CAPPONI, Gino
Nacque il 22 genn. 1423 da Neri di Gino, e da Selvaggia di Tommaso Sacchetti; unico figlio sopravvissuto, fu l'unico erede del padre, il più importante personaggio politico di Firenze dopo Cosimo de' Medici. Tuttavia il C. non nutrì, il medesimo interesse del padre per la vita politica e preferì dedicare la sua principale attività ad incrementare gli affari e gli investimenti fondiari della famiglia.
Il C. ricoprì per la prima volta una carica pubblica di rilievo a ventinove anni, quando fu membro della Balia del 1452; nel settembre dell'anno successivo fu dei Priori. In seguito, anche se accettò la nomina alle maggiori magistrature di Firenze, evitò quegli incarichi diplomatici e militari in cui il padre e il nonno avevano avuto un ruolo così importante, e solo raramente ricoprì cariche pubbliche fuori della città. Nel 1456 fu vicario di Firenzuola; ma, oltre a questo, l'unico ufficio cui il C. fu interessato era quello di vicario del Valdarno inferiore, che occupò tre volte (1460, 1473, 1477) e che gli consentiva di vivere nei pressi dei suoi possedimenti, concentrati in quella zona.
Essendo uno dei più ricchi cittadini di Firenze ed erede di una grande tradizione familiare, il C. fu membro di tutte le balie medicee e, dopo il 1480, appartenne al Consiglio dei settanta. Nel bimestre marzo-aprile 1471 fu gonfaloniere di Giustizia. Verso la fine del suo mandato ebbe luogo la famosa visita di Stato a Firenze di Galeazzo Maria Sforza e della moglie Bona. Fu quindi il C. a presiedere formalmente il torneo e le cerimonie che celebrarono l'avvenimento, anche se in effetti il vero ospite era Lorenzo de' Medici. Nel 1466 e nel 1468 il C. sedette nell'influente magistratura degli Otto di guardia, e nel 1474 fu tra gli accoppiatori. Tuttavia non fu mai ufficiale del Monte; il che sta a confermare che il C. non ebbe mai un ruolo importante nella direzione economica dello Stato, nonostante la sua ricchezza.
Si diceva che Lorenzo avesse poca stima dell'acume politico del C., e certo egli, senza esserne un rivale politico, non fu mai uno stretto alleato del Magnifico. Tuttavia il C. si costruì un considerevole impero commerciale e, in questo campo, pose la sua famiglia tra i principali rivali dei Medici. Tra il 1450 e il 1460 egli controllò l'attività della famiglia nel settore della lana in Firenze, e dopo il 1460 dette vita a un programma di rapida espansione commerciale. In quell'anno fondò una compagnia bancaria e commerciale a Firenze e un'altra a Pisa, con la specifica funzione di commerciare con la Catalogna. Nel 1480 il C. aveva anche il controllo di una compagnia di Lione in società con Bartolomeo Buondelmonti, una compagnia d'arte della seta a Firenze e una filiale a Venezia. Tutte queste compagnie erano registrate a nome dei suoi figli; ma poiché lo furono fin da quando essi erano minorenni, non c'è dubbio che il C. avesse un ruolo preminente nella loro conduzione commerciale. Inoltre, egli fu uno dei primi concessionari delle miniere di allume di Volterra (1471) e fu presente all'assedio di questa città (1472) deciso da Firenze per proteggere tra l'altro tali interessi minerari. Dopo la sottomissione di Volterra il C. continuò ad avere una partecipazione nell'estrazione di allume e di rame nella zona.
Oltre a tali interessi commerciali, il C. molto aggiunse alle proprietà familiari: possedeva la villa di Legnaia in cui Carlo VIII doveva risiedere nel novembre 1494 e sette fattorie nei dintorni; acquistò inoltre altri possedimenti a San Donato a Livizzano, a Santa Maria a Verzaia, a Marti e in Val di Greve, ed anche due case a Pisa, che erano usate dalla sua compagnia locale. Si disse che il C. passò buona parte della sua vita a Legnaia, dove poteva coltivare i suoi interessi umanistici e astrologici; fu anche mecenate di artisti: a Bernardo Rossellino commissionò il sarcofago paterno in S. Spirito e forse commissionò anche la Visitazione di Piero di Cosimo, che collocò nella sua cappella a S. Spirito e che potrebbe essere stata completata prima della sua morte. Il C. partecipò certamente alla ricostruzione della chiesa di S. Spirito, gravemente danneggiata dal fuoco nel 1471, quando egli era gonfaloniere di Giustizia.
Il C. sposò Maddalena di Raimondo Mannelli nel 1443. Le famiglie Capponi e Mandelli furono strettamente alleate nel sec. XV, e i potenti collegamenti bancari dei Mannelli con la Catalogna e con la Francia dettero notevole incentivo all'espansione degli affari dei Capponi. Un fratello di Maddalena, Amaretto, era nel 1459 tesoriere del duca di Milano, e parecchi membri della famiglia Mannelli erano soci delle compagnie dei Capponi. Il C. ebbe dieci figli, tra cui il famoso Piero, Tommaso, che fu priore nel 1494 e che diresse la compagnia d'arte della seta, Neri (priore nel 1490 e nel 1508), che diresse per diversi anni la filiale lionese, e Lucrezia che sposò Alamanno Salviati.
Il C. morì il 23 apr. 1487.
Fonti e Bibl.: Informazioni sugli interessi commerciali del C. sono state raccolte da R. Goldthwaite, Private Wealth in Renaissance Florence, Princeton, N. J., 1968, pp. 194-206, 287s., ma dei libri di conti dell'epoca del C. ce ne è pervenuto completo uno soltanto (Firenze, Bibl. nazionale, Arch. Capponi, 140).Le fonti contemporanee danno pochissime notizie sulla figura del C., rimasta sempre in ombra; si veda G. Cambi, Istorie, in Delizie degli eruditi toscani, XX (1786), pp. 325, 407; XXI (1787), p. 7. Cfr. inoltre: S. Ammirato, Ist. fiorentine, III, Firenze 1647, pp. 108, 146, 243; E. Fiumi, L'impr. di Lorenzo de' Medici contro Volterra, Firenze 1948, pp. 36, 64, 78, 160; R. De Roover, The Rise and Decline of the Medici Bank, Cambridge, Mass., 1963, pp. 30 s.; N. Rubinstein, The Government of Florence under the Medici, 1434-94, Oxford 1966, pp. 241, 278, 285, 293, 304, 310, 356; A. Molho, The Florentine "Tassa dei Traffichi" of 1451, in Studies in the Renaissance, XVII(1970), p. 102; F. W. Kent, Ottimati Families in Florentine Politics and Society, 1427-1530, tesi di laurea, università di Londra, anno accad. 1971, pp. 396 ss.