BROGNOLIGO, Gioacchino
Di nobile famiglia, nacque a Verona il 14 dic. 1867 da Claudio e Teresa Dal Bono, e fin dall'adolescenza ebbe amore per i libri, che attingeva all'avita ricchissima biblioteca. Laureatosi il 1º luglio 1891 in lettere a Padova con una tesi su Tommaso Grossi (pubblicò poi una monografia sullo scrittore nel 1916, a Messina), conseguì dopo pochi giorni l'abilitazione all'insegnamento dell'italiano. Nel 1893, adempiuti gli obblighi di leva, entrò nella carriera di insegnante come reggente di ginnasio inferiore a Foggia; tre anni dopo era professore di liceo a Matera; nel 1898 fu trasferito a Fermo, nel 1903 a Napoli, donde non si mosse più, insegnando per venticinque anni nel liceo Genovesi, e negli ultimi tre anni nel liceo Vittorio Emanuele II. Socio dell'Accademia Pontaniana, nel 1930 venne nominato segretario della sezione di lettere. A Napoli morì, celibe, il 29 apr. 1932.
Se in gioventù aveva scritto un romanzo, La Madonna del pianto (ora depositato con gl'inediti nella Biblioteca Civica di Verona), e poche altre cose di carattere letterario, tutto ciò fu subito dimenticato e sepolto sotto la mole dei lavori critici. Seguace del metodo storico, appreso da G. Mazzoni, cercò di temperarlo in seguito coi nuovi canoni estetici della critica più giovane; ma dall'esame della sua opera il B. emerge, più che come critico della letteratura, come storico della cultura, attento all'accertamento dei suoi fatti e alla loro valutazione il più possibile oggettiva.
Considerato in vita uno degli studiosi più colti, "un vero signore della critica italiana" (Filippini), il suo campo di studi fu vario, onde vastissima ne è la bibliografia, ma gli argomenti e i temi di ricerca a lui più cari, e sui quali amò ritornare e approfondirsi, nel tempo, furono la storia veneta e quella delle regioni vicine. Vanno ricordati i contributi alla letteratura dantesca (Montecchi e Cappelletti nella Divina Commedia, Bologna 1893; Sulle orme del Veltro, Messina 1898; Postille dantesche, Vicenza 1899); le discussioni manzoniane (poi raccolte dal Pellizzari nella "Biblioteca rara", VIII-IX: Discussioni manzoniane di autori vari, Napoli 1916); le pubblicazioni sulla letteratura drammatica e il Goldoni (Il Goldoni e la guerra, Roma 1902; Nel teatro di C. Goldoni, Napoli 1907; Negli albori del melodramma, Roma 1908); le edizioni e i commenti di classici (G. Baretti, Lettere famigliari a' suoi tre fratelli Filippo,Giovanni e Amadeo, scelte e annotate per le scuole da G. B., Milano 1905; ristampa delle 214 Novelle del Bandello, 5 voll. della raccolta dell'ed. Laterza "Scrittori d'Italia", Bari 1910-12; G. B. Guarini, Ilpastor fido e il compendio della poesia tragicomica, a cura di G. B., Bari 1914; ristampa delle Novelle e riviste drammatiche di A. Boito, Napoli 1920; Dalla poesia di G. Parini, Napoli 1927). Vanno infine ricordati gl'innumerevoli saggi, gli articoli e le recensioni dispersi in giornali, miscellanee, antologie: più attivamente collaborò alla Rivista letteraria, al Fanfulla della domenica,alla Rassegna critica della letteratura italiana, al Marzocco, alla Nuova antologia e La Nuova Italia. Nel 1904 cominciò a stampare, con la casa Albrighi e Segati, il meglio della sua produzione frammentaria con la raccolta dei primi Studi di storia letteraria, ma il lavoro non era ancora concluso alla sua morte.
Sulla Critica del Croce apparve, dal 1921 al 1926, quello studio Appunti per la storia della cultura veneta in Italia nella seconda metà del secolo XIX, che rivela le migliori qualità di ricercatore e di critico del B., mentre la solidità della costruzione, la diligenza e l'accuratezza dei particolari ne fanno una delle opere più importanti del genere. Comincia col dare il quadro generale della situazione politica e letteraria del Veneto dopo il '48: il clero filo-austriaco, l'ambiente di sospetto e di spionaggio nelle scuole, i prin-ú giornali, la funzione di centro culturale assolta da Venezia, il sacrificio di una generazione di patrioti "costretti", dopo la delusione del '59, "a mascherare le speranze più sante come si nasconde una colpa". Il 1866 è definito l'inizio di una nuova vita, caratterizzata dal moderatismo cattolico, o conservatorismo, in politica, e dal praginatismo nella cultura. Col ritorno dei profughi, e il loro inserimento nei posti più alti dell'amministrazione statale, coincide il rinnovamento della vita politica, intellettuale, economica, dell'insegnamento, dei giornali; la nuova concezione dell'educazione, con la preferenza data agli studi pratici, si avvale di due grandi istituzioni, la Scuola superiore di commercio di Venezia (1868) e la Scuola di viticoltura ed enologia (1877) di Conegliano (Treviso). Quindi il B. passa ad esaminare le origini, le vicende, i caratteri e gli scopi dei più importanti centri di studi e focolai di cultura in tutta la regione (l'università di Padova, il Regio Istituto veneto di scienze lettere e arti, la Regia Deputazione di storia patria, l'Ateneo veneto e la sua rivista) non trascurando di ricordare istituzioni locali, musei, biblioteche, società di cultura, librerie e case editrici, scuole e insegnanti medi. Infine tratta dei poeti e prosatori: il poeta veneto più popolare, A. Fusinato, la poesia dialettale, il teatro, i traduttori, la cultura clericale, "zanelliani" e "aleardiani", V. Betteloni.
Quest'ultimo viene presentato come un pacifico sereno borghese dai gusti semplici e moderati, personaggio ben diverso dagli scapigliati milanesi ai quali di solito la critica lo affiancava: è la tesi che il B. avrebbe sostenuto anche in uno studio cui lavorava da anni, rimasto incompiuto e uscito postumo a cura e con prefazione di A. Alberti (V. Betteloni,note biografiche e critiche desunte dal suo carteggio, Bologna 1938). Si tratta sostanzialmente di un epistolario, curato insieme col figlio del poeta, dal quale il B. ricava le notizie biografiche, cercando le ragioni letterarie nelle vicende della vita familiare e domestica del poeta. Un'altra significativa monografia è quella su M. Bandello (Torino 1932), che segue l'edizione delle novelle (1910-12) e le molte pagine dedicate quest'autore (da I libri e gli autori del Bandello, in Rass. critica della letter. ital., XVIII (1913), pp. 1-49, a Personaggi bandelliani, in Studi in onore di F. Torraca, Napoli 1912 fino alla polemica col Di Francia, In difesa di M. Bandello, Napoli 1928).
Anche all'opera del Bandello il B. s'interessò soprattutto dal punto di vista della storia culturale: nel Novelliere, nelle Rime, nei Canti cercava "i documenti" della "vita mondana e di negozi" del Bandello per ricostruire la vita delle corti e delle città nel Cinquecento. Quanto allo stile, trovava una "naturale debolezza artistica... per l'ineleganza e la pesantezza del tocco" e, insieme al gusto del novellare, non vedeva "la corrispondente capacità estetica", prendendo alla lettera quella dichiarata, ma apparente, rinuncia allo stile da parte dell'autore, in cui alla critica odierna appaiono invece "talune premesse dello stile narrativo moderno" (Sapegno). Nelle lettere dedicatorie che introducono ciascuna novella il B. sentiva le tracce di un racconto parlato ancora fresco, una specie di cronaca orale in mancanza della stampa, ma s'è visto che spesso si tratta d'un pretesto letterario per attirare l'attenzione del lettore col gusto della "vicenda vissuta".
Frutto dei lunghi studi e dell'esperienza scolastica fu il Sommario di storia della letteratura italiana, redatto col prof. A. Belloni e uscito in tre volumi nel 1900 a Padova. Poiché la susseguente nomina del Belloni a ispettore delle scuole medie rendeva incompatibile l'adozione scolastica, questi cedette tutti i diritti al B., sicché nel 1914 a Napoli uscì una nuova edizione da lui completamente rifatta, a cui arrise gran fortuna (nel 1923 era alla nona edizione). Il B. è per lo più chiaro e sintetico, per non dire spicciativo, nell'inquadramento dei periodi letterari, con lo sguardo sempre rivolto ai coevi avvenimenti europei. Buoni il capitolo sull'Umanesimo e quello sugli studi filosofici giuridici e storici nel sec. XVIII, mentre quello sul Romanticismo appare viziato da remore nazionalistiche; i giudizi sui singoli autori, in gran parte superati dalla critica, suonano a volte moralistici e classisti. Il Sommario si chiude con una sorta di apologia degli studi storici e dei "metodi positivi, rivolti solo alla scoperta del vero".
Oltre le opere già citate, si ricordano: Luigi Da Porto uomo d'arme e di lettere, Bologna 1893; Ivanhoe e i Lombardi alla prima Crociata, Padova 1901; Un vicentino benemerito: il conte P.P. Bissani, Napoli 1909; Visite del Carducci a Verona, Verona 1931.
Bibl.: N. Valeri, Intorno al Goldoni, in Civiltà moderna, III (1931), pp. 957-965; F. Fattorello, La scomparsa di G. B., in Riv. letter., IV (1932), 1-2, p. 1; E. Magaldi, G. B., in Riv. pedagogica, XXV (1932), pp. 765-769; F. Fattorello, G. B., in Rivista letter., V (1933), I, pp. 19-21; E. Filippini, G. B., in Ateneo veneto, CXXIV(1933), 2, pp. 158-160; A. Alberti, prefazione a V. Betteloni,note biografiche... cit.; P. Mazzamuto, Rassegna bibl.-critica della letter. ital., Firenze 1953, pp. 343 s.; Storia della letter. ital., diretta da E. Cecchi e N. Sapegno, IV, Milano 1966, p. 652; VIII, ibid. 1968, pp. 7, 649; M. Fubini, Dal Muratori al Baretti, Bari 1968, pp. 140, 160, 229, 249; G. Getto, Storia delle storie letter., Firenze 1969, p. 322.