VALLE, Gino
– Nacque a Udine il 7 dicembre 1923. Suo padre Provino (v. la voce in questo Dizionario) fu un architetto molto noto in terra friulana, fondatore, negli anni Dieci del secolo scorso, di uno studio che si contraddistinse per importanti opere della ricostruzione del primo dopoguerra, autore di edifici istituzionali, religiosi e privati nella regione, tra i quali il cinema Eden in piazza Libertà e l’isolato INA in piazza XX Settembre a Udine. Sua madre, Ave Regè (1899-1981), fu insegnante.
Alle esperienze giovanili nella pittura, che gli valsero la selezione di due sue opere al premio Bergamo del 1943, Valle affiancò la costante e quotidiana collaborazione con lo studio paterno, insieme alla sorella Fernanda, detta Nani (1927-1987), che fu coinvolta nell’attività dello studio a partire da quando Gino prestò servizio militare come allievo sottoufficiale di marina. Prigioniero e internato in un campo di smistamento in Germania, lavorò in una fabbrica di cingoli e motori per carri armati insieme ad altri compagni di prigionia francesi, che in patria erano operai della Renault, e italiani della FIAT. Finita la guerra, riprese gli studi e si laureò nel 1948 all’Istituto universitario di architettura di Venezia (IUAV). Suoi maestri furono Carlo Scarpa e Giuseppe Samonà, e a Udine lo fu suo padre, dal quale imparò un mestiere bilanciato tra pragmatismo e ideali. Con lui fondò lo Studio architetti Valle, del quale fece parte anche Nani, laureata in architettura e poi docente allo IUAV, che negli anni universitari conobbe, e nel 1958 sposò, Massimo Bellavitis, architetto, fumettista e partigiano, con il quale dal 1959 condivise uno studio di progettazione a Venezia.
Con Nani ancora studentessa, e con il padre Provino, nel 1950 Valle vinse il primo premio al concorso per la progettazione dell’Istituto tecnico per geometri di Udine.
Oltre a Fernanda, Gino ebbe altre due sorelle: la maggiore, Maria, detta Mariolina (1921-2004), chimica e insegnante, sposata con Duilio Roiatti, che visse a Venezia, ed Elena, detta Lella (1934-2016), anch’essa laureata in architettura allo IUAV, e sposata con Massimo Vignelli, con il quale condivise la creazione di uno degli studi di grafica e progettazione più in vista di New York.
Nel periodo della formazione Valle ottenne numerose borse di studio all’estero, tra cui nel 1951 una Fullbright presso la Harvard graduate school of design di Cambridge (Mass.). In America studiò con Walter Gropius e William L.C. Wheaton, quest’ultimo un’autorità internazionale in materia di politica degli alloggi e dello sviluppo urbano. Negli Stati Uniti conseguì il bachelor of city and regional planning e ottenne la borsa di studio dell’Institute for international education. Nonostante la distanza dall’Italia, continuò a seguire i lavori dello studio Valle mantenendo con la sorella Nani una fitta corrispondenza, in particolare per i progetti per la Cassa di risparmio di Udine, Latisana e Gorizia (1953-56). In questi stessi anni, con Nani, con l’inventore belga John Myers e con il grafico Michele Provinciali disegnò l’orologio elettromeccanico Cifra 5 per la Solari & C. spa (1954), composto da rulli che muovono quattro palette sulle quali sono segnate le cifre che scattano minuto per minuto. Questo dispositivo ha rivoluzionato il modo di leggere le ore, anticipando la forma degli orologi digitali. Per questo prodotto nel 1956 Valle vinse il premio Compasso d’oro, che gli fu assegnato anche nel 1962 per i teleindicatori alfanumerici per aeroporti e stazioni ferroviarie, anche questi progettati per la Solari: di grande effetto quello che fu installato nel terminal della compagnia TWA dell’aeroporto John Fitzgerald Kennedy di New York, racchiuso entro un guscio ovale disegnato da Eero Saarinen e ricoperto da tessere bianche posate dai celebri mosaicisti della scuola di Spilimbergo (Pordenone).
Contemporaneamente Valle consolidava il suo rapporto con il mondo accademico. La prima esperienza di docenza fu presso la scuola internazionale del CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna), dove insegnò dal 1952 al 1954. Dal 1954 al 2001 insegnò allo IUAV di Venezia. Professore incaricato del corso di applicazioni di geometria descrittiva dal 1954, nel 1966 conseguì la libera docenza in elementi di composizione. Dopo aver insegnato tra il 1967 e il 1971 in diverse università degli Stati Uniti, in Sudafrica e in Europa, tornò a insegnare allo IUAV, ove dal 1972 fu professore incaricato del corso di composizione IV, materia della quale fu ordinario dal 1976.
Valle fu un interprete originale della contemporaneità che sfugge alle categorizzazioni: da Giuseppe Mazzariol (1963), nelle pagine della rivista Zodiac a lui dedicate, è stato definito «antiformalista»; fu un chiaro rappresentante della corrente del regionalismo critico, teorizzato e divulgato da Kenneth Frampton; seppe coniugare competenze tecniche e innovazione, operando a livello internazionale sia su scala urbanistica, progettando intere parti di città, sia alla scala dell’oggetto, realizzando prodotti di uso quotidiano, frutto di importanti collaborazioni multidisciplinari; attraversò una fase neobrutalista nei progetti della torre per abitazioni e uffici a Trieste, del 1955-57, della casa Bellini a Udine, del 1956-57, e dell’ospedale di Portogruaro, del 1955-68, occasioni per lui di sperimentare la sincerità dei materiali al di là di ogni tentazione formalistica. La sua opera multiforme è stata giudicata eclettica, perché egli concepì ogni progetto come esperienza singola, condotta secondo il principio della centralità del mestiere, che praticò fin da giovane come allievo di suo padre, morto nel 1955 lasciando un’eredità teorica e programmatica al tempo stesso.
Il pensiero che «l’architettura non è quella che si studia sui libri e sulle riviste, ma quella che vogliono i borghesi, i preti, gli amministratori delle banche e degli enti pubblici e che all’architetto compete di dare ordine alle idee confuse dei committenti», riportato dal giornalista Arturo Manzano sul Messaggero Veneto il 6 settembre 1955 in memoria di Provino, si riverbera nelle parole di Gino: «l’architetto è colui che trasforma in pietra i bisogni, i sogni, i soldi del prete, del banchiere, del borghese e quindi ha una grande responsabilità perché quei bisogni e quei sogni diventano pietre che restano lì nel tempo» (Il mestiere più bello del mondo, in L’architettura italiana oggi. Racconto di una generazione, a cura di G. Ciucci, Bari 1989, p. 278).
La cura delle scelte costruttive e dell’accostamento dei materiali, tipica dell’architettura regionalista, è chiara già nel primo lavoro di Valle, la casa di vacanze della cooperativa muratori di Udine a Lignano, del 1948-49, che presentò come tesi di laurea, e fu demolita negli anni Settanta. In quest’opera egli prese le distanze dal linguaggio di derivazione razionalista del padre e proseguì in un suo modo di interpretare l’architettura del luogo nelle altre opere realizzate in Carnia, nelle quali si riconosce la lezione di Ignazio Gardella, di Franco Albini e di Carlo Scarpa. Queste «architetture in montagna» (Corbellini - Rocca, 2005) fanno parte delle realizzazioni degli anni Cinquanta e Sessanta. Tra esse in provincia di Udine: l’asilo Fielis di Zuglio, del 1949-50, caratterizzato da una spazialità continua degli ambienti interno-esterno, raccolti sotto una grande copertura; la casa Quaglia a Sutrio, del 1953-54, che sperimenta il triplice rapporto geometria-struttura-natura; il municipio di Treppo Carnico, realizzato tra il 1956 e il 1958, con Nani e con Federico Marconi, un edificio schematico e modulare che egli descrisse come un insieme di più caverne collegate da gallerie scavate nel monte, con i lati chiusi da spessi muri di pietra locale (nella presentazione del 7 aprile 1965, in occasione di un suo intervento al Royal Institute of British architects, Valle disse che per questo progetto aveva in mente un edificio come un castello, contenente tante funzioni); la scuola elementare di Sutrio, del 1957-62, frutto della collaborazione con Nani, Marconi e Ken Terris, e il municipio della stessa cittadina friulana (1972-78, con Nani e con Giorgio Macola); e sempre in Friuli-Venezia Giulia lo stabilimento termale di Arta Terme, del 1960-64, con il caratteristico tetto a pagoda del volume centrale.
La dimensione paesaggistica di queste architetture testimonia un’esplicita vicinanza di Valle alla ricerca progettuale di Alvar Aalto, la cui opera egli aveva ammirato nel 1951 a Chicago in un’esposizione di fotografie del municipio di Säynätsalo (Finlandia) appena costruito, che fu oggetto di riflessione sulla forma-non forma dell’architettura.
Nel 1956 cominciò a collaborare con le industrie Zanussi, prima come consulente per il product design e per la razionalizzazione produttiva dell’industria di elettrodomestici, e in seguito occupandosi della progettazione degli stabilimenti. Gli uffici Zanussi a Porcia rappresentano un momento di svolta nell’opera di Valle. L’edificio, composto da lunghi volumi lineari sovrapposti e intersecati, fu oggetto di numerose pubblicazioni internazionali; si presenta come un segno deciso nel paesaggio rado di villette alle porte di Pordenone, ritmato dalla struttura portante e solcato orizzontalmente da vetrate continue. Per la Zanussi, Valle realizzò inoltre nel 1963 la filiale tipo delle industrie Rex e nel 1971 il centro elettrocontabile di Pordenone.
In questo periodo affrontò un tema opposto, evocativo e astratto. Nel 1959 partecipò infatti al concorso per il monumento alla Resistenza di Udine, che concepì come un grande quadrato sospeso, di poco sollevato rispetto alla quota stradale, intesa come un basamento scavato di forma circolare. Il monumento fu realizzato tra il 1967 e il 1969 nei pressi del tempio ossario dei caduti, una delle opere di suo padre Provino.
Nel 1961 Valle sposò Piera Ricci Menichetti, laureata in architettura al Politecnico di Milano, che entrò subito a fare parte dello studio Valle prima come partner e, dal 1980, come associata. Gino e Piera ebbero due figli: Pietro, architetto, che proseguì il lavoro dello studio Valle architetti associati insieme alla madre, e Carla, consulente di statistica, residente a Ottawa in Canada.
Negli anni che seguirono, lo studio Valle ottenne diverse affermazioni internazionali con progetti e realizzazioni sempre più importanti.
Negli anni Ottanta furono di particolare importanza la sede della IBM ltalia a Basiano, Milano (1980-83), il complesso di abitazioni popolari alla Giudecca, Venezia (1980-86), i nuovi stabilimenti Olivetti a Ivrea (1984-86) e, a Roma, la ristrutturazione della torre Alitalia in sede IBM all’EUR, del 1987 (ora palazzo INAIL).
Il quartiere all’isola della Giudecca a Venezia, particolarmente interessante perché affronta il tema dell’inserimento di un insediamento intensivo nella fragile area storica lagunare, consiste in novantaquattro alloggi popolari che Pierre-Alain Croset definì «un immenso appartamento collettivo», intitolando così anche il suo articolo di presentazione dell’intervento residenziale su Casabella (1986, n. 528, pp. 34 s.). Il sistema aggregativo degli alloggi, formato da due corpi verticali con tetto inclinato a una falda, accoppiati e speculari per rendere l’immagine archetipica della casa, adotta le misure e gli elementi della tradizione veneziana.
A Udine, nel 1976, Valle aveva già affrontato il tema dell’edificio-contenitore progettando un complesso di edilizia popolare per cento alloggi, commissionato dall’Istituto autonomo per le case popolari, e posto a chiusura di una grande corte residenziale preesistente.
Negli anni Novanta furono di rilievo i grandi interventi urbani. Nel 1991 Valle realizzò a Milano la nuova sede della Deutsche Bank, sita in uno degli isolati disegnati dallo studio Gregotti Associati per riqualificare l’area Pirelli-Bicocca. Il piano particolareggiato del nuovo quartiere della Bufalotta-Porta di Roma è del 1991-98. Si tratta di una parte della capitale interessata da un programma di recupero di aree paesaggistiche protette, a ridosso del Grande raccordo anulare, che comprende un nuovo quartiere per diecimila abitanti e una galleria commerciale di grandi dimensioni, uffici, un albergo, piazze pedonali e parcheggi.
Infine, nel 2001 Valle si occupò del piano particolareggiato dell’area Portello a Milano, finalizzato alla riconversione delle ex aree industriali Alfa Romeo e Lancia da adibire a centro direzionale, commerciale e residenziale, completato da un parco urbano realizzato, per la parte paesaggistica, in collaborazione con lo studio di architettura Topotek 1.
Tra le numerose opere realizzate all’estero, di rilievo gli edifici per la sede della Banca commerciale italiana a New York (1981), la scuola elementare Blocco 606 a Berlino (1983), il complesso per uffici e albergo alla Défense di Parigi (1984), la ristrutturazione del teatro Olympia a Parigi (1996).
Professionista colto, intellettuale cosmopolita e al contempo fortemente radicato nel suo territorio, appassionato d’arte contemporanea e di musica jazz, nell’arco della sua ricchissima carriera Valle fu insignito di importanti riconoscimenti. Nel 1975 fu nominato accademico nazionale di S. Luca, nel 1988 ricevette il premio Feltrinelli per l’architettura, conferito dall’Accademia dei Lincei, nel 1991 il premio Piranesi, nel 1995 fu insignito del Compasso d’oro alla carriera e nel 2002 della Medaglia d’argento ai benemeriti della scuola della cultura e dell’arte, conferita dalla Presidenza della Repubblica. Nel 1993 fu nominato membro onorario dell’American Institute of architects (AIA).
Per Valle non esisteva architettura che non fosse costruita. Realizzò molto e scrisse pochissimo. Le numerose interviste, anche di ampio respiro, su riviste di settore, su quotidiani e periodici e il profilo a lui dedicato nelle Lezioni di design di Rai educational, sono testimonianze uniche per la comprensione del suo lavoro, occasioni per ragionare sui processi creativi, che era convinto dovessero rimanere in parte in una zona d’ombra. Fu un deciso assertore del carattere sperimentale dell’iter progettuale, che argomentò in uno dei suoi rari scritti, nel quale sostenne che lo scopo del lavoro dell’architetto è di trovare le soluzioni: «L’architetto infatti dovrebbe essere quello che trova le cose. È in fondo un po’ il discorso che faceva Picasso. [...] egli ha sempre lavorato per trovare e ha anticipato tutti, [...] ha sempre cercato. Questo è secondo me, esattamente quello che dovrebbe fare un architetto» (Gino Valle. Dal luogo alla casa, in Domus, 1988, n. 692, p. 19).
Morì a Udine il 30 settembre 2003.
Fonti e Bibl.: F. Tentori, Dieci anni d’attività dello Studio Valle, in Casabella, 1960, n. 246, pp. 30-49; R. Banham, The work of Gino e Nani Valle 1955-62, in Architectural review, 1961, n. 772, p. 365; G. Mazzariol, G. V., in Zodiac, 1963, n. 12, pp. 164-191; J. Rykwert, The work of G. V., in Architectural design, 1964, n. 34, pp. 112-139; G. V., in Dizionario enciclopedico di architettura e urbanistica, a cura di P. Portoghesi, VI, Roma 1969, pp. 367 s.; F. Dal Co, G. V. La necessità dell’architettura, in Lotus international, 1976, n. 11, pp. 172-189; G. V. architetto. 1950-1978 (catal.), Milano 1979; R. Giurgola, V., G., in Contemporary architects, a cura di A.L. Morgan - C. Nayor, Chicago-London 1987, pp. 934 s.; P.-A. Croset, G. V. Progetti e architetture, Milano 1989; G. V., in Anfione e Zeto, 1990-1991, nn. 6-7, monografico; G. V., in Lotus navigator, 2000, n. 1, monografico, a cura di A. Rocca; P.-A. Croset, V., G., in Dizionario dell’architettura del XX secolo, Roma 2004, pp. 2575-2581; G. Corbellini - A. Rocca, Architettura in montagna. G. V. in Carnia (catal., Treppo Carnico), Trieste 2005; G. V. a Udine (catal., Udine), a cura di P.-A. Croset, Milano 2007; P.-A. Croset - L. Skansi, G. V., Milano 2010; G. Celant, Al limite dell’avventura. G. V., in Id., Architettura + Design, 1965-2015, Macerata 2018, pp. 57-60; P.-A. Croset - L. Skansi, Modern and site specific. The architecture of G. V., 1946-2003, London 2018.