del Gremigni. Dopo aver misurato l'isolamento delle sue posizioni, soprattutto dopo le prese di posizione di Montini, ancora arcivescovo di Milano, il G. si consumò su questa polemica.
Il G. morì il 7 genn. 1963 nella residenza vescovile di Ghiffa.
Fra i suoi molti scritti - biografie, opere di carattere pastorale o ascetico - si ricordano: La beata Paola Frassinetti, Roma 1930; Un antico esempio di Azione cattolica, ibid. 1935; Cuore e testa (Mons. P. Benedetti, arcivescovo titolare di Tiro), Todi 1939; Il santo curato d'Ars, Firenze 1939; Casa al vento, Todi 1943; La spada e l'olivo, Roma 1949; Il conte E. Pocci, Novara 1958.
Fonti e Bibl.: Le carte del G. sono custodite presso l'Archivio storico diocesano di Novara: I-494-510 (visite pastorali); II, 1, 11 (sinodo); V, 4, 24-27 bis (carteggi); III, 2, 30-37; III, 4, 13 (relazioni varie); si veda anche il fondo MC (XVI). Presso il medesimo archivio sono conservati anche tutti i documenti relativi alla formazione del G. presso il collegio dei missionari del Sacro Cuore di Roma e alla permanenza nella parrocchia di lungotevere Prati. I documenti ufficiali conservati presso l'Archivio corrente del Vicariato e la Segreteria di Stato attendono di essere visionabili. Per quanto concerne le prediche oggetto di attenzione da parte della polizia in epoca fascista si veda Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Direzione generale di Pubblica Sicurezza, Affari generali e riservati (1920-45), cat. A5G, b. 29. Per l'attività nell'Azione cattolica le carte sono conservate a Roma presso l'Archivio generale dell'Azione cattolica, fondo PG (Presidenza generale), 1944-45. L'Archivio storico diocesano di Teramo è in fase di riordino, si possono comunque visionare i documenti relativi alle visite pastorali.
Un elenco (parziale) delle sue pubblicazioni in Rivista diocesana novarese, suppl. al n. 87, marzo 1963 (vi si veda ancora il necr. Ricordo di mons. G. G.); la raccolta della Rivista è importante per tutti gli atti del suo episcopato; necr. anche in Riv. diocesana di Roma, gennaio 1963, pp. 61-64.
Cfr. pure: A. Giorgi, Padre Gilla il nostro parroco, Roma 1964; C. Capello, Un ora con mons. G.V. G., Milano 1963; A. Riccardi, Roma "città sacra"? Dalla conciliazione all'operazione Sturzo, Roma 1979, pp. 64 n., 81 e n., 187-190, 192, 219 n., 220 n.; A. Giovagnoli, Le organizzazioni di massa di AC, in Cultura politica e partiti nell'età della Costituente, I, a cura di R. Ruffilli, Bologna 1979, pp. 312 s.; F. Malgeri, La Chiesa italiana e la guerra (1940-45), Roma 1980, p. 117; M. Casella, L'Azione cattolica alla caduta del fascismo. Attività e progetti per il dopoguerra (1942-1945), Roma 1984, pp. XVI s. e ad ind.; J.-D. Durand, L'Église catholique dans la crise de l'Italie (1943-1948), Roma 1991, pp. 32, 47, 107, 285 s., 290 s., 296, 329 ss., 411, 454, 476, 487, 489, 503, 507 ss., 522, 537, 590 s., 723, 726, 758; M. Casella, L'Azione cattolica nell'Italia contemporanea 1919-1969, Roma 1992, ad ind.; G. Orsini, La diocesi di Teramo-Atri, Teramo 1999, ad indicem.