DE' ROSSI, Gino
Nacque a Pisa il 17 febbr. 1874 da Giuseppe ed Emilia Sadun. Compì nella città natale tutto il corso degli studi, frequentando, in particolare, durante i corsi universitari (che seguì a partire dal 1892), gli istituti di chimica e d'igiene, diretti rispettivamente da G. Tassinari e A. Di Vestea. Si laureò in medicina e chirurgia nel 1897 con una tesi di laurea in igiene su L'industria della produzione del latte in Pisa sotto il punto di vista igienico (pubblicata in Riv. d'igiene e sanità pubblica, VIII [1897], 20-24, pp.747-765, 786-795, 827-837, 877-884, 897-904), in cui analizzava le caratteristiche fisico-chimiche e batteriologiche del latte prodotto a Pisa ed esponeva una serie di considerazioni e suggerimenti relativi all'organizzazione dell'industria locale del latte.
Nel gennaio 1898 fu nominato assistente presso l'istituto d'igiene di Pisa e nel 1901 fu promosso aiuto. Nel 1903 ottenne la libera docenza in igiene e polizia medica e tenne fino al 1906 un corso di igiene rurale per gli studenti della facoltà di medicina e della Scuola superiore di agraria. Nel 1908 vinse il concorso per professore ordinario di microbiologia agraria bandito dall'allora Regio Istituto superiore agrario di Perugia ed in questa sede svolse tutta la sua carriera.
I suoi primi lavori sono strettamente attinenti a questioni di igiene. Dopo lo studio sul latte si occupò dell'analisi batteriologica e della fermentazione del vino. Fece rilevare che la classificazione allora in uso dei batteri fermentatori di zuccheri era incerta e imprecisa e individuò i microrganismi che, impedendo la fermentazione del mosto, causano la malattia del vino nota come fioretta (Imicodermi del vino, in Le Stazioni sperimentali agrarie ital., L [1917], pp. 529-560). Accertò anche che i lieviti apiculati prendono parte ai processi di fermentazione alcolica e di vinificazione dei mosti di frutta e individuò nei vini umbri la presenza di due microrganismi caratteristici che propose di chiamare Pseudosaccharomyces apiculatus e P. magnus (I fermenti apiculati nella fermentazione vinaria, ibid., LIII [1920], pp. 232-297).
Occasionalmente fu attratto anche da problemi di igiene ambientale: si occupò dei metodi e delle sostanze per la disinfezione e la sterilizzazione e dei metodi di accertamento del grado di umidità delle abitazioni (Di un apparecchio per la determinazione del grado di prosciugamento delle case nuove, in Annali di igiene sperim., X [1900], pp. 253-259; Di alcuni nuovi metodi di determinazione dell'umidità delle mura, ibid., XIII [1903], pp. 469-479). Si interessò anche, per un breve periodo, di antropologia e demografia: con accurati studi statistico-antropometrici poté accertare che la statura degli italiani stava lentamente ma progressivamente crescendo con tassi diversi nelle diverse regioni, in rapporto alle condizioni igieniche, fu inoltre in grado di documentare l'aumento della "speranza di vita" dovuta alla minore incidenza delle malattie infettive soprattutto nell'età infantile (La statura degli italiani e l'incremento in essa verificatosi nel periodo 1874-1898, in Arch. per l'antropol. e l'etnol., III [1902], pp. 123-148; La statura degli italiani. Seconda nota di statistica antropometrica, ibid., IV [1903], pp. 56-69; La statistica italiana delle cause di morte distribuite per età, nelle sue variazioni dal 1887 al1901, in Giorn. della R. Soc. d'igiene, VIII [1904], pp. 33-57).
Successivamente i suoi interessi si spostarono più decisamente sulla batteriologia e la microbiologia agraria, in particolare sui microbi del ciclo dell'azoto. In alcuni lavori sui batteri ospiti delle radici di leguminose (Sui microrganismi produttoridei tubercoli radicali delle leguminose, in Ann. di igiene sperim., XVI [1906], pp. 493-504; Studi sul microrganismo produttore dei tubercoli delle leguminose. Isolamento, diagnosi batteriologica, utilizzazione delle culture nella pratica agricola, in Ann. dibotanica, VII [1909], pp. 617-652; Studi sul microrganismoproduttore dei tubercoli delle leguminose. Sulla fissazione dell'azotoelementare nelle culture pure, ibid., pp. 653-669) il D., dopo aver esaminato la letteratura in proposito ed essersi reso conto che l'agente produttore dei tubercoli non era ancora stato individuato con sicurezza, riferiva di essere riuscito a coltivare una specie di microrganismo, che identificava col Bacillus radicicola di M. W. Beijerinck, e che riteneva essere l'agente tubercoligeno specifico. Di questo microrganismo stabiliva con chiarezza i caratteri per renderne più agevole la coltura in vitro e l'identificazione che riconosceva tuttavia essere già stata operata da altri autori. Stabiliva inoltre che, senza il concorso della pianta, esso non era in grado di fissare sul proprio protoplasma l'azoto libero. In tal modo, il D. portava un contributo chiarificatore nel campo delle ricerche relative alla importante questione della fissazione dell'azoto da parte degli organismi viventi. Il ciclo dell'azoto e in particolare il ruolo dei batteri azotofissatori presenti nel suolo, rimase poi il tema centrale delle sue ricerche (Les microbes du solet la fixation de l'azote atmosphérique, in Boll. della Sez. ital. dellaSoc. intern. di microbiologia, novembre 1932, pp. 21-33; La fixation de l'azote élémentaire dans le sol: activité vègétative etpouvoir fixateur des azotobacters, ibid., dicembre 1932, pp. 18-26; La fixation de l'azote élémentaire dans le sol. Activité desazotobacters dans le sol, ibid., febbraio 1933, pp. 56-73; I microbidel terreno e la fissazione dell'azoto atmosferico, in Scientia, XXVIII [1934], t. 56, pp. 205-216, Cycle de l'azote dans le sol: actions microbiennes et actions physico-chimiques, in Actes du VICongrès intern. de botanique, Amsterdam 1935, pp. 215-228). In questo gruppo di lavori il D., mentre metteva a punto delle tecniche di coltura che consentivano un più preciso calcolo della velocità di riproduzione dei batteri e studiava i rapporti tra attività vegetativa e funzione fissatrice, era però indotto a minimizzare il ruolo dei batteri, e a sostenere l'esistenza di un attivo processo fisicochimico di fissazione dell'azoto nel terreno, dovuto principalmente al calore e indipendente dall'attività di microrganismi.
Si dilettò anche di ricerche storiche, soprattutto sui progressi della microscopia biologica, curando una pregevole edizione annotata dei Saggi di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della generazione dei sigg. Di Needham e Buffon di L. Spallanzani, Bari 1914.
Il suo maggior lavoro resta il Trattato di microbiologia agraria e tecnica, Torino 1927, al quale lavorò, a partire dal 1913. L'opera, che meritò il premio De Parville dell'Académie des sciences di Parigi, fu apprezzata per la completezza, la concisione e soprattutto per l'estesissima bibliografia che ne facevano un indispensabile ed agevole strumento di lavoro.
Nel 1938, quando vennero emanate le leggi razziali, il D. fu allontanato dall'insegnamento e si ritirò a Roma, dove visse di collaborazioni editoriali e di consulenze per case farmaceutiche. Collaborò attivamente con articoli di divulgazione scientifica a L'Osservatore romano ed altri giornali. Fu anche, a partire dal sesto volume, tra i collaboratori della Enciclopedia Italiana.
Pubblicò in questo periodo La vita (Milano 1938) in cui, pur non oltrepassando i limiti delle proprie competenze specifiche per elevarsi a una visione più ampia dei processi della vita nel loro complesso (è singolare l'assenza di qualsiasi riferimento alla teoria dell'evoluzione), trattava con precisione e ricchezza di dati i meccanismi intimi ed elementari della biologia ed in particolare della funzione dei batteri.
Dopo la guerra, reintegrato nel suo ruolo e subito collocato a riposo, entrò, quale dirigente scientifico, alla Leo, la prima fabbrica di antibiotici sorta in Italia. Redasse per la collana "Trattati di Agricoltura" della R.E.D.A. i voll. X (Microbiologia agraria e tecnica, I° Tecnica microbiologica e microbiologia generale, Roma 1950) e XV (Microbiologia agraria e tecnica, II° Microbiologia tecnica, ibid. 1959), quest'ultimo nuova edizione, incompiuta, del Trattato.
Si spense a Roma il 6 luglio 1965.
Fonti e Bibl.: La bibliografia del D. è conservata dattiloscritta in parte presso la Biblioteca della sezione di microbiologia dell'Istituto di biologia vegetale dell'università di Perugia, e in parte a Roma presso il dott. Guido De' Rossi. Cfr. inoltre G. De' Rossi, Elenco dei titoli e delle pubblicazioni ed esposizione della carriera scientifica del dottor G. D., Pisa 1906; T. Castelli, G. D. (1874-1965), in Annali di microbiologia ed enzimologia, XV (1965), 1-4, pp. 1 ss.