MELONI, Gino
– Nacque a Varese il 29 apr. 1905 da Cesare e da Emilia Mentasti. A sei anni si trasferì con la famiglia a Lissone. Tra il 1923 e il 1928 frequentò l’istituto d’arte di Monza e poi iniziò a lavorare in una tipografia, seguendo irregolarmente i corsi di pittura all’Accademia di Brera di Milano. Nel 1925 iniziò a formare una scuola di pittura che nel 1934 si costituì come associazione denominata Famiglia artistica lissonese, dove il M. insegnò fino agli ultimi anni di vita, lasciando poi l’incarico al figlio Ermes.
Negli anni Trenta, a causa di sopraggiunte difficoltà economiche, il M. si vide costretto a barattare i suoi quadri con i viveri necessari al sostentamento della famiglia (G. M. 1905-1989, p. 17).
Opere come Funerale del povero e Famiglia (1936 e 1937: Monza, collezione privata e Montrasio Arte) esprimevano la sua sofferenza. Probabilmente esse vennero influenzate anche dalle sue letture: romanzi russi di fine Ottocento che ritraevano una povertà in cui il M. non poteva non identificarsi. Era una pittura dai toni intimistici, in cui si manifestava talvolta una moderata influenza del divisionismo milanese: Ritratto della madre (1932: Monza, collezione privata, ripr. in G. M.: l’elegia della materia, p. 22).
Dopo la partecipazione a poche mostre collettive (si segnalano quelle all’Arengario di Monza negli anni 1934-35), le prime esposizioni personali, alla galleria Piccola Mostra e alla galleria Mazzuccheli di Milano (1939), riscossero scarso successo di pubblico e critica.
Durante il periodo bellico, non potendo comperare le tele e i colori, il M. si concentrò sul disegno, con il plauso di C. Carrà (G. M. nel collezionismo privato, p. 13).
Subito dopo il conflitto mondiale, con le serie delle Donne (1946), delle Venezie e dei Galli (1949-50), cominciò a destare interesse fra collezionisti e critici, E. Morlotti e M. De Micheli per primi.
In alcune opere degli anni Quaranta traspare la conoscenza della pittura, sia figurativa sia cubista, di P. Picasso, ma anche lo studio della linea e dei colori di H. Matisse e O. Licini. Osservando Brianza (1950 circa: collezione privata, ripr. in G. M. 1905-1989, p. 32) sembra che anche il fauvismo lasci una traccia, soprattutto cromatica, nelle opere del Meloni. Da giovane le passioni dichiarate del M. erano Giotto, Lorenzo Lotto, il Tintoretto (Iacopo Robusti) e gli espressionisti tedeschi; successivamente studiò anche il futurismo milanese e il surrealismo. Nel 1948, alla galleria Borromini di Milano, conobbe personalmente A. Savinio, M. Sironi, A. Soldati. Questi intellettuali, secondo il M., lo influenzarono, snaturando la sua passione, il suo «modo di fare», il suo essere di provincia (G. M. nel collezionismo privato, pp. 11, 13). Nello stesso anno partecipò alla V Quadriennale di Roma e alla XXIV Biennale internazionale di Venezia.
Nel 1946 istituì il premio Lissone, che vide con il tempo la partecipazione di artisti di fama internazionale. Dagli anni Cinquanta, con la pittura informale, il M. iniziò ad affermarsi a livello nazionale e internazionale. Nel 1952 presentò cinque opere alla Biennale di Venezia, dove tenne due personali nel 1956 e nel 1964. Contemporaneamente sia l’Europa sia l’America gli dedicarono mostre: alla galleria Il Milione nel 1951 e nel 1954; alla galleria Apollinaire di Milano nel 1956; allo Städtisches Museum Morsbroich di Leverkusen nel 1957 (testo in catalogo di P. Restany); alla Alexander Yolas gallery di New York nel 1960.
Dagli anni Sessanta le sue esposizioni si intensificarono. Alla galleria delle Ore di Milano, diretta da G. Fumagalli, suo amico e sostenitore, fra il 1962 e il 1986 tenne quattordici personali.
In buona parte della sua produzione, sia quando permane la figurazione sia quando scompare, sono evidenti le influenze dei più grandi maestri europei e americani dell’informale, da H. Hartung, a Wols (O.W. Schulze), J. Fautrier, H. Michaux, M. Rothko, F. Kline.
Il vertice estetico della sua produzione probabilmente lo raggiunse proprio con l’informale e, in particolare, con le opere degli anni 1956-57 (ripr. in G. M. informale europeo, pp. 42-45). Gli oli Grande ritmo e Immagine, entrambi del 1957 (uno in collezione privata, l’altro nella raccolta Enrico Hintermann, ripr. ibid., pp. 44 s.) sono molto vicini alla pittura di P. Mandelli, artista che il M. conosceva molto bene (comunicazione di E. Meloni) e con il quale ebbe un’intesa pittorica molto evidente, in alcune tele, anche fino agli anni Ottanta. Difatti, tutti e due possono essere definiti artisti informali per i quali la natura continua a essere fortemente presente, anche quando la figurazione è quasi (o del tutto) assente.
In un arco temporale ristretto il M. portò avanti produzioni molto eterogenee fra loro. A volte coniugava una forte materia cromatica e gestuale con accenti anche ironici e satirici: Galli turriti (1954: Monza, collezione privata, ripr. in G. M. 1905-1989, p. 36). Pochi anni dopo mostrava di aver assimilato le raffinate variazioni su monocromo di artisti informali come Rothko: Immagine e Vibrazioni di rosso, ambedue del 1960, conservati a Lissone, Museo d’arte contemporanea, e a Milano, collezione G. Pellegrini (ripr. in G. M. informale europeo, pp. 54 s.). In altri casi l’intitolazione contribuiva a conferire ai quadri una connotazione concettuale. In Angolo (1965: Novate Milanese, collezione privata, ripr. in G. M. 1905-1989, p. 45), nella superficie monocroma della tela, animata da un trattamento materico, si fa strada un segno: apparentemente una freccia, ma, a una più attenta osservazione, un angolo di muro, come parzialmente suggerisce il titolo. Nella sua produzione il M. arrivò anche a espliciti accenti pop: nei Paesaggi e nelle Stazioni abbandonò l’informale per abbracciare una pittura non lontana da M. Schifano e da T. Festa, che accoglie poche parole e immagini tratte dalla grafia infantile o derivate dalle insegne stradali. In Supermercato (1973: collezione privata, ripr. in G. M. 1905-1989, p. 57) la citazione della Campbell’s soup di A. Warhol è chiara, accanto alla presenza di ritagli di giornale, che non guardano direttamente ai collage di Carrà, ma ai lavori degli artisti pop americani e inglesi. In alcune opere degli anni Settanta dipingeva oggetti eterogenei, con pochissima profondità, posti gli uni accanto agli altri.
Alcuni suoi quadri sono costruiti come rebus enigmistici; e tale termine compare in diverse opere raffiguranti paesaggi, città, strade e stazioni: soggetti quotidiani, dunque, che danno il titolo a elaborate composizioni, realizzate con la tecnica del collage, a volte solamente simulato dalla pittura a olio.
Negli anni Ottanta il suo informale si fece intenso, lirico, spesso tetro e tragico. In Uomo con la camicia bianca (1981: collezione privata, ripr. in G. M. 1905-1989, p. 83) la figura non si distingue dal fondo buio e appare velata dalla pittura, che quasi cancella il volto. Nelle tele non c’è l’assoluta tragicità di A. Giacometti; ma è comunque evidente una sofferenza che trapela dalla carne dei suoi modelli, impastati, disfatti e offuscati sotto i tocchi bruni della pittura, quasi monocroma.
Il M. morì a Lissone il 23 febbr. 1989.
Fonti e Bibl.: Per la bibliografia, che comprende oltre trecentocinquanta titoli (soprattutto articoli della stampa periodica e saggi in cataloghi di mostre) fino al 2005, si rimanda a G. M. nel centenario della nascita. Opere grafiche (catal.), a cura di E. Meloni, Lissone 2005. Fra i contributi più significativi, quasi tutti facilmente reperibili o antologizzati nei cataloghi più recenti, si segnalano: M. Brion, M. (catal., galleria Apollinaire), Milano 1956; P. Restany, Lyrisme et abstraction, Milano 1960, pp. 42 s.; M. Valsecchi, M. (catal., Rotonda della Besana), Milano 1971; M. Verrini, M.: a ottant’anni ha cominciato a parlare, in Arte, XVI (1986), 167, pp. 82-87, 116 s.; G. M. (catal., palazzo dei Diamanti), a cura di M. De Micheli, Ferrara 1987; G. M. 1905-1989 (catal.), Milano 1994; G. M.: l’elegia della materia (catal., San Donato Milanese), a cura di A. Madesani, Milano 2002; G. M. nel collezionismo privato (catal.), a cura di F. Gualdoni, Lissone 2002; G. M. informale europeo: nel centenario della nascita (catal.), a cura di L. Cavadini, Lissone 2005.