GINNASTICA (fr. gymnastique; sp. gimnástica; ted. Gymnastik, Turnen; ingl. gymnastics)
Storia. - Antichità classica. - Il nome deriva dal gr. γυμνός "nudo" e si riferisce alla consuetudine invalsa in Grecia non prima del sec. V a. C. che gli esercizî ginnastici si eseguissero a corpo nudo; è anche vario nella stessa Grecia il modo d'intendere la parola, e ne è varia la comprensione: così, per es., Galeno estende il significato della parola al vedere, all'udire, al parlare; Platone ora insiste sul concetto di ginnastica come preparazione anche spirituale alla guerra, ora sembra confonda la ginnastica con quella che oggi chiameremmo igiene; più tardi ginnastica fu intesa come l'arte del παιδοτρίβης, il maestro della lotta.
L'antichità greca conobbe anche particolari trattati di quest'arte, a cominciare forse da Icco di Taranto vissuto nel sec. V a. C., a Erodico di Selimbria, a Teone di Alessandria, utilizzato da Galeno; dovevano poi essere in circolazione libretti di pratiche istruzioni per uso dei maestri di ginnastica, di cui è rimasta traccia nei papiri di Ossirinco. Informazioni copiose e indirette sulla ginnastica antica, soprattutto greca, ricaviamo da moltissimi autori, sino a Filostrato, un sofista del secolo II d. C., che scrive un Περί γυμναστικῆς che possediamo e che si occupa più della parte igienica che di quella tecnica dell'arte. Su particolari ricaviamo notizie anche da raffigurazioni artistiche.
I popoli antichi, anche prima dei Greci, praticavano la ginnastica come esercitazione del corpo e come divertimento di spettatori; ne siamo informati esattamente tra l'altro per l'Egitto e per Creta minoica. Non c'è dubbio però che i Greci siano stati tra i popoli antichi i più fervidi in questo genere di esercitazioni. Basterebbe a dimostrarlo l'esaltazione che fa il mito greco degli dei e degli eroi che si possono designare come in particolare rapporto con quest'arte: tra gli dei Apollo ed Ermete, tra gli eroi Eracle e Teseo. Di Apollo si celebravano vittorie sopra dei e sopra eroi nella corsa, nel pugilato, nel lancio del disco; Ermete divenne il protettore di ogni gara sotto il nome di ἀγώνιος. Eracle vince le sue mirabili prove in vista soprattutto della sua perfetta "forma" di atleta e Teseo e altri eroi ne sono gl'imitatori.
Omero ci presenta così nell'Iliade come nell'Odissea i più antichi ricordi greci della ginnastica e già vediamo che essa è altamente apprezzata; assurta ad alto grado di perfezionamento e di specializzazione, è parte precipua di cerimonie di carattere funerario, come si vede nel libro XXIII dell'Iliade, dove si descrivono le gare in onore di Patroclo. Altrove è apprezzata l'abilità di singoli eroi nel lancio del disco e nel tirare d'arco, nella corsa, ecc. Per un punto di vista più rigorosamente storico giovano due attestazioni di Tucidide e di Platone; il primo (I, 6, 5) ci informa che furono primi gli Spartani a spogliarsi e ad ungersi per gli esercizî ginnastici, l'altro (Rep., V, 542 c) aggiunge che a far ciò i primi furono i Cretesi e poi gli Spartani.
La ginnastica sarebbe nata pertanto presso le stirpi doriche e ne farebbero fede le denominazioni tratte dall'abilità nella corsa con cui nell'antica legge di Gortina (del sec. V a. C., ma eco di disposizioni anteriori) sono designate le classi della popolazione maschile libera; inoltre l'imponanza delle gare ginniche presso i Dori e le caratteristiche di semplicità e di rudezza doriche che esse hanno dall'origine; la straordinaria importanza che ebbe la ginnastica nell'educazione del cittadino a Sparta fin da tempi assai remoti; la tradizione che spartani fossero stati i primi vincitori di molti giuochi agonistici, e spartani gl'inventori di taluni esercizî, come quello del pugilato, e spartana l'estensione dell'esercizio ginnastico anche alle fanciulle. Ad Atene la ginnastica entra nell'educazione della gioventù accanto alla musica dopo il sec. VII a. C., con la riforma di Solone, che per questo rispetto vuole informarsi al costume spartano; e i vincitori ateniesi alle gare appaiono ben presto; anzi Atene nelle feste dedicate alla sua divinità protettrice, le Panatenee, fa largo posto alle gare di carattere ginnico. Ben presto i grandi successi dei giuochi nazionali e specialmente degli olimpici, e la gloria e i privilegi che ne conseguivano, portarono i giovani ad attendere a una particolare preparazione ginnastica e ad un allenamento da professionisti per raggiungere più sicuramente la vittoria. Nasce così verso il sec. VI e V la ginnastica professionale, che ci ha lasciato due specie di ricordi: quello di atleti che mediante l'esercizio assiduo erano riusciti a raggiungere straordinaria potenza ginnica come Milone di Crotone, che era in grado di sollevare un bue di quattro anni e di portarlo intorno nello stadio di Olimpia, o di Titormo che aveva sollevato un peso che Milone stesso non aveva saputo muovere; l'altra specie di ricordi è data da norme dietetiche speciali che s'imponevano tali atleti e di cui vi sono tracce appunto dal sec. V in poi. Le guerre persiane contribuirono a diffondere e a divulgare specialmente in Atene lo sport ginnastico. Tale nuovo atteggiamento dello spirito pubblico verso la ginnastica favorisce lo svilupparsi della funzione dei maestri di tale disciplina, spesso vecchi vincitori di giuochi, ai quali l'età non consentiva più di cimentarsi; è il tempo in cui anche le teorie pedagogiche intervengono a discutere e a consigliare e in cui la ginnastica viene introdotta come base dell'insegnamento giovanile insieme con la musica. A questa fase dello sviluppo della ginnastica corrisponde la creazione di ginnasî e dell'efebia, nella quale la ginnastica raggiunse un alto grado d'importanza, come appare tanto dalle epigrafi, quanto dalle rappresentazioni figurative. Poi a poco a poco la ginnastica cominciò in certi ambienti ad essere disprezzata e negletta, e già alla fine del sec. V altri esercizî sono apprezzati, a scapito dei tradizionali che vengono abbandonati. Un aspetto particolarmente notevole che la ginnastica viene assumendo allora è quello della ginnastica non più atletica, ma semplicemente igienica, che vediamo già caldeggiata da Platone e dalla medicina greca. Per quanto riguarda l'età alessandrina, essa è caratterizzata da due fatti: il raffinarsi fino alla corruzione della ginnastica atletica, e il diffondersi del gusto delle gare fino alle più lontane regioni del mondo greco. Sono prova della prima gli esempî sempre più numerosi di atleti che, avvezzi ormai a una vita molle e costosa, comprano la vittoria dai loro avversarî. Contribuiscono largamente al secondo scopo la spedizione di Alessandro e poi le costituzioni dei singoli regni dei Diadochi, alcuni dei quali cercarono di entrare in gara con la madrepatria nella protezione dei giuochi atletici.
A Roma la ginnastica professionale fu introdotta con tutta probabilità dai Greci, ma non è escluso che abbia subito influssi dall'Etruria; è certo del resto che i Romani dai tempi più antichi indurivano il corpo della gioventù all'esercizio fisico per preparare forti e valorosi soldati, e Catone stesso avrebbe personalmente istruito il suo figliolo nel lancio del giavellotto, nella corsa, nel cavalcare, nel nuoto, nel pugilato. Si deve peraltro notare che anche quando a Roma l'ellenismo entrò trionfante in tante parti delle istituzioni e dei costumi, la ginnastica atletica non ebbe mai grande successo; si dànno varie ragioni di ciò: la ripugnanza che avevano i Romani liberi a mostrarsi nudi in pubblico, la persuasione che la ginnastica atletica non servisse gran che alla preparazione di forti guerrieri, l'esistenza di ludi nei quali i Romani erano gli spettatori ed erano attori invece i servi, i liberti o gli stranieri. Più pratica e opportuna parve ai Romani la ginnastica igienica e la praticarono in alto grado; alcuni imperatori (Nerone è fra tutti il più celebre in materia) cercarono d'incoraggiare l'atletica di tipo greco, ma i loro sforzi non furono coronati da vero successo. Poi la ginnastica via via decadde, osteggiata anche dal cristianesimo, ed ebbe il colpo di grazia nel 393 d. C., quando Teodosio vietò i giuochi olimpici che erano giunti alla 293ª Olimpiade. Per quanto riguarda i singoli esercizî ginnastici e sportivi, v. atletica; corsa; ecc.
Medioevo ed età moderna. - Caduto l'impero romano, solo dopo il Mille si cominciò a propugnare la cultura fisica, basata in sostanza sull'attuazione degli esercizî in voga nel popolo, con piccoli tentativi di coordinazione e poche o punte modifiche (v. educazione: L'educazione fisica). Come osserva P. Romano, tutti gli esercizî fisici in uso dal periodo della decadenza della ginnastica greca fino al termine del sec. XVIII, eccettuata la ginnastica medica, fondata su nozioni più o meno esatte di anatomia e di fisiologia, non erano quasi mai preceduti da una conoscenza scientifica degli effetti che dovevano produrre sullo sviluppo e sulle funzioni dell'organismo. L'empirismo dominava incontrastato, e solo col progredire delle cognizioni scientifiche e col sorgere dei sistemi moderni di ginnastica, al principio del secolo XIX, la ginnastica empirica ha ceduto il posto alla ginnastica razionale. Tuttavia ancor oggi si parla di ginnastica fisiologica per sé stessa, poiché si è studiato l'esercizio nel suo valore di applicazione metodica all'individuo e ben poco l'individuo nelle sue capacità di adattamento all'esercizio. Il secolo XIX dimostra lo sforzo continuo per l'attuazione di una ginnastica dapprima, poi di una completa educazione fisica, razionale e scientifica, per opera soprattutto di medici, fisiologi e igienisti. F. L. Jahn (1778-1852), in Germania, è il primo a coordinare le varie parti della ginnastica che presso di noi erano mantenute sotto le forme miste della corsa, del salto, del nuoto, e in genere dei giuochi e degli esercizî di carattere sportivo. Egli consigliò, come basilari, gli esercizî che preparano alla corsa e al salto, ma ripose quasi tutta la ginnastica nell'uso degli attrezzi (cavallo, parallele, sbarra fissa), che erano andati via via sviluppandosi, e nelle lunghe marce, a ciò indotto anche dal periodo storico e dalla necessità di affrettare la preparazione bellica del popolo. A. Spiess nel 1848 chiuse la gioventù nelle palestre e, influenzato dal metodo di E. Ling che andava diffondendosi, sostenne specialmente la ginnastica degli esercizî a corpo libero, degli esercizî di sospensione e appoggio, di quelli collettivi, figurativi e agli attrezzi, imprimendo alla ginnastica tedesca il carattere che ha conservato fino al 1914. O. Jäger nel 1864 modificò il sistema dello Spiess, abolendo molti attrezzi che vedremo costituire la ginnastica educativa. Su 36 ore d'insegnamento settimanale, otto erano dedicate agli esercizî liberi e ai primi elementi di ginnastica e scherma, quattro alle corse, al salto, al getto delle lance, alla lotta; quattro al nuoto; quattro agli attrezzi; quattro al maneggio delle armi; quattro alle lezioni teoriche, compresa l'anatomia e la fisiologia. Ma questo metodo trovò poco favore e lentamente fu dimenticato. Dopo la guerra anche in Germania si differenziarono nettamente i tipi di ginnastica, dandosi a quella educativa e preparatoria il valore di base necessaria allo sviluppo dell'atletica e degli sport in genere.
Nella Svezia P. H. Ling, nel 1805, iniziò quel rinnovamento dei metodi ginnastici che trovò seguito in tutti i paesi (v. appresso); agli Svedesi esso servì ottimamente, specie come mezzo di preparazione agli sport; in altre nazioni si diffuse invece in maniera incompleta. La ginnastica svedese costituì comunque la base della ginnastica medica moderna.
Nel 1823 F. Amoros in Francia iniziava la prima scuola di ginnastica e nel 1852 veniva inaugurata la scuola della Faisanderie, che doveva divenire Scuola militare di Joinville, i cui programmi sono fondati sulla ginnastica svedese e sugli sport. G. Hébert rappresenta, col suo "metodo naturale", l'ultima scuola francese di ginnastica, già in via di modificarsi.
In Italia il metodo tedesco e in parte il metodo svedese costituirono per lungo tempo la linea di sviluppo dei programmi di ginnastica, che dal '59 ad oggi subirono progressive, lente modificazioni. Vanno ricordati fra i ginnasiarchi più notevoli C. e F. Ravano, creatori nel 1856 della prima palestra di ginnastica in Genova; P. Gallo e C. Reyer, fondatori nel 1866 della scuola ginnastica di Venezia; R. Obermann, direttore della prima palestra e scuola ginnastica di Torino, propugnatore tenace del metodo tedesco. Nel 1878 A. Lapegna fonda una palestra di ginnastica educativa a Napoli e Valletti fonda in Roma la prima scuola popolare di ginnastica, dalla quale deriva poi la Scuola normale di ginnastica diretta da E. Baumann (1884), che si trasformerà più tardi in Magistero. Il Baumann è considerato fondatore del metodo di ginnastica detto italiano che, a parte l'uso di attrezzi da lui ideati, non si staccò sensibilmente da quello tedesco.
La creazione della Federazione ginnastica italiana, per opera di C. Reyer, e i congressi indetti, contribuirono a dare unità d' indirizzo ai varî metodi. Ma contro alcuni di questi, ritenuti inadatti al temperamento italiano, si scagliò nel 1886 A. Mosso, illustre fisiologo di Torino, e con una serie di scritti ancor oggi fondamentali diede impulso alle ricerche scientifiche sulla fisiologia della ginnastica e dell'educazione fisica in generale; tali scritti, insieme con gli studî di E. Marey e di G. Demeny, hanno rappresentato l'inizio di una nuova branca della scienza medica, oggi approfondita e ampliata, cioè della medicina dell'educazione fisica e degli sport.
In Inghilterra la ginnastica come tale fu sempre poco sviluppata, dandosi la preferenza agli sport e ai giuochi sportivi. Negli Stati Uniti si fusero tutte le forme dell'educazione fisica che in Europa rappresentavano metodi individuali o nazionali, specie il tedesco e lo svedese, e si raggiunsero risultati notevolissimi. Ma solo la guerra mondiale mostrò a tutte le nazioni gli errori dei quelle modificazioni che dovevano poi, in Italia, essere oggetto di studio nella Scuola centrale militare di educazione fisica in Roma, fondata nel 1920; da questa vennero i nuovi programmi eclettici di ginnastica, che servirono di base al rinnovamento dei metodi usati fino allora in tutto il paese.
In Europa la ginnastica, come parte applicativa dell'educazione fisica, è rimasta fino ad oggi differenziata nettamente dai varî sport propriamente detti, e ha dato origine a molte società che sono state riunite, in ogni nazione, in una federazione ginnastica. La Federazione ginnastica italiana (F.G.I.) fa capo al Comitato olimpico nazionale italiano (C.O.N.I.), dal quale dipende per le gare nazionali, mentre dipende dalla Federazione internazionale di ginnastica, residente a Parigi, per le gare internazionali. Analogamente avviene per le federazioni sportive delle altre nazioni.
Sistematica. - La ginnastica oggi può essere definita "l'arte di eseguire determinati esercizî fisici", e si suddivide in: ginnastica metodica o educativa, nelle sue varie forme, giuochi ginnastici, ginnastica d'applicazione, della quale fa parte la analitica o fascicolare, che caratterizza la cultura preatletica, ginnastica naturale, ginnastica artistica o attrezzistica, ginnastica medica, ginnastica militare, premilitare e postmilitare, ginnastica ritmica (o callistenica).
Ginnastica metodica. - Comprende esercizi fisici eseguiti con norme fisse e richiede movimenti compiuti all'ordine dell'istruttore, eseguiti in tutta la loro ampiezza onde curarne la precisione e dare ai muscoli e alle articolazioni il massimo movimento di cui sono capaci. I movimenti sono studiati dal punto di vista anatomico, in modo da impegnare successivamente o contemporaneamente quei gruppi muscolari che si vogliono educare con metodo, e fisiologico, per ottenere l'attivazione delle funzioni organiche in maniera moderata, ma ritenuta dai fautori di questo metodo la più atta a favorire lo sviluppo dell'organismo rendendolo resistente alle fatiche e all'ambiente. Fanno parte di questa ginnastica: gli esercizî respiratorî, gli ordinativi, gli elementari a corpo libero e con piccoli attrezzi, gli esercizî di opposizione, di sospensione, appoggio, equilibrio, volteggio, contrappesi; i saltelli, gli esercizî di marcia, di corsa, di salto, di nuoto, di arrampicata; le piccole arrampicate e le scalate. Essa è completata da esercizî fondamentali ai grandi attrezzi, passeggiate, marce regolari, corse ginnastiche, salti in alto e dall'alto.
Gli esercizî respiratorî stanno alla base di tutta la preparazione fisica, ché non è possibile eseguir bene un esercizio, e ottenerne il massimo effetto fisiologico, senza essere padroni della propria funzione respiratoria. La maggioranza dei soggetti, per es., sa compiere abbastanza bene l'inspirazione profonda, ma non l'espirazione profonda, rendendo così minore di quanto sarebbe utile l'escursione respiratoria massima.
Recentemente è stato constatato che la superficie cardiaca durante il respiro normale è minore che nel momento terminale di una profonda inspirazione (Cassinis). Tale aumento è a carico soprattutto del cuore destro, per cui aumenta il lavoro necessario per la sistole e si provoca di conseguenza un rallentamento dei battiti cardiaci, talora anzi un arresto momentaneo del battito (intermittenze del ritmo). Ciò spiega l'utilità delle respirazioni profonde impiegate come calmanti della frequenza del battito dopo esercizî intensi, ottenendosi anche per conseguenza la regolarizzazione del respiro divenuto affannoso per gli esercizî stessi. Si consiglia di inspirare e di espirare per il naso; l'aria si riscalda penetrando nei polmoni, li distende completamente, e ne esce lentamente senza arrecare squilibrî bruschi della pressione endotoracica. Quando il lavoro muscolare aumenta e si comincia ad aver bisogno di rinnovare più rapidamente l'aria, è necessario espirare per la bocca. La inspirazione non dovrebbe esser fatta per la bocca neppure nei momenti di affanno. Gli esercizî respiratorî possono farsi con l'aiuto delle braccia sollevate per avanti in alto e rotate indietro o abdotte soltanto; ma riescono nel miglior modo partendo dalla posizione di attenti, elevandosi lentamente sulla punta dei piedi sollevando e rotando in fuori le braccia oblique in basso e indietro: contemporaneamente s'inspira profondamente dal naso, quindi si ritorna in prima con espirazione dal naso e dalla bocca. Il sollevamento sulla punta dei piedi provoca la contrazione dei muscoli delle pareti addominali, ciò che impedisce ai visceri, spinti dal diaframma che si abbassa nell'ispirazione, di spingerli in fuori. Il diaframma allora trova appoggio sui visceri trattenuti dalla contrazione degli addominali e riesce a sollevare le ultime costole molto di più che quando i muscoli addominali siano rilasciati, ottenendo un aumento della cavità toracica.
Un altro esercizio respiratorio che abitua a respirare con calma consiste nel regolare l'inspirazione e l'espirazione su un dato numero di pulsazioni, facendo durare l'una e l'altra fase il tempo impiegato da 4 pulsazioni, poi da 6, 8, ecc. La respirazione lenta e profonda è, anche in riposo, molto più utile agli effetti del completo scambio gassoso.
Gli esercizî ordinativi sono caratterizzati da evoluzioni allo scopo di regolare lo spazio per i ginnasti e comportano allineamenti di fianco, per due, ecc. Oggi sono ritenuti inutili.
Gli esercizi elementari a corpo libero e con piccoli attrezzi (clave, bastoni di legno o di ferro) sono gli esercizî fondamentali di qualunque tipo di ginnastica, e particolarmente della ginnastica svedese.
Ogni movimento è studiato in rapporto ai muscoli che lo determinano, e può così permettere lo sviluppo regolare delle masse muscolari impegnate. Tali gli esercizî del collo (flessione, rotazione, estensione, circumduzione, ecc.), del busto (flessione avanti, a destra, a sinistra, estensione, rotazione destra e sinistra, circumduzione), degli arti superiori (elevazione, abbassamento, adduzione e abduzione delle spalle, flessione, estensione, abduzione, adduzione, rotazione in dentro e in fuori, circumduzione del braccio, flessione, estensione dell'avambraccio, pronazióne, supinazione, flessione, estensione, adduzione, abduzione della mano), degli arti inferiori (flessione in avanti, in fuori, in dentro, estensione, circumduzione della coscia, a fondo laterale, a fondo anteriore, piegamento sulle gambe o su una sola, ecc., flessione, estensione, abduzione e circumduzione del piede). Si possono ripetere gli stessi movimenti dell'arto superiore con le clave, col bastone di ferro o con la bacchetta, impugnata con una sola mano o con due (in alto, in basso, a sinistra, a destra, dietro; di spinta, slanci, pendolo, mulinelli, cerchi, ecc.). La bacchetta ha sostituito nella ginnastica italiana il bastone di ferro di Jäger, pesante e pericoloso: è un'asta cilindrica di legno con perimetro fra m. 0,06 e 0,10, e una lunghezza approssimativamente tale da eguagliare l'altezza del vertice dell'alunno che la tiene al braccio. Una palestra ne deve possedere di varie lunghezze.
Gli esercizî in posizione orizzontale esercitano particolarmente i muscoli addominali e i dorsali.
Si eseguiscono a terra o sulla panca, con sollevamento del tronco sugli arti inferiori immobili e fissati, sollevamento degli arti inferiori sul tronco immobile, degli arti inferiori e del bacino sul torace anche sino a toccare terra dietro il capo con le punte dei piedi, dei soli arti inferiori con il movimento crescente di chi pedala; in posizione prona con sollevamento del tronco, estendendo fortemente la colonna vertebrale, ecc.
Gli esercizî di appoggio, sospensione, opposizione, equilibiio, vengono eseguiti alla spalliera svedese o agli appoggi (v. appresso): fissando una parte del corpo, essi mettono in azione più energicamente le altre, permettendo anche di impegnare successivamente gruppi muscolari diversi.
Tali l'estensione più o meno accentuata con o senza sollevamento sulle punte dei piedi spostando le mani ad appoggi sempre più bassi, la sospensione dorsale con sollevamento alternato delle cosce flesse sul bacino o senza estensione delle gambe sulle cosce, l'estensione del tronco con sostegno dorsale del piede, ecc., la sospensione in avanti o all'indietro all'asse graduabile, la serpentina orizzontale, verticale, obliqua o a spirale sul quadro svedese, il piegamento del tronco sugli arti inferiori fissati in posizione supina alla spalliera e viceversa, i piegamenti sulle braccia con le mani appoggiate al terreno con o senza sollevamento alternato delle gambe: questi sono stati modificati e ampliati dal Baumann, con l'uso degli appoggi; la verticale sulle braccia appoggiando il corpo alla spalliera, quindi a corpo libero e con piegamento delle braccia, ecc. Tali esercizî e altri non riferiti per brevità sono importanti per iniziare l'educazione delle singole masse muscolari al lavoro e sono indispensabili per passare ad esercizî più intensi e più complessi. Sono stati chiamati da G. Sorrentino "esercizî fascicolari" e sono particolarmente utili nella cultura fisica preatletica (v. più sotto: Ginnastica d'applicazione).
La spalliera svedese può essere di due o più campate distanti fra loro da m. 0,90 a m. 1,10. I ritti, alti m. 2,70 a partire dal suolo, sono di legno di pitch-pine o di frassino, della lunghezza di m. 0,20 e dello spessore di m. 0,05; gli staggi sono di frassino, a sezione ellittica di mm. 35 per 25, in numero di 16, disposti nel modo seguente: a partire da m. 0,20 dal livello del suolo i primi 7 staggi sono a m. 0,08 di distanza fra loro, gli altri 7 distano fra di loro m. 0, 12; glì ultimi due staggi sono disposti: il più alto a m. 0,10 dall'estremità superiore dei ritti, l'altro a m. 0,12 dal primo. Quest'ultimo è incastrato al centro delle facce interne dei ritti.
Gli appoggi sono formati da un blocco di legno di m. 0,18 × 0,10, alto m. 0,12, la cui parte superiore è affinata a forma d'impugnatura. Permettono di compiere esercizî diversi che si possono riassumere in: partenze e arrivi fra mezzo, indietro e avanti con corpo teso indietro e arti uniti o divaricati, squadra posata, corpo teso avanti, raccolta sollevata fra mezzo, raccolta sollevata avanti, squadra sollevata unita e divaricata, ecc.
Gli esercizî di equilibrio sono importanti soprattutto dal punto di vista psichico perché occorre, per eseguirli, conservare "l'animo tranquillo e lo spirito attento" (Baumann); hanno poi un valore psicocinetico impareggiabile.
Gli esercizî di equilibrio sull'asse, o di volteggio sull'asse, possono divenire più complessi col passare fossi su tronchi d'albero, camminare sulla corda, volteggiare muretti, ecc. Si ottiene per tal modo di perfezionare anche il senso muscolare e di acquistar fiducia nelle proprie forze.
Anche gli esercizî con contrappesi, con i quali si eseguiscono alcuni dei movimenti elementari degli arti superiori e del tronco, sollevando un peso variabile assicurato a una funicella che scorre su una carrucola e termina con una impugnatura per la mano (apparecchi detti "ercoline"), insegnano a vincere maggiore resistenza e sono particolarmente ricercati nella cultura preatletica dei pugilatori per lo sviluppo dei muscoli delle spalle, del petto e del dorso.
Con gli esercizî contrapposti o di trazione o repulsione o di lotta razionale i movimenti sono lenti e vi è assenza di ogni sforzo, per cui si applicano specialmente ai fanciulli.
Con gli esercizî di marcia sugli avampiedi, sui talloni, in flessione, in estensione, ecc., si preparano i muscoli degli arti inferiori a tollerare il lavoro di una marcia di varia lunghezza, così come gli esercizî di corsa e di saltello dànno fiato preparando il respiro e il cuore alle corse ginnastiche e sportive e ai salti. Le arrampicate, le scalate, anche di piccola entità, dànno prontezza e destrezza rinforzando specie i muscoli del petto, dorso, arti superiori e addome. Ma a questi esercizî più difficili e richiedenti una certa forza muscolare non si arriva se non attraverso i precedenti sopraddetti.
L'asse di equilibrio, modificata dal Baumann, consta di 7 pezzi: una asse di m. 5 × 0,10, la cui altezza termina da una parte con una superficie piana e dall'altra con superficie arrotondata. Le facce dell'asse sono dette "ambulatorie", perché su esse l'allievo cammina. Gli altri sei pezzi sono tre a tre uguali fra loro e si dicono piedi; si distinguono in grandi e piccoli. Ciascun piede ha la forma di un triangolo equilatero, ad un angolo del quale è un'incavatura, destinata a ricevere l'asse, chiamata incastro; nel lato opposto a quest'angolo vi è un foro, detto lunetta. I piedi toccano terra quando volgono dal lato della lunetta ed allora sono diritti; quando sono dal lato dell'incastro si dicono rovesciati. Per mezzo dei piedi si può disporre l'asse in modo che risulti piana, bassa, alta, inclinata, fissa, malferma, a bilico, oscillante, ecc.
L'asse graduabile consiste in una leva di legno forte elastico (pitch-pine o frassino) della lunghezza di m. 4-5. L'asse è costituita da due spalle di legno forte della lunghezza di m. 2,50 a partire dal livello del terreno, e ha una profonda scanalatura nella quale scorre l'asse. Le spalle sono fortemente infisse nel suolo e recano fori, equidistanti fra loro m. 0,20, nei quali penetrano apposite caviglie di ferro, del diametro di mm. 20 e della lunghezza di m. 0,25, destinate a sorreggere l'asse, ch'esse attraversano presso le sue estremità.
Attrezzi per le arrampicate: pertiche: sono di legno di frassino a sezione circolare del diametro di m. 0,06 ÷ 7 e di lunghezza variabile da 5 a 6 metri; funi: sono di canapa ritorta, del diametro di m. 0,03 ÷ 5 e di lunghezza varia da 5 a 12 metri.
La ginnastica da camera è una piccola parte della metodica; molti testi insegnano gli esercizî più utili.
Uno dei primi, poi largamente diffuso, è stato quello di J. P. Müller, basato su esercizî di respirazione armonizzati con: 1. esercizî lenti e movimenti del tronco, degli arti superiori e inferiori; 2. esercizî veloci: flessioni del tronco, movimenti di estensione degli arti, movimento di piegamento degli arti. Recente è il metodo di G. Poggi Longostrevi e G. Mantovani, basato su esercizî di ginnastica respiratoria, posizioni varie in piedi, esercizî di equilibrio, esercizî elementari, esercizî preparatori al nuoto, tutti possibili in ambiente ristretto e privo di qualsiasi attrezzo, ma molto utili per mantenere un'attività polimorfa dell'organismo e prepararlo alle fatiche d'ogni giorno.
Giuochi ginnastici. - Sono esercizî di velocità costituiti soprattutto dalla corsa e dal salto, qualcuno anche da esercizî di opposizione, quali la lotta in circolo, la lotta con la pertica, ecc.
Essi divertono senza impegnare l'organismo e si alternano con frequenti periodi di riposo, non essendo tutti i partecipanti contemporaneamente ed egualmente impegnati; essi mirano specialmente ad attivare la funzione respiratoria e la circolatoria.
La ginnastica metodica o educativa, di cui si è detto sin qui, forma la base della ginnastica scolastica, chiamata impropriamente pedagogica, fisiologica, igienica, di cui fan parte specialmente i giuochi ginnastici.
Secondo i recenti programmi dell'O. N. B. si comincia, per i bimbi dagli 8 agli 11 anni, con gli esercizî ordinativi, respiratorî, elementari a corpo libero, con piccoli attrezzi, esercizî di salto e corsa libera, giuochi quali il lupo, il guardiano e gli agnelli, prender posto, far strada con tre ceppi, caccia al terzo. Poi, per i bimbi dagli 11 ai 14 anni: salto in alto con la pedana e il cordino, corsa cadenzata, scherma con le bacchette, esercizî con le pertiche, spalliera svedese con esercizî elementari, corsa delle staffette, palla nelle file, corsa in circolo, caccia alla palla in circolo, palla al campo, palla avvelenata, tordo e cacciatore. Per i ragazzi dai 14 ai 16 anni, oltre agli esercizî del periodo precedente: tiro destro del giavellotto e del disco senza attrezzo, lancio della palla di cuoio, salto in alto senza pedana e con l'asticella, quadro svedese, palla a volo, corsa delle staffette di m. 240 (4 × 60), palla al cesto, palla bilanciata per terziglie, volano al tamburello, palla ribattuta, giuoco del calcio regolamentare, giuoco della pallacorda, palla alla gabbia, palla spinta, palla rilanciata. Per i giovani dai 16 ai 18 anni: gli stessi, più: tiro alla fune, lancio del giavellotto e disco leggieri, palla a sfratto, pallacorda, volata, palla a mano, palla a nuoto. Per le fanciulle diminuisce la quantità degli esercizî e sono controindicati alcuni giuochi.
L'Opera nazionale dopolavoro, con le sue sezioni sportive, contribuisce largamente nel senso di un'educazione fisica postmilitare.
Ginnastica d'applicazione. - Da non confondersi con la ginnastica applicata, che è propria di certe professioni (così, per es., la pompieristica), è più propriamente detta ginnastica preparatoria. È una via di passaggio dalla ginnastica educativa o metodica allo sport, dai giuochi ginnastici a quelli sportivi. Comprende gli stessi esercizî descritti per la metodica, ma fatti non come fine a sé stessi sibbene al fine di adattare le masse muscolari agli esercizî più intensi.
Così agli esercizî elementari del collo, spalle e braccia sopra descritti, s'aggiungono quelli alla spalliera svedese: l'appoggio obliquo dorsale con flessione ed estensione degli arti superiori, le sospensioni verticali con o senza flessione dell'avambraccio; l'elevazione anteriore degli arti inferiori ben tesi o flessi fino a toccare con le ginocchia il petto, tutti gli esercizî addominali e vertebrali, cioè flessioni, rotazioni, estensioni del tronco in varie posizioni, circonduzioni, salti e lanci; traslazioni su funi oblique, battere la mazza, segare, lavori con ascia, piccone e vanga, esercizî di remo e infine esercizî preparatorî ai singoli sport. Il Sorrentino dà come più efficaci per la marcia: sollevare le cosce ad angolo retto col tronco, utilizzare il movimento delle braccia, e delle spalle per aumentare l'ampiezza e l'elasticità nel passo, tenendo il ginocchio in alto, stendere la gamba con forza per imparare a tendere completamente gli arti inferiori, flettere il piede ed estenderlo per imparare ad attaccare il terreno col tallone, saltellare sulla punta dei piedi per imparare l'arcata plantare e l'articolazione del piede. Per la corsa lo stesso autore consiglia: fare 10 sollevamenti delle ginocchia fino a toccare le spalle per ottenere elasticità e fiato, fare grandi mulinelli con le braccia, imparare a utilizzare bene il movimento oscillatorio delle braccia e rotatorio delle spalle, salire rapidamente le scale, esercizî di scatto, di raccolta a terra, saltelli alla corda, sollevamenti ripetuti sulle punte dei piedi, salti da fermo, lanci leggieri. Per i salti consiglia i saltellamenti con la corda e senza corda, flessioni sulle cosce ed estensione a scatto con l'aiuto delle braccia, i sollevamenti sulle punte dei piedi, l'elevazione dell'arto inferiore teso e sua adduzione rapida verso la spalla opposta, con rotazione del tronco in senso inverso per imparare a passare correttamente la seconda gamba nel salto all'americana; i movimenti addominali; il fare le forbici con gli arti inferiori tesi e con movimenti molto larghi ed elastici, infine scatti per i salti con l'asta e da fermo, volteggi e arrampicate. Per il lancio del disco indica come ottimi esercizî preparatorî molte rotazioni sul tronco, sul bacino, lente e di scatto, fare il giro completo per il lancio senza disco, fare esercizî di adduzione e opposizione degli arti superiori e per lo sviluppo dei pettorali e del deltoide, esercizî di punching-ball, appoggi ventrali a terra sulla punta delle dita per rinforzare il grande pettorale e i muscoli delle spalle, braccia, avambracci; flessioni radiali del carpo, sollevare manubrî stando distesi a terra, ecc. Per il lancio del giavellotto consiglia gli scatti di partenze di corsa e salti da fermo, flessioni cubitali e palmari del polso, sollevamenti verticali e sagittali di piccoli pesi specie stando sdraiati a terra, appoggi ventrali a terra, movimenti di adduzione degli arti superiori, molinelli con le braccia, saltellamenti alla corda, lancio di sassi con rincorsa, con incrocio della gamba destra sulla sinistra, ecc. Così indica gli esercizî preparatorî al getto della palla di ferro, al sollevamento di pesi, alla lotta, alla marcia, ecc.
Su queste linee generali della ginnastica metodica e applicata è fondata la preparazione fisica della gioventù italiana. Merita tuttavia di essere brevemente illustrato il già menzionato metodo di ginnastica naturale di G. Hébert. Questi ha osservato che le razze umane che vivono la vita libera e se la conquistano con la lotta contro gli animali, gli elementi e gli altri uomini, non usano alcun attrezzo speciale per la loro preparazione fisica. L'uomo civile potrà pervenire quindi al suo sviluppo fisico completo con l'uso dei suoi soli mezzi naturali di locomozione, di lavoro, di difesa. Ciò si ottiene con la pratica di esercizî che egli chiama "utilitarî indispensabili" e che costituirebbero i varî esercizî educativi.
Essi formano 8 gruppi distinti: marcia, corsa, salto, arrampicata, sollevamento e porto di pesi, lanci, difesa naturale (pugilato, lotta, ecc.), nuoto. I primi tre costituiscono gli esercizî naturali per eccellenza. Questi 8 esercizî - dice l'Hébert - sono tutti utili in modo diverso per tutto il corso dell'esistenza. Oltre ad essi si hanno esercizî particolari, riservati a categorie speciali di persone. Il metodo naturale è obbligatoriamente praticato all'aria libera, a corpo seminudo, mai in luoghi chiusi, senza tempi d'attesa del proprio turno, con lavoro continuo e progressivo, e assicura i periodi di riposo necessarî cambiando genere di esercizio, diminuendone la velocità o la violenza. Questo è il punto veramente degno di rilievo del metodo naturale, specialmente quando venga applicato ai fanciulli. Una lezione tipo è formata da 3 minuti di marcia, 2 minuti di esercizî di corsa, 4 minuti di arrampicata, 5 di salto, 2 di sollevamento piccoli pesi, 3 di lancio, 2 di esercizî di difesa, 5 di percorsi regolari quali marcia da 100 a 500 metri e corsa da 100 a 500 m., infine 4 di giuochi, danze o canti. Totale 30 minuti molto variati. Il metodo naturale può portare l'organismo a un migliore sviluppo e a uno stato di maggiore resistenza alla fatica, ma non è adatto a prepararlo agli esercizî sportivi necessarî alla perfetta preparazione fisica del cittadino.
Ginnastica artistica o attrezzistica. - Eseguita per mezzo di attrezzi, come parallele, sbarra fissa, anelli, cavallina, cavallo, ecc., ha fatto parte essenziale, per molti anni, dell'istruzione ginnastica. Si riteneva come la più utile delle preparazioni perché sviluppa notevolmente le masse muscolari delle braccia e del tronco. Gli studî successivi dimostrarono che essa è soprattutto ginnastica da sforzo o da sforzi ripetuti e richiede perciò una preparazione fisica adeguata e organismi particolarmente atti a praticarla senza riceverne danno.
Tutti gli esercizî che si possono compiere agli attrezzi richiedono notevole impegno dei muscoli degli arti superiori, del torace e dell'addome. Perciò è necessario, nel compìere il movimento fondamentale, di fare una profonda inspirazione e trattenere il respiro. Sulle costole sollevate e fissate i muscoli trovano una valida base di appoggio e il rendimento lavorativo è molto maggiore essendo avvicinati gli estremi di ognuno dei muscoli delle regioni sopraddette. Basta lasciar cedere la gabbia toracica durante lo sforzo per dover variare lo stato di contrazione nuscolare e diminuire la resistenza nello sforzo stesso. Durante questo periodo di sospensione di respiro (apnea volontaria inspiratoria), compiuta in riposo, l'aria contenuta nel torace è fortemente compressa, nelle arterie la pressione del sangue si eleva, il cuore destro si sovraccarica di sangue che circola meno bene nel circolo polmonare, i prodotti tossici del ricambio organico e specialmente muscolare si accumulano nel sangue e intossicano gli organi nervosi e soprattutto il cuore. La pressione arteriosa sale ancor di più, il cuore incontra resistenza allo svuotamento, aumenta di volume ad ogni diastole ma, pur contraendosi con energia, si svuota incompletamente ed il malessere generale obbliga a riprendere il respiro. Se tale stato ha luogo nel compimento di un esercizio, tutti i fenomeni saranno accentuati dal lavoro muscolare, specie a carico del cuore cui manca l'azione benefica della respirazione regolare. Si comprende quindi come gli esercizî fatti di sforzo o di sforzi ripetuti aumentino d'intensità per l'effetto che esercitano sugli organi circolatorî e respiratorî e richiedano perciò mezzi fisici eccellenti in chi li pratica. La ginnastica attrezzistica sviluppa inoltre soprattutto i muscoli delle braccia, spalle, tronco, così da dare un aspetto disarmonico a chi la pratica esclusivamente.
Numerosi sono gli esercizî che si possono compiere: agli anelli: avvitamento, capovolte, croce, orizzontale, oscillazioni, salita in verticale, slancio in sospensione, sbalzi in appoggio o sospensione, volteggi, ecc.; alle parallele: appoggio con braccia flesse, appoggio con braccia tese o allungate, cambiamenti, capovolte, orizzontale, verticale a braccia flesse o tese, piroette, sottopassaggi a sottuscire e a sottentrare, volteggi, ecc.; al cavallo: appoggio misto, pari, battuta, forbice frontale, dorsale, molinello, passaggi alternati, traslocazioni frontali con molinello o forbice, volteggi a perno doppio, triplo, ecc.; alla sbarra fissa: appoggio popliteo, avvitamenti, cambiamenti nella sospensione e nell'appoggio, capovolte dietro e avanti, giri avanti e dietro, orizzontale, passaggi, piroette, salita in appoggio, verticale, sbalzo in sospensione, sbalzappoggio frontale, dorsale, verticale, volteggi, gran volte, gran volte con cambio e incrocio, ecc. Gli attrezzi per gli esercizî anzidetti hanno le seguenti caratteristiche. Anelli: sono due anelli di ferro compensato, con luce di m. 0,16 di diametro, dello spessore di m. 0,09. Sono attaccati a due corde lunghe m. 2,50 e distanti fra loro m. 0,55; le corde sono fissate a un sostegno in modo che gli anelli distino dal suolo circa m. 2,40. Cavallo: è un tronco di legno cilindrico ad estremità ogivali, del diametro di m. o,40, lungo m. 1,80. Il tronco ha un duplice rivestimento: di feltro interno, di cuoio esterno. Ad esso sono fissate quattro gambe di legno, graduabili in altezza. Nella parte centrale e superiore del tronco sono applicate due maniglie mobili, distanti fra loro m. 0,40. La parte del cavallo compresa tra le maniglie si chiama sella frammezzo, quella a sinistra di chi impugna le maniglie collo e quella a destra groppa. Parallele: sono due staggi cilindrici di legno di frassino, lunghi in genere m. 3 e aventi una circonferenza di m. 0,16. Gli staggi, che distano fra loro m. 0,46, sono fissati a quattro gambe graduabili, fissate a loro volta su una pedana di legno. Si possono costruire anche parallele di circostanza; in questo caso le gambe sono fisse e non graduabili e gli staggi sono formati da due assi aventi ciascuno la faccia superiore arrotondata e le laterali provviste, nel senso della lunghezza, di due scanalature atte ad agevolarne l'impugnatura. Sbarra: è un'asta di ferro lunga m. 2,20, con circonferenza di m. 0,09, sostenuta da due ritti di legno o di ferro, alti dal suolo m. 2,40. I ritti sono fissati al suolo o tenuti ben saldi mediante tiranti laterali, per modo che la sbarra non oscilli durante l'uso. Quando si voglia avere una sbarra graduabile per altezza é necessario che i ritti siano di legno e in tal caso sono provvisti di fori atti a dare alla sbarra l'altezza voluta.
Ginnastica medica. - Può essere divisa in due parti: quella fatta per mezzo di esercizî atti a modificare lo stato generale dell'organismo deficiente nel suo sviluppo totale o parziale o colpito da malattie particolari (cuore, intestino, ecc.), e quella fatta per mezzo di apparecchi meccanici allo scopo di correggere deformazioni post-traumatiche o di modificare stati morbosi particolari (v. meccanoterapia). Nel primo caso la ginnastica medica si avvale di tutti gli esercizî della ginnastica educativa e di applicazione, specie della ginnastica respiratoria, degli esercizî elementari a corpo libero, di alcuni esercizî alla spalliera svedese, di parte degli esercizî della ginnastica preparatoria, di qualche sport come lanci e salti (che sono fra i meno intensi), ma soprattutto di giuochi ginnastici.
I singoli esercizî vanno applicati diversamente a seconda dei casi; il programma sarà ampio per i giovani gracili ma sani, ristretto per i giovani molto gracili o convalescenti. Prevarranno gli esercizî che mettono in azione gruppi muscolari dorsali per correggere lievi deviazioni della colonna vertebrale; esercizî compiuti prevalentemente con quella parte del corpo che presenti deficiente sviluppo; l'aria libera e il sole completeranno l'azione benefica della ginnastica medica. Ma gli esercizî di ginnastica metodica non debbono rappresentare il fine unico della ginnastica medica. In questa rientra, p. es., la cosiddetta cura del terreno di Oertel, basata sulla marcia regolata nel modo più adatto ai singoli malati. Scelta una regione accidentata, il malato, seguendo le indicazioni poste lungo la via e controllato dal medico, comincia il suo esercizio su tratti piani per arrivare con variazioni giornaliere ai sentieri più ripidi e malagevoli. Questo aumento progressivo è condizione di allenamento, quindi di adattamento dell'organismo malato a tollerare quantità di lavoro, relativamente al suo stato, sempre maggiori. È utile specie nei cardiaci, nei nevropatici, nei quali ha dato buoni risultati durante la grande guerra, negli obesi, negli stitici e dispeptici. Si ottiene con tale cura: maggiore attività delle combustioni organiche che portano diminuzione del grasso ed eliminazione dell'acqua depositata nei tessuti per la via cutanea e renale; aumento dell'adattamento della funzione respiratoria al lavoro; aumento della forza di contrazione del cuore con diminuzione dei ristagni di sangue nel grande e piccolo circolo; attivazione, per mezzo della ginnastica addominale aggiunta alla marcia, delle funzioni intestinali e disintossicazione dell'organismo. La ginnastica addominale, molto utile negli stati di ventre grosso e muscoli flaccidi non tanto nell'uomo quanto nella donna, è basata sulla marcia, sugli esercizî elementari a corpo libero, sugli esercizî a spalliera e banco svedesi, sul massaggio addominale, sui movimenti passivi.
Ginnastica militare. - Benché la preferenza sia data, dal punto di vista militare, alla ginnastica di applicazione, ai giuochi atletici e agli sport, non si puô qui prescindere dagli esercizî della ginnastica metodica, perché in genere le reclute arrivano alle armi non avendo mai fatto ginnastica, e inoltre perché, sebbene siano state selezionate fisicamente con tre successive visite mediche, la buona metà di esse non possiedono la robustezza necessaria per sottoporsi subito, senza danno, agli esercizî sportivi e a quelli della ginnastica di applicazione. Un programma di educazione fisica militare deve perciò comprendere: esercizî di ginnastica metodica come parte elementare, esercizî di ginnastica di applicazione come parte fondamentale, giuochi sportivi e sport come parte integrativa.
Fra gli esercizî della ginnastica metodica sono più adatti: gli ordinativi ginnastici, gli esercizî elementari a corpo libero, quelli respiratorî, quelli di opposizione, quelli di marcia, di corsa, di salto, di volteggi da terra, di arrampicata, di scalata, quelli di equilibrio (all'asse o trave), quelli di getto e di lancio, quelli di sollevamento pesi, le corse veloci brevi, quelle cadenzate, i piccoli salti, il passar pesi, gli esercizî fondamentali ai grandi attrezzi (parallele, cavallo, sbarra, anelli).
Fra gli esercizî della ginnastica di applicazione convengono maggiormente: le corse veloci e di resistenza su strada e su terreno naturale; la corsa veloce militare con ostacoli; i salti di siepi, di fossi, quelli in basso da finestre, da muri, ecc., i volteggi da terra di staccionate, di muri, ecc:; le arrampicate a pali, alberi, anche con pesi (mitragliatrici, ecc.); le scalate a cancelli, finestre, ecc., anche con pesi; le traversate di fossi, canali su tavole, ecc., il trasporto di casse, di persone, ecc.; il getto di sassi, il lancio di bombe, di petardi. Essi sono importanti sia per il loro valore pratico sia perché, comprendendo esercizî di forza (trasporto di casse, persone), di velocità (corse veloci), di prontezza (salti), di destrezza (volteggi, arrampicate, scalate, lanci e getti, esercizî fondamentali ai grandi attrezzi), di equilibrio (traversate di fossi, ecc., su tavole, ecc.), di resistenza (corse di resistenza), permettono di coltivare tutte le qualità fisiche virili, compreso l'indurimento fisico, che si acquista con quegli esercizî che devono essere fatti all'aperto. Dei giuochi sportivi si convengono: la palla spinta, la palla vibrata, la palla a volo, la palla gabbia, la pallacanestro. Fra gli sport bisogna scegliere: le corse, i salti, i lanci e getti; la lotta libera, quella greco-romana, il pugilato.
Affinché il programma su esposto possa dare buoni frutti, è necessario svolgerlo attenendosi al criterio didattico di graduare l'intensità dell'esercitazione, sia nel complesso dell'istruzione annuale sia nell'ambito di ciascuna lezione. Per graduare il complesso dell'istruzione annuale occorre dividere lo svolgimento del programma in tre periodi successivi e ripartire fra essi i varî esercizî, in modo che ognuno rappresenti rispetto al precedente un crescendo d'intensità e di difficoltà. Nel 1° periodo (di preparazione) si faranno fare: tutti gli esercizî di ginnastica metodica del programma, eccettuati quelli fondamentali ai grandi attrezzi; le due gare della corsa staffette e del tiro alla fune ed i giuochi meno intensi. Esso dura dall'arrivo delle reclute a 6-8 settimane. Nel 2° periodo (di applicazione) si faranno fare pochi esercizî di ginnastica metodica, cioè solo quelli analitici del 1° periodo (elementari, di opposizione, respiratorî, di marcia, ordinativi), sia perché l'istruttore possa disporre di esercizî di poca intensità con i quali cominciare la lezione giornaliera, sia per poter esercitare in modo armonico tutti i muscoli e dare alle varie articolazioni il massimo grado fisiologico di flessibilità. Si faranno fare inoltre tutti gli esercizî della ginnastica d'applicazione del programma, i quali devono avere in questo periodo la parte preponderante, e gli sport meno intensi. Questo periodo dura 8 settimane e termina con l'istruzione delle reclute. Con esso queste diventano soldati. Il 3° periodo (sportivo, o di perfezionamento), che dura fino alla fine della ferma, comprende: gli esercizî analitici del 2° periodo, gli esercizî di ginnastica d'applicazione di questo, le due gare del tiro alla fune e della corsa staffette (1600 m.); di più gli esercizî fondamentali ai grandi attrezzi e tutti quelli sportivi (compresi i giuochi) più intensi del programma.
La maggior parte degli esercizî del programma sopra illustrato sono di brevissima durata. Per poter dare con essi al soldato, volta per volta, la dose giusta di lavoro muscolare, capace di produrre nel suo organismo le modificazioni desiderate, è necessario farne eseguire parecchi in ogni esercitazione. Tale raggruppamento (lezione di ginnastica) deve essere nel 1° e nel 2° periodo giornaliera, nel 3° può essere fatta a giorni alterni. Gli esercizî del programma di lunga durata (corse di fondo, partite di giuochi sportivi, di lotta e di pugilato) saranno fatti eseguire in giorni diversi da quelli dedicati alla lezione, specialmente nel 3° periodo. Gli esercizî di ogni lezione vanno scelti seguendo determinati criterî e devono essere disposti secondo un ordine prestabilito, regolato da apposite norme. Tale scelta e disposizione costituisce la compilazione del cosiddetto piano di lezione, nel quale gli esercizî di ogni periodo sono distribuiti in sei serie (le prime 4 di 10 minuti, la quinta di 15, la sesta di 5). In ogni serie l'istruttore sceglie 1-2 esercizî che fa eseguire in ogni lezione, in modo che gli esercizî di ogni serie di ciascuna lezione siano più intensi e difficili, per quanto è possibile, di quelli della lezione precedente. Così anche dalla prima all'ultima lezione di ciascun periodo si avrà un crescendo d'intensità e di difficoltà. Nel 1° periodo saranno fatte 30-40 lezioni; altrettante nel 20 periodo; e 40-50 nel 3°.
Ginnastica premilitare. - Viene ad essere in pratica una ginnastica di addestramemo. Un programma completo di essa dovrebbe comprendere gli esercizî del i° e 2° periodo di quello di educazione fisica militare; ma parecchi di essi non possono essere eseguiti senza danno da giovani di 18-20 anni, perché troppo intensi.
Un programma di educazione fisica premilitare comprenderà perciò: la maggior parte degli esercizî di ginnastica metodica del 1° periodo di educazione fisica militare; gli esercizî di ginnastica d'applicazione meno intensi del 2° periodo; i giuochi a carattere di competizione collettiva più semplici e le gare collettive; alcuni sport atletici scelti fra i meno intensi. Per graduare il suo svolgimento, nel 1° anno saranno eseguiti gli esercizî meno intensi, nel 2° quelli più intensi.
Ginnastica postmilitare. - Non ancora praticata, come sarebbe necessario, dovrebbe consistere nel far praticare la domenica a tutti i congedati dai 23 ai 40 anni adatti esercizî fisici in appositi campi ginnico-sportivi.
Tali esercizî devono essere poco numerosi, richiedere pochi mezzi per la loro esecuzione, e mirare unicamente alla conservazione delle principali doti fisiche e psichiche acquistate sotto le armi. Bastano perciò gli esercizî analitici della ginnastica metodica e i più importanti esercizî di ginnastica di applicazione e sportivi del 3° periodo del programma di educazione fisica militare.
Ginnastica ritmica (o callistenica). - Con questa espressione si designano quei metodi e sistemi di educazione fisica, sorti al principio del nostro secolo, che, in opposizione alle forme più vecchie di esercizî fisici, pongono in primo piano il momento pedagogico e in parte anche quello estetico. Mentre la ginnastica, lo sport, ecc. hanno per obiettivi precipui il rinvigorimento corporeo, la forza fisica, il coraggio, la resistenza, ecc., i fautori della ginnastica ritmica vedono nell'educazione del corpo e nell'addestramento delle movenze un importante mezzo per la formazione armonica di tutto quanto l'uomo. I principî della ginnastica ritmica sono strettamente connessi col sorgere di una nuova cultura fisica, inaugurata in senso igienico da Bess Mensendieck e in senso estetico da Isadora Duncan. Anche nei suoi ulteriori sviluppi, i confini della ginnastica ritmica rimangono indistinti, sia per ciò che riguarda i suoi proprî sistemi, sia nei confronti del vicino campo della danza. Caratteristica è la sua avversione per gli esercizî rigidamente prefissati ed eseguiti meccanicamente, con disciplina militaresca, sia senza attrezzi sia con attrezzi fissi (come nella ginnastica tedesca e in quella svedese), a favore di un tipo di movimenti naturali e liberi, che non si fonda sopra l'imitazione e l'addestramento intenso, bensì sull'esperienza e sull'indole degli scolari. Così la ginnastica ritmica favorisce anche l'avvenenza naturale (non quella imparata dall'esterno), divenendo nel nostro tempo il metodo preferito per l'educazione fisica femminile. Mentre i sistemi più vecchi di educazione fisica influivano specialmente sulla formazione della volontà, la ginnastica ritmica si rivolge in particolare al sentimento. Ciò spiega come quasi tutti i suoi sistemi si valgano della musica, sia come accompagnamento sia come stimolo, come mezzo oppure come fine. Nel senso più ristretto e originario della parola sono da considerare come facenti parte della ginnastica ritmica quei metodi che uniscono organicamente movimento e musica. I molteplici significati dell'espressione si spiegano con la circostanza che il concetto di "ritmo" viene inteso in varî sensi: musicalmente, fisicamente, spazialmente, ecc.; la parola fu perfino talora convenzionalmente adoperata nel campo della pedagogia e dell'arte.
Nome e concetto della ginnastica ritmica derivano da Émile Jaques-Dalcroze (v.). Maestro nel conservatorio di Ginevra (dal 1891), egli si persuase che con i metodi consueti non vengono sviluppate le vere attitudini musicali. Sorse così in lui l'idea di far eseguire gli esercizî di solfeggio non solo battendo il tempo, ma aiutando l'esecuzione dei ritmi anche per mezzo di passi. Da questi inizî si è sviluppata la ginnastica ritmica, le cui prime esecuzioni pubbliche ebbero luogo nel 1903.
La ginnastica ritmica ebbe dunque in origine scopi pertinenti alla pedagogia musicale. La sua prima esposizione sistematica fu pubblicata nel 1906 sotto il titolo Gymnastique rythmique, che nell'edizione definitiva (1917) fu mutato in La Rythmique. Il metodo Jaques-Dalcroze si basa teoricamente sulla nozione che il ritmo è un fenomeno fisiologico, e che quindi il senso ritmico non deve potersi educare che per mezzo del corpo e dei suoi movimenti. E d'altra parte l'influenza della musica viene adoperata allo scopo di regolare i movimenti nel loro svolgersi. Misure di tempo, valori di note, pause, forte e piano, crescendo e decrescendo vengono ridati per mezzo di precisi movimenti delle braccia e di passi di varia durata e forza: così vengono "realizzati" tutti i possibili ritmi, anche i più complicati. Per tale educazione, par et pour le rythme, è caratteristica una stretta azione reciproca fra movimento e musica, azione che si differenzia nettamente da tutti gli altri metodi di sviluppo fisico. Essa abbraccia quindi non solo misura e ritmo ma anche tempo, agogica dinamica e fraseggio. Cor l'ausilio della musica vengono regolate anche le sfumature delle movenze del corpo. Jaques-Dalcroze qualifica il suo metodo non come un'arte, ma come un'educazione preparatoria per quella. Allo scopo servono anche varî esercizî di spontaneità e di concentrazione, che esercitano sia la volontà sia la capacità di rappresentazione, e hanno dunque un carattere genericamente educativo. Un vasto campo è riservato all'improvvisazione.
Il metodo Jaques-Dalcroze comprende complessivamente ritmica, solfeggio (educazione dell'orecchio musicale), improvvisazione (al piano) e plastica animata. Quest'ultima è un trasporto della ritmica nel campo dell'arte delle movenze, ma non invade il campo della danza vera e propria: sta quindi, in un certo modo, ai confini della pedagogia e dell'arte. L'influsso artistico delle idee del Jaques-Dalcroze sulla danza e sull'arte teatrale si mostrò con la massima evidenza durante la sua permanenza nella città-giardino Hellerau presso Dresda (1910-14), dove da mecenati tedeschi fu eretto un magnifico palazzo, la "Bildungsanstalt Jaques-Dalcroze". Particolare rinomanza raggiunsero qui le rappresentazioni dell'Orfeo di C. W. Gluck. Dal 1914 Jaques-Dalcroze dirige un proprio istituto a Ginevra, e si occupa di un ulteriore sviluppo del sistema che porta il suo nome. La scuola di Hellerau fu riaperta dopo la guerra mondiale sotto la direzione di Christine Baer-Frissell (ritmica), con la collaborazione di Valeria Kratina (danza) e di Ernst Ferand (musica): tutti e tre allievi e collaboratori del Jaques-Dalcroze. Le idee fondamentali del suo metodo furono conservate, aggiungendosi però al perfezionamento ritmico sezioni particolari di ginnastica e di danza. La scuola fu trasportata nel 1925, col nome di Scuola Hellerau-Laxenburg, nell'ex-castello imperiale di Laxenburg presso Vienna. La ritmica fu sviluppata da Chr. Baer-Frissell nel senso d'un'educazione generale, arricchita, particolarmente per la pedagogia infantile, con l'adozione del metodo Montessori. L'impiego di varî strumenti di percussione (gong, tamburelli, piatti, tamburi, ecc.) agevola un contatto anche più intimo fra movimento e ritmo sonoro. Il metodo ginnastico (di Rosalia Chladek e Marianne Pontan) divide la ginnastica in sviluppo del corpo e teoria del movimento, e il primo a sua volta in studio per la "scioltezza" e studio per l'"armonia" delle movenze. Il gruppo di danzatrici di questa scuola ha preso parte anche alle rappresentazioni classiche di Siracusa (1924, 1927).
Oltre che nell'istruzione musicale, il metodo Jaques-Dalcroze viene usato con successo anche nell'educazione di bambini anormali: per es. sordomuti, psicopatici, e ciechi.
Durante la guerra e nel dopoguerra si ebbe in Germania una forte reazione contro il metodo Jaques-Dalcroze. L'importanza della ritmica per l'istruzione musicale fu sì riconosciuta ufficialmente in Prussia con l'introduzione d'un esame di stato di "educazione ritmica", ma da parte dei ginnasti moderni il sistema venne respinto con sempre maggior accanimento. A capo dell'opposizione sta R. Bode. Il Bode considera il concetto dalcroziano del ritmo nel senso di regola e di ordine come invecchiato e meccanicistico e, in accordo col filosofo zurighese Ludwig Klages, vede l'essenza del ritmo proprio nel momento dell'irrazionale, del fuggevole, del vivente (ῥυϑμός da ῥέω). Egli ritiene che Jaques-Dalcroze confonda il ritmo con la misura e contesta l'esattezza dell'espressione "ginnastica ritmica" applicata a tale metodo. Nella sua Ausdrucksgymnastik (ginnastica espressiva) il Bode assegna alla musica solo una funzione di accompagnamento e richiede da qualsiasi movimento naturale ed esatto i seguenti requisiti: 1. totalità; 2. inizio partendo dal centro di gravità; 3. ritmico avvicendamento di tensione e distensione. Preparatorî sono gli esercizî di distensione, di slancio e di tensione, ai quali seguono quelli di spinta, di percussione, di pressione e di resistenza. Particolarmente caratteristici sono i varî esercizî di slancio e di distensione, che vengono eseguiti dagli allievi con semplice accompagnamento musicale, secondo un ritmo comune.
Un nesso organico fra il movimento ginnico-danzante e le forme dell'esercitazione musicale primitiva (strumenti a percussione, semplici strumenti a fiato) si trova nella scuola Günther di Monaco, che ha tre reparti: 1. per lo sviluppo funzionale-ginnico del corpo (sulla base della ginnastica Mensendieck); 2. per lo sviluppo ginnico-musicale del corpo; 3. per la danza. La scuola Loheland per ginnastica, agricoltura e arte manuale prende in considerazione particolarmente il ritmo respiratorio, l'equilibrio e le leggi spaziali. L'insegnamento si suddivide in ginnastica statica, sviluppata sulla base del sistema Mensendieck, e in ginnastica armonica, basata sul metodo Kallmeyer (allieva di Stebbins). La scuola risente fortemente delle idee antroposofiche di R. Steiner, che nella sua Eurythmie tentò di creare un'arte del movimento dal linguaggio, trasportando su tutto il corpo i processi fonetici dell'ugola.
Scuola conosciuta internazionalmente e di tendenze più tradizionali è quella di Elizabeth Duncan. I varî esercizî di corsa, salto e saltelli mirano in primo luogo alla naturale grazia delle movenze; essi vengono eseguiti con accompagnamento musicale, senza arrivare però a una relazione più profondamente organica con quello.
Come i ginnasti combattono il metodo Jaques-Dalcroze perché impone violentemente al corpo le leggi della musica, così anche la nuova danza tedesca respinge la ritmica dalcroziana quale base per la danza. Rudolf von Laban, fondatore e teorico di questa corrente, e la sua allieva Mary Wigman (anch'essa proveniente, come il Bode, dalla scuola di Dalcroze), che tradusse queste teorie in prassi artistica, usano, invece della ritmica musicale, il ritmo spaziale quale base informatrice della loro arte indipendente dalla musica.
Nelle sue forme più recenti di sviluppo la ginnastica ritmica mostra un certo raccostamento esteriore alle forme più vecchie del giuoco e della ginnastica scolastica per l'uso che in essa si fa di varî attrezzi mobili, come per es. palle (Loheland), palloni (scuola Medau, Berlino), cerchi (Laxenburg), bastoni, ecc. Questi attrezzi hanno una funzione analoga alla musica, quella cioè di distogliere e liberare l'individuo dal lavoro troppo cosciente e intellettuale e dalla concentrazione sopra sé stesso.
V. tavv. LIII-LVI.
Bibl.: Le opere sulla ginnastica, considerata in ogni suo aspetto, sono innumerevoli, e la bibliografia relativa si arricchisce di continuo. Qui si dànno solo alcune indicazioni di massima. Storia: Opere generali: R. Obermann, Cenni storici sullo sviluppo della ginnastica, Torino 1871; J. Bintz, Die Leibesübungen des Mittelalters, Gütersloh 1880; E. Paz, Histoire de la gymnastique, Parigi 1886; F. Valletti, Storia della ginnastica, Milano 1893; E. Angerstein, Geschichte der Leibesübungen in den Grundzügen, 5ª ed., Weimar 1915; id., Gesch. der Leibesünbungen, 6ª ed. a cura di O. Kurth, Vienna 1926; F. E. Leonard, History of physical education, 1927. - Sulla ginnastica antica in particolare: P. Girard, L'éducation athén., 2ª ed., Parigi 1891; Bussemaker e G. Fougères, in Daremberg e Saglio, Dict. des ant. gr. et rom., II, ii, Parigi 1918, pp. 1699-1705; E. N. Gardiner, Greek Athletic sports and Festivals, Londra 1910; L. Friedländer, Sittengeschichte Roms, 10ª ed., voll. 4, Lipsia 1921-22; J. Jüthner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 2030-2085.
Sistematica: In generale: N. Laisné, Gymnastique pratique, 2ª ediz., Parigi 1879; E. Baumann, Elementi di ginnastica razionale, voll. 2, Bologna 1879; id., Ginnastia teorica, Bologna 1882; id., Meccanica umana, Bologna 1882; R. Obermann, Manuale completo di ginnastica educativa, Torino 1882; id., Ginnastica e scienza, Roma 1910; A. Collineau, La gymnastique, Parigi 1884; J. J. Happel, La gymnastique, Anversa 1886; A. Mosso, La fatica, Milano 1891; id., La riforma dell'educazione, Milano 1898; id., Mens sana in corpore sano, Milano 1903; F. Gabrielli, Giuochi ginnastici, 2ª ed., Milano 1895; C. Euler, Enzyklopädischers Handbuch des ges. Turnwesens und der verwandten Gebiete, Vienna 1894-96, voll. 3; J. F. Bernard, La gymnastique pulmonaire, Parigi 1899; G. Demeny, Les bases scientifiques de l'éducation physique, 3ª ed., Parigi 1907; id., Cours théor. et prat. d'éduc. phys., Parigi 1909; P. de Coubertin, La gymnastique utilitaire, Parigi 1905; G. Hébert, Guide pratique d'éducation physique, Parigi 1909; A. Maul, Anleitung für den Turnunterricht in Knabenshulen, Karlsruhe 1908-10, voll. 3; P. H. Ling, Forza e salute, Milano 1910; G. Le Roy, Éducation physique et gymnastique, Parigi 1914; H. Calm, Atmen u. Turnen, Lipsia 1918; C. Bruni, Compendio di anatomia ginnastica, Roma 1921; E. Mehl, Grundriss des deutschen Turnens, 3ª ed., Vienna 1919-23; A. Paolini, Anatomia, fisiologia e igiene applicate all'esercizio fisico, Roma 1923; Encyclopédie des sports, Parigi 1924; G. Sorrentino, L'atleta, Bologna 1925; U. Cassinis, Le basi fisiologiche dell'educazione fisica, Firenze 1928; R. Gasch, Handbuch des ges. Turnwesens, 2ª ed., voll. 2, Vienna e Lipsia 1928; E. Neuendorff, Gesch. der neueren deutschen Leibesüb., I, Dresda 1930; G. Poggi-Longostrevi e G. Mantovani, Cultura fisica, Milano 1931; Puritz, Codebook of gymnastic exercises, Hannover e Londra (varie ediz.). Sulla ginnastica svedese: C. Norlander e E. Martin, Manuel de gymnastique rationelle suédoise, Bruxelles 1883; A. Van Der Auwera, La gymn. suédoise, Malines 1903; A. Kaisin, Essai critique de la gymn. suédoise, Parigi e Bruxelles 1906; C.-J.-J. Lefébure, Méthode de gymnastique éducative suédoise, Parigi 1914. - Sulla ginnastica femminile: A. Maul, Der Turnunterricht in Mädchenschulen, 3ª ed., Karlsruhe 1909; G. Demeny, Éducation physique de la jeune fille, Parigi 1911, nuova ed. 1920; E. Hartmann, Gymnastique féminine, Losanna 1913; B. M. Mensendieck, Funktionelles Frauenturnen, Monaco 1923; A. Musso, Ginnastica ritmico-estetica femminile, Torino 1927; S. Dapfer, L. Klinge e L. Neuendorff, Deutsches Mädchenturnen, Dresda 1927. - Sulla ginnastica medica: F. Lagrange, La médication par l'exercice, Parigi 1894, 4ª ed., 1904;A. Wide, Traité de gymnastique médicale suédoise, Parigi e Ginevra 1898; P. Carnot, Kinésithérapie, massage, gymnastique, Parigi 1909; H. Echternach, Handbuch des ortopädischen Schulturnens, Berlino 1912; J. E. Marfort, Manuel théor. et prat. de gymn. médicale suédoise, 4ª ed., Parigi 1921. - Sulla ginnastica da camera: J. P. Müller, Il mio sistema, Milano (varie ediz.); id., Il mio sistema per le signore, Milano (id.); id., Il mio sistema per i bambini, Milano (id.); id., Cinque minuti, Milano (id.). - Sulla ginnastica ritmica: Méghode Jaques-Dalcroze (in 6 parti): Gymnastique rythmique, Losanna 1906; La rythmique (ed. defin.), Losanna 1917; La plastique animée, Losanna 1917; E. Jaques-Dalcroze, Le rythme, la musique et l'éducation, Basilea 1919; id., Eurythmics, art and education, Londra 1930; H. Kallmeyer, Künstlerische Gymnastik, Berlino 1910; F. H. Winther, Körperbildung als Kunst und Pflicht, 2ª ed., Monaco 1915; R. Bode, Der Rythmus und seine Bedeutung für die Erziehung, Jena 1920; id., Ausdrucksgymnastik, 3ª ed., Monaco 1925; L. Klages, Ausdrucksbewegung und Gestaltungskraft, 4ª ed., Lipsia 1923; H. Brandenbug, Der moderne Tanz, 3ª ed., Monaco 1921; K. Bücher, Arbeit u. Rythmus, 6ª ed., Lipsia 1924; Pallat e Hilker, Künstlerische Körperschulung, 3ª ed., Breslavia 1926; F. Hilker, Reine Gymnastik, Berlino 1926; E. Fendel, Rhythmik, Monaco 1926; R. von Laban, Gymnastik u. Tanz, 9ª ed., Oldenburg 1930; E. Ferand, Rhythmus u. Tanz, in Der Anbruch, Vienna 1926, n. 3-4; W. Graeser, Körpersinn, Monaco 1927; H. Döpp-Vorwald, Lebendige Bewegung u. Menschenbildung, Weimar 1929; Musik u. Bewegung (num. speciale della riv. Musik), Berlino 1931, n. 10.