ginnastica
Sviluppare i muscoli e dare robustezza e agilità al corpo
Il termine ginnastica indica genericamente l'attività che, mediante un piano ordinato di esercizi fisici, sviluppa l'apparato muscolare del corpo umano. La ginnastica educativa (o educazione fisica) è materia d'insegnamento nelle scuole italiane dalla fine dell'Ottocento. Nello stesso periodo si è sviluppata la pratica della ginnastica a livello agonistico, prima con la ginnastica artistica e, successivamente, con quella ritmica e quella aerobica. Quest'ultima è praticata specialmente come attività ricreativa, per il mantenimento della condizione fisica e della salute
Il termine ginnastica deriva dal greco gymnastikè tèchne ("arte ginnica"), che identificava il complesso delle attività sportive esercitate nell'antica Grecia e derivava a sua volta dalla parola gymnòs "nudo", poiché gli esercizi erano eseguiti a corpo nudo. Il termine moderno, però, ha finito per comprendere attività sportive ben lontane da quelle greche, che in origine corrispondevano in parte all'attuale atletica leggera (corse, salti, lanci) in parte alla lotta e al pugilato.
È nel 19° secolo che si definisce la ginnastica moderna come sistema graduato di esercizi ordinati secondo una progressione logica, fondato sulla conoscenza precisa del valore fisiologico dei singoli movimenti. In quel periodo numerosi fisiologi e igienisti europei si dedicavano all'attuazione di un programma di ginnastica razionale e scientifica, sottolineando l'importanza di un'adeguata preparazione fisica dei giovani. In particolare il tedesco Friedrich Ludwig Jahn cercò di coordinare i diversi esercizi: propose attività di preparazione per la corsa, il salto e le lunghe marce e introdusse l'impiego degli attrezzi (cavallo, parallele, sbarra fissa). In contrasto con l'attrezzistica di Jahn, lo svedese Per Henrik Ling ideò un metodo ginnico che sviluppava il corpo in modo progressivo. Lo svizzero Adolf Spiess, interessato principalmente alla ginnastica collettiva, riuscì a integrare i due metodi stabilendo così la base della moderna ginnastica artistica.
Sulla scia delle considerazioni di questi fisiologi si sviluppò il concetto di educazione fisica che sottolineava l'importanza della ginnastica come elemento essenziale per lo sviluppo fisico, l'efficienza e la salute dei giovani. Particolarmente importante nella divulgazione dell'attività fisica ludica e sportiva fu il contributo inglese, soprattutto quello di Thomas Arnold, rettore della Rugby school. In Danimarca l'educazione fisica entrò nei programmi scolastici nel 1814 e in Svezia divenne obbligatoria nelle scuole maschili a partire dal 1828.
In Italia, invece, l'educazione fisica è stata lungamente osteggiata. Per molti anni la ginnastica ha risentito dell'impostazione iniziale datale da Rodolfo Obermann, chiamato a Torino nel 1833 dal Ministero della Guerra per l'istruzione ginnica degli allievi dell'Accademia militare. La cosiddetta educativa, introdotta nelle scuole italiane nel 1862, era intesa come propedeutica al servizio militare e manteneva molte caratteristiche dell'indirizzo conferitole da Obermann. La trasformazione, a livello pratico e concettuale, della ginnastica educativa in educazione fisica ‒ indirizzata specificamente alla formazione del carattere e alla salute del corpo ‒ è avvenuta solo alla fine dell'Ottocento, essenzialmente grazie al fisiologo torinese Angelo Mosso, il quale riuscì a far inserire i giochi ginnici e lo sport nelle scuole.
Solo nel 1867 si cominciò a parlare di ginnastica femminile, anche se larga parte della società considerava la ginnastica un'attività disdicevole per le ragazze. Infine, nel 1892, si affrontò per la prima volta la necessità di adeguare gli esercizi all'età e allo sviluppo fisico dei giovani. Già in precedenza, peraltro, la ginnastica sportiva era stata distinta da quella educativa, escludendo da quest'ultima la pratica dell'acrobatica nel tentativo di vincere la diffidenza di molte famiglie che consideravano la ginnastica un'attività pericolosa e comunque una distrazione che distoglieva i giovani dallo studio.
Ancora oggi l'educazione fisica nelle scuole italiane è oggetto di aspri dibattiti. Si discute sulla formazione degli insegnanti, sul tempo da accordare alla materia e sul tipo di attività da svolgere. Inoltre, in molte scuole mancano gli spazi e le attrezzature necessarie.
La diffusione della ginnastica è legata principalmente alla pratica sportiva incoraggiata dalla Società ginnastica di Torino, fondata nel 1833, e poi anche dalla Federazione ginnastica d'Italia, nata nel 1869, la prima federazione sportiva italiana.
La ginnastica artistica maschile è compresa nel programma olimpico dalla prima edizione delle Olimpiadi moderne (Atene, 1896). Oltre agli esercizi al suolo (corpo libero) sono previsti esercizi ai grandi attrezzi: cinque per gli uomini (anelli, cavallo, cavallo con maniglie, parallele e sbarra). La specialità femminile (nel programma olimpico dal 1928) prevede esercizi al suolo e a tre grandi attrezzi (cavallo, parallele asimmetriche e trave).
Gli esercizi si possono distinguere in due gruppi principali: di forza e dinamici. Negli esercizi di forza, il ginnasta deve mantenere il corpo in una determinata posizione per qualche secondo; normalmente si tratta di posizioni in cui la superficie di appoggio è ridotta ed è quindi necessaria una notevole contrazione muscolare per mantenere l'equilibrio. Negli anelli la difficoltà è accentuata dal fatto che l'attrezzo non offre alcun sostegno stabile all'atleta. La forza è necessaria anche nel passaggio lento da una posizione statica a un'altra (la traslocazione); nei movimenti verso l'alto il corpo deve vincere la forza di gravità, in quelli verso il basso l'atleta deve invece cedere lentamente sotto l'azione della forza di gravità.
Gli esercizi dinamici (rotazioni, oscillazioni, slanci) cambiano notevolmente a seconda della configurazione dell'attrezzo, pur avendo la stessa matrice motoria. Oltre alla forza muscolare sono fondamentali la flessibilità articolare, la coordinazione neuromuscolare e il senso di orientamento nello spazio e nel tempo per controllare l'ampiezza, la rapidità di spostamento, l'intensità e la direzione del gesto.
Nome e fondamento concettuale della ginnastica ritmica derivano dall'euritmica del compositore e pedagogo svizzero Émile Jaques-Dalcroze, il cui obiettivo era però legato non tanto allo sviluppo delle capacità fisiche, quanto alla pedagogia musicale: il fine era quello di educare il senso ritmico attraverso movimenti del corpo corrispondenti alla scansione del ritmo musicale. La ginnastica ritmica sportiva, a metà strada tra danza e ginnastica, è stata sviluppata dal tedesco Rudolf Bode. Dell'euritmica essa conserva la ricerca di movimenti naturali e liberi; l'accento viene posto sulla fluidità e plasticità dei movimenti più che sulla forza o sull'acrobatica. Questa specialità, solo femminile, entra nelle Olimpiadi nel 1984: gli esercizi vengono eseguiti su base musicale in forma individuale o collettiva, a corpo libero e con cinque piccoli attrezzi (cerchio, clavette, fune, nastro e palla). Richiedono mobilità articolare, dinamismo, rapidità di movimento, senso di orientamento nello spazio e nel tempo e favoriscono l'espressione del senso artistico delle ginnaste.
L'aerobica è una tecnica scientifica di allenamento messa a punto negli anni Sessanta dal medico statunitense Kenneth Cooper, per incrementare la resistenza cardiorespiratoria. All'attività motoria proposta inizialmente ‒ corsa o esercizi con il ciclo-ergometro (l'apparecchio per misurare il lavoro muscolare che riproduce le condizioni dell'esercizio ciclistico) ‒ furono poi affiancati una grande varietà di esercizi a corpo libero da eseguire con l'accompagnamento di musiche fortemente ritmate. L'aerobica venne così divulgata come antidoto straordinario alle malattie cardiache e ai disagi dell'invecchiamento e ripresa con entusiasmo da molti personaggi dello spettacolo. Il successo fu immediato tanto da diventare quasi un fatto di costume non solo negli Stati Uniti ma anche in tutta Europa. Dalla ginnastica aerobica sono nate numerose attività più o meno diversificate tra loro che vengono divulgate con il nome inglese: step, spinning, hip-hop, step-slide, fit ball, funk, pump. Si tratta comunque di una successione di esercizi, detta routine, strutturata in modo da richiedere un impegno organico progressivamente crescente, con movimenti aciclici e stereotipati, da eseguire su base musicale. Gli obiettivi proposti presentano diverse sfumature ma il beneficio finale è lo stesso: una migliore efficienza dell'apparato cardiorespiratorio.
Il cosiddetto boom del fitness ‒ che ha interessato l'Italia come gli altri paesi Europei e gli Stati Uniti a partire dagli anni Ottanta del Novecento ‒ riguarda in realtà una percentuale relativamente bassa della popolazione. Secondo i dati forniti dall'Organizzazione mondiale della sanità, il 60÷65% della popolazione mondiale non è fisicamente attivo a sufficienza. La comunità internazionale di medici e fisiologi ha più volte sottolineato che l'organismo umano non è, fisiologicamente, adatto all'inattività e che questa comporta una maggiore esposizione a diverse patologie gravi, come cardiopatie (cuore e circolazione del sangue), aterosclerosi, diabete, e a un peggioramento della qualità della vita. L'abitudine a un'attività fisica regolare si acquisisce in età giovanile e sono tanto più preoccupanti i risultati di un'indagine promossa dal Ministero della Salute (2004) dai quali risulta che all'età di 9 anni il 23,9% dei bambini italiani è in soprappeso e il 13,6% è obeso per via di un'alimentazione scorretta e della sedentarietà. Negli ultimi anni sono stati messi a punto diversi programmi di sensibilizzazione, anche nelle scuole, con l'obiettivo di recuperare i giochi tradizionali dell'infanzia basati sul movimento nonché la dimensione ludica dello sport e dell'attività fisica in genere, oggi del tutto soppiantata da un agonismo esasperato che, spesso, allontana molti praticanti.
Nata nel 1961 in Romania, Nadia Comaneci è stata la protagonista incontestata delle Olimpiadi di Montreal (1976), la prima ginnasta nella storia delle Olimpiadi a ricevere il voto di 10, la perfezione assoluta. Nel corso di una carriera folgorante Nadia Comaneci totalizza ben 9 medaglie olimpiche, di cui 5 d'oro (3 a Montreal e 2 a Mosca, 1980) e un titolo mondiale (trave, 1978). Già alle Olimpiadi di Mosca le sue prestazioni risentono del naturale sviluppo fisiologico, tanto che si ritira nel 1981, dopo un'ultima vittoria alle Universiadi. Rimangono nell'immaginario collettivo la difficoltà degli esercizi presentati e la perfezione tecnica dell'esecuzione di questa ginnasta quasi bambina, che ha fortemente contribuito alla popolarità della ginnastica femminile innalzando, però, le aspettative del pubblico e, specialmente, dei giudici.
Il grande ginnasta Yuri Chechi è stato soprannominato il signore degli anelli per la sua totale padronanza della specialità. Nato nel 1969 a Prato, inizia la carriera agonistica nel 1977 vincendo il Campionato regionale toscano. Un grave infortunio al tendine d'Achille gli impedisce di partecipare alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 e deve quindi aspettare quattro anni per l'oro olimpico ad Atlanta. Ancora un infortunio nel 2000, questa volta al braccio, sembra segnare la fine della sua attività agonistica, proprio alla vigilia delle Olimpiadi di Sydney. Con immensa forza di volontà Chechi torna ad allenarsi in vista delle Olimpiadi di Atene (2004) e, all'età di 35 anni, vince la medaglia di bronzo concludendo così in bellezza una carriera davvero prestigiosa: l'oro olimpico nel 1996, 5 titoli mondiali, 4 europei, 6 italiani e 3 in Coppa Europa.