DUCCI, Gino
Nacque a Firenze il 18 sett. 1872 da Luigi e Giulia Franci. Allievo dell'Accademia navale di Livorno dall'ottobre 1886, fu nominato guardiamarina nel 1891 e sottotenente di vascello due anni dopo. Con tale grado partecipò alle operazioni nel Mar Rosso del 1895, prima imbarcato sull'incrociatore "Dogali", che aveva il compito di vigilare lungo le coste eritree e nel golfo di Aden e che trasportò la spedizione del capitano V. Bottego a Brava, poi sull'incrociatore "Elba", impegnato anch'esso in operazioni di controllo e di repressione delle rivolte indigene lungo le coste del Benadir.
Tenente nel 1896, divenuto ufficiale di ordinanza di Luigi di Savoia, duca degli Abruzzi, partecipò alla campagna di circumnavigazione del globo della nave "Liguria".
L'unità, salpata da La Spezia nell'agosto del 1903, raggiunse Madera, quindi il golfo del Messico e la città di New Orleans, passò lo stretto di Magellano, risalì le coste occidentali americane fino a San Francisco, toccò le Hawaii, l'Australia e la Nuova Zelanda, Singapore, Colombo e Massaua per poi ritornare a La Spezia, nell'aprile del 1905 con un totale di 52.000 miglia di navigazione. Il D., ufficiale di rotta, ebbe modo di studiare, durante la lunga navigazione, la vegetazione e la fauna dei diversi oceani, di effettuare rilievi idrografici e di compiere una serie di svariate misurazioni sulla gravitazione. L'insieme dei dati e la descrizione delle esperienze vennero raccolti in una relazione che fu affiancata a quella del comandante e a quelle di altri ufficiali sui commerci e sulle condizioni locali.
Capitano di corvetta nel 1910 e di fregata nel 1913, allo scoppio della prima guerra mondiale entrò a far parte dello stato maggiore della marina. Impegnato nella elaborazione di diversi piani d'azione per l'Adriatico meridionale, lavorò in particolare all'evacuazione dell'esercito serbo, operazione che ebbe brillante svolgimento e conclusione. Riprese il mare nel 1916 al comando dell'esploratore "Marsala" e partecipò al combattimento nel basso Adriatico del 15 maggio 1917, uno tra i più notevoli del conflitto.
Il giorno precedente una squadra navale austriaca era uscita da Cattaro per attaccare le difese del canale d'Otranto e per intercettare piroscafi e convogli in navigazione tra Brindisi e Valona. All'alba del 15 la formazione nemica veniva avvistata da un gruppo agli ordini del contrammiraglio A. Acton e successivamente anche da un secondo gruppo guidato dall'esploratore "Mirabello". Ne seguiva uno scontro piuttosto incerto, a fasi alterne tra ritirate ed inseguimenti, mentre il "Marsala", frattanto uscito da Brindisi con altre unità, si riuniva alle precedenti forze e con esse attaccava il gruppo avversario. Tuttavia l'azione doveva essere sospesa per l'avvenuto rafforzamento del nemico. Per l'episodio il D. venne decorato con la croce di guerra, ma è necessario osservare che l'intero combattimento, conclusosi con il danneggiamento del dispositivo del canale d'Otranto, fu più un successo austriaco che non italiano o dell'Intesa.
Promosso capitano di vascello, ebbe poi il comando della "Cavour" e divenne capo di stato maggiore del dipartimento marittimo di Napoli nell'ottobre del 1918.
Dalla fine del conflitto e fino alla collocazione in posizione ausiliaria, avvenuta per limiti di età nel 1935., proseguì regolarmente nella carriera e venne chiamato ad occupare una serie di posizioni di sempre maggior rilievo. A Genova, nel 1919, fu presidente del Tribunale speciale di guerra, poi divenne capo della missione navale inviata a Cherbourg con il compito di trattare la ripartizione e la presa di consegna delle navi ex tedesche (1920-21). Dal 1923 contranimiraglio, fu capo di stato maggiore della marina nello stesso anno e fino al maggio del 1925. Ammiraglio di divisione nel 1926, vicepresidente del Consiglio superiore di marina, fu comandante della Accademia navale nel 1927-1930, a disposizione del ministro per una serie di ispezioni, ammiraglio di squadra e comandante della seconda squadra con insegna sulla "Duilio", in missione a Ginevra nella commissione per il disarmo. Venne nuovamente nominato capo di stato maggiore e rimase in servizio dall'agosto del 1931 al maggio del 1934. Infine ammiraglio designato d'armata, tenne la carica di presidente del comitato degli ammiragli fino al settembre del 1935.
Dimostrò in questi diversi incarichi buone capacità, ma rimase anche legato, e per le posizioni assunte e per le decisioni prese, alla contradditorietà delle direttive dei massimi responsabili della Marina e alle scelte spesso improvvisate e poco felici del governo fascista. Nel 1923 come capo di stato maggiore, durante la crisi di Corfú, l'isola greca occupata in seguito all'uccisione dei membri della commissione E. Tellini, contribuì ad elaborare con il ministro P. Thaon di Revel due promemoria per Mussolini. Nei documenti si metteva in guardia il capo del governo dall'insistere in atteggiamenti di sfida nei confronti della Gran Bretagna, dettagliando le deficienze di preparazione dell'armata navale ma si prospettava anche la possibilità (quanto mai aleatoria) di infliggere duri colpi al nemico. Alla conferenza di Ginevra del 1932, in accordo col ministro G. Sirianni, sostenne le direttive di richiedere, come già in passato, la limitazione globale del tonnellaggio, la parità navale con la Francia, il mantenimento dell'arma sottomarina, una riduzione complessiva delle spese degli armamenti. Ma tali posizioni sommate insieme non venivano certo a formare una linea coerente. Si può osservare infatti che un computo del tonnellaggio in termini globali accostava l'Italia alle marine minori mentre al contrario si ricercava il rapporto con le grandi potenze. Il sommergibile, data la dipendenza dell'Italia dal mare, avrebbe potuto rivelarsi un'arma in grado di colpire più gli interessi nazionali che quelli del nemico. Infine la riduzione generalizzata degli armamenti era in sostanza la tesi germanica che proveniva da un contesto politico assai diverso e che tendeva a modificare i rapporti di forza in Europa azzerando il vantaggio ottenuto dalle potenze vincitrici al termine della prima guerra mondiale. Va segnalato, per quanto riguarda la politica delle costruzioni navali, il suo preciso intervento critico nei confronti degli incrociatori classe "Condottieri". Li considerò troppo leggeri e vulnerabili, inadatti a compiti di scorta e pertanto, confortato anche dal parere di altri esperti, prese la decisione, sempre come capo di stato maggiore, di mettere sugli scali tra il 1931 e il 1933 unità migliorate come i tipi "Raimondo Montecuccoli" e "Duca d'Aosta" e ottimi incrociatori come i "Duca degli Abruzzi". Ma decisamente meno felice si dimostrò la sua valutazione al riguardo di quelle unità fondamentali (corazzate e portaerei) la cui scelta avrebbe poi determinato l'esito del futuro conflitto sui mari. Pur ritenendo necessaria un'aviazione navale, riconobbe solo in parte l'importanza della nave portaerei e di fatto, sollecitato da Mussolini, in una riunione del comitato degli ammiragli, ad esporre un parere in merito, finì con l'affermare che se ne poteva rimandare la costruzione, se non altro per ragioni di spesa, dovendosi provvedere a più urgenti necessità. Di fatto però le costruzioni e i conseguenti sforzi finanziari si concentrarono sull'approntamento di una linea di navi da battaglia che non potevano comunque fornire una superiorità rispetto all'avversario e in particolare ci si impegnò nel rimodernamento delle vecchie corazzate "Conte di Cavour", navi che, al di là del brillante rimaneggiamento, risultarono ad ogni modo inferiori alle corrispondenti unità britanniche.
Nominato senatore nel novembre del 1933, al termine della campagna di Etiopia fece parte di una commissione chiamata a riferire (e si espresse in senso favorevole) sul conferimento del grado di primo maresciallo dell'Impero a Mussolini. Dopo la sconfitta italiana e l'armistizio, dall'agosto del 1944 e fino al febbraio del 1947, chiamato dal ministro R. De Courten, ricoprì la carica di presidente della Commissione inchieste speciali alla ricerca di eventuali responsabilità su alcune perdite e sui danni subiti dalla marina durante le operazioni di guerra.
Notevole fu anche la sua attività di pubblicista con interventi su alcuni problemi di politica navale e sui grandi temi della strategia e dei rapporti politici ed economici in alcune aree del globo come il Mediterraneo e l'Estremo Oriente. Partecipò a conferenze e dibattiti, elaborò studi e lavori notevoli per chiarezza e competenza ma troppo spesso appesantiti da valutazioni non obiettive e mutuate invece dall'ideologia fascista. Ricordiamo tra gli altri: Accordi e convenzioni durante la Triplice Alleanza, in Rivistamarittima, LXVIII (1935), 3; Spagna e poteremarittimo, ibid., LXX (1937), 1; L'azione della marina giapponese nella guerra russo-giapponese, Roma 1938; Orientamenti politico-militari degliStati americani, ibid. 1938; Il Pacifico, Firenze 1939; Il conflitto cino-giapponese e la situazionein Estremo Oriente, ibid. 1940, Panorama politico-militare nel Medio ed Estremo Oriente all'inizio del 1941, Roma 1941 Interessante anche la prefazione al volume di K. Edwards, L'invasione dell'Europa, Milano 1946.
Si spense a Roma il 5 genn. 1962.
Fonti e Bibl.: Roma, Ministero della Difesa, Archivio dell'ufficio storico della Marina, fascicolo personale; Necrologio, in Rivista marittima, XCV (1962), 2; Ufficio storico della Marina militare, Storia delle campagne oceaniche della Marina militare, a cura di F. de Leva, III, Roma 1940, p. 177; I senatori del Regno dal 1848 al 1° genn. 1941, Elenchi storici e statistici, Roma 1941, pp. 40, 118; V. Tur, Plancia ammiraglio, Roma 1958-63, II, p. 112; III, pp. 75, 106, 109, 114, 122, 138, 150; G. Fioravanzo, La Marina militare nel suo primo secolo di vita, Roma 1961, p. 57; M. Gabriele, Le convenzioni navali della Triplice, Roma 1969, pp. 261 s., 274; G. Galuppini, Il ministero della Marina, 1863-1966, suppl. al fascicolo di Rivista marittima, CIII (1970), 7, p. 37; R. Bernotti, Cinquant'anni nella marina militare, Milano 1971, pp. 132, 135, 138, 215, 220, 234 s.; G. Colliva, Uomini e navi, Milano 1972, p. 209; M. Mazzetti, La politica militare italiana fra le due guerre mondiali, Salerno 1974, p. 149; G. Bernardi, Il disarmo navale tra le due guerre mondiali (1919-1939), Roma 1975; R. De Felice, Mussolini il duce, II, Lo Stato totalitario 1936-1940, Torino 1981, p. 25; G. Galuppini, L'Accademia navale (1881-1981), Roma 1981, ad Indicem.