POLLACCI, Gino
POLLACCI, Gino. – Nacque a Pavia il 23 maggio 1872, figlio di Egidio, di origini toscane, professore di chimica farmaceutica e tossicologica nell’Ateneo pavese.
Si laureò all’Università di Pavia in scienze naturali (1893) e divenne, nell’Istituto botanico diretto da Giovanni Briosi, assistente straordinario e poi primo assistente (1896-1901). Nel 1903 conseguì la libera docenza in botanica generale; nel 1910 fu nominato aiuto, quindi preparatore nell’annesso laboratorio crittogamico (1913).
Nel 1915 si arruolò come volontario nel 5° Reggimento alpini. Confluito nel battaglione Monte Ortler fu al comando, come capitano, della 308a compagnia e combatté, il 12-13 agosto 1918, per la presa della cima del San Matteo, allora l’impresa bellica avvenuta ad altitudine più elevata (3678 m/s.l.m.). Fu congedato nel 1919 con due croci al valore e una medaglia di bronzo.
Nel 1920 vinse il concorso per la cattedra universitaria di botanica e divenne professore straordinario all’Università di Sassari. Fu subito chiamato (1921) con voto unanime alla cattedra di botanica della Facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Siena ed ebbe la direzione della Scuola di farmacia (1924-1926) e dell’Orto botanico. Professore ordinario dal 1924, divenne rettore per il biennio 1926-1927.
A Pavia dal 1915 al 1920 aveva collaborato anche con Eva Mameli Calvino, con la quale mantenne rapporti scientifici ed epistolari. I contatti con la sua Università di origine fecero sì che nel 1927 fosse chiamato a Pavia come professore di botanica e direttore dell’Istituto botanico e del laboratorio crittogamico. Preside della facoltà di scienze matematiche fisiche e naturali dal 1937, nel 1942 fu congedato per raggiunti limiti di età. Fu decorato con la stella d’oro al merito della scuola e nominato professore emerito. All’atto del suo collocamento a riposo colleghi e amici di Pavia e di altre sedi raccolsero circa 100.000 lire, che egli destinò all’istituzione del premio Pollacci, assegnato ogni anno a un lavoro compiuto presso l’Istituto botanico pavese.
Aderì ai Fasci italiani di combattimento sin dal 1919, divenendo un convinto sostenitore del regime fascista e fu promotore del Convegno per la cultura fascista di Bologna (1925). Ricoprì varie cariche nel Fascio di combattimento della provincia di Pavia (1934-39) e dal 1939 fu insignito della sciarpa littoria.
Ricevette nel 1939, con il chimico Mario Gallotti, il «1° premio (L. 5000) del ministero dell’Interno per il miglior contributo agli studi sui surrogati del the asiatico» (R. Università degli Studi di Pavia, Annuario anno accademico. 1940-41, Pavia 1941, p. 19). Nello stesso anno ebbe, con Pietro Mascherpa, cattedratico di farmacologia, la «Medaglia d’Argento del Ministero dell’Agricoltura e foreste per l’efficace attività svolta nello studio e nello sfruttamento delle piante officinali» (p. 19). Trasmise a Mussolini, che espresse il suo gradimento, un assaggio del tè italiano, Camellia sinensis Ticinensis, selezionata e acclimatata a Pavia.
Celibe, morì a Loano (Savona) il 21 ottobre 1963.
Alcune specie furono a lui dedicate all’atto della descrizione: Pseudodigera pollaccii Chiovenda (Amaranthaceae) e i miceti Cylindrosporium pollaccii Turconi, Pollaccia radiosa (Lib.) Baldacci et Ciferri, Sporobolomyces pollaccii Verona et Ciferri, e Sporormia pollaccii Elisei. Nel suo necrologio, Raffaele Ciferri ha censito 234 lavori scientifici e 18 altre pubblicazioni in massima parte dedicate a caccia e cinofilia.
L’attività scientifica di Pollacci perseguì diversi indirizzi di ricerca. Il primo fu la fisiologia vegetale: lavorò sul processo fotosintetico, la presenza di aldeide formica nei vegetali, l’emissione di idrogeno nella fotosintesi. Con Bernardo Oddo indagò il ruolo del nucleo pirrolico nella formazione della clorofilla. Studiò l’assimilazione dell’azoto atmosferico, il ruolo degli stomi nella traspirazione mediante pellicole di collodio e la presenza del fosforo nei vegetali. Si interessò anche di antocianine, della presenza di amido nei tessuti vegetali e della bioreattività del tellurio. Studiò infine le problematiche della germinazione nelle orchidee e il rapporto tra nutrizione e distribuzione dei sessi nella canapa. A Siena, per ristrettezza dei mezzi a disposizione, dovette abbandonare la fisiologia vegetale e incentrare il lavoro su micologia e micologia medica, avendo già studiato in precedenza la micologia della Liguria, le Erysiphaceae italiane, ascomiceti quali Citromyces, Coniothyrinum e Phyllosticta e Plasmodiophora brassicae (plasmodioforomiceti). Si dedicò alla descrizione dei funghi patogeni che culminò nella stesura, con Arturo Nannizzi, de I miceti del corpo umano e degli animali (dieci fascicoli editi a Roma dal 1922 al 1930) e del Trattato di micopatologia umana con vari coautori (cinque volumi pubblicati a Siena e a Firenze dal 1925 al 1942). Vari contributi furono poi dedicati a tigne, micosi polmonari e tonsillari. All’attività del laboratorio crittogamico di Pavia sono poi associati i lavori di patologia vegetale: le indagini sul patogeno dell’erba medica Plerosphaerulina briosiana Pollacci, sulla fillossera della vite, sulle patologie di mais, gelso, pesche, frumento e patata. Più limitati furono gli studi sui vegetali vascolari, con contributi inerenti la flora dell’Isola di Gallinara, la flora Ticinese e Panicum erectum Pollacci (oggi Echinochloa hispidula (Retz.) Nees ex Royle), infestante delle risaie.
Si dedicò a più ambiti della botanica applicata. Propose un nuovo metodo per la conservazione di campioni vegetali, si interessò alle pratiche di essiccazione dei cereali e di sterilizzazione delle piante vive. Impegnato nella valorizzazione delle risorse coloniali, studiò l’uso di atmosfere artificiali per la conservazione della frutta e degli ortaggi immaturi e le modalità di mantenimento delle banane. Avendo già lavorato sulla fertilizzazione del suolo, con l’autarchia sviluppò lo studio di nuovi fitofarmaci, in sinergia con l’osservatorio fitopatologico allora esistente a Pavia, per evitare l’uso di materie prime estere come il rame, sostituendolo in viticoltura con solfoproteinato di mercurio o con fitofarmaci a base di cloro o mercurio e con la ricerca di insetticidi naturali.
Impegnato nella politica autarchica del farmaco, perseguì la ricerca dell’autosufficienza attraverso l’uso delle droghe vegetali e studiò mantenimento e coltivazione in Italia di piante officinali esotiche. I primi studi sulle piante officinali riguardarono Abrus precatorius e il tè sul quale poi lavorò fino agli anni Quaranta. In riferimento a quest’ultimo si interessò ad acclimatazione e coltivazione in Italia ed estese tale studio anche all’albero della canfora. Indagò Digitalis lanata e Hydrastis canadensis come piante officinali sfruttabili in Italia. Lavorò, sino ad avanzatissima età, su Echinacea purpurea ed E. angustifolia, Leonurus cardiaca, L. sibiricus, L. marrubiastrum, papavero da oppio, zafferano, Podophyllum peltatum e Lobelia inflata. Monstera deliciosa fu oggetto dell’ultimo studio pubblicato nell’anno della scomparsa. L’interesse per la materia è anche testimoniato dal Trattato di botanica farmaceutica, scritto con Siro Luigi Maffei (Milano 1939), che giunse alla terza edizione nel 1948.
Fonti e Bibl.: R. Ciferri, G. P. (1872-1963), in Atti dell’Istituto Botanico dell’Università e del Laboratorio Crittogamico di Pavia, s. 5, XXI (1964), pp. 25-38; A. Pirola, G. P. (1872-1963), in Università degli studi di Pavia. Annuario per l’a.a. 1963-1964, Pavia 1964, pp. 531-533; E. Signori, Minerva a Pavia: L’Ateneo e la città tra guerre e fascismo, Milano 2002, pp. 138 s. e note; P. Govoni, The making of Italo Calvino: Women and men in the ‘Two cultures home and laboratory’, in Writing about lives in science: (Auto)Biography, Gender and Genre, a cura di P. Govoni - Z. Franceschi, Göttingen 2014, pp. 187-222, in particolare p. 215 e note; Annuari dell’Università di Pavia (1859-2003), a cura di E. Signori - D. Mantovani (http://www-4.unipv.it/ webcesup/annuari/, ad annos); I Professori dell’Università di Pavia (1859-1961), a cura di D. Mantovani - E. Signori, in http://prosopografia. unipv.it/; G. P., a cura di F. Cagnani - L. Morotti, in SIUSA, Archivi di personalità censimento dei fondi toscani di ’800 e ’900, http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodpersona& Chiave=49669&RicProgetto=personalita (siti visitati al 15 settembre 2015).