GINNASIO (gr. γυμάσιον, da γυμνός "nudo"; lat. gymnasium)
Antichità classica. - È, secondo la definizione degli antichi, un luogo dove i giovani si esercitavano, nudi, negli esercizî atletici. In origine "ginnasio" è sinonimo di δρόμος, cretese, cioè di "luogo dove si corre", poi più tardi venne assumendo un significato sempre più ampio e complesso. Ben presto il ginnasio rappresentò come e più dell'efebia una delle istituzioni più caratteristiche dei Greci; in tutto il territorio da essi occupato i ginnasî sono infatti largamente diffusi, e anzi si deve supporre che ogni città o borgata greca o abitata da Greci possedesse il suo; si sono fino ad ora identificati non meno di 150 ginnasî e il loro numero tende ad ogni nuova scoperta ad aumentare.
L'origine dei ginnasî pare sia dorica e pare che dapprima essi fossero veramente stabilimenti dove i giovani si davano agli esercizî per prepararsi alle gare nazionali; poi a poco a poco vennero ad aggiungersi agli scopi originarî anche altri scopi che vanno per altro considerati come successivi e in parte dipendenti da quello che era stato lo scopo primo ed esclusivo. I ginnasî divennero quindi, almeno dall'epoca delle guerre persiane, anche stabilimenti d'istruzione e di educazione spirituale, ritrovo e centro della comunità greca. Il luogo della città dove viene collocato il ginnasio può variare secondo le circostanze: ne troviamo infatti fuori delle mura, nei sobborghi e anche nell'interno della città; spesso sulle rive di una corrente d'acqua o in rapporto con un acquedotto convenientemente sistemato in modo che gli atleti abbiano il modo di bagnarsi; talora il ginnasio è anche in prossimità di un tempio. Una città può avere anche più di un ginnasio e noi ne conosciamo parecchie che si trovano in questa condizione; Atene per esempio ne ha tre antichi ai quali si aggiunse più tardi un ginnasio degli efebi, un Ptolemaion, un Diogeneion, un ginnasio di Ermes, uno di Adriano, e un ginnasio di Zeus Akraios e di Antha fondato dai Beoti. I ginnasî prendono il nome da una divinità, da un re o da un imperatore, o comunque da un qualche cittadino, dal nome del fondatore, anche dall'età e qualità dei frequentatori per i quali sono costruiti, per esempio ginnasî per i fanciulli, o per gli efebi, o per gli adulti; talvolta prendono il nome anche dal posto dove si trovano o dalla sua grandezza o antichità.
Nel ginnasio, oltre all'educazione fisica per esercitare i frequentatori alla milizia o per prepararli alle gare cittadine e nazionali, s'impartisce ai giovani istruzione musicale e letteraria e quindi accanto al παιδοτρίβης e agli altri insegnanti, talora specializzati., di educazione fisica, nel ginnasio greco troviamo grammatici, filosofi, retori, filologi e citaristi. Vi si tengono lezioni, conferenze e gare di ogni specie. Talora il ginnasio serve anche come sede di alcune competizioni e di alcune cerimonie cittadine, come quando ad Atene il ginnasio è adibito per la corsa con le fiaccole, oppure è aperto a conferenze pubbliche, per esempio di storici, o a recitazione di poeti. Cicerone (De orat., II, 5, 21) afferma che i filosofi garrire coeperunt nei ginnasî molti secoli dopo la loro fondazione.
L'ingresso al ginnasio è in generale libero a tutti; non ne sono escluse le donne né i servi, ed esso appare spesso come il luogo di riunione più gradito e frequentato della città, a un dipresso come furono a Roma le terme nel periodo imperiale. S'intende perché le epigrafi spesso ci annunciano che nel ginnasio furono tenuti anche banchetti a tutta o a parte della popolazione della città o si siano fatte distribuzioni di doni o eseguite feste di ogni genere soprattutto dovute alla munificenza di qualche magistrato. Alcuni ginnasî dànno rappresentazioni teatrali, altri sono la sede venerata della tomba di qualche eroe cittadino, come lo è il Timoleonteion di Siracusa per le ceneri del fondatore della libertà cittadina.
L'amministrazione di un ginnasio è affidata generalmente a un ginnasiarca. Esso talora, coadiuvato da subalterni, amministra una cassa, alla quale affluiscono le donazioni, tasse e multe che servono a far fronte alle spese dell'edificio e delle cerimonie che vi si compiono; il primo e maggiore contribuente della cassa comune è il ginnasiarca stesso. Soprattutto in età ellenistica il ginnasio diventa in Oriente il centro e quasi il simbolo rappresentativo della grecità di fronte ad altre classi della popolazione e il ginnasiarca entra a far parte del κοινόν greco come il primo e più autorevole funzionario e come tutore naturale dei diritti degli appartenenti al ginnasio e dei loro privilegi. Lo sviluppo di tali funzioni conosciamo meglio nell'Egitto greco e quindi nell'Egitto romano, dove è possibile seguire l'opera e la funzione del ginnasiarca in rapporto anche all'efebia fino circa il sec. III d. C. quando esso decade.
A Roma il ginnasio, istituzione prettamente greca, non poté avere quel grandissimo sviluppo e significato che ebbe in Grecia; l'avversione che per esso ebbero i Romani dipende anche dall'avversione che essi ebbero per la ginnastica in senso prettamente greco. In Roma i ginnasî entrarono nell'uso quando si cominciò a pensare anche qui alla ginnastica atletica e sorsero solo con lo scopo di esercitare il corpo; si trattava però esclusivamente di ginnasî privati. Il primo che costituì un pubblico ginnasio a Roma fu Nerone, al quale seguirono Traiano, Adriano e Commodo.
Archeologia. - Nei tempi omerici i ginnasî consistevano in semplici piste (δρόμοι) per la corsa a piedi, per il lancio del disco, del giavellotto, delle sfere, e in aree dal suolo cosparso di sabbia (τυκτὸν δάπεδον) per la lotta e per il pugilato, le une e le altre all'aperto. Mancava qualsiasi costruzione: tutto al più v'era qualche sacello o ara. Di tal tipo dovevano essere il Dromos e il Platanistás di Sparta. Nel periodo arcaico il ginnasio è un parco, spesso un bosco sacro, circondato da un peribolo, in mezzo al quale si aprono dei viali per le corse, e nel quale si comincia a costruire una rudimentale palestra, ossia una corte chiusa per la lotta e per il pugilato, con un primitivo impianto balneare. A questo periodo appartennero nella loro origine i tre celebri ginnasî di Atene, cioè l'Accademia, il Liceo, il Cinosarge. Dalla seconda metà del sec. IV a. C. il ginnasio diviene un insieme architettonico costituito da varie costruzioni in muratura, logicamente disposte e ordinate, e sempre associate ad alberi, a prati e a viali. Tale tipo andò formandosi e perfezionandosi fezione. Era la parte più importante del ginnasio, e a tal segno che spesso gli scrittori chiamano col suo nome l'intero impianto. Palestre venivano anche costruite indipendentemente dai ginnasî, e talora tenute da privati o da famiglie di atleti allo scopo di potersi in esse esercitare separatamente dalla folla. Con la palestra si vanno costruendo in muratura anche le piste per la corsa, le quali, come risulta dalla descrizione degli edifici di Olimpia fatta da Pausania, pare abbiano ricevuto il nome di ginnasio in senso ristretto. Nei dialoghi di Platone già vengono menzionati i principali locali del ginnasio che sono poi ricordati da Vitruvio nel suo De architectura. Sennonché nulla viene accennato né della disposizione di essi, né della loro pianta generale; e però è giusto ammettere che allora le diverse parti non fossero ancora organicamente riunite in un unico insieme: erano ancora le piantagioni che costituivano il lusso maggiore dei ginnasî. Fu sotto l'amministrazione di Licurgo (338 a. C.) che in Atene anche l'architettura civile prese il suo slancio, e da questa epoca il ginnasio prende posto fra i monumenti dell'architettura attica poi imitati dall'intero mondo greco. Quale dovesse essere in una forma perfetta e direi quasi ideale il ginnasio greco-ellenistico, ce lo dice Vitruvio (VI, 11).
Un peristilio quadrato o rettangolare, del perimetro di due stadî olimpici (= m. 384), doveva avere tre portici a colonnati semplici, e il quarto, guardante il mezzogiorno, a colonnato doppio. Sotto i tre primi portici erano delle spaziose esedre destinate ai filosofi e ai retori: è noto come Platone insegnasse nell'Accademia, Socrate e Aristotele nel Liceo, Antistene nel Cinosarge. In fondo al quarto portico, il centro organico della palestra, erano: nel centro lo ephebeum (ἐϕηβετον), vasta sala riservata alle esercitazioni ginnastiche degli efebi; a destra di questo: il coryceum (κωρυκεῖον da κώρυκος "sacco di cuoio"), dove si conservavano i sacchi di cuoio e le bisacce contenenti le provvigioni da consumare durante il giorno; il conisterium (κονιστήριον), nel quale i lottatori si fregavano con sabbia finissima, che si faceva venire soprattutto dall'Egitto, e che serviva a compensare gli effetti dell'olio del quale ugualmente si ungevano, rendendo possibile alle mani di avvinghiarsi saldamente alle membra dell'avversario; la frigida lavatio (λουτρόν), ossia il bagno freddo, una fontana o una vasca alla quale i ginnasti, terminati gli esercizî, andavano a rinfrescare il loro corpo e a liberarne la pelle dall'olio, dal sudore, dalla sabbia. A sinistra dell'ephebeum, l'elaeothesium (ἐλαιοὐέσιον), dove si conservava l'olio per le frizioni; il frigidarium, cioè il bagno freddo, o più verosimilmente il tepidarium, nel quale potevano aver luogo le unzioni d'olio e i massaggi; un corridoio conducente al propnigeum προπνιγεῖον) o praefurnium, ossia il luogo che precedeva il calorifero (πνιγεγύς) e i serbatoi di acqua calda, che Vitruvio non nomina; la concamerata sudatio (πυριατήριον), ambiente lungo due volte la propria larghezza, racchiudente in una estremità una vasca pel bagno caldo (calida lavatio), nell'altra una piccola costruzione circolare, detta laconicum, la quale serviva per il bagno a calore secco. A questa, che era la palestra, dovevano seguire le parti del ginnasio propriamente detto. Fuori di essa erano da costruirsi tre portici, uno attiguo al peristilio descritto, e due sviluppantisi ad angolo retto dalle estremità del primo per la lunghezza di uno stadio. Di questi uno, situato in modo da guardare il settentrione, doveva esser doppio e molto largo; l'altro, lo xisto (ξυστός), era semplice e munito di due marciapiedi sui quali passeggiavano gli spettatori: nello spazio intermedio si esercitavano gli atleti nella cattiva stagione. Nell'area scoperta fra i due portici paralleli, detta ὕπαιϑρον, attraverso boschetti e gruppi di platani si eseguivano le esercitazioni degli atleti nelle belle giornate. Dietro lo xisto, cioè dopo il portico semplice, Vitruvio prescrive lo stadio. L'espressione sembra si debba intendere nel senso che lo stadio si dovesse costruire dietro le estremità dei due portici paralleli, chiudendo in tal modo l'area centrale del ginnasio, che diversamente sarebbe rimasta aperta in un lato. Nei ginnasî erano statue di dei, di eroi e di celebri atleti, are e templi principalmente di Ermete, Asclepio, Apollo, Eracle, ecc.; statue, e talora tombe, di benefattori o di qualche generoso ginnasiarca. Dei ginnasî, dei quali sono giunte a noi le rovine, si avvicina di più alle prescrizioni vitruviane quello di Olimpia, costruito da Tolomeo Filadelfo nel sec. III a. C.
Al tempo romano il ginnasio subisce una completa e radicale trasformazione nella disposizione delle sue parti. Gli ambienti proprî e organici della palestra e quelli destinati ai bagni si sviluppano grandemente, si complicano e si aggruppano fuori della corte della palestra, dietro uno dei lati della stessa. Questa però è solamente una fase di transizione tra la maniera greca e la romana, e di cui si osserva una persistenza nel ginnasio di Pergamo costruito al principio del sec. II d. C. Tipi di piante che non si discostano troppo dalla schematica descrizione di Vitruvio sono pure quelli di Messene, di Delo, di Epidauro. In seguito quegli stessi ambienti vengono costruiti nell'area interna della palestra. Ciò si osserva soprattutto nei ginnasî di Efeso, di Ierapoli, di Priene, e in quello costruito in Atene da Adriano. Da questo tipo di ginnasio nascono e si sviluppano le terme romane (v. bagno).
Bibl.: Ch. Petersen, Das Gymnasium der Griechen nach seiner baulichen Einrichtung, Amburgo 1858; G. Fougères, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des ant. gr. et rom., s. v. Gymnasium; P. Girard, L'éducation athénienne au Ve et au IVe siècle a. J. C., Parigi 1889; E. Preisigke, Städtisches Beamtenwesen, Halle 1903; K. Schneider, Die Griechischen Gymnasien und Palästren nach ihrer geschichtlichen Entwicklung, Soletta 1909; E. N. Gardiner, Greek Athletic Sports and Festivals, Londra 1910; P. Jouguet, La vie municipale dans l'Égypte romaine, Parigi 1911, pp. 144, 318 segg.; J. Oehler, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 2004-2006; A. Calderini, Saggi e studi di antichità, Milano 1924, p. 5 segg.; B. A. van Groningen, Le Gymnasiarque des métropoles de l'Égipte romaine, Parigi 1924; K. fr. W. Schmidt, Das griechische Gymnasium in Aegypten, in Schriften der Freunde des humanistischen Gymnasium, II, Halle 1927.