ASSERETO, Gioacchino
Pittore genovese, nato nel 1600, morto il 28 settembre 1649, secondo i dati del Soprani (1674), accettabili almeno approssimativamente. Dalla stessa fonte si desume che l'Assereto sia stato discepolo prima del Borzone, poi dell'Ansaldo, ed abbia copiosamente dipinto, sia in pubblico, sia in privato, non solo per Genova, ma anche per l'estero, dove le opere sue, in Spagna soprattutto, erano molto ambite. Il catalogo che ce ne offre il Soprani si riferisce ad esempî, oggi, per lo più, perduti o smarriti; ma sulla scorta dei pochi superstiti - de' quali taluni cadono nel primo tempo (Profeti su tela ed affreschi con David e Abimelec e San Pietro che risana lo storpio, nella chiesa della SS. Annunziata, in Genova), altri invece negli ultimi anni del pittore (due quadri d'altare nella chiesa dei Ss. Cosma e Damiano, pure in Genova) - è stato ultimamente possibile ricomporre a sufficenza la figura artistica dell'A., col restituirgli un gruppo di dipinti, fino a ieri travestiti sotto le denominazioni più varie, in musei e collezioni d'Europa.
Di quel gruppo, secondo l'ordine presumibile dello svolgimento stilistico, citiamo come più significativi: bozzetto per una Decollazione del Battista (Bologna, propr. Podio); Martirio di San Bartolomeo (Genova, Accademia ligustica); Sansone e Dalila (Roma, collez. Longhi); Circoncisione di Gesù (Milano, Brera, n. 401, attribuita a Benedetto Crespi, e replica parziale a Roma, Galleria Borghese, n. 569, attribuita a Lorenzo Lotto); Caino e Abele (Brunswick, Landes-Museum, n. 490); Giobbe deriso (Budapest, Museo, n. 290, attribuito a Jusepe Martínez); Mosè fa scaturire l'acqua dalla rupe (Madrid, Prado, n. 1134, attribuito al Roelas o al Llano y Valdes; il bozzetto nella collez. Remak, Berlino); Focione e Alessandro (Nantes, Museo, n. 80, attribuito al Guercino); varî quadri con i momenti successivi della Vendita della primogenitura (Leningrado, Eremitaggio, attribuito allo Stomer, e Genova, collez. privata); Pietà (Berlino, collez. Remak); Sant'Agostino e santa Monica (Londra, collez. privata); bozzetti per un San Pietro salvato dalle acque e per un'Ultima cena (Pau, Museo; il secondo attribuito al Cerezo).
Gli esordî dell'A., che oggi è da riconoscersi, accanto allo Strozzi, come il più notevole pittore genovese del primo '600, vengono a chiarirsi dalla stretta concordia d'intenti che, bene osservando, essi palesano con la pittura milanese dell'epoca; giova tuttavia notare che i Lombardi si avvantaggiano storicamente di una certa qual precedenza sui confratelli liguri. È l'artificioso, eppure spiritualissimo manierismo del lombardo Cerano - decorso da fonti principalmente bolognesi (Tibaldi) e in pieno fiore sino dagli ultimi anni del '500 - quello che informa già, parzialmente, l'attività dei maestri dell'A.; ma proprio soltanto nelle prime opere di lui e nelle prime dello Strozzi (il quale tuttavia non manca di derivare anche da altre sorgenti manieristiche; p. es. dai barocceschi senesi Vanni e Salimbeni) il singolare trapasso viene ad acclimarsi in Genova, come squisita varietà locale di quella fioritura artistica tanto complessa. Deformazione talvolta puramente intellettualistica, ma tal altra anche intensamente affettiva ed espressiva di modi rinascimentali, il manierismo, nella sua tarda configurazione lombarda e in quest'ultima, genovese, si esprime spesso con la più acuta, quasi morbida, intelligenza dei contrasti, e, si direbbe, delle eccezioni sentimentali e formali; di questi modi, alcuni dipinti dell'A., come la Decollazione del Battista e il Sansone, commisti di "orridezze" e di "vaghezze", di tragicità e di brio, restano tipici, ed attingono, anche per l'aspetto cromatico, una sottilità quasi simbolistica. Né mancano, in queste stesse opere manieristiche, talune parti a far cenno di nuovi intendimenti più naturali, cioè caravaggeschi, quali avevano cominciato a farsi luce anche in Genova, fin dal ritorno da Roma del Fiasella (poco prima del 1620). Anzi proprio su questa via è possibile osservare il progressivo mutamento dell'A.: dalla scelta degli argomenti più eccezionali ad altra che s'ispira alla semplice umanità dei racconti biblici (Vendita della primogenitura, ecc.); e, analogamente, dal più rischioso e artificiato manierismo ad una più schietta e quasi popolare evidenza pittorica. Come traccia delle antiche predilezioni, perdura in lui una certa concitazione sentimentale e formale, ma la sua potenza espressiva raggiunge, almeno per frammenti, una obiettività che trova singolare riscontro nei maggiori fra gli Spagnoli.
Tale rivolgimento dell'A. occorre storicamente riportare a tutta una corrente, capitalissima nell'arte locale a quei giorni, che tocca anche Orazio De Ferrari e il Vassallo, ed eccelle, poco dopo, nel naturalismo venezianeggiante di Giovanni Andrea De Ferrari; da tener bene distinta dall'altra, anch'essa principale, dove il primo barocco, ancora squisitamente manieristico, di Valerio Castello, si vede esser poi compiutamente soluto nel pieno barocco, non più locale ma italiano, di Domenico Piola.
A proposito di entrambe queste correnti genovesi, giova insistere sul carattere loro, ch'è di una durevole coerenza regionale entro il naturale ambito dell'arte italiana; insistervi, cioè, contro le affermazioni tuttavia correnti circa una presunta azione decisiva del Rubens e del van Dyck sull'arte locale. Tale azione è, invece, da ridurre entro termini davvero modesti, oggi che è meglio riconosciuto il carattere italiano, sia delle correnti manieristiche, sia delle caravaggesche: esse medesime fondamento vitale per tutta la pittura europea del Cinque e del Seicento, e, dunque, per gli stessi Fiamminghi, presunti ispiratori dei Genovesi.
Bibl.: La biografia dell'A., in Thieme-Becker, Künstler-Lexicon, II, Lipsia 1908 è compilazione di seconda mano, e senza controllo, dalla Vita del Soprani; alla bibliografia, incompletissima, sono da aggiunger almeno: Scaramuccia, Le Finezze de' Pennelli italiani, Pavia 1674, p. 155, e le migliori fra le Guide locali: soprattutto Ratti, Instruzione di quanto può vedersi di più bello in Genova, Genova 1780, e Alizeri, Guida artistica di Genova, Genova 1846; dove sono molte le citazioni di opere dell'A. in chiese e palazzi genovesi. Per la bibliografia posteriore al Künstler-Lexicon, v.: Verzeichnis der Gemäldesamml. im Landes-Museum zu Braunschweig, Brunswick 1922, p. 65 (con indicazioni di R. Longhi); R. Longhi, L'Assereto, in Dedalo, VII (1926-27), pagine 355-377, dov'è la ricostruzione della figura dell'A., corredata di molte riproduzioni. Per ulteriori aggiunte all'opera dell'A., v.: G. Delogu, Quattro dipinti inediti dell'A., in Pinacotheca, I (1929), pp. 216-20, e R. Longhi, E ancora dell'Assereto, ibid., pp. 221-25.