GINORI, Gino
Nacque a Firenze il 26 apr. 1420, nel quartiere S. Giovanni, gonfalone Leone d'Oro, da Giuliano di Francesco e da Margherita di Antonio Allegri. Dal matrimonio dei genitori del G., avvenuto nel 1403, erano nati altri 10 figli: Antonio, Domenico, Giovanni, Maddalena, Benvenuto, Francesco, Ginevra, Costanza, Giorgio e Smeralda.
Analogamente al padre, il G. entrò ben presto nella vita politica, dove conseguì uffici e incarichi di un certo rilievo, non trascurando tuttavia l'attività commerciale della famiglia, legata alla lavorazione e al commercio della lana. Pertanto, nel mese di ottobre 1434, in occasione dello scrutinio elettorale, tenuto con il ritorno a Firenze di Cosimo de' Medici (dopo il breve esilio comminatogli l'anno precedente) e che segnò l'avvio della trasformazione istituzionale della Repubblica di Firenze, il G., a soli 14 anni, si qualificò per i tre maggiori uffici, ottenendo in tal modo l'abilitazione a ricoprire tutte le cariche pubbliche interne ed esterne alla città. Lo stesso avvenne nello scrutinio generale del 1439. Il 2 ag. 1440 il G., insieme con il fratello Giorgio, fu immatricolato nell'arte della lana per beneficio del padre, che era divenuto membro della stessa arte nell'aprile del 1403.
Il 9 nov. 1444 assunse la carica di ufficiale dell'Onestà, iniziando così il suo cursus honorum per quanto riguarda gli uffici intrinseci ed estrinseci (Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 172, cc. 49r-52v; 173, cc. 29r-31v; 174, cc. 199r-205r); l'anno successivo vinse lo scrutinio generale per i medesimi uffici.
Nel 1445 sposò Ginevra di Matteo Corsi, dalla quale ebbe ben 15 figli: Alessandro (20 apr. 1446 - 27 marzo 1531), che sposò Cleofe di Francesco Tornabuoni; Luigi, nato il 4 nov. 1448; Lisabetta, nata nel 1449 e maritata ad Andrea di Niccolò Giugni; Antonio (20 genn. 1450 - 1523), unitosi a Giana di Francesco Agli; Margherita, nata il 2 giugno 1451 e divenuta poi moglie di Gerozzo di Cambio de' Medici; Matteo e Benvenuto, nati rispettivamente il 15 ag. 1454 e il 1° ott. 1455, scomparsi in tenera età; Costanza, nata all'incirca nel 1456 e maritata a Antonio di Silvestro Lapi; Lucrezia, nata nel 1457 e unitasi nel 1471 a Bernardo di Zanobi da Mezzola; Andreola, nata nel 1458; Girolamo (28 febbr. 1460 - 1528), unitosi nel 1497 con Maddalena di Giovanni Capponi, e quindi, nel 1509, con Caterina di Giovanni Spinelli; Maddalena, nata all'incirca nel 1462, sposata in prime nozze con Salice di Riccardo Cavalcanti e in seconde, nel 1484, con Francesco di Bernardo Mazzinghi; Brigida, nata nel 1467, sposata nel 1486 con Piero di Gherardo Guardi; Matteo Benvenuto (31 marzo 1468 - 4 marzo 1553); Benedetta, di cui non si hanno notizie, ma che dovette morire giovanissima.
Nel 1446 il G. presentò la sua prima denuncia catastale, nella quale dichiarò i beni ereditati dal padre, morto poco prima del 1433: gli era pervenuta, insieme con il fratello Antonio, la casa paterna situata nel "popolo" di S. Lorenzo (in cui restò ad abitare insieme con la famiglia e la madre Margherita), un terzo di una bottega di speziale e un terzo di una bottega con cucina, entrambe situate sulla piazza di S. Lorenzo; ebbe inoltre un terzo di una casa che i Ginori possedevano a Calenzano, a fianco della chiesa di S. Niccolò. Nel 1449 si qualificò di nuovo per i tre maggiori uffici; il 15 marzo dello stesso anno entrò in carica come Camerario dei contratti e il 15 settembre seguente divenne membro dei Dodici buonuomini.
Sempre nel 1449, il 9 dicembre, il G. che, insieme con il fratello Antonio, aveva intrapreso i lavori per la costruzione di tre arcate della muraglia esterna e interna della chiesa di S. Lorenzo, effettuò in favore del capitolo di S. Lorenzo una voltura catastale di due case, di proprietà sua e del fratello. Il 2 luglio 1450 prese in affitto una bottega o fondaco di Calimala dal priore di S. Lorenzo, il quale si sarebbe servito del ricavato per continuare la costruzione, nella chiesa di S. Lorenzo, della cappella Ginori, appartenente a un ramo collaterale della famiglia, quello di Zanobi di ser Gino. Nel novembre 1457, sempre per la costruzione delle tre arcate in S. Lorenzo, il G. fece una petizione alla Signoria a nome della famiglia per chiudere una via esistente presso il luogo dove si effettuavano i lavori: tale richiesta venne accettata con deliberazione del 10 dicembre seguente.
Il 10 luglio 1450 entrò a far parte degli Otto di custodia e il 1° apr. 1452 dei soprastanti alle Stinche; il 22 marzo 1454 venne eletto operaio di S. Lorenzo. Il 1° maggio 1455 conseguì l'alta carica del priorato; quindi fu ufficiale dei Massai di Camera dal 1° febbr. 1456 e console del Mare dal 21 maggio 1457: appena insediato in questo ufficio a Pisa, scrisse una lettera a Giovanni di Cosimo de' Medici a Firenze descrivendo i disordini che accadevano nella città a causa della scarsità della guarnigione militare posta in difesa delle fortezze.
Nel 1458, avendo perso lo scrutinio generale per gli uffici maggiori, il 29 dicembre, insieme con altri 12 cittadini, venne riqualificato dagli accoppiatori e la sua polizza rimessa nelle borse; sempre nello stesso anno fu anche imborsato per i Consigli del Popolo e del Comune, in virtù del fatto che aveva ottenuto la qualifica di "veduto" ai tre maggiori nel 1434. Dal 15 ag. 1459 fu ufficiale del Bigallo; nel 1461, dal 1° marzo, entrò in ufficio tra i Cinque del contado e dal 15 dicembre seguente tra i Dodici buonuomini. Dal 1° luglio 1462 fu dei Sei di mercanzia, dal 14 luglio 1465 podestà di Campi, dal 1° ott. 1467 soprastante alle Stinche, dal 1° apr. 1468 camerario alle Porte. Il 16 agosto dello stesso 1468 scrisse da Firenze a Lorenzo de' Medici, che si trovava in Mugello, raccomandandogli "alcune sue faccende" di cui gli aveva parlato in un precedente incontro in città (Archivio di Stato di Firenze, Mediceo avanti il principato, f. 20, n. 414). Nel luglio del 1469, in qualità di ufficiale del Catasto, il G. venne preposto alla riforma e alla nuova imposizione fiscale attuata in quell'anno. Fu conservatore di Legge dal 25 sett. 1472, dei Sei della mercanzia dal 1° ott. 1472, ufficiale dell'Onestà dal 15 maggio 1473, podestà di Modigliana dal 1° ottobre seguente, nuovamente dei Sei della mercanzia dal 1° luglio 1474, approvatore degli Statuti dal 1° genn. 1475. Nel 1476, dal 1° marzo assunse la carica di camerario del Monte; il 30 agosto di quello stesso anno scrisse da Firenze a Lorenzo de' Medici in Mugello raccomandandogli un suo servitore, Piero di Bartolomeo da Pistoia; quindi, il 23 novembre seguente, divenne ufficiale delle Condotte, e fu ancora dei Sei della mercanzia dal 1° luglio 1479.
Nel 1480 presentò la sua ultima denuncia catastale, dalla quale appare aver incrementato le sue proprietà, che, oltre alla casa paterna (divenuta interamente sua dopo la morte del fratello Antonio nel 1468), comprendevano: una casa adibita a osteria a Firenze, una casa a Calenzano con vigne, uliveto e boschi, svariati altri vigneti e case con terreni nel circondario fiorentino, e persino una torre con mulino vicino al fiume Bisenzio, all'epoca già fuori uso per mancanza d'acqua. L'attività manifatturiera del G. non appare tuttavia proficua: avrebbe perduto centinaia di fiorini per fallimenti diversi riguardanti la lavorazione e la produzione dei pannilani facenti capo a una bottega situata nella zona di San Martino, dove egli stesso svolgeva questa attività. Dalla stessa portata al Catasto si sa che il G. continuava i lavori a S. Lorenzo relativi alle tre arcate da rimurare e per i quali avrebbe dovuto spendere ancora 300 fiorini.
Il 1° nov. 1481 il G. entrò in ufficio tra i Sei della mercanzia e il 16 apr. 1483 divenne vicario di Anghiari; nel 1484 partecipò allo scrutinio generale in qualità di "arroto" per l'effettuazione delle operazioni elettorali. Divenne vicario del Valdarno superiore il 1° dic. 1485, ufficiale di notte il 23 apr. 1488, nuovamente vicario del Valdarno superiore il 1° dic. 1489: in tale veste scrisse il 19 apr. 1490 a Piero de' Medici a Firenze assicurandogli di aver ottemperato a quanto questi gli aveva richiesto in una precedente missiva. Il 23 luglio 1492 entrò in ufficio come vicario del Mugello e il 17 agosto seguente scrisse nuovamente a Piero de' Medici per richiedere che il figlio Antonio fosse fatto priore per il bimestre settembre-ottobre seguente: la sua petizione tuttavia non venne accolta; il 22 settembre dello stesso 1492, mentre era ancora in carica, ricevette una missiva degli Otto di pratica che gli ingiungevano di far comparire subito alla loro presenza un certo Giovanni di Antonio da Vicchio.
Gli ultimi anni della vita del G. furono caratterizzati da avvenimenti cruciali per la vita politica fiorentina, dei quali egli stesso fu un protagonista non secondario. Schieratosi dalla parte savonaroliana dopo la caduta del regime mediceo nel 1494, il G. venne eletto il 4 genn. 1495, insieme con altri nove magistrati, a far parte degli ufficiali che sovrintendevano alla composizione delle "gravezze" (debiti), con il compito di rimettere, in base alle disposizioni previste dalla legge del 31 dic. 1494, i debiti gravanti sui cittadini fiorentini. Il 3 giugno dello stesso anno fu nominato fra i Dieci di libertà e pace, contribuendo a bloccare i tentativi del re di Francia Carlo VIII di riportare un governo mediceo a Firenze. Eletto alla suprema carica di gonfaloniere di Giustizia per il bimestre settembre-ottobre 1495, il G. proseguì nell'intento di riconquistare Pisa e le sue fortezze, cedute ai Francesi da Piero de' Medici, impresa che però non ebbe un esito positivo.
Entrato in ufficio come conservatore di Leggi dal 25 sett. 1496, il G. fu in seguito degli Otto di guardia e balia dal 1° genn. 1497 e quindi ancora dei Dieci di libertà e pace dal 3 giugno 1497, continuando a dichiararsi a favore della guerra contro Pisa. Tuttavia, nel settembre dello stesso 1497, mentre era ancora in carica, morì e venne sepolto con grandi onori a spese della Repubblica nella chiesa di S. Lorenzo. In Archivio di Stato di Firenze, Ufficiali della Grascia 190, c. 269v, la morte del G. è registrata in data 14 settembre; mentre in Dieci di balia. Legazioni e commissarie 20, c. 1r, che riporta l'elenco dei nuovi ufficiali in carica dal 3 giugno 1497, accanto al nome del G. è indicata come data di morte il 9 settembre.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Catasto, 676, cc. 880r-882r (1446); 714, cc. 451r-452v (1451); 823, cc. 441r-444r (1458); 923, cc. 794r-795v (1469); 1016, cc. 170r-171v (1480); Mediceo avanti ilprincipato, f. 6, n. 240; f. 20, n. 414; f. 26, n. 540; f. 33, n. 719; f. 60, n. 270; f. 73, n. 310; Tratte, 57, cc. 187r, 224v, 228r; 60, c. 107r; 61, c. 128v; 80, c. 191v; 172, cc. 49r-52v; 173, cc. 29r-31v; 174, cc. 199r-205r; 368, c. 16r; 375, c. 9r; 380, c. 40v; 387, c. 44v; 402, c. 8r; 902, c. 278r; Arte della lana, 21, cc. 129v, 130r; Notarile antecosimiano, 5345, c. 321r; Carte Strozziane, s. II, 53, c. 160v; s. III, 249, c. 279r; Otto di pratica, 19, c. 75v; Provvisioni, 186, c. 120r-v; Manoscritti, 360, cc. 47, 173; CarteCeramelli Papiani 2372; Carte Sebregondi, 2606; Piero di Marco Parenti, Storia fiorentina, I, a cura di A. Matucci, Firenze 1994, pp. 166, 281; M. Parenti, Lettere, a cura di M. Marrese, Firenze 1996, p. 189; L. Passerini, Genealogia e storia della famiglia Ginori, Firenze 1876, pp. 125-127; P. Ginori Conti, La basilica di S. Lorenzo di Firenze e la famiglia Ginori, Firenze 1940, pp. 82 s., 86 s., 254-258, 272; Protocolli del carteggio di Lorenzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, a cura di M. Del Piazzo, Firenze 1956, pp. 257, 406 s., 409 s., 412, 416; N. Rubinstein, Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494), Firenze 1971, p. 149; F.W. Kent, Household and lineage inRenaissance Florence, Princeton 1977, pp. 27, 40 s., 72, 75, 84, 263 s.; C. Elam, Cosimo dei Medici e S. Lorenzo, in Cosimo "il Vecchio" de' Medici (1389-1464), a cura di F. Ames-Lewis, Oxford 1992, pp. 173, 180.