Rogers, Ginger
Nome d'arte di Virginia Katherine McMath, attrice cinematografica statunitense, nata a Independence (Missouri) il 16 luglio 1911 e morta a Rancho Mirage (California) il 25 aprile 1995. Bionda, dai grandi occhi azzurri, vivace e sfrontata, è stata una delle più popolari dive di Hollywood, rappresentando un modello femminile tipicamente americano di popolaresca vitalità e schiettezza, in contrasto sia con l'intellettualismo di Katharine Hepburn, sia con l'elusiva androginia di dive quali Greta Garbo e Marlene Dietrich. Formò con Fred Astaire un'inimitabile coppia di ballerini che incantò il mondo con un'immagine di grazia e di armonia. Ottima cantante e decisamente convincente anche come interprete drammatica, rivelò un finissimo talento di commediante sotto la regia di maestri come Billy Wilder e Howard Hawks. Nel 1941 vinse l'Oscar per Kitty Foyle (1940; Kitty Foyle, ragazza innamorata) di Sam Wood.
Dopo aver iniziato a lavorare come ballerina e aver poi debuttato in teatro a Broadway, iniziò la carriera cinematografica nel 1930 accanto a Claudette Colbert in Young man of Manhattan di Monta Bell, nella parte dell'intraprendente Puff, in cui risulta già delineato il suo personaggio che avrebbe ulteriormente definito e precisato con i ruoli successivi. L'anno seguente affiancò ancora la Colbert in Honor among lovers di Dorothy Arzner e nel 1933 spiccò nel nutrito cast del musical 42nd street (Quarantaduesima strada), diretto da Lloyd Bacon. Recitò in vari film prima di incontrare, sempre nel 1933, Fred Astaire in Flying down to Rio (Carioca) di Thornton Freeland: il pubblico impiegò assai poco a capire che, malgrado l'esiguità dei loro ruoli, la combinazione fra i due risultava elettrizzante e metteva totalmente in ombra l'idillio dei protagonisti, Dolores Del Rio e Gene Raymond. La R. continuò a lavorare a fianco dell'attore l'anno seguente in The gay divorcee (Cerco il mio amore) di Mark Sandrich: la trama è esile, ma i numeri di ballo sono formidabili e il film fu un trionfo. La coppia interpretò ancora Roberta (1935) di William A. Seiter, Top hat (1935; Cappello a cilindro) e Follow the fleet (1936; Seguendo la flotta) entrambi di Sandrich, mentre in Swing time (1936; Follie d'inverno) fu diretta da un professionista più raffinato, George Stevens, ritrovando nel successivo Shall we dance (1937; Voglio danzare con te) la regia di Sandrich. L'attrice tuttavia avvertiva il bisogno di un cambiamento: si confrontò così con Katharine Hepburn in Stage door (1937; Palcoscenico) di Gregory La Cava nella parte di un'attrice ambiziosa; accettò in seguito di tornare a danzare con Fred Astaire in Carefree (1938; Girandola) di Sandrich, risoltosi in un insuccesso, e in The story of Vernon and Irene Castle (1939; La vita di Vernon e Irene Castle) di Henry C. Potter. Ma fu grazie all'intensa interpretazione in Kitty Foyle che la R. divenne finalmente una vera star. Sciolto il sodalizio con lo storico compagno di danze, nel 1942 recitò nella commedia Roxie Hart (Condannatemi, se vi riesce!) di William A. Wellman, nel ruolo di una ballerina che si accusa di un delitto commesso dal marito, e in un episodio di Tales of Manhattan (Destino) di Julien Duvivier, al fianco di Henry Fonda. Sempre nello stesso anno si dimostrò impareggiabile, per malizia e sicurezza, in The major and the minor (Frutto proibito) di Wilder, nel ruolo di Susan che, travestita da ragazzina per viaggiare gratis, fa breccia nel cuore di un giovane ufficiale. Di grande efficacia risultò anche la sua interpretazione in The lady in the dark (1944; Le schiave della città) di Mitchell Leisen, in cui è l'insoddisfatta direttrice di una rivista di moda. Nel 1949 tornò per l'ultima volta a lavorare in coppia con Fred Astaire in The Barkleys of Broadway (1949; I Barkleys di Broadway) di Charles Walters. L'anno seguente con Doris Day diede vita alle due sorelle minacciate dal Ku Klux Klan nel teso Storm warning (La setta dei tre K) di Stuart Heisler, mentre nel 1952 mostrò tutta la sua brillante verve, accanto a Cary Grant e Marilyn Monroe, in Monkey business (Il magnifico scherzo) di Hawks. Recitò ancora in dieci film (tra cui Forever female, 1953, Eternamente femmina, di Irving Rapper e il film giallo Black widow, 1954, L'amante sconosciuto o L'amante sconosciuta, di Nunnally Johnson) in ruoli di donna matura e di grande esperienza, ma non trovò più sceneggiature interessanti. Negli anni Cinquanta comparve assiduamente in televisione, ospite in trasmissioni di Bob Hope, Pat Boone e Perry Como, continuando anche a dedicarsi all'attività teatrale che, nell'arco di quasi un quarantennio, le regalò vari successi sulle scene di Broadway (da Girl crazy del 1930 a Hello Dolly del 1967). Scrisse un libro di memorie apparso nel 1991, Ginger: my story.
H. Dickens, The films of Ginger Rogers, Secaucus (NJ) 1975.
P. McGilligan, Ginger Rogers, New York 1975 (trad. it. Milano 1977).
A. Croce, The Fred Astaire & Ginger Rogers book, New York 1977².
S. Morley, Shall we dance: the life of Ginger Rogers, New York 1995.
E. Gallafent, Astaire & Rogers, New York 2002.