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ROBERVAL, Gilles Personne de

di Amedeo Agostini - Enciclopedia Italiana (1936)
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ROBERVAL, Gilles Personne (o Personnier) de

Amedeo Agostini

Matematico francese, nato a Roberval, presso Beauvais, l'8 agosto 1602, morto a Parigi il 27 ottobre 1675. Figura di matematico, che occupa un posto notevole nei primordî del moderno calcolo infinitesimale, ma che ancora resta ambigua per il modo di procedere non sempre corretto. Nel 1631 fu professore nel Collège Gervais, quindi coprì la cattedra di matematica nel Collège royal, posto che conservò sino alla morte, vincendo ogni tre anni la pubblica disputa obbligatoria per la rielezione alla cattedra: la necessità di tener nascosti i nuovi risultati conseguiti, per non perdere la cattedra è la ragione che adduce nelle questioni di priorità che sollevò. Appartenne all'Accademia di Francia dalla fondazione (1665) e fu in relazione con i migliori matematici dell'epoca.

Nel 1638 difese, contro il Descartes, il metodo dei massimi e minimi del Fermat. Durante la discussione il R. fece degli appunti alla Géometrie del Descartes e questi non perdonò a chi non accoglieva in pieno i suoi principî, attaccandolo poi con una polemica lunga (1645-1649) e piena di acredine, causata dalla scoperta del R. del centro di oscillazione di un settore circolare. In due lettere (1646 e 1647) il R. tentò di rivendicare a sé, oltre alla scoperta del metodo degli indivisibili di B. Cavalieri, tutti i migliori risultati che E. Torricelli aveva ottenuti e divulgati in Italia e in Francia. Se alcune di queste scoperte (come il metodo delle tangenti, la determinazione di centri di gravità e alcune quadrature) furono conseguite dal R. indipendentemente dal Torricelli, non gli si può peidonare di aver lanciato contro il Torricelli l'accusa di volgare plagiario, specie per i risultati ottenuti sulla cicloide (trocoide).

Le sue opere, postume, si trovano in Mémoires de l'Académie des sciences, VI, Parigi 1730; e alcune sue lettere in E. Torricelli, Opere, III, Faenza 1919.

Bibl.: P. Fermat, Oeuvres, II, Parigi 1894; P. Tannery, Mém. scient., VI, Parigi 1926, p. 299; E. Welker, A Study of the Traité des indivisibles of G. P. de R., New York 1932.

Vedi anche
Evangelista Torricèlli Torricèlli, Evangelista. - Fisico e matematico (Faenza o Modigliana 1608 - Firenze 1647). Succeduto a G. Galilei nell'incarico di matematico e filosofo del granduca di Toscana (1641), dimostrò la possibilità del vuoto in natura, scoprì e misurò la pressione atmosferica con uno strumento chiamato inizialmente ... Pierre de Fermat Fermat ‹-à›, Pierre de. - Matematico francese (Beaumont-de-Lomagne, Tarn-et-Garonne, 1601 - Castres 1665). Autore di studi sul calcolo delle aree di figure piane, sul calcolo delle probabilità in problemi di giochi d'azzardo e nel campo dell'ottica geometrica, ha legato soprattutto il suo nome a teoremi ... Bonaventura Cavalièri Cavalièri, Bonaventura. - Matematico (Milano ultimi anni 16º sec. - Bologna 1647). Entrato giovanissimo nell'ordine dei gesuati, agli iniziali studî umanistici e teologici unì ben presto un vivo interesse per la matematica, che coltivò dapprima come autodidatta e poi, allorché fu inviato a Pisa dal suo ... Marin Mersenne Mersenne ‹mersèn›, Marin. - Teologo e scienziato (La Soultière, Maine, 1588 - Parigi 1648). Nel 1611 entrò nell'ordine dei minimi; insegnò a Nevers e a Parigi. Fu in contatto con i più noti filosofi, eruditi e scienziati del suo tempo: N.-C. Fabri de Peiresc, R. Descartes, P. Gassendi, P. Fermat, Pascal ...
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    Matematico (Roberval, Beauvais, 1602 - Parigi 1675); prof. (1631) al Collège Gervais, quindi al Collège Royal, R. occupa un posto notevole tra i precursori del moderno calcolo infinitesimale. Cercò di rivendicare ingiustamente a sé il metodo degli indivisibili di Cavalieri e i risultati fondamentali ...
Vocabolario
de
de 〈dé〉 prep. [lat. de]. – Forma che assume la prep. di quando è seguita dall’articolo, sia che si fonda con questo (del, dello, della, ecc.), sia che si scriva divisa (de ’l, de lo, de la, ecc.) come talvolta nell’uso letter. (è comune,...
de auditu
de auditu locuz. lat. – Espressione corrispondente all’ital. «per sentito dire»: riferire de auditu. Anche, «per avere udito direttamente», nell’espessione giuridica testimone de visu et de auditu (v. de visu).
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