SENSANI, Gino Carlo
– Nacque a San Casciano dei Bagni (Siena) il 26 novembre 1888, unico figlio di Giacomo e di Teresa Noli, proprietari terrieri.
Rimasto orfano del padre a sei anni e della madre a dieci, fu affidato allo zio Nazzareno Noli. Studiò in collegio a Città della Pieve e, dal 1903 al 1907, presso l’Istituto tecnico di Perugia. Nell’anno scolastico 1907-08 si traferì all’Istituto tecnico di Firenze. A partire dal 1910 iniziò a dipingere e alla fine dell’anno successivo raggiunse Parigi. Rientrato a Firenze, nell’aprile-maggio del 1912 organizzò, insieme allo scultore Enrico Jun, una mostra personale, in cui figuravano sette opere grafiche e tredici dipinti, tra cui Le dame. Frammento (La regina di Saba), Le mie bambole, La fille préparée, riprodotti in catalogo. Nell’agosto dello stesso anno partecipò alla I Mostra internazionale di xilografia a Levanto con tre incisioni (Le dame, ispirata ai figurini di Georges Lepape e George Barbier, La fonte di Perugia sotto la luna e La chiesa), due delle quali furono accettate al Salon d’Automne parigino del 1912 (nel catalogo della mostra Sensani risultava domiciliato a Montparnasse). Nel 1913 presentò le stesse tre xilografie alla Società delle belle arti di Firenze (insieme al dipinto Dame en jaune) e alla mostra della Secessione di Monaco di Baviera con la Corporazione italiana degli xilografi de L’Eroica. La rivista diretta da Ettore Cozzani, che promuoveva la rinascita della tecnica xilografica, dedicò al giovane incisore un numero monografico nell’autunno di quell’anno, in cui comparve un suo testo che rivendicava un nuovo approccio all’arte xilografica, che presto avrebbe portato alla ‘secessione’ de L’Eroica dal gruppo capeggiato da Adolfo De Carolis. Sensani fu uno dei responsabili del nuovo orientamento della rivista insieme a Emilio Mantelli, Guido Marussig e Lorenzo Viani. Nel 1914 espose alla Biennale di Venezia nella rassegna La xilografia contemporanea in Italia, presentata da Cozzani anche a Stoccolma e a Lipsia, e alla II Secessione romana, dove figurò con incisioni e con tre dipinti nel gruppo della Giovine Etruria. Sempre tramite Cozzani aveva iniziato la sua collaborazione con la casa editrice Formiggini, per cui illustrò Il Decamerone. Neifile. Giornata III (1913) e altri volumi della collana “Classici del ridere” (Mio zio Beniamino e Bellapianta e Cornelio di Claude Tillier, 1914; Lettere persiane di Montesquieu, 1922; Il naso di un notaio di Edmond About, 1925; «Les contes drolatiques» di Balzac, 1925). Alla Secessione romana partecipò anche nel 1915 con Ritratto in giallo, Ritratto in bianco, Ritratto in verde, Natura morta e varie xilografie, e alla quarta edizione nel 1916-17 con due ritratti femminili.
Tra il 1919 e il 1921 sue xilografie comparvero su Cronache d’attualità di Anton Giulio Bragaglia e su Atys-rivista d’arte e letteratura, edita a Roma in italiano e in inglese da Edward Storer. All’inizio degli anni Venti collaborò alla rivista di moda La donna con copertine e illustrazioni, influenzate dalle scene di ambientazione settecentesca di Umberto Brunelleschi e Alfredo Müller. Come molti illustratori, anche Sensani fu coinvolto da Vittorio Podrecca nella messinscena di spettacoli per marionette al Teatro dei piccoli, inaugurato nel 1914 nelle scuderie di palazzo Odescalchi a Roma. Il vero debutto come costumista avvenne però con Pinocchio innamorato di Enrico Cavacchioli e Arturo Rossato nel febbraio del 1922 al teatro Carignano di Torino. I figurini, pubblicati sulla rivista Comœdia, furono realizzati da Caramba (Luigi Sapelli). L’anno successivo, alla I Esposizione internazionale delle arti decorative di Monza, Sensani figurò sia nella Mostra di bozzetti per figurini e per scene di teatro, ordinata da Antonio Rovescalli e dallo stesso Caramba, sia nella Mostra degli adornatori del libro, presentata da Mario Tinti, e in una delle sale toscane con un «pannello in tela dipinta» (Donne alla fontana), eseguito su suo disegno nel laboratorio diretto da Flavia Cantagalli Farina alla Lima (Pistoia). L’interesse per le arti applicate portò Sensani a collaborare con il Patronato delle industrie artistiche di Firenze disegnando decorazioni per velluti, realizzati da Enrichetta Conte, che furono presentati all’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi nel 1925 insieme a «pannelli decorativi su carta», per i quali egli ottenne una medaglia d’oro.
Nella capitale francese Sensani soggiornò frequentemente nel corso degli anni Venti sia in compagnia di Marino Moretti, di Aldo Palazzeschi, di Filippo de Pisis e dell’architetto torinese Gino Brosio (futuro arredatore nel cinema e fratello di Valentino, produttore cinematografico e scrittore), sia insieme a Nelly Morrison, scozzese nata in India, che introdusse l’amico artista nell’ambiente degli stranieri residenti a Firenze e lo affiancò nelle sue esperienze di arredatore. Nell’epistolario di David Herbert Lawrence, che fu ospitato nella casa fiorentina di Morrison in via dei Bardi 32, dove risiedeva anche Sensani, ricorre spesso, dal 1921 al 1929, il nome di Miss Morrison accanto a quello di «Gino», che fu con lei anche a Londra nell’estate del 1926. Da queste frequentazioni internazionali nacquero alcuni ritratti mondani, in cui l’artista metteva a frutto la sua passione per la moda: quello della ballerina Christine Maude Humphreys, moglie di John Mavrogordato (tela passata in asta nel 2011), e il sofisticato Ritratto della signora Carrère del 1926, che fu l’unico dipinto esposto da Sensani alla Biennale di Venezia (il suo indirizzo nel catalogo risultava Firenze, piazza Savonarola 10, dove aveva avuto lo studio l’incisore senese Ferruccio Pasqui). Nelle edizioni della mostra veneziana del 1924, 1926, 1932 e 1934 Sensani presentò la sua nuova produzione xilografica, aggiornata sul gusto déco.
Nel milieu della Firenze aristocratica e cosmopolita maturarono anche le esperienze di costumista di Sensani, con la pratica diffusa dei tableaux vivants e con alcuni spettacoli di beneficenza al teatro della Pergola (Sogno di una perla, 1924; L’incantesimo di una danza, 1930). Nella festa organizzata dalla Corporazione nazionale per le arti decorative nel 1923 nella villa di Camerata degli Alighieri (allora di Camillo Bondi) Sensani si distinse con una Miniatura indiana, riprendendo i soggetti orientali presenti in alcune xilografie del 1915 e nelle illustrazioni per I poemi di Buddha di Giovanni Costanzi (1919). Nel 1928 ideò sette «libri viventi» per la marchesa Maria Bianca Viviani della Robbia nel palazzo de Larderel. A quell’iniziativa partecipò anche Marino Marini, che nel 1929 avrebbe eseguito il Ritratto del pittore Sensani (bronzo, già Milano, collezione privata). Grazie alle sue frequentazioni aristocratiche Sensani affinò gli strumenti del suo futuro mestiere di costumista: nei ‘quadri viventi’ presentati al Casino di Firenze nel 1931 privilegiò l’Ottocento, il secolo che lo vide poi maggiormente impegnato nella sua attività per il cinema, avviata nel 1932 quando fu chiamato a Roma dalla Cines, allora diretta da Emilio Cecchi, per realizzare i costumi del film Pergolesi di Guido Brignone.
La sua lunga collaborazione con il Maggio musicale fiorentino iniziò nel 1933, quando disegnò i costumi per la Rappresentazione di Santa Uliva diretta da Jacques Copeau nel secondo chiostro di S. Croce. I numerosi figurini, conservati nell’archivio del teatro comunale di Firenze, mostrano la sua puntuale attenzione alla cultura figurativa, in particolare del primo Quattrocento. I leggendari spettacoli all’aperto, che furono una delle caratteristiche delle prime edizioni del festival fiorentino, lo videro all’opera per tre volte nel giardino di Boboli. Memorabili i costumi realizzati dalla Casa d’arte Cerratelli per L’incoronazione di Poppea di Claudio Monteverdi (1937), che secondo Bruno Barilli riuscivano ad «animare e a ingrandire i personaggi, facendoli sembrare altrettanti grandi uccelli eroici, tutti gonfi di piume immortali» (Gino Carlo Sensani pittore, 1990, p. 82). Altrettanto riuscite furono le messinscene dell’Aminta (1939) e dell’Adelchi (1940), con la regia di Renato Simoni affiancato da Corrado Pavolini. Per gli spettacoli del Maggio, a partire dal 1938, Sensani eseguì, oltre ai figurini, i bozzetti per le scenografie: Antonio e Cleopatra di Gian Francesco Malipiero (1938), Le astuzie femminili di Domenico Cimarosa (1939), L’elisir d’amore (1940), Aci e Galatea di Georg Friedrich Händel (1940) e Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi (1942). I successi ottenuti a Firenze lo portarono a collaborare anche con il teatro dell’Opera di Roma (Le creature di Prometeo, con la coreografia di Aurelio Milloss, 1940; L’incoronazione di Poppea, 1943) e infine con il teatro alla Scala, per cui progettò tre scene con ampi tendaggi per la Cenerentola di Rossini (1946), definite «pompose e sgargianti» da Franco Abbiati (ibid., p. 176).
Ben più consistente negli stessi anni fu l’attività di Sensani come costumista cinematografico. Fin dalla fondazione del Centro sperimentale di cinematografia di Roma nel 1935 fu chiamato a ricoprire la cattedra di costume, che tenne fino alla chiusura della scuola nel 1943 e che gli fu riconfermata alla sua riapertura nel 1947. Il suo metodo di lavoro, basato non solo sulle fonti figurative, ma anche sulle opere letterarie dell’epoca cui si riferiva l’ambientazione del film e sullo studio dei personaggi, è documentato dai suoi scritti pubblicati su Cinema, da un’intervista rilasciata a Michelangelo Antonioni nel 1940, da una testimonianza di Mario Verdone e dagli allievi Dario Cecchi e Maria Baronj, che affiancarono il maestro durante la frenetica attività degli anni di guerra. Cecchi, che tra il 1938 e il 1941 fu suo assistente nello studio allestito nell’albergo La Capitale e di S. Maria Maggiore, dove abitava Sensani, ricordò come il maestro non si curasse di conservare i bozzetti e si limitasse spesso ad acquerellare e a firmare gli studi approntati dai giovani collaboratori. Sua prima assistente fu la fiorentina Maria De Matteis, che insieme al maestro firmò i costumi di vari film tra il 1939 e il 1941. Risentirono l’influsso di Sensani anche Piero Gherardi, che per un periodo frequentò il suo studio, e il più giovane Piero Tosi.
Tra i registi con cui Sensani collaborò si ricordano Goffredo Alessandrini (Seconda B, Cavalleria), Mario Camerini (Il cappello a tre punte, Il signor Max, I promessi sposi), Pierre Chenal (Il fu Mattia Pascal), Alessandro Blasetti (nella famosa trilogia epica, a fianco dello scenografo Virgilio Marchi: Un’avventura di Salvator Rosa, La corona di ferro, La cena delle beffe) e i rappresentanti del cinema ‘calligrafico’, Fernando Maria Poggioli (Addio giovinezza!, Gelosia, Le sorelle Materassi, Il cappello da prete), Luigi Chiarini (Via delle cinque lune, La bella addormentata, La locandiera), Mario Soldati (Piccolo mondo antico, Eugenia Grandet, Daniele Cortis) e Alberto Lattuada (Giacomo l’idealista, Il delitto di Giovanni Episcopo). Alcuni dei suggestivi costumi ispirati a un medioevo fantastico, che Sensani ideò per il primo fantasy del cinema italiano, La corona di ferro (1941), realizzati dalla Casa d’arte Caramba, si conservano presso la collezione Roberto Devalle di Torino.
Nell’agosto del 1944 le mine tedesche ridussero in macerie la casa di via dei Bardi a Firenze, dove erano raccolti i documenti dell’attività artistica e della passione collezionistica di Sensani (nel 1945 egli redasse una Nota dei beni mobili (mobilia) nello stabile di via dei Bardi n. 50. Proprietà Gino Sensani, dattiloscritto di diciassette carte, San Casciano dei Bagni, Siena, archivio privato). Pur provato da questa perdita e affaticato da problemi di salute, egli continuò a lavorare, assistito da allievi e collaboratori, a Roma, dove si era trasferito con Nelly Morrison, secondo la testimonianza scritta da Giorgio Gigli in occasione della retrospettiva sensaniana, allestita nel 1948 presso l’antiquario Giovanni Bruzzichelli in borgo Ognissanti a Firenze. L’ultimo film che porta la sua firma per i costumi, accanto al nome di Michele Contessa, è Assunta Spina di Mario Mattòli (1948). Presso la Biblioteca Luigi Chiarini del Centro sperimentale di cinematografia di Roma si conserva un fondo di riviste di moda e di volumi illustrati di storia dell’abbigliamento e del costume a lui appartenuti. Morì a Roma il 14 dicembre 1947.
Fonti e Bibl.: Catalogo della prima esposizione personale di G.C. S. pittore e Enrico Jun scultore, Firenze 1912; Omaggio a G.C. S., in La moda e il costume nel film, a cura di M. Verdone, Roma 1950, pp. 99-115; C. Pavolini - G.C. Castello, S., G.C., in Enciclopedia dello spettacolo, VIII, Roma 1961, coll. 1844 s.; M. Bucci - R. Monti, in Visualità del ‘Maggio’. Bozzetti, figurini e spettacoli 1933-1979 (catal., Firenze), Roma 1979, pp. 278-300; R. Monti, Les Macchiaioli et le cinéma. L’image du XIXe siècle et la peinture des Macchiaioli dans le cinéma italien, Paris 1979; Visualità del ‘Maggio’. Costumi e documenti 1933-1979 (catal., Prato), s.l. [1979], pp. 17, 105-109; L’Eroica. Una rivista italiana del Novecento (catal.), a cura di G. Giubbini, Genova 1983; S. Masi, Costumisti e scenografi del cinema italiano, I, L’Aquila 1989, pp. 24-28, 105, 109 s.; G.C. S. pittore per il teatro (1888-1947) (catal.), a cura di M. Bucci - C. Bartoletti, Firenze 1990; Costumi ad Arte. Fonti iconografiche dell’abito teatrale moderno (catal., Firenze), Livorno 1995, pp. 12-17, 48 s.; M. Moretti - A. Palazzeschi, Carteggio, I, 1904-1925, a cura di S. Magherini, Roma 1999, III, 1940-1962, a cura di F. Serra, Roma 2000, II, 1926-1939, a cura di A. Pancheri, Roma 2001; M. Pistoia, S., G.C., in Enciclopedia del cinema, IV, Roma 2004, p. 837; S. Masi, Costumisti e scenografi, in Storia del cinema italiano, V, 1934-1939, a cura di O. Caldiron, Venezia-Roma 2006, pp. 460-469; A. Ruffino, Seicento a tradimento. I costumi dei “Promessi Sposi” da Gonin a Sensani, in I Promessi Sposi. Un film Lux diretto da Mario Camerini, a cura di E. Nicosia, [Roma 2006], pp. 51-60; M. Bucci, I disegni del teatro del Maggio musicale fiorentino. Inventario, I, (1933-1943), Firenze 2010; S. Masi, Il contributo dei direttori della fotografia e il ruolo di costumisti, scenografi e montatori, in Storia del cinema italiano, VI, 1940-1944, a cura di E.G. Laura, Venezia-Roma 2010, pp. 330-345; I vestiti dei sogni. La scuola dei costumisti italiani per il cinema (catal., Roma), Bologna 2015, pp. 20-22, 65 s.; F. Parisi, Tra orientalismo e neorococò. L’incisione italiana nella temperie déco, in Art déco. Gli anni ruggenti in Italia. 1919-1930 (catal., Forlì), a cura di V. Terraroli, Milano 2017, pp. 65-73.