FOGOLARI, Gino
Nacque a Milano il 23 marzo 1875, da Giuseppe (di famiglia roveretana) e da Giuseppina Biraghi. Dopo la morte della madre, visse durante l'adolescenza a Trento, nella casa dello zio Cesare Battisti, accanto al cugino e coetaneo Giuseppe Cesare, il futuro patriota e leader politico; e a Trento e al Trentino il F. rimase tenacemente legato, pur non avendovi mai vissuto stabilmente né operato professionalmente. Il suo curriculum scolastico e le prime sue esperienze culturali sono del resto perfettamente sovrapponibili a quelle di altri conterranei suoi coetanei: laurea in lettere in Italia, specializzazione in un istituto di ricerca (italiano, in questo caso; per altri giovani trentini, di area tedesca), e nel contempo convinta adesione all'idealità nazionale. Laureatosi a Milano presso l'Accademia scientifico-letteraria con Francesco Novati (dunque con un filologo), il F. seguì un biennio di corso di perfezionamento presso l'Istituto superiore di Firenze. Dei piani d'insegnamento dell'istituto fiorentino, la storia dell'arte non faceva parte. Tuttavia, la solida e larga formazione storico-critica fornita a coloro che frequentarono la scuola fondata e diretta da Pasquale Villari non era certo chiusa a tali problemi. Non è dato conoscere, in specifico, gli stimoli che il F. trasse dall'esperienza fiorentina; sta di fatto che egli individuò con chiarezza la propria vocazione, e vinse nell'anno 1900 - assieme con Pietro Toesca - una borsa di studio presso la Scuola di perfezionamento per gli studi di storia dell'arte medievale e moderna creata a Roma da Adolfo Venturi. Fu il maestro, con ogni verosimiglianza, a suggerire come argomento di studio l'attività "nella Terra di Lavoro e a Napoli" del pittore quattrocentesco veronese Cristoforo Scacco (Verona, Bibl. civica, Carteggio P. Sgulmero, b. 379., 11 dic. 1901), sul quale il F. pubblicò nel 1902 uno dei suoi primi lavori monografici di un certo impegno (Cristoforo Scacco da Verona pittore [A proposito dun trittico del R. Museo di Napoli], in Le Gallerie nazionali italiane, V [1902], pp. 187-207). Oggetto di una esercitazione - scritta per il perfezionamento e rimasta inedita - del F. fu anche, in questo periodo, il Tacuinum sanitatis della Biblioteca Casanatense: una sua scoperta, sollecitata dalla lettura del noto saggio del von Schlosser sull'arte di corte (si veda una bella lettera del F. a Luigi Messedaglia del 30 marzo 1931: Verona, Bibl. civica, Carteggi, b. 1019).
La prima produzione scientifica del F. ricalca gli interessi - ancora in via di definizione - al quali si è ora fatto cenno. Ad alcuni interventi su artisti e su opere d'arte trentine (la maggior parte della sua produzione sulla città d'origine è degli anni giovanili, fra il 1898 e il 1911), si accompagna ad esempio un contributo dantesco, quasi canonico per un giovane letterato trentino in quegli anni di enfatizzazione nella cultura locale del culto "nazionale" dell'Alighieri. Una ricerca sul collezionismo milanese del Seicento già annunciava, peraltro, interessi del F. in direzione della conservazione e tutela dei beni culturali; fra il 1899 e il 1902, un paio di articoli e una lunga serie di recensioni ad opere straniere comparse su L'Arte, la rivista del Venturi, sono già prova dell'orientamento verso tematiche più specificamente storico-artistiche. Tuttavia le ricerche del giovane F. sono svolte ancora più nelle biblioteche e negli archivi, che nei musei e nelle chiese. Conclusa la borsa di studio (di durata biennale), il F. svolse la sua prima esperienza professionale a Napoli, collaborando con l'antichista Ettore Pais nel riordinamento del Museo nazionale di quella città; certamente l'incarico gli fu conferito per la mediazione del Venturi, che col Pais era in stretto contatto. Per un anno (1905) fu poi ispettore al Museo di Cividale del Friuli; ivi si collegò con il meglio della storiografia e dell'erudizione friulana, sì che partecipò al programma delle Memorie storiche forogiuliesi, che iniziarono ad uscire nel 1907. Nelle ricerche di questi anni le indagini di storia medievale trentina si intersecano ancora con le ormai prevalenti indagini sulla pittura veneta (sui dipinti belliniani e guarienteschi a Bassano, sul ciclo dei mesi al castello di Trento).
La svolta decisiva della carriera e della vita del F. si ebbe nel 1905, quando egli ottenne il posto di ispettore alle Gallerie di Venezia, in subordine a Giulio Cantalamessa: dunque a fianco di un funzionario appartenente alla "prima generazione" (formatasi nei primi decenni postunitari), stretto collaboratore del Venturi, che con lui nel decennio precedente aveva riordinato la galleria della città lagunare. Del resto la nomina del F. rientra in una complessiva politica del Venturi, che collocò in quegli anni nelle soprintendenze diversi allievi. La carriera del F. fu molto rapida: ricevuto negli anni immediatamente successivi l'incarico di direttore, fu presto (dal 1910, quando il Cantalamessa fu trasferito a Roma, come incaricato; dal 1911 in via definitiva) il primo soprintendente alle Gallerie, ai musei medievali e moderni e agli oggetti d'arte di Venezia (con competenza sull'intera regione). Tra il 1924 e il 1935 sovraintese anche ai monumenti - per l'unificazione degli uffici - col titolo di soprintendente all'arte medievale e moderna, per riassumere poi la funzione di soprintendente alle opere d'arte nel Veneto. Nella città lagunare restò sino alla morte, salvo un biennio tra il 1935 e il 1937. In questo lungo periodo, le uniche esperienze professionali importanti, che lo portarono ad operare fuori della sede, furono connesse alla prima guerra mondiale. Ovviamente di sentimenti irredentisti, come la quasi totalità dell'intellettualità d'origine trentina (non a caso egli redasse negli anni del conflitto, per la collezione del Ricci, la monografia storico-artistica su Trento), il F. aveva chiesto invano, nel 1915, di essere arruolato; fu invece incaricato della salvaguardia delle opere d'arte sul teatro di guerra. Nel 1919-20 fece parte con Giuseppe Gerola (che si occupava del Trentino) e con altri della commissione militare che trattò con successo, a Vienna, la restituzione all'Italia delle opere d'arte e dei "beni culturali".
Divenuto dunque veneziano d'adozione, il F. si dedicò con grande impegno alle attività d'ufficio, senza trascurare alcuna delle sue competenze. Il patrimonio artistico delle gallerie veneziane fu incrementato con l'acquisto di alcuni pezzi di grande pregio (ad esempio, il Ritratto di gentiluomo del Lotto) e difeso (ad esempio, con l'opposizione alla emigrazione della Tempesta giorgionesca). Sul terreno più specificamente museografico, egli attese al nuovo ordinamento delle Gallerie dell'Accademia e iniziò il restauro della Ca' d'Oro; propose, per singole opere, ambientazioni museali non prive di originalità. Aspetto tutt'altro che secondario della complessa e ricca personalità culturale del F. è poi, sin dal secondo decennio del secolo, l'interesse per l'arte contemporanea ed il rapporto vivo e vitale con giovani artisti. Nel 1913 per esempio, in occasione di una mostra a Ca' Pesaro, sostenne in una dura polemica giornalistica le ragioni di Gino Rossi e di Arturo Martini contro la tradizione; ebbe inoltre relazioni con Medardo Rosso. La sua produzione dagli anni Dieci agli anni Trenta spazia pertanto su tutto l'arco plurisecolare della storia dell'arte veneziana e veneta, medievale e moderna, sino all'Ottocento, altemando l'approccio archivistico-erudito (come negli studi sull'Accademia veneziana di pittura e scultura nel Settecento, o sul processo dell'Inquisizione al Veronese) a quello estetico-valutativo, e passando con uguale padronanza dal Quattro al Settecento, dalla scultura alla pittura, da Bartolomeo Bon a Tiziano, al Piazzetta, al Tiepolo. Peraltro non trascurò del tutto l'amato Trentino, né la storia dell'arte di altre regioni d'Italia (la Campania), né arti o manifestazioni d'arte "minori" (oreficeria, ex voto). Ottimo scrittore, il F. infatti mise a frutto questa sua dote anche in ricostruzioni d'ambiente della vita veneziana del passato (si veda, ad esempio, In tabarro e bauta, in L'Illustrazione italiana, 1924), e soprattutto in una intensa attività di divulgazione e di descrizione museale, con volumi e articoli dedicati al palazzo ducale, alla Ca' d'Oro, ai Frari, a Tiziano. Contro la sua volontà, il F. fu trasferito nel 1935 alla Soprintendenza all'arte medievale e moderna per la Sicilia, con sede a Palermo. Durante il soggiorno in Sicilia, una malattia ne minò la salute. Rientrato dopo due anni nella sede veneziana (egli stesso, in una lettera al Messedaglia del 21 apr. 1938, parla di "reintegrazione"), continuò a reggere la sua soprintendenza fino alla morte, avvenuta a Palermo il 3 genn. 1941.
Sposato dal 1913 con Silvia Biraghi, il F. ebbe tre figlie, Giulia (1916), Paola (1917), Silvia (1920), a cura di Giulia e di Silvia sono stati ripubblicati (Trento 1974) alcuni Scritti d'arte del F. già editi a Milano nel 1944. Il F. fu degno esponente della generazione di funzionari educati alla "scuola storica" del Venturi entre deux siècles: uomini che con il loro servizio nelle istituzioni di tutela, animato da coscienza nazionale e da "cultura" regionale, diedero alla cultura italiana nel suo insieme un contributo complessivamente di grande rilievo, non meno significativo rispetto a quello dato - nel momento in cui la storia dell'arte acquisiva una propria autonomia disciplinare, un proprio statuto scientifico - da coloro che professarono la disciplina dalle cattedre universitarie, rinnovando concezioni estetiche e metodologie di lettura.
Fonti e Bibl.: Molte notizie sull'attività professionale del F. dovranno essere ricercate nei fascicoli della documentazione d'ufficio dell'Archivio della Soprintendenza ai beni artistici di Venezia, che non conserva un carteggio autonomo del soprintendente. Lettere del F. si trovano in numerosi carteggi di storici dell'arte e di eruditi. che solo ora cominciano ad essere oggetto di studio sistematico (fondamentale ovviamente è il carteggio col maestro: Pisa, Archivio della Scuola normale superiore, Fondo Adoyo Venturi; altrettanto importante quello con Corrado Ricci: Ravenna, Biblioteca Classense, Carteggio di Corrado Ricci [202 lettere dal 1904 al 1928]), e negli archivi delle istituzioni museali, soprattutto venete, con le quali - e con i direttori delle quali - egli ebbe rapporti (cfr. ad esempio, Archivio del Museo e Biblioteca di Bassano del Grappa, Corrispondenza, aa. 1904-1906 e ss.; Verona, Archivio del Civico Museo di Castelvecchio, aa. 1907-1910 e ss. [fasc. Ricerche d'ufficio e "Madonna Verona"]; Verona, Biblioteca civica, Carteggi, bb. 379, 603, 1019 [rispettivamente, lettere a P. Sgulmero, G. Biadego e L. Messedaglia, queste ultime degli anni 1927-1938]). Per i rapporti con Francesco Novati: Milano, Biblioteca naz. Braidense, Carte Novati, b. 437 (11 lettere dal 1899 al 1905); e per la documentazione relativa ai rapporti con Cesare Battisti, cfr. Guida all'archivio e alla biblioteca Battisti, a cura di V. Calì, Trento 1983, pp. 24, 56, 405, 410. Si veda inoltre: A. Venturi, Memorie autografiche [1927], a cura di G.C. Sciolla, Torino 1991, pp. 15, 88; L. Suttina, G. F., in Memorie storiche forogiuliesi, XXXVII (1940), pp. 129-131; L. Messedaglia, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, C (1940-41), pp. 83-87; P.M. Tua, G. F., in Studi trentini di scienze storiche, XXII (1941), pp. 163-169: B. Emert, Scritti di G. F. d'argomento trentino, ibid., pp. 169-171; L. Marangoni, Commemorazione di G. F., in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, CI (1941-42), pp. 99-115; V. Moschini, G. F., in Archivio veneto, LXXI (1941), pp. 180-191 (con bibl. degli scritti del F.); N. Barbantini, in G. F. Scritti d'arte, Milano 1944, pp. XIII-XXVIII; Cesare Battisti geografo. Carteggi 1894-1916, a cura di V. Calì, Trento 1988, pp. 87, 160, 162, 191 s., 247, 288; C. D'Agostini, Le "Mernorie storiche forogiuliesi" e la storiografia friulana, in Memorie storiche forogiuliesi, LXIX (1989), pp. 122 s.; Archivio di Adolfo Venturi, 1: Introduzione al carteggio 1876-1908, a cura di G. Agosti, Pisa 1990, p. 87; M. Zabbia, Per una storia dell'erudizione storica friulana tra Otto e Novecento, in Quaderni guarneriani, X (1990), p. 125; G.M. Varanini, Formazione e percorsi di un erudito trentino tra Otto e Novecento: G. Gerola tra medievistica, archeologia e storia dell'arte (1895-1910), in La ricerca archeologica nel Mediterraneo: P. Orsi - F. Halbherr - G. Gerola, Rovereto 1991, pp. 79, 94, 96; P. Grifoni, Regesto degli operatori, in M. Bencivenni - R. Dalla Negra - P. Grifoni, Monumenti e istituzioni. Parte seconda. Il decollo e la riforma del servizio di tutela dei monumenti in Italia 1880-1915, Firenze 1992, pp. 345-349; G. Agosti, La nascita della storia dell'arte in Italia. Adolfo Venturi: dal museo all'università 1880-1940, Venezia 1996, pp. 164, 167, 183, 223; G. Gullino, L'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti dalla rifondazione alla seconda guerra mondiale (1838-1946), Venezia 1996, pp. 206, 339-342, 396 s.