BORGATTA, Gino
Nacque a Donnaz (Aosta) il 2 febbr. 1888 da Giuseppe e Camilla Cabutti. Avviatosi agli studi giuridici, si laureò nel 1910 con una tesi in economia politica presso la facoltà di giurisprudenza di Torino. L'anno seguente, vincitore di una borsa di studio, seguì un corso di perfezionamento tenuto dall'Einaudi all'università Bocconi di Milano: completò poi il suo tirocinio di studi a Céligny e a Losanna tra il 1913 e il 1914 sotto l'egida del Pareto, per conseguire nel 1914 la libera docenza in economia politica.
L'insegnamento paretiano lasciò una traccia profonda nella elaborazione teorica del B.: da esso derivò quell'attenzione ai fenomeni sociopolitici che accompagnarono la sua attività economica, portandolo alla elaborazione di una originale teoria "sociologica" della finanza. Fu anzi proprio la considerazione del "carattere scientifico delle scienze sociali" a cui lo aveva indirizzato il Pareto (Lettere, p. 163) che gli consentì di fondare la sua "teoria sociologica" e la conseguente polemica ai presupposti teorici della "teoria edonistica" della scienza delle finanze su di un terreno metodologico più sicuro e criticamente sperimentato di quello a cui fecero negli stessi anni riferimento le "teorie politiche", per es. del Conigliani e del Griziotti, sebbene assai simile fosse l'ambito delle considerazioni sociopolitiche nelle quali, le due diverse impostazioni si muovevano, come del resto il B. stesso ebbe a riconoscere (Griziotti, in Studi, p.2).
Nel periodo del tirocinio del B. a Losanna il Pareto stava lavorando al suo Trattato di sociologia generale, che sarebbe poi stato pubblicato nel 1916, ed è probabile che egli anticipasse nei suoi corsi universitari parte delle analisi che andava svolgendo nella sua maggiore opera sociologica. A ciò si deve probabilmente che le sue prime compiute sistemazioni teoriche (si vedano le due memorie Contributo critico alla teoria finanziaria e I problemi fondamentali della scienza finanziaria, pubbl. negli Atti della R. Accademia delle scienze di Torino, XLVIII [1912-13], pp. 903-925, 985-1007, e il volume L'economia dinamica. Saggi sui problemi dinamici nell'economia, pubbl. a Torino in edizione provvisoria verso la fine del 1914 e rimasto il più ampio tentativo di sintesi teorica da lui portato innanzi), sembrano averrie anticipata la lettura (Gangemi), sebbene vadano considerate, come punto centrale della riflessione del B. in questo periodo, altri lavori del Pareto, come il breve articolo L'économie et la sociologie au point de vue scientifique, in Riv. di scienza, I (1907), pp. 293-312, e soprattutto i due volumi dei Systèmes socialistes, che il B. stesso avrebbe definito come studio di "zone sociologiche adiacenti al fenomeno economico" (I rapporti fra la scienza economica e la sociologia nell'opera paretiana, in Giornale degli economisti, s. 4, XXXIX [1924], pp. 81-89).
Il problema centrale del fenomeno finanziario veniva così a configurarsi, per il B., nella ricerca di una nozione di equilibrio più ampia di quella usata dalla scienza economica neoclassica, mettendo in luce che "nelle scienze finanziarie regna una notevole 'eterogeneità' di elementi e di metodi: problemi prettamente 'economici' (deducibili dalla ipotesi generale dell'economia pura) s'intrecciano continuamente ai problemi essenzialmente 'sociologici' della finanza, che esigono procedimenti metodologici in parte del tutto diversi dai primi" (Iproblemi fondamentali, p. 907), onde l'approccio ai concetti paretiani di "equilibrio sociale" e di "massimo dell'utilità" e la conseguente necessità di ricondurre l'analisi dei fenomeni finanziari a quella della "struttura e caratteri della gerarchia sociale, alle caratteristiche specie economiche dei gruppi governanti ed ai loro rapporti coi gruppi che li appoggiano e colle masse governate; e alle condizioni generali della vita economica, nelle sue diverse forme, di ciascuna società", cosicché "gli istituti finanziari, le uniformità e variazioni che presentano, gli effetti che sono loro attribuiti debbono considerarsi dal punto di vista scientifico come problemi sociologici, come un ramo della sociologia speciale, che presuppone la formulazione delle leggi dell'equilibrio sociologico generale" (Lostudio scientifico dei fenomeni finanziari, in Giornale degli economisti, s. 3, XXXI [1920], pp. 1-24, 81-116).
Di qui il B. muoveva a quella che, come ha notato lo Scotto, è la più ampia e penetrante critica alla teoria edonistica, mettendo in luce il contrasto corrente tra la "concezione cooperativistica dello stato" che questa postula e la "struttura essenzialmente oligarchica degli aggregati politici", onde le motivazioni generalmente non derivate da "criteri economici, da azioni economiche" che presiedono l'iniziativa della classe politica in campo finanziario (Contributi critici alla finanza teorica,ibid., pp. 321-341).
Il primo decennio dell'attività scientifica del B. non lo vide impegnato soltanto in quest'opera di puntualizzazione e di critica teorica: fu un commentatore attento e penetrante degli sviluppi della vita economico-sociale del paese, con un'apertura di interessi e di orizzonti culturali che gli permise di muoversi con sicurezza oltre l'ambito scientifico della sua disciplina. Collaboratore dell'Einaudi sulle colonne della Riforma sociale, tenne una rubrica di Rassegne critiche di economia,finanza,sociologia (raccolte in 4 voll., Torino 1912, 1914, 1917, 1922), in cui venne svolgendo i temi della campagna libero-scambista accanto ad una vasta opera di informazione culturale e di minuta critica scientifica e legislativa (l'attività pubblicistica del B. si svolse, oltre che sulla Riforma sociale, sulla Gazzetta del Popolo, la Stampa, la Nazione, il Tempo di Milano, il Sole, il Giornale d'Italia.
In questo ambito sono da segnalare tra l'altro alcuni suoi scritti come l'opuscolo Che cos'è e cosa costa il protezionismo in Italia (manuale antiprotezionista), Firenze 1914, e due interessanti articoli sulla Rivista delle società commerciali, circa La depressione industriale e il mercato finanziario (III [1913], fasc. 9, pp. 172-86; 10, pp. 302-08), in cui le cause della crisi economica che precedette la grande guerra sono fatte risalire non tanto allo squilibrio tra investimenti e domanda quanto alla pressione sul mercato finanziario della politica di armamenti e di tensione internazionale, e circa L'economia industriale ital. durante la guerra (X [1920], pp. 209-28, 697-723, 794-806), uno dei pochi tentativi di analisi scientifica condotti in Italia in questo campo.
Questa pluralità d'interessi e di competenze portò il B., accanto ai rapidi sviluppi della sua carriera accademica (che lo vide dal 1915 al 1916 professore di politica economica presso l'istituto superiore di scienze economiche a Venezia, dal 1916 al 1917 presso l'università di Sassari, dal 1920 al 1922 professore di politica e legislazione doganale presso l'istituto superiore di scienza economica di Torino, di scienza delle finanze dal 1923 al 1927 presso l'università di Pisa e dal 1927 titolare della cattedra di diritto finanziario e di scienza delle finanze presso l'università di Milano e l'università Bocconi), a prestare la sua consulenza in numerose commissioni per la preparazione di provvedimenti finanziari, per la riforma tributaria, per le rilevazioni della bilancia dei pagamenti. Fu anche incaricato della preparazione di studi sulla questione dei debiti di guerra (si veda per esempio la memoria preparata per la delegazione italiana alle trattative sui debiti interalleati di Washington e Londra: The fiscal burden upon the joint stock companies, Roma 1925).
Ma l'attività di gran lunga più rilevante in questo campo furono le inchieste che il B. svolse per conto della Associazione fra le società italiane per azioni circa lapressione esercitata sulla produzione industriale italiana e sui redditi che ne derivano dai pesi fiscali statali e locali e in genere di carattere pubblico. La prima di queste, promossa nel 1914, venne da lui preparata in collaborazione con A. Geiser e pubblicata a Torino nel 1916, col titolo di La pressione tributaria fra le società italiane per azioni: siriferiva al periodo 1909-1913; seguì un aggiornamento, a cura del B. stesso, pubblicato sul supplemento della Rivista delle società commerciali (Roma 1916) col titolo di Quadro delle società azionarie italiane alla vigilia della crisi europea. Il B. tornò altre volte su questo tema (Natura fiscale e andamento dei profitti societari, Roma 1929), a conclusione di un nuovo supplemento di inchiesta per gli anni 1924-28, e ancora per il periodo 1933-37 con un articolo La pressione fiscale sulle imprese societarie, in Riv. bancaria, XX [1939], pp. 281-297, 777-794.
Proprio l'analisi sui problemi concreti dell'imposizione può dirsi probabilmente la parte più importante dell'opera del B.: pur muovendosi nell'ambito di presupposti teorici neoclassici e di una concezione sociopolitica improntata alla nozione statica della fenomenologia sociale propria della speculazione paretiana - onde il ruolo sostanzialmente conservatore dell'opera di critica e consulenza tecnica che egli svolse a margine della politica economica a cui s'improntava l'azione di governo e del ceto imprenditoriale italiano (si veda per esempio il suo scritto sui Problemi economici dell'autarchia, in Rassegna economica del Banco di Napoli, 1938-39), la sua attività scientifica si distingue soprattutto, come ha notato lo Steve, "per la capacità di dominare, contemporaneamente ed in grado assai elevato, gli strumenti più raffinati dell'analisi teorica (assai brillante, per esempio, fu da parte sua l'impiego della teoria fischeriana dell'interesse) e gli aspetti tecnico-amministrativi degli istituti finanziari". Sotto questo riguardo, anzi, il contributo scientifico del B. più che all'opera paretiana va accostato a quello del De Viti e dell'Einaudi.
Nell'ambito di questi studi vanno ricordati il volume su La finanza della guerra e del dopoguerra (Alessandria 1946), nonché i Saggi sull'imposta patrimoniale (Milano 1947), che raccolgono il suo contributo ai lavori della commissione economica del ministero per la Costituente. Di notevole interesse rimangono poi i suoi rilievi al progetto di riforma tributaria Vanoni, ove, a prescindere dalla impostazione politica, non si può negare la validità di alcune critiche mosse allo schema di imposizione del reddito, personale e progressivo, su larga base.
Il B. morì a Valmadonna di Alessandria il 6 nov. 1949. Fu socio dell'Accademia dei Lincei, dell'Accademia dei Georgofili, dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, dell'Econometric Society e membro onorario del Golden Club di Londra.
Bibl.: M. Alberti, Profili di economisti moderni: G. B., Milano 1914; M. Fasiani, Der gegenwärtige Stand der reinen Theorie der Finanzwissenschaft in Italien, in Zeitschrift für Nationalökonomie, III (1931-32), pp. 651-91; IV(1932-33), pp. 79-107, 357-88; B. Griziotti, Le tradizioni secolari e il progresso attuale degli studi di scienza delle finanze e di diritto finanz. in Italia, Roma 1941, pp. 68 ss., 147; S. Steve, G. B., in Critica econ., V-VI(1949), pp. 66 s.; E. D'Albergo, G. B., in Riv. bancaria, n.s., VI (1950), pp. 125-129; L. Gangemi, Le linee maestre dell'opera scient. di G. B., in Studi economici, V (1950), pp. 483-509; A. Scotto, L'opera scient. di G. B., in Giornale degli economisti, IX (1950), pp. 441-509 (con una più ampia bibl. delle opere del B., pp. 504-09); B. Griziotti, L'evoluz. della teoria generale della finanza nelle opere di G. B., pp. 1-13, in Studi in mem. di G. B., II, Bologna 1953; G. Sensini, Gli scritti di G. B. su V. Pareto,ibid., pp. 211-227; V. Pareto, Lettere a M. Pantaleoni, III, Roma 1960, ad Indicem; L. Einaudi, Saggi sul risparmio e l'imposta, Torino1965, ad Indicem.